13 Maggio 2022

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    MEF: BTP Green, trasporti e ambiente al top investimenti

    (Teleborsa) – Il 57% del BTP Green nel periodo 2018-2021 è stato dedicato ad investimenti nei trasporti (7,62 miliardi), il 15,2% a interventi sul dissesto idrogeologico (2 miliardi), il 12,2% all’efficienza energetica (1,63 miliardi) mentre alla ricerca è stato allocato il 9,4% della spesa (1,25 miliardi di euro). E’ quanto emerge dal Rapporto 2022 di Allocazione e Impatto dei proventi netti raccolti tramite le emissioni BTP Green del 2021, diffuso dal Ministero dell’Economia, in cui viene riportata anche un’analisi dei programmi e dei progetti nel quadriennio 2018-2021 e al loro peso relativo sul totale allocato. Nel dettaglio – spiega il MEF – “sul totale delle spese green, nel corso del quadriennio 2018-2021 la categoria trasporti costituisce la principale voce (pari a 7,62 miliardi di euro), rappresentando il 57% del totale. Gran parte di tale categoria è riconducibile a investimenti in conto capitale (infrastrutture ferroviarie, elettrificazioni di tratte ferroviarie, realizzazione di nuove tratte di Alta Velocità/Alta Capacità e a contributi di sostegno alla mobilità ferroviaria)”. “Seconda categoria di spesa, in ordine di grandezza è quella riguardante la tutela dell’ambiente e della diversità biologica, a cui è destinata una quota pari al 15,2% della spesa (circa 2 miliardi di euro). La categoria include primariamente gli interventi a difesa del suolo e contro il dissesto idrogeologico, gli investimenti in infrastrutture idriche, nonché le spese finalizzate alla realizzazione del Modulo Sperimentale Elettromeccanico (MO.S.E.) di Venezia. Alla categoria relativa all’efficienza energetica è stata destinata una quota pari al 12,2% delle spese complessivamente rendicontate (1,63 miliardi di euro).”Alla ricerca è stato allocato il 9,4% della spesa complessiva (pari a 1,25 miliardi di euro), dove le risorse erogate all’ENEA rappresentano la voce più rilevante della categoria. Infine, le misure di prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare e quelle di incentivazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili costituiscono, rispettivamente il 3,9% (525 milioni di euro) e il 2,2% (296 milioni di euro) della spesa green totale”. Analizzando l’impatto ambientale delle risorse impegnate, il rapporto evidenzia che con gli incentivi fiscali per la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili le emissioni di CO2 evitate sono state pari a 2.439.839, 4.557.733 e 1.947.698 di tonnellate, rispettivamente per le annualità 2018, 2019 e 2020. Gli incentivi fiscali per lavori di efficientamento energetico del costruito hanno contribuito ad evitare l’emissione di oltre 283 mila tonnellate di CO2 nel solo 2018. Nei trasporti, “la rete AV/AC ha consentito, in molti casi, una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza, producendo uno shift modale da altre modalità di trasporto (esempio strada e aereo) con tangibili benefici per l’ambiente, legati alla riduzione di CO2 emessa in atmosfera”. Infine, “un ulteriore significativo impiego delle risorse delle emissioni green è rilevabile per le Aree marine protette, Parchi nazionali e Riserve naturali Statali”. LEGGI TUTTO

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    Affirm Holdings vola al Nasdaq con la trimestrale

    (Teleborsa) – Brillante rialzo per Affirm Hldgs, che lievita in modo prepotente, con un guadagno del 23,45%.La fintech di San Francisco, specializzata nell’emergente segmento del buy-now, pay-later (Bnpl), ha chiuso il terzo trimestre con una perdita netta pari a 55 milioni, (19 centesimi per azione) in forte riduzione rispetto al rosso di 287 milioni, (1,23 dollari) registrato nello stesso periodo di un anno prima. Le stime degli analisti erano per una perdita di 46 centesimi per azione.I ricavi sono saliti a 355 milioni da 231 e sono superiori ai 344 milioni indicati stimati dal consensus.La tendenza ad una settimana di Affirm Hldgs è più fiacca rispetto all’andamento del Nasdaq 100. Tale cedimento potrebbe innescare opportunità di vendita del titolo da parte del mercato.Il quadro tecnico di Affirm Hldgs segnala un ampliamento della linea di tendenza negativa con discesa al supporto visto a 20,55 USD, mentre al rialzo individua l’area di resistenza a 24,66. Le previsioni sono di un possibile ulteriore ripiegamento con obiettivo fissato a 18,82. LEGGI TUTTO

