4 Settembre 2020

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    Post Brexit, Michel avvisa Londra: “Intesa non sarà a qualsiasi costo”

    (Teleborsa) – “Prima o poi il Regno Unito deve chiarire cosa vuole fare” sulle relazioni future post-Brexit. “Non possono pensare di lasciare il club Ue e mantenere tutti i privilegi”. Lo ribadisce il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un’intervista all’Ansa, e ad altre cinque agenzie internazionali.

    Senza fare pronostici sulla riuscita del negoziato, ricorda quanto il tema delle condizioni per evitare una concorrenza sleale (level playing field) sia di importanza fondamentale per l’Ue. “Vogliamo un accordo e lavoriamo per questo” ma “bisogna essere in due per ballare il tango” e per l’UE “l’intesa non sarà a qualsiasi costo”.Michel inoltre non ha escluso che ci possa essere un nuovo incontro ad alto livello, tra i leader Ue e britannico, sebbene non sia ancora previsto.
    Sponda Londra, Boris Johnson crede ancora alla possibilità di un accordo con l’Ue sul dopo Brexit sul modello di quello sottoscritto da Bruxelles con il Canada, nonostante i punti di divergenza “significativa” su dossier cruciali ribaditi dopo l’ultima tornata di colloqui dai negoziatori Michel Barnier e David Frost. Ma insiste che il 31 dicembre la transizione finirà in ogni caso, che il Regno “uscirà” e che “è pronto a qualsiasi eventualità”: inclusa quella d’un no deal di fatto.

    I 27 “sarebbero sensati se ci offrissero un accordo in stile Canada e ho moltissime speranze lo facciano”, ha detto il Premier Tory ai giornalisti a margine dell’inaugurazione del cantiere per l’avvio del lavori dell’alta velocità ferroviaria in Inghilterra. “Ma siamo pronti a ogni eventualità” e a dar vita dopo la Brexit a un futuro di “potente prosperità per il Regno Unito in un modo o nell’altro, anche con una soluzione stile Australia”: Paese con cui l’Ue ha rapporti di scambi commerciali amichevoli, ma non un deal ad hoc.
    (Foto: © European Union, 2004-2019) LEGGI TUTTO

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    Post Brexit, Michel avvisa Londra: “Intesa non sarà a qualsiasi costo”

    (Teleborsa) – “Prima o poi il Regno Unito deve chiarire cosa vuole fare” sulle relazioni future post-Brexit. “Non possono pensare di lasciare il club Ue e mantenere tutti i privilegi”. Lo ribadisce il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un’intervista all’Ansa, e ad altre cinque agenzie internazionali.Senza fare pronostici sulla riuscita del negoziato, ricorda quanto il tema delle condizioni per evitare una concorrenza sleale (level playing field) sia di importanza fondamentale per l’Ue. “Vogliamo un accordo e lavoriamo per questo” ma “bisogna essere in due per ballare il tango” e per l’UE “l’intesa non sarà a qualsiasi costo”.Michel inoltre non ha escluso che ci possa essere un nuovo incontro ad alto livello, tra i leader Ue e britannico, sebbene non sia ancora previsto.Sponda Londra, Boris Johnson crede ancora alla possibilità di un accordo con l’Ue sul dopo Brexit sul modello di quello sottoscritto da Bruxelles con il Canada, nonostante i punti di divergenza “significativa” su dossier cruciali ribaditi dopo l’ultima tornata di colloqui dai negoziatori Michel Barnier e David Frost. Ma insiste che il 31 dicembre la transizione finirà in ogni caso, che il Regno “uscirà” e che “è pronto a qualsiasi eventualità”: inclusa quella d’un no deal di fatto.I 27 “sarebbero sensati se ci offrissero un accordo in stile Canada e ho moltissime speranze lo facciano”, ha detto il Premier Tory ai giornalisti a margine dell’inaugurazione del cantiere per l’avvio del lavori dell’alta velocità ferroviaria in Inghilterra. “Ma siamo pronti a ogni eventualità” e a dar vita dopo la Brexit a un futuro di “potente prosperità per il Regno Unito in un modo o nell’altro, anche con una soluzione stile Australia”: Paese con cui l’Ue ha rapporti di scambi commerciali amichevoli, ma non un deal ad hoc.(Foto: © European Union, 2004-2019) LEGGI TUTTO

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    Covid, PIL Italia ai livelli del 1993. Visco: “Essenziale attuare riforme”

    (Teleborsa) – “Per l‘Italia è essenziale attuare le riforme“.

    Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nell’intervento “Economic growth and productivity: Italy and the role of knowledge”, all’ESOF2020 (EuroScience Open Forum) a Trieste.
    Mai come ora “è importante affrontare i problemi che hanno frenato la crescita per circa 30 anni. A tal fine, è essenziale attuare riforme volte a creare un clima più favorevole alle imprese, aumentando la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, aumentando il livello degli investimenti pubblici, migliorando la giustizia civile, riducendo quella amministrativa e oneri burocratici che ostacolano gli investimenti privati, abbassandone il peso di evasione fiscale, corruzione e altre attività criminali”.

    “Risposta straordinaria” alla crisi da Governi e banche centrali. “Affrontare le difficoltà create dalla pandemia in tutto il mondo – ha detto Visco – è chiaramente il massimo problema urgente. Con la sua diffusione, le prospettive di conseguenze negative di lunga durata per l’attività economica, l’occupazione e la distribuzione dei redditi sono diventate più scoraggianti. Non sorprende che la risposta globale di Governi, banche centrali, e le autorità di vigilanza nella maggior parte dei paesi siano state immediate e straordinarie”.
    “Le banche centrali, in particolare, hanno utilizzato un’ampia gamma di strumenti per rendere le condizioni monetarie più accomodanti – ha aggiunto -, contrastare le tensioni finanziarie mercati e sostenere i prestiti a famiglie e imprese, evitando una stretta creditizia. Il il sostegno della politica fiscale e monetaria alla domanda aggregata continuerà necessariamente nel prossimo futuro, anche per contrastare il sostanziale aumento delle misure cautelari risparmio determinato dall’impennata dell’incertezza prodotta dalla pandemia“.
    “L’attuale crisi economica – ha proseguito Visco – ha dimostrato che, nel breve termine, la crescita economica dipende da diversi fattori, spesso imprevedibili. Alla lunga, invece, i miglioramenti della produttività sono l’ingrediente chiave per lo sviluppo economico e il fattore più importante che spiega le differenze di reddito tra paesi e PIL”.“E’ per questo motivo che, al fine di ripristinare un percorso di sostenibilità crescita – ha sottolineato -, misure necessarie per affrontare i problemi urgenti creati dell’attuale crisi pandemica deve essere affiancata da interventi volti ad affrontarla gli ostacoli che ostacolano l’innovazione”.
    “Le drastiche misure adottate per contenere la propagazione del virus – ha detto ancora Visco – quali la limitazione dei movimenti delle persone e dell’interazione sociale, la sospensione dell’insegnamento nelle scuole e nelle università e la chiusura temporanea di molte attività produttive, hanno colpito profondamente l’economia italiana. Le ultime cifre suggeriscono che, alla metà del 2020, il PIL sia tornato al livello osservato all’inizio del 1993. In termini pro capite – ha concluso – è sceso ai valori registrati alla fine degli anni ’80”. LEGGI TUTTO

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    Covid, PIL Italia ai livelli del 1993. Visco: “Essenziale attuare riforme”

    (Teleborsa) – “Per l’Italia è essenziale attuare le riforme”.Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nell’intervento “Economic growth and productivity: Italy and the role of knowledge”, all’ESOF2020 (EuroScience Open Forum) a Trieste.Mai come ora “è importante affrontare i problemi che hanno frenato la crescita per circa 30 anni. A tal fine, è essenziale attuare riforme volte a creare un clima più favorevole alle imprese, aumentando la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, aumentando il livello degli investimenti pubblici, migliorando la giustizia civile, riducendo quella amministrativa e oneri burocratici che ostacolano gli investimenti privati, abbassandone il peso di evasione fiscale, corruzione e altre attività criminali”.”Risposta straordinaria” alla crisi da Governi e banche centrali. “Affrontare le difficoltà create dalla pandemia in tutto il mondo – ha detto Visco – è chiaramente il massimo problema urgente. Con la sua diffusione, le prospettive di conseguenze negative di lunga durata per l’attività economica, l’occupazione e la distribuzione dei redditi sono diventate più scoraggianti. Non sorprende che la risposta globale di Governi, banche centrali, e le autorità di vigilanza nella maggior parte dei paesi siano state immediate e straordinarie”.”Le banche centrali, in particolare, hanno utilizzato un’ampia gamma di strumenti per rendere le condizioni monetarie più accomodanti – ha aggiunto -, contrastare le tensioni finanziarie mercati e sostenere i prestiti a famiglie e imprese, evitando una stretta creditizia. Il il sostegno della politica fiscale e monetaria alla domanda aggregata continuerà necessariamente nel prossimo futuro, anche per contrastare il sostanziale aumento delle misure cautelari risparmio determinato dall’impennata dell’incertezza prodotta dalla pandemia”.”L’attuale crisi economica – ha proseguito Visco – ha dimostrato che, nel breve termine, la crescita economica dipende da diversi fattori, spesso imprevedibili. Alla lunga, invece, i miglioramenti della produttività sono l’ingrediente chiave per lo sviluppo economico e il fattore più importante che spiega le differenze di reddito tra paesi e PIL”.”E’ per questo motivo che, al fine di ripristinare un percorso di sostenibilità crescita – ha sottolineato -, misure necessarie per affrontare i problemi urgenti creati dell’attuale crisi pandemica deve essere affiancata da interventi volti ad affrontarla gli ostacoli che ostacolano l’innovazione”.”Le drastiche misure adottate per contenere la propagazione del virus – ha detto ancora Visco – quali la limitazione dei movimenti delle persone e dell’interazione sociale, la sospensione dell’insegnamento nelle scuole e nelle università e la chiusura temporanea di molte attività produttive, hanno colpito profondamente l’economia italiana. Le ultime cifre suggeriscono che, alla metà del 2020, il PIL sia tornato al livello osservato all’inizio del 1993. In termini pro capite – ha concluso – è sceso ai valori registrati alla fine degli anni ’80”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “cattedre Covid” non possono essere docenti di “Serie B”

