4 Settembre 2020

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    Borsa, Italian Equity Week al via il 7 settembre

    (Teleborsa) – Partirà lunedì 7 settembre la quarta edizione dell’Italian Equity Week di Borsa Italiana, la prima in formato interamente digitale, per rispondere alle nuove esigenze di distanziamento imposte dal coronavirus. Sarà il primo grande appuntamento della Corporate Italy post emergenza sanitaria.Saranno presenti 77 società, che rappresentano oltre il 65% della capitalizzazione di Piazza Affari, a confronto con 330 investitori globali, nell’arco di due settimane. L’evento si concluderà infatti il 17 settembre.L’evento è strutturato per aree tematiche coincidenti con diversi settori dell’economia: Consumer Day il 7 e 8 settembre, Infrastructure & Energy Day il 9 e 10, Industrial & Healthcare Day il 14 e 15 e, a chiudere, Financial Day nelle giornate del 16 e 17 settembre.(Foto: © Federico Rostagno | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Fisco, Unimpresa: “Sistema tedesco non cancella disparità prelievo su redditi alti”

    (Teleborsa) – Con il modello fiscale tedesco – indicato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, come sistema da imitare, in Italia, per l’annunciata riforma – non risulterebbe risolta, in Italia, la disparità di tassazione tra i contribuenti. Secondo quanto emerge da un documento del consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Salustri – presentato oggi a Roma nel corso del convegno organizzato da Unimpresa al Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica – rimarrebbe “un’evidente sproporzione tra l’aliquota del 42%, applicata su redditi fino a 260.532 euro, e quella del 45%, applicata su redditi oltre 260.533 euro”. Ciò perché le percentuali delle aliquote troppo ravvicinate rispetto a redditi piuttosto omogenei. Il sistema applicato in Germania, infatti, è troppo simile a quello italiano, specie se si prende in considerazione l’aliquota Irpef del 39%.

    Confrontando il modello fiscale italiano con quello tedesco, l’analisi di Unimpresa rileva che “un’esenzione di tassazione per redditi fino a 9mila euro rende il sistema tedesco, simile a quello italiano che esenta i redditi fino a 8mila euro per i lavoratori dipendenti e fino 4.800 euro per i lavoratori autonomi, in base alle ultime modifiche normative”. Secondo Salustri “per essere incisiva per l’intero sistema economico, una riforma fiscale dovrà essere globale, tanto per le imposte dirette sia per quelle indirette, al fine di evitare continui e inutili aggiustamenti tributari, che ne distorcerebbero gli effetti macroeconomici, confonderebbero imprese e lavoratori autonomi, oltre ad aggravare, inevitabilmente, i costi di gestione delle imprese”.
    Quella auspicata da Unimpresa è una riforma fiscale organica, equa, trasparente e chiara, senza più il rosario infinito delle interpretazioni normative. “Né – osserva il consigliere nazionale di Unimpresa – si potrà prescindere dalla considerazione che, maggiore sarà il potere di spesa dei contribuenti, quali le pmi, lavoratori autonomi e dipendenti, migliore sarà l’andamento dell’economia reale e la ripresa”.

    Il sistema d’imposizione Irpef italiano si basa su aliquote percentuali che insistono su scaglioni di reddito molto compressi e che aggrediscono, di conseguenza, le fasce reddituali più deboli. Pertanto sulla base della tabella Irpef delle aliquote applicate in Italia Salustri individua due elementi distorsivi. “Il primo – spiega – è quello relativo alle aliquote centrali e, in particolare modo, all’aliquota del 38%. Se a questa si aggiungono le aliquote marginali comunali e regionali si arriva ad oltre il 40%, generando, conseguentemente, un’ingiusta tassazione per coloro che hanno redditi fino a 55mila euro, rispetto a chi ha prodotto una base imponibile fino a 75mila euro. Il secondo effetto distorsivo – continua Salustri – si nasconde nell’eccessiva aggressione che, elevate aliquote, esercitano su redditi molto bassi. Si pensi, ad esempio, all’aliquota del 41% su redditi che si aggirano intorno ai 60mila euro che, aggiungendo le imposte comunali e regionali, arriva a superare il 45% o, peggio, all’aliquota del 27% che, superando il 30%, sempre sommando le aliquote locali, insiste su redditi di appena 28mila euro. È del tutto evidente che questa impostazione fiscale si sia generata, nel tempo, solo per esigenze di cassa delle pubbliche entrate, a discapito, conseguentemente, dei contribuenti”.
    Riguardo alle ipotesi messe sul tavolo dal governo nelle ultime settimane, Unimpresa denuncia “lo stillicidio delle rivelazioni, fatte a spezzoni, in interviste rese alla stampa, di membri del governo e di vertici dirigenziali delle entrate, su aspetti parziali della ormai non più procrastinabile riforma generale del fisco”. Per l’Associazione “se il ministro competente intende anticipare l’attesa riforma, che sia già condivisa dal governo e dalla maggioranza, ne illustri, in via definitiva e complessiva, i principi e le linee generali, senza buttare un osso per volta al cane’ solo per saggiarne le reazioni”. LEGGI TUTTO