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    Ucraina, Berlino e Washington provano a convincere la Russia a interrompere i combattimenti

    (Teleborsa) – Prosegue l’azione di convincimento dei Paesi occidentali nei confronti della Russia per il cessate il fuoco. In mattinata il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha esortato il presidente russo, Vladimir Putin, a un cessate il fuoco “quanto prima” in Ucraina, respingendo le accuse del leader del Cremlino sulla “diffusione del nazismo” nel Paese. I due leader hanno avuto un colloquio telefonico durato 75 secondo quanto si legge in una nota di Berlino, nel quale Sholz ha ricordato al presidente russo la “responsabilità speciale” di Mosca per l’approvvigionamento alimentare mondiale, “particolarmente sotto pressione a causa della guerra” in Ucraina. Nel pomeriggio è stato invece la volta del capo del pentagono Lloyd Austin che, sempre attraverso un colloquio telefonico, ha avuto modo di parlare con il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu. Anche in questo caso il messaggio – secondo quanto riportato dal Pentagono – è stata di un rapido cessate il fuoco in Ucraina per permettere un negoziato tra le parti. Austin ha anche sottolineato l’importanza di preservare canali di comunicazione. Si tratta della prima chiamata tra i due dall’inizio della guerra in Ucraina.Pessimista l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. Secondo Borrell, infatti, il percorso diplomatico per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina “non c’è”, non perché i partner non lo vogliono ma perché Putin è stato “cristallino”: “non vuole fermare la guerra perché ha obiettivi militari e finché non li raggiunge continuerà a combattere, lo ha detto a chiunque gli ha parlato”, ha sottolineato a margine del G7.A Bruxelles proseguono intanto i contatti sull’embargo al petrolio russo inserito nel sesto pacchetto di sanzioni annunciato diversi giorni fa. La situazione rimane però quella dell’impasse e la soluzione non appare vicina. Nel weekend i contatti continueranno, ma non si esclude più un’ipotesi: quella di spacchettare il sesto round di misure, lasciando l’entrata in vigore dello stop al greggio ad un secondo momento, anche se questa ipotesi non piace a tutti gli stati membri. LEGGI TUTTO

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    Digitalizzazione, Colao: dagli enti locali richieste di finanziamento per quasi 250 milioni di euro

    (Teleborsa) – Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha dichiarato che gli enti locali hanno presentato richieste di finanziamento in risposta agli avvisi del Governo sulla digitalizzazione per quasi 250 milioni di euro. “Siamo ottimisti – ha affermato a margine del Forum “Verso Sud” di Sorrento –, ci sono Comuni piccolissimi, circa 4.500, che hanno sottoscritto il progetto di digitalizzazione”. “La narrativa sull’Italia che è lenta, non la stiamo vedendo. Abbiamo fatto bandi di gara sulla connettività e 38 su 44 sono andati bene, stiamo lavorando per vedere che cosa possiamo fare sugli ultimi sei. Io credo che il tema adesso sia fare, più che svegliare l’Italia. L’Italia è sveglissima”, ha aggiunto.Quanto alla cyber security, Colao ha dichiarato: “ho imparato a dire che non siamo mai abbastanza protetti, però, questo governo ha fatto cose importanti”. “Abbiamo creato l’agenzia della cyber sicurezza, abbiamo stabilito una policy cloud, c’è una strategia per la cyber sicurezza che viene approvata, in questi giorni, che sarà una delle migliori tra quelle che ho visto in Europa: è molto concreta, ha delle azioni e, quindi, dovremo essere bravi ad implementare le azioni specifiche”, ha spiegato. LEGGI TUTTO

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    Le challenger bank alla conquista delle PMI