    (Teleborsa) – A pochi giorni dalla riapertura delle scuole e dopo la polemica scatenata dalla pubblicazione delle graduatorie delle docenze, l’Anief è tornata a ribadire la propria contrarietà all’introduzione di contratti atipici nella scuola pubblica per le cosiddette “cattedre Covid“.

    “Introducendo dei contratti senza scadenza, che potrebbero venire meno all’istante, in caso di secondo lockdown, si va a determinare un precedente pericoloso – spiega l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori – L’istruzione impartita in sedi scolastiche statali non può comportare differenze contrattuali di sorta tra insegnanti che svolgono la medesima professione, hanno gli stessi doveri e responsabilità. Riteniamo centrale questo punto. Per questo motivo abbiamo deciso di farci tramite per chiedere un emendamento al decreto agostano, con il quale collocare in organico di diritto i 60-70 mila docenti che verranno assunti in più rispetto all’organico aggiuntivo”.
    Il riferimento è per i docenti che verranno nominati come supplenti in aggiunta all’organico canonico: si tratta, in media, di un insegnante in più per ognuno dei 42 mila plessi scolastici che si metterà a disposizione dei dirigenti scolastici per permettere loro di organizzare la didattica in presenza anche con classi sdoppiate, orari pomeridiani, in aule aggiuntive o per dare seguito a tutte le disposizioni previste da ogni singolo istituto nell’ambito della sua autonomia, spiega Anief in una nota.

    Il rischio è quello di creare docenti di “Serie B”, “che potrebbero perdere il lavoro in caso di ritorno anche breve dei contagi nella loro scuola senza la certezza di essere confermati sulla stessa scuola. Ma soprattutto gli alunni delle classi affidate dovrebbero accontentarsi di avere docenti molto temporanei, provvisori e ‘volatili’ che non potranno partecipare nemmeno alla programmazione d’inizio d’anno (le nomine decorreranno dal 14 settembre) e saranno esclusi dalle commissioni d’esame per le classi affidate (le nomine terminano l’ultimo giorno di lezione)”.
    Ma c’è un altro rischio legato ai docenti delle “cattedre Covid” che sottolinea il portale Tuttoscuola e che è stato ripreso da Anief: “ I dirigenti scolastici li nomineranno a decorrere dal 14 settembre; tuttavia molti di loro, prima di accettare la nomina, si avvarranno del diritto di scelta più vantaggiosa, come quella prevista per ricoprire un normale posto annuale o temporaneo fino al 30 giugno, in base alla posizione di graduatoria provinciale”.
    “In questo modo – conclude Tuttoscuola – molte nuove classi ottenute per sdoppiamento non potranno partire fino a quando non disporranno di questi docenti ‘volatili’ e provvisori”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “cattedre Covid” non possono essere docenti di “Serie B”