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    Fisco, Unimpresa: “Sistema tedesco non cancella disparità prelievo su redditi alti”

    (Teleborsa) – Con il modello fiscale tedesco – indicato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, come sistema da imitare, in Italia, per l’annunciata riforma – non risulterebbe risolta, in Italia, la disparità di tassazione tra i contribuenti. Secondo quanto emerge da un documento del consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Salustri – presentato oggi a Roma nel corso del convegno organizzato da Unimpresa al Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica – rimarrebbe “un’evidente sproporzione tra l’aliquota del 42%, applicata su redditi fino a 260.532 euro, e quella del 45%, applicata su redditi oltre 260.533 euro”. Ciò perché le percentuali delle aliquote troppo ravvicinate rispetto a redditi piuttosto omogenei. Il sistema applicato in Germania, infatti, è troppo simile a quello italiano, specie se si prende in considerazione l’aliquota Irpef del 39%.Confrontando il modello fiscale italiano con quello tedesco, l’analisi di Unimpresa rileva che “un’esenzione di tassazione per redditi fino a 9mila euro rende il sistema tedesco, simile a quello italiano che esenta i redditi fino a 8mila euro per i lavoratori dipendenti e fino 4.800 euro per i lavoratori autonomi, in base alle ultime modifiche normative”. Secondo Salustri “per essere incisiva per l’intero sistema economico, una riforma fiscale dovrà essere globale, tanto per le imposte dirette sia per quelle indirette, al fine di evitare continui e inutili aggiustamenti tributari, che ne distorcerebbero gli effetti macroeconomici, confonderebbero imprese e lavoratori autonomi, oltre ad aggravare, inevitabilmente, i costi di gestione delle imprese”.Quella auspicata da Unimpresa è una riforma fiscale organica, equa, trasparente e chiara, senza più il rosario infinito delle interpretazioni normative. “Né – osserva il consigliere nazionale di Unimpresa – si potrà prescindere dalla considerazione che, maggiore sarà il potere di spesa dei contribuenti, quali le pmi, lavoratori autonomi e dipendenti, migliore sarà l’andamento dell’economia reale e la ripresa”.Il sistema d’imposizione Irpef italiano si basa su aliquote percentuali che insistono su scaglioni di reddito molto compressi e che aggrediscono, di conseguenza, le fasce reddituali più deboli. Pertanto sulla base della tabella Irpef delle aliquote applicate in Italia Salustri individua due elementi distorsivi. “Il primo – spiega – è quello relativo alle aliquote centrali e, in particolare modo, all’aliquota del 38%. Se a questa si aggiungono le aliquote marginali comunali e regionali si arriva ad oltre il 40%, generando, conseguentemente, un’ingiusta tassazione per coloro che hanno redditi fino a 55mila euro, rispetto a chi ha prodotto una base imponibile fino a 75mila euro. Il secondo effetto distorsivo – continua Salustri – si nasconde nell’eccessiva aggressione che, elevate aliquote, esercitano su redditi molto bassi. Si pensi, ad esempio, all’aliquota del 41% su redditi che si aggirano intorno ai 60mila euro che, aggiungendo le imposte comunali e regionali, arriva a superare il 45% o, peggio, all’aliquota del 27% che, superando il 30%, sempre sommando le aliquote locali, insiste su redditi di appena 28mila euro. È del tutto evidente che questa impostazione fiscale si sia generata, nel tempo, solo per esigenze di cassa delle pubbliche entrate, a discapito, conseguentemente, dei contribuenti”.Riguardo alle ipotesi messe sul tavolo dal governo nelle ultime settimane, Unimpresa denuncia “lo stillicidio delle rivelazioni, fatte a spezzoni, in interviste rese alla stampa, di membri del governo e di vertici dirigenziali delle entrate, su aspetti parziali della ormai non più procrastinabile riforma generale del fisco”. Per l’Associazione “se il ministro competente intende anticipare l’attesa riforma, che sia già condivisa dal governo e dalla maggioranza, ne illustri, in via definitiva e complessiva, i principi e le linee generali, senza buttare un osso per volta al cane’ solo per saggiarne le reazioni”. LEGGI TUTTO