    (Teleborsa) – Dopo un’ondata di challenger bank rivolte al singolo consumatore, con un’offerta soprattutto di conti smart e light, sempre più banche e fintech hanno scelto di aggredire il segmento delle Piccole e Medie Imprese (PMI), ai cui bisogni le banche tradizionali riescono a rispondere in molti casi in ritardo e in modo solo parziale. Se nella prima metà dello scorso decennio hanno visto infatti la luce colossi europei come N26 e Revolut, ma anche realtà italiane come Hype e Widiba, negli ultimi anni si è assistito al lancio di vere e proprie challenger bank per il segmento PMI. Alcune frutto di startupper, altre nate come emanazione più o meno diretta di gruppi bancari e altre ancora emerse dal rilancio di istituti in crisi. Una challenger bank è una banca piccola e nata da poco, che mira a competere direttamente – o sfidare – le banche tradizionali utilizzando strumenti tecnologici e processi innovativi. Molte di esse si sono allontanate dall’attività bancaria in filiale e operano esclusivamente online o tramite app. Se si guarda al contesto italiano, è possibile notare come ognuna delle maggiori challenger bank rivolte alle PMI abbia scelto di focalizzarsi su uno o più segmenti come la cessione del quinto (IBL Banca, Vivibanca), il leasing (BPL), il factoring (Banca Sistema), la gestione dei crediti in sofferenza (Banca Ifis, illimity, Gardant, Guber) e i prestiti (Banca CF+, Banca AideXa, Banca Progetto, Solution Bank).La necessità di velocità e agilitàTutte partono da bisogni insoddisfatti delle imprese. Un recente report realizzato da PwC e Banca CF+ ha calcolato che nei dieci anni che hanno preceduto la pandemia il credito bancario alle PMI italiane (che rappresenta il 20% degli impieghi complessivi alle aziende non finanziarie) si è ridotto di circa 40 miliardi, passando dai 210 miliardi del 2010 ai 171 miliardi del 2019 e registrando così una contrazione del 20%. Le challenger bank sono così partite dai problemi di un processo industriale – in questo caso quello creditizio – e hanno tentato di ottimizzarlo senza avere legacy alle spalle e con la tecnologia. Proprio quest’ultimo aspetto è stato essenziale, se si pensa che con l’open banking e altre fonti informative gli istituti innovativi possono migliorare la valutazione creditizia e tagliare i tempi di erogazione delle risorse. “La valutazione di credito oggi si basa sul set informativo base – bilanci, informazioni aziendali, centrale dei rischi – mentre con l’open banking si arriva ad avere accesso a un set informativo più ampio e dettagliato – estratti dei conti correnti, cassetto fiscale, magazzino, ordini – e si capisce meglio come funziona l’azienda stessa. Questo set informativo viene affiancato a quello storico per creare dei modelli di valutazione nuovi, che vengono migliorati continuamente”, racconta Iacopo De Francisco, amministratore delegato di Banca CF+.Nata dall’esperienza di Credito Fondiario, che nel 2021 si è separato in due società con Gardant che si occupa di investimenti e gestione di crediti deteriorati, Banca CF+ ha cambiato pelle a febbraio 2022 e oggi offre diverse soluzioni specializzate di finanziamento: factoring, finanziamenti garantiti e non da MCC e SACE, acquisto di crediti fiscali. Banca CF+ si descrive come istituto tecnologicamente evoluto, ma crede che i professionisti che lavorano in banca siano ancora essenziali nei suoi processi, anche se devono avere competenze nuove rispetto a quelle dei classici bancari. “La nostra competenza core è valutare il credito, al di là della forma che assume poi il finanziamento – afferma De Francisco – Per far questo abbiamo bisogno di una competenza che hanno anche le grandi banche commerciali, che è quella di leggere un bilancio, valutare un settore o un progetto. Accanto a questo noi abbiamo anche la persona che riesce meglio a raccogliere, immagazzinare, elaborare e far fruttare i dati, per tirare fuori la migliore valutazione possibile. Questa sarà poi analizzata a sua volta da un professionista, perché ad oggi non crediamo ancora in un modello di erogazione del credito completamente digitale, ma nel mettere insieme il professionista della valutazione del credito con una base informativa migliore e più solida”.Il focus su un uso migliore dei dati è proprio