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Il petrolio rimbalza alla vigilia del meeting dell'OPEC+

(Teleborsa) – Dopo i forti cali delle ultime due sedute, torna a crescere il prezzo del greggio, alla vigilia di un meeting dell’OPEC+ (la formazione allargata del cartello dei paesi produttori di petrolio) che potrebbe non portare a un ulteriore aumento dell’offerta di greggio, a causa dei timori che una possibile recessione globale possa limitare la domanda di energia. Nelle ultime ore si è aggiunta l’incognita del deterioramento delle relazioni tra USA e Cina, a causa delle visita a Taiwan della presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Pelosi.

L’OPEC e i suoi alleati non hanno segnalato chiaramente le loro intenzioni per il meeting di domani, in particolare in merito alle quote di produzione di settembre. L’eccedenza potrebbe essere declassata a 800.000 barili al giorno per il 2022 rispetto a 1 milione di barili al giorno nell’ultima analisi prima della riunione del gruppo del 30 giugno, secondo un rapporto di mercato rilasciato dalla segreteria dell’OPEC ai delegati e visto da S&P Global Commodity Insights.

Alle 19.50 ora italiana, i futures sul greggio Brent di ottobre 2022 hanno raggiunto i 101,65 dollari al barile, in rialzo di 1,54 dollari o dell’1,50%. I futures sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di settembre 2022 scambiano in aumento di 1,52 dollari, o dell’1,68%, a 95,47 dollari al barile.

“Un cambiamento sostanziale nella politica di approvvigionamento dell’OPEC+ sarebbe sorprendente – ha commentato Noah Barrett, Research Analyst di Janus Henderson – Diversi membri dell’organismo stanno producendo un quantitativo minore delle loro quote, il che suggerisce una reale incapacità di aumentare l’offerta. La capacità di riserva si trova effettivamente in due paesi (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) e non è chiaro quanto questi siano disposti ad aumentare la produzione. Con i prezzi del Brent in calo rispetto ai massimi storici, è probabile che ci sia meno urgenza di riportare sul mercato i barili aggiuntivi, anche se paesi come gli Stati Uniti hanno chiesto all’Arabia Saudita di aumentare l’offerta”.

Intanto, secondo il Financial Times, Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna starebbero di fatto frenando sui loro propositi di messa al bando delle forniture di petrolio della Russia. Avrebbero infatti rinviato almeno al prossimo anno l’estromissione del greggio russo dal mercato delle assicurazioni sul trasporto marittimo, temendo problemi su approvvigionamenti globali e sicurezza energetica, scrive il quotidiano britannico.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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