19 Novembre 2021

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    Trenitalia porta il Frecciarossa in Spagna con il marchio iryo

    (Teleborsa) – Trenitalia si prepara a debuttare in Spagna con il Frecciarossa 1000, attraverso il nuovo marchio commerciale “iryo” creato dall’operatore ferroviario del Grippo FS appositamente per la Spagna, unendo i termini spagnoli “andare” ed “io”.Il Frecciarossa inizierà a viaggiare sui binari iberici dell’alta velocità entro il 2022, collegando le principali città a cominciare dalla tratta Madrid-Barcellona. Il nuovo nome commerciale e la livrea, rigorosamente rossa, è stato presentato da ILSA, partecipata di Trenitalia e Air Nostrum, presso il giardino tropicale della stazione di Atocha a Madrid, alla presenza di istituzioni e media spagnoli e all’Ambasciatore italiano in Spagna, Riccardo Guariglia. Quello visto alla stazione Atocha è il primo dei 20 nuovi Frecciarossa 1000 costruiti da Hitachi e Bombardier con le stesse caratteristiche di quelli in circolazione nel nostro Paese: completamente riciclabile e con un risparmio dell’80% di anidride carbonica per passeggero a tratta.Soddisfazione è stata espressa da esponenti del Governo spagnolo e di ADIF – Administrador de Infraestructuras Ferroviarias, il gestore dell’infrastruttura ferroviaria iberica, che ha assegnato il 30% dei collegamenti alta velocità a iryo, che collegerà in una prima fase Madrid, Barcellona, Siviglia, Malaga, Cordoba, Valencia, Alicante e Saragozza per poi estendersi ad altri collegamenti.ILSA ha già investito in Spagna circa un miliardo di euro e prevede di generare 2.600 posti di lavoro fra diretti e indiretti e di attirare 50 milioni di passeggeri in dieci anni. Nel suo discorso alla presentazione del nuovo marchio, Simone Gorini, CEO di ILSA, ha sottolineato l’importanza di “offrire un’esperienza di viaggio adatta alle esigenze dei passeggeri in termini di personalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità”. Carlos Bertomeu, Presidente di ILSA, ha sottolineato che “Trenitalia è il miglior socio da avere accanto in questa avventura perché ha già sperimentato la concorrenza e possiede enorme know how nell’ambito dell’alta velocità»”. LEGGI TUTTO

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    FS, Ferraris: infrastruttura ferroviaria può accogliere altri flussi. Serve pianificazione integrata

    (Teleborsa) – “La ferrovia, il trasporto pubblico e collettivo in generale, possono rappresentare un mezzo fondamentale per accelerare il percorso di trasformazione energetica”. E, quindi, “è chiaro che promuovere lo sviluppo del trasporto passeggeri su rotaia rappresenta una delle risposte che bisognerà dare per affrontare questa emergenza climatica”. È quanto ha affermato Luigi Ferraris, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane, intervenendo al forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti.”Chi viaggia in treno contribuisce all’emissione di CO2 nell’atmosfera – ha spiegato – per un 78% in meno ad un analogo viaggio in aereo e per un 71% in meno ad un analogo viaggio in auto”. Secondo Ferraris, “il treno può dare un grande contributo nella transizione ambientale verso un sistema di mobilità sostenibile. Il treno è il mezzo più efficiente dal punto di vista energetico e con il minor impatto ambientale”. Ferraris ha fatto poi presente che a seguito dei cambiamenti climatici “abbiamo raddoppiato i costi operativi per la gestione di questa emergenza nell’arco di 6-7 anni”.Il ruolo strategico della logisticaFerraris ha sottolineato la necessità di una migliore coordinazione tra tutti i soggetti operanti nel settore dei trasporti e di investimenti per l’intermodalità. “L’infrastruttura ferroviaria può accogliere altri flussi di traffico che arrivano dalle diverse modalità di trasporto – ha detto – Il che significa che in futuro dobbiamo sempre più privilegiare una pianificazione integrata dei sistemi di trasporto – un colloquio stretto tra alta velocità, treni regionali, autobus regionali e di linea – per sfruttare questa rete capillare”.”Questo non vale solo per i passeggeri, ma soprattutto per le merci – ha continuato – In Europa si prevede che da qua al 2030 il numero di tir che circolerà sulle strade europee salirà di 1 milione, se non faremo degli interventi strutturali nel settore delle merci. Questa quindi è una grande sfida che deve vedere impegnato non solo il Paese Italia, ma l’Unione europea nel suo complesso. La logistica – intesa come trasporto, piattaforma multimodale di spostamenti e come spazi – è un settore che diventerà sempre più strategico e dovrà favorire sempre maggiori colloqui e pianificazioni tra porti, aeroporti, interporti e piattaforme si smistamento merci”. I benefici del PNRR “Come gruppo Ferrovie, grazie a quelle che sono le ingenti risorse che il PNRR ha stanziato, stiamo lavorando per potenziare le nostre infrastrutture sul territorio, sia a livello di alta velocità che a livello di regionali, con particolare attenzione al Sud – ha affermato Ferraris – Il gruppo ha già oggi lanciato tutti i progetti che sono inclusi nei 24 miliardi di euro che il PNRR ci assegna. Sono, inoltre, in corso studi e progetti per favorire e potenziare i quattro corridoi europei (passeggeri e merci) che attraversano l’Italia”.”Questo investimento senza precedenti cambierà il volto del nostro Paese, colmando il divario tra Nord e Sud e anche tra aree urbane e interne, aumentano la coesione territoriale e assicurando uguale opportunità di sviluppo per l’intero Paese – ha aggiunto – Stimiamo che, mediamente, si avrà una riduzione del 17% del tempo medio di viaggio a livello nazionale”. LEGGI TUTTO