anche di Banca AideXa, che ha sviluppato XScore: si tratta di un algoritmo proprietario che stabilisce l’affidabilità e la sostenibilità di un’azienda. “Utilizziamo diverse tecnologie, alcune delle quali tipiche dell’open banking, per analizzare i dati in tempo reale di un’impresa – spiega l’AD Federico Sforza – Questo ci ha consentito di essere molto robusti nel merito creditizio, ma anche di essere inclusivi e aver potuto dare credito durante la pandemia a quei soggetti che venivano messi in black list durante i lockdown, come i ristoranti ad esempio. Al contrario delle banche tradizionali che usavano i bilanci, e quindi magari non veniva valutato il fatto che un ristorante si fosse orientato al delivery con prospettive positive”. Banca AideXa offre oggi essenzialmente tre soluzioni: finanziamenti X Instant (fino a 100.000 euro ottenibili in meno di 48 ore) e X Garantito (fino a 500.000 euro garantiti dallo Stato, erogati in pochi giorni) e il conto deposito X Risparmio, che offre tassi di interesse convenienti. Lanciata durante la pandemia e con licenza bancaria da poco meno di un anno, la banca stessa si è stupita dalla platea di imprese e imprenditori che trovano conveniente rivolgersi a un soggetto così disruptive. “Il nostro cliente tipo ha circa 50 anni e ci sono anche imprenditori di oltre 70 anni. Questo ci ha stupito perché essendo digitali ci aspettavano di rivolgerci a un target più giovane. Allo stesso tempo abbiamo tantissima di richiesta di startup, che ancora facciamo fatica a seguire, e c’è un segmento molto grosso, circa il 35%, che è rappresentato da aziende a guida femminile”, spiega Sforza, che in passato ha ricoperto importanti ruoli in Nexi e UniCredit.Gli assetti e i tratti comuniTratto comune di diverse challenger bank è il fatto che raccolgono denaro presso i privati, tipicamente tramite conti deposito, mettendolo poi a disposizione dei progetti imprenditoriali delle imprese italiane, a cui offrono accesso al credito. Altre similitudini possono essere trovate nel loro assetto. Molte di esse partono dal rilancio di un istituto dalla lunga tradizione e magari in difficoltà, dal sostegno di un fondo e da un management fatto di banchieri d’esperienza ma dotati di spirito d’avventura. Banca CF+ ha origine da un istituto di 120 anni, è controllata dal fondo Elliott e guidata da Iacopo De Francisco (ex Popolare di Viceza e BPM) e Panfilo Tarantelli (ex Citi e Schroders).Solution Bank (ex Credito di Romagna) è stata rilanciata nel 2018 da SC Lowy, gruppo di Hong Kong fondato da ex banchieri di Deutsche Bank e Value Investment Group (Cargill), e impiega la tecnologia per migliorare la valutazione del credito alle aziende in situazioni complesse e di ristrutturazione. Banca Progetto è nata nel 2015 dal riassetto di Banca Popolare Lecchese da parte del fondo californiano Oaktree, ed è guidata da Paolo Fiorentino, ex amministratore delegato di Capitalia e Banca Carige. Vivibanca è nata nel 2017 dalla fusione tra Credito Salernitano e TerFinance, ed è specializzata nel credito alle famiglie attraverso la cessione del quinto ed altri prodotti correlati. Ciò è differente rispetto alle challenger bank italiane rivolte ai consumatori finali, che nella maggioranza dei casi sono costole di grandi gruppi: Isybank di Intesa Sanpaolo, Buddy Bank di UniCredit, Widiba di MPS, Hype di Banca Sella-illimity, Tinaba di Banca Profilo, Dots di BPER e Flowe di Banca Mediolanum, solo per citare le principali.Ad aver spinto la crescita delle challenger bank rivolte alle PMI ha contribuito anche la situazione vissuta negli ultimi due anni, con una decisa spinta all’adozione del digitale nei rapporti di lavoro e nella vita più in generale. “La pandemia ha certamente accelerato sia lato clienti sia lato banche la trasformazione digitale – afferma Anna Omarini, professoressa di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi – La vera cartina di tornasole sarà però lo sviluppo ulteriore e più marcato dal “go digital” – trasformazione dell’ultimo miglio nella relazione banca-cliente – al “be digital” – quando saranno dapprima alcuni processi aziendali e a seguire anche i modelli di business che evolveranno”.Secondo l’esperta, “ci potrà essere un’ulteriore spaccatura tra un banking “della quotidianità” che