in

Reddito di cittadinanza, aperta la caccia ai lavoratori in nero: controlli e maxi multe

Con l’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza si sono inaspriti i controlli della Guardia di Finanza per scovare chi percepisce il sussidio senza averne diritto, e colpire i datori di lavoro che non contrattualizzano il personale. E con gli accertamenti sono scattate le maxi multe.

Per l’imprenditore che non regolarizza i lavoratori è prevista una sanzione di poco inferiore a 50 mila euro. I controlli avvengono secondo le modalità contenute nella direttiva della Guardia di Finanza. Le regole sono molto precise: nel documento si legge che “ogniqualvolta nel corso di un controllo in materia sia rilevata la presenza di personale intento a prestare attività di lavoro dipendente occorrerà consultare il Sistema informatico delle comunicazioni obbligatorie”. A questo proposito, nella direttiva della GdF si aggiunge che i funzionari degli Enti locali che non aggiornano le informazioni, per motivi “clientelari” o “elettorali”, rischiano di finire davanti alla Procura della Corte dei Conti.

L’obiettivo è quello di scongiurare l’assegnazione del Reddito di cittadinanza a soggetti privi dei requisiti. Una pratica illecita che sembra essere diffusa: le Fiamme Gialle hanno già scoperto numerosi impiegati in nero, ma anche spacciatori di droga che percepivano il sussidio. Due esempi, tra i tanti: a Siracusa è stato arrestato uno spacciatore di cocaina che deteneva 327 dosi, guidava una Porsche Macan di sua proprietà, ed era regolare percettore del reddito. Ad Augusta il titolare di un supermercato impiegava in nero due persone che beneficiavano del sussidio. Ai due lavoratori è stato subito revocato il reddito, mentre per l’imprenditore è scattata la procedura per l’erogazione della maxi multa.

Si tratta della maxi sanzione maggiorata del 20%, una norma prevista dal decreto legge 22 febbraio 2002 n. 12, che nell’articolo 3 quater precisa quali sono le sanzioni nel caso di lavoro nero, facendo aumentare la multa a quasi 50 mila euro. Non solo, la norma sul Reddito di Cittadinanza prevede che il datore non possa nemmeno beneficiare della cosiddetta “diffida”, che gli permetterebbe di sanare la sua irregolarità mettendo a contratto il lavoratore. Si tratta dell’articolo 13 del decreto legislativo 23 aprile 2005 n. 124, il quale prevede che “in caso di constatata inosservanza delle norme in materia di lavoro e legislazione sociale, e qualora il personale ispettivo rilevi inadempimenti dai quali derivino sanzioni amministrative, questi provvede a diffidare il datore di lavoro alla regolarizzazione delle inosservanze comunque sanabili, fissando il relativo termine”.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

Fca-Psa, Gualtieri: “Forte interesse a preservare nostra produzione”

Fca-Psa, Gualtieri: “Forte interesse a preservare nostra produzione”