    (Teleborsa) – A pochi giorni dalla riapertura delle scuole e dopo la polemica scatenata dalla pubblicazione delle graduatorie delle docenze, l’Anief è tornata a ribadire la propria contrarietà all’introduzione di contratti atipici nella scuola pubblica per le cosiddette “cattedre Covid”.“Introducendo dei contratti senza scadenza, che potrebbero venire meno all’istante, in caso di secondo lockdown, si va a determinare un precedente pericoloso – spiega l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori – L’istruzione impartita in sedi scolastiche statali non può comportare differenze contrattuali di sorta tra insegnanti che svolgono la medesima professione, hanno gli stessi doveri e responsabilità. Riteniamo centrale questo punto. Per questo motivo abbiamo deciso di farci tramite per chiedere un emendamento al decreto agostano, con il quale collocare in organico di diritto i 60-70 mila docenti che verranno assunti in più rispetto all’organico aggiuntivo”.Il riferimento è per i docenti che verranno nominati come supplenti in aggiunta all’organico canonico: si tratta, in media, di un insegnante in più per ognuno dei 42 mila plessi scolastici che si metterà a disposizione dei dirigenti scolastici per permettere loro di organizzare la didattica in presenza anche con classi sdoppiate, orari pomeridiani, in aule aggiuntive o per dare seguito a tutte le disposizioni previste da ogni singolo istituto nell’ambito della sua autonomia, spiega Anief in una nota.Il rischio è quello di creare docenti di “Serie B”, “che potrebbero perdere il lavoro in caso di ritorno anche breve dei contagi nella loro scuola senza la certezza di essere confermati sulla stessa scuola. Ma soprattutto gli alunni delle classi affidate dovrebbero accontentarsi di avere docenti molto temporanei, provvisori e ‘volatili’ che non potranno partecipare nemmeno alla programmazione d’inizio d’anno (le nomine decorreranno dal 14 settembre) e saranno esclusi dalle commissioni d’esame per le classi affidate (le nomine terminano l’ultimo giorno di lezione)”.Ma c’è un altro rischio legato ai docenti delle “cattedre Covid” che sottolinea il portale Tuttoscuola e che è stato ripreso da Anief: “ I dirigenti scolastici li nomineranno a decorrere dal 14 settembre; tuttavia molti di loro, prima di accettare la nomina, si avvarranno del diritto di scelta più vantaggiosa, come quella prevista per ricoprire un normale posto annuale o temporaneo fino al 30 giugno, in base alla posizione di graduatoria provinciale”.”In questo modo – conclude Tuttoscuola – molte nuove classi ottenute per sdoppiamento non potranno partire fino a quando non disporranno di questi docenti ‘volatili’ e provvisori”. LEGGI TUTTO

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    Covid-19, Ok Bruxelles ad aiuti Alitalia

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha dato il via libera agli aiuti per l’emergenza Covid-19 ad Alitalia, che ammontano a 199,45 milioni di euro e puntano a risarcire la compagnia aerea per i danni subiti dal blocco del traffico aereo. Bruxelles ha infatti ritenuto il sostegno offerto dal governo italiano alla compagnia sia “in linea con le norme sugli aiuti di Stato dell’UE”.”Questa misura consentirà all’Italia di risarcire Alitalia per i danni direttamente subiti a causa delle restrizioni di viaggio necessarie per limitare la diffusione del coronavirus”, ha spiegato la Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, ricordando che “il settore dell’aviazione è uno dei settori che è stato particolarmente colpito” dalla crisi inescata dalla pandemia.”Continuiamo a lavorare con gli Stati membri – ha assicurato – per trovare soluzioni praticabili per supportare le aziende in questi tempi difficili, in linea con le norme dell’UE”.La Vestager ha poi precisato che le indagini sulle passate misure di sostegno ad Alitalia proseguono regolarmente. LEGGI TUTTO

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    A2A, Mazzoncini cambia passo: investimenti su rinnovabili e reti idriche

    (Teleborsa) – L’A2A targata Mazzoncini investirà “con grande determinazione” nelle rinnovabili e compirà “un cambio di passo significativo anche nel modo con cui negli ultimi anni e’ entrata nel settore con il fotovoltaico”. Lo ha affermato il neoeletto Ad Renato Mazzoncini al Forum Ambrosetti.Il manager ha affermato che la multiutility è anche “estremamente interessata” a investire nelle reti idriche, che definisce una “preziosa infrastruttura del paese per gli anni futuri””Presenteremo il nuovo piano industriale tra qualche mese”, ha assicurato l’Ad della compagnia energetica, anticipando che sarà decennale e punterà sulla transizione sostenibile, con importanti investimenti in infrastrutture strategiche per il Paese.Mazzoncini ha affermato che A2A “può giocare un ruolo importante nella partita nazionale” per colmare il i gap che l’Italia sta accumulando in tema di obiettivi europei su fonti rinnovabili, ambiente e ciclo idrico.A Cernobbio, è stato presentato uno studio sul ruolo delle utility per il rilancio del Paese, che mette in luce le carenze dell’Italia. Lo studio mette in evidenza che l’Italia rischia di non raggiungere gli obiettivi 2030. Dal lato rinnovabili l’Italia mostra un gap di oltre 7 punti (22,8% contro un target del 30%). Sul fronte ambiente, c’è un tasso medio di conferimento dei rifiuti urbani in discarica al 21,5% contro il target europeo del 10% e di raccolta differenziata del 58,2% contro l’obiettivo UE del 70%. Ancor peggio sul ciclo idrico, dove l’Italia evidenzia le infrastrutture più obsolete (il 60% ha più di 30 anni) e la metà dell’acqua distribuita viene dispersa (47,9%). LEGGI TUTTO