non richiederà la filiale – pagamenti in primis – e un banking a maggiore valore aggiunto – consulenza, gestione rischi, ecc. – che per alcuni segmenti di mercato continuerà a basarsi sulla relazione personale, ma che già si osserva in parte in evoluzione in direzione di approcci ibridi”. Challenger bank rimane comunque un termine che comprende soggetti che hanno core business anche molto diversi tra loro e, inoltre, il divario tra domanda e offerta di servizi finanziari rivolti alle PMI potrebbe portare alla proliferazione di soggetti difficilmente classificabili come banche. “La PSD2 e l’accelerazione della digitalizzazione dei servizi per le imprese delle pubbliche amministrazioni fanno sì che oggi sia possibile approcciare le PMI non solo con i normali servizi bancari e di credito, ma in senso più ampio, in logica di servizio, offrendo loro un ecosistema di prodotti e servizi extra-finanziari, grazie a partner specializzati – afferma Carlo Giugovaz, fondatore e CEO di Supernovae Labs, il primo acceleratore di fintech per banche e assicurazioni in Italia – Con questa logica negli ultimi mesi si è assistito alla nascita in Italia di Azimut Marketplace e di b-ilty (Illimity) che, non a caso, non si definiscono più banche, ma marketplace che offrono, tra gli altri, servizi bancari”.L’evoluzione del settoreNonostante il fermento del settore – Banca CF+ nei primi 100 giorni di operatività ha ricevuto richieste di credito superiori ai 2 miliardi, mentre Banca AideXa ha superato i 2.000 clienti – le quote di mercato delle challenger bank sono ancora limitate. “Siamo tutte realtà all’inizio di questo percorso di crescita e non vedo un tema di competizione sul mercato, che al 95-96% è nelle mani delle banche commerciali – afferma De Francisco – Inizieremo a dire che c’è bisogno di un consolidamento quando le challenger inizieranno ad avere complessivamente il 15-20% della quota di mercato e avranno erogato 20 miliardi di euro di credito. Per ora c’è spazio per tutti”.Questa visione è condivisa anche dall’AD di Banca AideXa, secondo il quale le grandi banche italiane sono ancora impegnate nel consolidamento tra loro, e solo in un secondo momento orienteranno lo sguardo agli istituti più nuovi. “Siccome molti operatori hanno il vantaggio di essere open e integrare soluzioni tech molto diverse, credo una strada molto importante sia quella della collaborazione – spiega Sforza – Le banche hanno una copertura territoriale e relazionale molto forte, oltre che un gran numero di clienti. Dall’altra parte le fintech hanno la possibilità di innovare molto più rapidamente, apprendere dai propri errori e sviluppare dei prodotti veramente su misura”.La strada della crescita non sarà comunque priva di insidie. Se da un lato le challenger bank hanno bisogno di capitali relativamente bassi per iniziare, dall’altro per scalare e consolidare il settore serve un passo diverso. Inoltre, i costi operativi più bassi e un time to market più veloce si scontrano con le loro risorse molto più elevate degli incumbent. “Nei prossimi anni, le banche sfidanti dovranno affrontare una maggiore concorrenza anche da parte della “nuova ondata di fintech” come l’embedded finance, il wealth management, ecc, e da “non-bank corporate” come Amazon o Apple, che possono guardare con più slancio al mondo dell’innovazione – aggiunge Giugovaz – Ci saranno più prodotti e servizi finanziari incorporati e offerte più personalizzate per creare un’esperienza olistica e senza soluzione di continuità per i clienti, il che può portare ad attrarne di nuovi e a convincere più segmenti a lasciare le loro banche tradizionali: sicuramente una delle principali preoccupazioni per le challenger”.E non è nemmeno detto che le challenger finiscano per allargare la propria offerta verso segmenti più classici del settore. “In particolare all’estero, si osserva che alcune di queste si stiano strutturando con logiche di offerta molto più articolate e simili in termini di funzioni economiche alle banche retail tradizionali – fa notare Omarini – Certamente con un “look and feel” e dunque strutture di business, differenti dal passato”.(Foto: Photo by path digital on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Robinhood Markets vola su ingresso Bankman-Fried nel capitale

