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TLC, Corte dei Conti Ue: “Europa in ritardo su obiettivi 5G. Necessario accelerare”

(Teleborsa) – È necessario incrementare la diffusione del nell’Unione europea. I “notevoli ritardi” registrati dagli Stati membri dell’Ue nell’implementazione del nuovo standard stanno, infatti, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi europei in termini di accesso e copertura. Parallelamente sono necessari ulteriori sforzi per risolvere le questioni di sicurezza legate all’implementazione del 5G. Questo il monito lanciato dalla Corte dei conti Ue, in una relazione speciale sul 5G pubblicata oggi.

“Oltre 400 miliardi verranno spesi in Europa entro il 2025 nello sviluppo di reti 5G necessarie a supportare la futura crescita economica e la competitività. Ma con diversi Stati membri rimasti indietro, l’Ue è ancora lontana dal raccogliere i benefici che offre il 5G – afferma Annemie Turtelboom, esponente della Corte dei conti europea responsabile del rapporto –. L’approccio degli Stati membri alla sicurezza del 5G, e in particolare la necessità di un’azione concertata, rimane una questione di importanza strategica per la sovranità tecnologica europea”.

Tutti i Paesi Ue – ad eccezione di Cipro, Lituania, Malta e Portogallo – hanno raggiunto l’obiettivo intermedio del 2020 di avere almeno una grande città con accesso al 5G, ma molti Stati membri –, evidenzia la Corte dei Conti europea – sono rimasti indietro con il dispiegamento delle reti e con l’attuale ritmo di attuazione è molto probabile che gli obiettivi fissati dall’Ue per questo decennio non verranno raggiunti. In controtendenza l’Italia che – come emerge da una recente analisi condotta dalla Commissione europea e riportata nel rapporto dei revisori dei conti Ue – risulta in un gruppo di undici Paesi che hanno una “alta probabilità di raggiungere l’obiettivo” previsto per il 2025. Il nostro Paese finora ha già assegnato due delle tre reti pioniere del 5G (3,6 GHz e 26 GHz), mentre la terza banda (700 MHz) sarà disponibile dal luglio di quest’anno.

La Corte ha, inoltre, sottolineato come nonostante la natura transnazionale delle questioni di sicurezza relative al 5G siano poche le informazioni disponibili su come gli Stati Ue affrontano tali problemi. Tra questi figura, in particolare, la questione di fornitori ad “alto rischio” rispetto alla quale gli Stati Ue hanno adottato strategie differenti. Al centro del problema vi è il fatto che i fornitori facenti capo ai paesi dell’Ue sono tenuti a rispettare le norme e gli obblighi giuridici dell’Ue. Ma sei degli otto maggiori fornitori – ad esempio Huawei (Cina) e Samsung (Corea del Sud) – hanno la propria sede principale in Paesi non-Ue dove la legislazione può differire notevolmente dalle norme europee. La Corte teme, dunque, che gli utenti dell’Ue possano essere soggetti a normativa non-Ue, laddove i centri di controllo siano ubicati al di fuori dell’Ue.

Quando la Commissione europea ha adottato nel gennaio 2020 il “pacchetto di strumenti dell’Ue sulla cibersicurezza del 5G” era già troppo tardi in quanto alcuni gestori di reti mobili avevano già scelto i propri fornitori. Sul punto – conclude la Corte – sarebbe, dunque, necessaria e auspicabile una linea condivisa a livello Ue.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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