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Pensioni, Cgil: “Opzione uomo strada non percorribile”. Tridico: “Ipotesi riforma va nella giusta direzione”

(Teleborsa) – L’ipotesi di pensionamento anticipato a 58/59 anni con 35 di anzianità per gli uomini con con riduzione del 30% dell’assegno – attribuita alla presidente di FdI Giorgia Meloni – non convince la Cgil. “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile – ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine dell’assemblea nazionale dei delegati della Fillea-Cgil a Milano –. Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico. Credo poi che ci sia un altro tema di fondo per dare un futuro pensionistico a tutti i lavoratori: bisogna combattere la perecarietà”.

“Quello che si sta determinando in questi anni – ha spiegato Landini – è che la precarietà ha impoverito le persone, perché si può essere poveri lavorando, e sta mettendo in discussione anche il futuro dei diritti sociali del nostro Paese. Credo che uno dei temi di fondo sia superare i rapporti di lavoro folli che non hanno ragione d’esistere e sancire che l’ingresso al lavoro dev’essere fondato sulla formazione con l’obiettivo di stabilizzare le persone”.

Di diverso avviso su “Opzione uomo” il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. “Credo che tutte queste riforme siano orientate a un principio giusto, ovvero quello di garantire una certa flessibilità in uscita rimanendo ancorati tuttavia la modello contributivo. Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi – ha detto Tridico a margine della presentazione del XXI rapporto annuale dell’Istituto – se si va in questa direzione poi ovviamente la politica deciderà ma si sembra che si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava facendo. L’Opzione donna ha avuto un tiraggio rispetto alla platea del 25%, un dato che dimostra che la scelta è stata fatta da meno di un terzo delle donne. Dato basso? È una scelta. Tutti sanno che col modello contributivo se si va in pensione prima si va con un minore assegno pensionistico. È normale nel nostro modello contributivo, ce lo abbiamo dal ’95, l’abbiamo riconfermato con la riforma Fornero”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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