    (Teleborsa) – Effervescente Robinhood Markets, che scambia con una performance decisamente positiva del 24,36%.A fare da assist alle azioni contribuisce la notizia che Sam Bankman-Fried, fondatore e CEO di FTX, ha acquistato il 7,6% della società che gestisce la piattaforma di trading.A livello comparativo su base settimanale, il trend di Robinhood Markets evidenzia un andamento più marcato rispetto alla trendline del Nasdaq 100. Ciò dimostra la maggiore propensione all’acquisto da parte degli investitori verso Robinhood Markets rispetto all’indice.Il quadro tecnico di Robinhood Markets suggerisce un’estensione della linea ribassista verso il pavimento a 10,04 USD con tetto rappresentato dall’area 11,05. Le previsioni sono per un prolungamento della fase negativa al test di nuovi minimi individuati a quota 9,43. LEGGI TUTTO

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    Al forum di Sorrento spazio all'energia. Cingolani: indipendenti dal gas russo nel 2024.

    (Teleborsa) – Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, l’Italia sarà indipendente dalle forniture di gas russo nella seconda metà del 2024. “L’Italia importa il 40% di gas dalla Russia e al momento questi 29 mld di metri cubi annui sono a rischio e questo rende il periodo difficile per il nostro paese e per il resto dell’Europa – ha ricordato durante il suo intervento al forum “Verso Sud” organizzato a Sorrento –. Negli ultimi due mesi abbiamo lavorato duro per differenziare le forniture e particolarmente nella collaborazione con i nostri partner in Africa. Ci sono 6 o 7 paesi al momento con cui il governo italiano ha siglato accordi specifici per 25 mld di metri cubi per i prossimi anni e questo rende la situazione più agevole”. “Come potete immaginare un po’ di questo nuovo gas sarà disponibile nei prossimi 6 mesi e ci sarà un progressivo aumento delle nuove forniture. E la nostra previsione è che se la situazione non cambierà drasticamente nei prossimi mesi saremo in grado di completare i nostri stoccaggi e di essere indipendenti nella seconda metà del 2024″, ha affermato Cingolani.”Vorrei fare un paragone con la situazione del Covid. È stato dimostrato che se uniamo le forze possiamo sviluppare un vaccino in 8 mesi, cosa che era assolutamente inaspettata e nessuno lo avrebbe pensato nel passato. Ora dobbiamo dimostrare che esattamente come abbiamo fatto con il Covid, abbiamo una emergenza pandemica energetica in un certo qual modo. Dobbiamo unire le forze per investire seriamente perché questa non potrà essere superata se non con uno sforzo congiunto globale”, ha aggiunto. Cingolani ha spiegato che “questo avrà anche un impatto sociale notevole non solo economico. Ci sono tre miliardi di persone che non hanno accesso all’energia. Quindi se riusciamo a costruire fonti di energia programmabili e altamente efficienti, a basso costo e universali nei prossimi anni avremo aiutato questi tre miliardi di persone, riducendo le ineguaglianze a livello planetario”.Il ministro ha poi sottolineato che il Governo negli ultimi 4 mesi ha autorizzato più di 2,5 GW di nuova capacità rinnovabile, “più di quanto autorizzato negli ultimi tre anni e questo significa che ci aspettiamo una decisa accelerazione nelle installazioni di nuovi impianti nei prossimi sei mesi. Pensiamo di risparmiare approssimativamente da 5 a 6 milioni di mc di gas già da questo anno”.Al forum di Sorrento sul dossier energia è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, “Il Sud è la porta del Mediterraneo, dell’Africa del Nord del Medio Oriente, il luogo eletto per produrre energia verde e trasportarla in Europa. Nel futuro, nei prossimi 20-30 anni, il Sud diventa luogo strategico, la porta d’ingresso dell’energia per mantenere tutta l’Europa”, ha affermato. “Il Sud ha il sole che gli altri non hanno”, ha aggiunto.Giorgetti ha poi allargato il discorso anche ad un altro settore particolarmente interessato dalla transizione energetica, quello dell’automotive. “Rivendico con orgoglio in materia di automotive la scelta di quando non ho voluto firmare il Cop26 che stabiliva l’ineluttabilità dell’elettrico come destino il comparto. Questo significherebbe consegnare a un grande paese, di cui non faccio il nome, la nostra sovranità in materia di automotive nel giro di 20 anni come abbiamo fatto per il gas con la Russia”. “Difendiamo il principio di neutralità tecnologica, per cui i biocarburanti e l’idrogeno, per il quale è poi necessario garantire un sistema infrastrutturale per alimentare le auto a idrogeno. Lo Stato deve garantire la possibilità di rifornimento”. “Credo – ha aggiunto il ministro – che la tecnologia vada più velocemente della politica e non capisco perché la politica debba dire che il destino sia quello dell’elettrico. Sono convinto che idrogeno farà progressi significativi e sarà competitivo”. LEGGI TUTTO

