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Scuola: il bonus di merito per i docenti rischia di essere abolito: le intenzioni del Miur

Il bonus di merito per i docenti non funziona e, per questo motivo, il Miur sta pensando di abolirlo.

A dare la notizia, proprio in questi giorni, è stato il nuovo Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. L’obiettivo è bloccare l’erogazione del premio perché, come ha spiegato il Ministro durante un’intervista rilasciata a Radio Capital, il sistema si è rivelato essere tutt’altro che meritocratico.

L’assegnazione del bonus merito docenti, come i ben informati sapranno, spetta al dirigente scolastico che, sulla base della valutazione fornita da un apposito Comitato di Istituto, ogni anno sceglie il docente più meritevole a cui attribuire un vero e proprio premio in denaro. Le scuole di ogni grado ed istituto hanno a disposizione 24mila euro erogati direttamente dal Miur.

La scelta dovrebbe ricadere sull’insegnante che più si è distinto per meriti professionali che, come stabilito dall’ex Governo Renzi (che ha ideato e introdotto il bonus), merita un riconoscimento apposito per il lavoro svolto al servizio del sistema scolastico italiano.

Fioramonti, però, ha fatto sapere di non vedere più di buon occhio il bonus di merito per docenti. Questo perché, secondo lui, continuando a finanziare questo incentivo il Miur contribuirebbe ad alimentare un sistema dove – di fatto – si premiano gli insegnanti solo per aver fatto quello che è un dovere dell’intero corpo docente.

D’accordo con la posizione presa dal Ministro Fioramonti anche USB Scuola, Unione Sindacale di Base che con un comunicato ufficiale ha ribadito di essere sempre stata contraria all’introduzione del bonus premiale per i docenti. Secondo il sindacato, infatti, il bonus si basa su una logica del merito che è difficile oggi da definire.

Il sistema scolastico è già complesso di per sé e, dunque, la decisione di conferire un riconoscimento in denaro ad un insegnante piuttosto che ad un altro non sempre ha tutelato il corpo docenti nel suo complesso. La scuola, è stato ribadito dal sindacato, non può essere paragonata ad una azienda, poiché si tratta di un contesto dove può essere difficile misurare le singole performance di un insegnante (e i risultati da questo raggiunti).

Continuare in questa direzione, è stato alla fine ribadito, può inoltre far proliferare favoritismi e situazioni poco chiare, dove entrare nel merito della decisione presa dal dirigente scolastico (insieme al comitato) diventa sempre più difficile.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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