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    Gestione Covid, sondaggio Forum Ambrosetti promuove Germania e Italia

    (Teleborsa) – Secondo un sondaggio diffuso oggi al Forum Ambrosetti in corso a Cernobbio (Como) sono Germania, Italia, Francia i tre Paesi che avrebbero gestito meglio la crisi sanitaria del Covid-19, rispettivamente con il 36,4% dei voti, 30% e 7,3%.Per il 2020, il modello di stima del PIL elaborato da The European House – Ambrosetti prevede una contrazione pari a -10,8% , con una forbice previsionale tra -7,8% e -13,8%, a seguito degli effetti della crisi sanitaria che ha travolto anche la nostra economia. Per il settore manifatturiero l’impatto stimato per l’anno 2020 è pari a -21,4%. È quanto emerge dallo studio strategico sul futuro dell’industria italiana condotto da The European House – Ambrosetti per Fondazione Fiera Milano e presentato in occasione della 46esima edizione del Forum.Lo studio, nel sottolineare che la crisi legata all’emergenza sanitaria da Covid-19 rappresenta il primo shock esogeno, dopo la crisi petrolifera del 1979, che coinvolge sia domanda sia offerta, porla di una “situazione attesa per l’Italia allarmante”. E ancora: il 70% delle aziende italiane ha registrato un calo di fatturato rispetto allo scorso anno e, di questi, quasi la metà ritiene che il proprio fatturato subirà una flessione superiore al 25% nel 2020.L’analisi mette in evidenza che è fondamentale per l’Italia riportare i temi dell’industria al centro del dibattito strategico e dell’agenda d’azione nazionale. L’industria manifatturiera è da sempre un asset fondamentale per la crescita dell’Italia. Andando nel dettaglio, il processo di lavorazione e trasformazione di prodotti e beni di consumo coinvolge quasi mezzo milione di imprese, per quasi 4 milioni di occupati e 267 miliardi di euro di valore aggiunto. Secondo i calcoli dei consulenti di The European House – Ambrosetti, per ogni euro investito nell’industria italiana, se ne generano 2,1 per il sistema-Paese.Permangono però alcune grandi questioni di fondo che “zavorrano” il potenziale dell’industria italiana: rallentamento della produttività (negli ultimi 20 anni la produttività in Italia è rimasta ferma, contro una media di circa +20% dei competitor internazionali), funzionamento poco efficace della Pubblica Amministrazione (le imprese che operano in Italia sono le meno soddisfatte in Europa per qualità della PA), ecosistema dell’innovazione ancora poco dinamico (l’Italia investe l’1,39% del PIL in R&S, l’obiettivo europeo è del 3% a fine 2020), diffusione di una cultura antindustriale e progressivo impoverimento delle relazioni tra l’industria e le parti sociali. Per questo, la ripartenza del Paese non può prescindere da un piano d’azione serio e articolato per colmare il divario di competitività ad attrattività tra l’Italia e i suoi competitor internazionali.Ancora numeri: le oltre 50 manifestazioni realizzate da Fiera Milano nel 2019 hanno generato 17,5 miliardi di euro di export per le aziende espositrici. Non solo. Il contributo totale (diretto, indiretto e indotto) al PIL generato dalle “vendite fieristiche” è pari a 53,7 miliardi, che equivale al 3% del PIL nel 2019..Per i manager di Cernobbio, infine, sarà la “guerra fredda tecnologica” fra Usa e Cina il fattore di maggiore impatto sugli equilibri internazionali post Covid, risposta votata dal 46,9% degli intervistati. Tra i fattori da monitorare la crescita delle tensioni in Asia fra Cina e India (30,6%) e le elezioni presidenziali (20,%). LEGGI TUTTO