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    Brilla Milano insieme agli altri mercati europei

    (Teleborsa) – Brillante Piazza Affari, che si allinea all’ottima performance delle principali borse europee. I mercati americani, intanto, galoppano e l’S&P-500 avanza del 2,40%. I listini azionari chiudono una settimana di forti tensioni, preoccupati dall’andamento dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina. Restano alte le preoccupazioni sulle possibili mosse più restrittive da parte della Federal Reserve. A fare da assist al rimbalzo sono state le notizie giunte dalla Cina, dove Pechino punta ad allentare le restrizioni per il CovidSul mercato valutario, l’Euro / Dollaro USA mostra un timido guadagno, con un progresso dello 0,27%. Seduta in frazionale ribasso per l’oro, che lascia, per ora, sul parterre lo 0,68%. Pioggia di acquisti sul petrolio (Light Sweet Crude Oil), che mostra un guadagno del 3,73%.Balza in alto lo spread, posizionandosi a +190 punti base, con un incremento di 6 punti base, con il rendimento del BTP decennale pari al 2,85%.Nello scenario borsistico europeo vola Francoforte, con una marcata risalita del 2,10%, brilla Londra, con un forte incremento (+2,55%); ottima performance per Parigi, che registra un progresso del 2,52%. Sessione euforica per Piazza Affari, con il FTSE MIB che mostra in chiusura un balzo del 2,05%; sulla stessa linea, in forte aumento il FTSE Italia All-Share, che con il suo +2,09% termina a quota 26.245 punti.Nella Borsa di Milano, il controvalore degli scambi nella seduta odierna è stato pari a 2,2 miliardi di euro, in calo di 323,9 milioni di euro, rispetto ai 2,52 miliardi della vigilia; i volumi si sono attestati a 0,57 miliardi di azioni, rispetto ai 0,61 miliardi precedenti.Su 440 titoli azionari trattati in Piazza Affari, 125 hanno terminato la seduta con una flessione, mentre i rialzi sono stati 308. Invariate le rimanenti 7 azioni.In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Saipem (+9,29%), DiaSorin (+6,39%), STMicroelectronics (+6,03%) e Amplifon (+5,97%).Le peggiori performance, invece, si sono registrate su Unipol, che ha chiuso a -8,25%.Spicca la prestazione negativa di Inwit, che scende dell’1,27%.Pensosa Banco BPM, con un calo frazionale dello 0,78%.Tentenna Nexi, con un modesto ribasso dello 0,73%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Carel Industries (+13,66%), Biesse (+11,57%), Antares Vision (+11,11%) e GVS (+10,56%).I più forti ribassi, invece, si sono verificati su Intercos, che ha archiviato la seduta a -5,92%.In apnea Seco, che arretra del 3,69%.Tonfo di UnipolSai, che mostra una caduta del 3,17%.Banca Ifis scende del 2,65%.Tra i dati macroeconomici rilevanti:Venerdì 13/05/202208:45 Francia: Prezzi consumo, annuale (atteso 4,8%; preced. 4,5%)08:45 Francia: Prezzi consumo, mensile (atteso 0,4%; preced. 1,4%)09:00 Spagna: Prezzi consumo, mensile (atteso -0,1%; preced. 3%)09:00 Spagna: Prezzi consumo, annuale (atteso 8,4%; preced. 9,8%)11:00 Unione Europea: Produzione industriale, mensile (atteso -2%; preced. 0,5%). LEGGI TUTTO