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    Ryanair, addio alla Borsa di Londra da metà dicembre

    (Teleborsa) – Ryanair conferma l’addio alla Borsa di Londra. La compagnia aerea low cost irlandese ha dichiarato di aver comunicato alla UK Financial Conduct Authority (Fca) il delisting delle proprie azioni, a causa di costi elevati e volumi commerciali in calo dopo la Brexit. L’ultimo giorno di contrattazione sul London Stock Exchange (LSE) è il 17 dicembre. Ryanair continuerà a essere quotata sul mercato di Dublino. LEGGI TUTTO

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    Eni, Descalzi: riconversione e circolarità nostre principali sfide

    (Teleborsa) – In Eni “lavoriamo molto sulla parte tecnologica, ma la riconversione e la circolarità sono state le principali sfide tecnologiche che dal 2014 abbiamo intrapreso. Abbiamo sette centri di ricerca, abbiamo investito 5 miliardi negli ultimi 5 anni in ricerca scientifica e sviluppo”. È quanto ha detto Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, intervenendo al forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti.”La parte di biocarburanti, di bioraffinerie, sono state probabilmente la prima tecnologia proprietaria, quindi nostra, che abbiamo messo in campo per poter entrare in questa transizione, con dei carburanti completamente puliti, bio”, ha sottolineato Descalzi. “Abbiamo chiuso due raffinerie tradizionali: Venezia e Gela, e abbiamo trasformato e sviluppato due bioraffinerie, ne faremo una terza poi arriveremo a più di 6 milioni di tonnellate, siamo il secondo produttore al mondo con 1 milione e cento di tonnellate di biocarburante”, ha spiegato l’AD del Cane a sei zampe.Parlando poi dell’agricoltura, Descalzi ha detto che “da anni lavoriamo con Coldiretti e tutte le sue componenti proprio per questo legame che ci unisce all’interno della transizione energetica e della trasformazione”, sottolineando che l’agricoltura è importante e fondamentale ma è “fondamentale anche per avere una energia pulita, sfruttando quei terreni marginali e anche desertici, con pochissima necessità di acqua, proprio per poter entrare anche in una parte di mobilità e quindi dei biocarburanti che possano accompagnare nella transizione la crescita dell’elettrico, ma anche una pulizia in termini di emissioni di tutta la mobilità”.È stati poi sottolineato il ruolo di Eni nel recupero di oli esausti. “Entro il 2023 non avremo più la necessità di lavorare olio di palma, ma potremo lavorare diverse varietà” dagli oli esausti all’olio di prima generazione, come quello di ricino, ha detto Descalzi. Tuttavia è necessario incrementare lo stock e per questo “stiamo facendo accordi – ha poi aggiunto – con sette paesi africani e con ogni Paese riusciamo ad avere circa 150 mila ettari e possiamo ricavare dai 120 mila ai 150 mila tonnellate all’anno di olio”. LEGGI TUTTO