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    Borgosesia, con Consultinvest solo colloqui per collaborazione

    (Teleborsa) – Borgosesia informa che, ad oggi, “risultano avviati con Consultinvest esclusivamente colloqui volti a verificare la possibilità di dar corso ad una collaborazione nel campo dei fondi alternativi focalizzati sull’economia reale”.Lo precisa la società attiva nel settore immobiliare, in riferimento ad un articolo odierno di MF, intitolato “Consultinvest guarda a Borgosesia”, in cui si profilava un interesse all’acquisto della società specializzata nell’acquisizione di crediti ipotecari deteriorati da parte della Consultinvest. LEGGI TUTTO

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    Wall Street rimbalza dopo brusco stop vigilia

    (Teleborsa) – Wall Street avvia gli scambi a due velocità, dopo il crollo di ieri, trainato dal settore tech, che aveva corso molto nell’ultimo periodo.Il mercato sembra aver digerito bene il dato sull’occupazione, lievemente al di sotto delle attese, poiché la crescita delgi occupati nel settore privato, pur inferiore alle aspettative, è apparsa più alta del report di ADP.A New York, l’indice Dow Jones che avanza a 28.522 punti; sulla stessa linea, l’S&P-500 fa un piccolo salto in avanti dello 0,60%, portandosi a 3.476 punti. In frazionale progresso il Nasdaq 100 (+0,45%); sulla stessa linea, poco sopra la parità l’S&P 100 (+0,57%).Si distinguono nel paniere S&P 500 i settori finanziario (+1,51%), beni industriali (+1,28%) e energia (+1,22%).Tra le migliori Blue Chip del Dow Jones, Boeing (+2,29%), American Express (+2,22%), JP Morgan (+2,11%) e Caterpillar (+2%).Sul podio dei titoli del Nasdaq, Tesla Motors (+4,42%), Broadcom (+2,95%), American Airlines (+2,85%) e Marriott International (+2,81%).Le più forti vendite su KLA-Tencor, che cede l’1,69%.Sotto pressione Activision Blizzard, che accusa un calo dell’1,57%.Scivola Facebook, con un netto svantaggio dell’1,40%.In rosso Moderna, che evidenzia un deciso ribasso dell’1,34%. LEGGI TUTTO

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    Future USA in positivo anche dopo dato occupati

    (Teleborsa) – Il mercato statunitense si prepara ad avviare gli scambi in rialzo, a dispetto del dato sull’occupazione, lievemente al di sotto delle attese, che il mercato sembra aver digerito piuttosto bene.Il mercato sta offrendo segnali di stabilizzazione, dopo il crollo di ieri, anche se restano sotto pressione i titoli tech che avevano corso molto nell’ultimo periodo.Il Future sul Dow Jones avanza dello 0,45% a 28.477 punti, mentre lo S&P 500 sale dello 0,12% a 3.465 punti. Al contrario, il contratto sul Nasdaq cede lo 0,80% a 11.705 punti. LEGGI TUTTO

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    Manager, Starace al top nel settore delle utilities

    (Teleborsa) – Due italiani nella classifica dei migliori manager al mondo stilata da Institutional Investor, che seleziona i migliori Ceo, Cfo e professionisti a livello globale.Secondo la testata spagnola specializzata “El periodico del energia”, Francesco Starace, numero uno di Enel, che controlla anche a spagnola Endesa, è al top del settore delle utilities, davanti ai colleghi Ignacio Galan di Iberdrola e Luis Guerra di EDP.Nel settore petrolifero invece figura al vertice Josu Jon Imaz, Ceo di Repsol, scalzano i concorrenti, l’inglese Ben van Beurden di Shell e Patrick Pouyanné di Total.La classifica vede anche al primo posto del settore automotive Carlos Tavares di Peugeot ed Herbert Diess di Volkswagen, seguiti dallo spagnolo Jesus Maria Herrera di CIE Automotive.E nel settore bancario un altro italiano, Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, davanti a Gonzalo Gortazar di CaixaBank e José Antonio Alvarez di Banco Santander. LEGGI TUTTO