4 Gennaio 2023

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    Regali Epifania, spesa media poco più di 70 euro

    (Teleborsa) – Due italiani su tre faranno regali per l’Epifania, per una spesa complessiva di 2 miliardi, 100 milioni più dello scorso anno, ma 200 milioni di euro meno del 2020. Ben 3 italiani su 4 dichiarano di aver speso troppo tra Natale e Capodanno e di voler risparmiare vista la contrazione dei risparmi, gli aumenti del carrello della spesa e della bolletta energetica. Gli italiani hanno cercato di trovare tutte le modalità di risparmio possibile, dal fare incetta di regali in occasione del Black Friday, ai saldi, al riciclo dei regali ricevuto a Natale che vale una contro spesa di 3,2 miliardi. È quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Confcooperative, secondo cui la spesa media per ciascun consumatore sarà pari a 72 euro.La Befana si conferma essere una festa per i bambini, tra i regali a farla da padrone saranno i giocattoli che predominano al Sud secondo il 52% degli intervistati nelle regioni del mezzogiorno. Calze piene di dolci, cioccolato ma anche carbone prodotto con zucchero italiano al Centro per il 45% del campione. Al Nord invece vince l’abbigliamento per il 40%. In crescita i viaggi con oltre 5 milioni di italiani in viaggio in queste ore, 9 su 10 di loro in Italia. Confcooperative segnala che le festività hanno acuito le difficoltà per 10 milioni di italiani. Si tratta di una fetta di paese da prendere in carico e rimettere in carreggiata attraverso misure di contrasto alla povertà e soprattutto di politiche attive per affrontare una piaga che non è solo economica ma anche sociale. LEGGI TUTTO

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    Moderna acquista la giapponese OriCiro Genomics per 85 milioni di dollari

    (Teleborsa) – Moderna, società di biotecnologie specializzata in terapie e vaccini a RNA messaggero (mRNA), ha siglato un accordo per acquisire OriCiro Genomics, un pioniere nelle tecnologie di sintesi e amplificazione del DNA libero, per 85 milioni di dollari. OriCiro è stata fondata nel dicembre 2018 e ha sede a Tokyo, in Giappone.”Con questa acquisizione, otteniamo i migliori strumenti per la sintesi e l’amplificazione senza cellule del DNA plasmidico, un elemento chiave nella produzione di mRNA – ha affermato Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna – La tecnologia di OriCiro integra strategicamente la nostra esperienza di produzione e accelera ulteriormente il nostro motore di ricerca e sviluppo””Moderna ha dimostrato una notevole velocità e capacità di influenzare la vita attraverso la sua piattaforma innovativa e le terapie mRNA – ha affermato Nasir Kato Bashiruddin, amministratore delegato di OriCiro – Sono fiducioso che la nostra tecnologia e il nostro talento si adatteranno in modo altamente strategico a Moderna”. LEGGI TUTTO

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    Piazza Affari in rialzo con l'Europa, bene banche e utilities

    (Teleborsa) – Prevalgono gli acquisti nella Borsa di Milano, al pari delle principali Borse Europee, mentre i rendimenti dei Titoli di Stato mostrano ribassi generalizzati, dopo la diffusione di alcuni dati macroeconomici confortanti. Il rally dell’obbligazionario è sostenuto dalle aspettative che il picco dell’inflazione possa essere alle spalle dopo la flessione dei prezzi fotografata in alcuni paesi della zona euro, con la Banca centrale europea (BCE) che potrebbe quindi adottare una strategia meno aggressiva. Al calo registrato nei dati preliminari di dicembre 2022 sui prezzi al consumo di Spagna e Germania, si è aggiunto oggi anche quello della Francia (inflazione su base annua a +5,9% a dicembre 2022).Le speranze sono ora che l’inflazione dell’area euro in uscita venerdì possa essere migliore delle attese, ma non bisogna dimenticare che si tratta di un’inflazione più moderata rispetto alle crescite a doppia cifra per il calo dei prezzi energetici e che non trova conforto nella componente “core” che viaggia al 5%.Sempre sul fronte macroeconomico, gli indici S&P Global PMI hanno segnalato che – a fine 2022 – nonostante i segnali di un rallentamento del declino, visto il calo solo marginale dell’attività del settore privato e al tasso più debole da luglio, l’economia dell’eurozona è rimasta ancorata in zona contrazione.A Piazza Affari spiccano le utilities, con possibili impatti dalla diminuzione del prezzo del gas e dal repricing dell’obbligazionario, e le banche, con Scope Ratings che afferma che la redditività delle banche europee nel 2023 finirà su livelli simili al 2022, pur con driver di crescita molto diversi.L’Euro / Dollaro USA mostra un timido guadagno, con un progresso dello 0,52%. L’Oro, in aumento (+0,79%), raggiunge 1.855,1 dollari l’oncia. Giornata da dimenticare per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scambia a 74,18 dollari per barile, con un ribasso del 3,57%.Sui livelli della vigilia lo spread, che si mantiene a +207 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,34%.Nello scenario borsistico europeo in evidenza Francoforte, che mostra un forte incremento dell’1,62%, giornata moderatamente positiva per Londra, che sale di un frazionale +0,5%, e svetta Parigi che segna un importante progresso dell’1,67%.Seduta positiva per il listino milanese, che mostra un guadagno dell’1,31% sul FTSE MIB, proseguendo la serie di tre rialzi consecutivi, iniziata lunedì scorso; sulla stessa linea, in rialzo il FTSE Italia All-Share, che aumenta rispetto alla vigilia arrivando a 26.821 punti.Buona la prestazione del FTSE Italia Mid Cap (+0,95%); sulla stessa linea, leggermente positivo il FTSE Italia Star (+0,66%).Tra i best performers di Milano, in evidenza Banco BPM (+4,81%), Telecom Italia (+4,75%), Hera (+3,28%) e Enel (+3,26%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Tenaris, che ottiene -7,36%.Seduta negativa per Leonardo, che mostra una perdita del 2,79%.Sotto pressione Saipem, che accusa un calo del 2,67%.Scivola Prysmian, con un netto svantaggio del 2,21%.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, Datalogic (+7,40%), Juventus (+3,50%), Wiit (+3,10%) e IREN (+2,68%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Luve, che prosegue le contrattazioni a -3,21%.Fiacca Carel Industries, che mostra un piccolo decremento dell’1,50%.Discesa modesta per Sanlorenzo, che cede un piccolo -1,32%.Pensosa Alerion Clean Power, con un calo frazionale dell’1,21%. LEGGI TUTTO

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    PMI, Istat: nel 2022 il 69,9% delle piccole e medie imprese adotta almeno 4 attività digitali su 12

    (Teleborsa) – Il maggiore ricorso al lavoro da remoto che nel 2022 ha coinvolto oltre 7 imprese su 10 ha influito sull’aumento della quota di imprese con almeno 10 addetti che dispongono di documenti su misure, pratiche o procedure di sicurezza informatica (48,3%, era il 34,4% nel 2019; 37% la quota in Ue27). La cybersecurity preoccupa il 45,1% delle imprese più grandi, che per difendersi hanno stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici. Tra le imprese di minore dimensione la quota è del 14,4% (rispettivamente 44,6% e 22,6% in Ue27). Rimangono stabili rispetto al 2020 l’adozione di robotica e l’impiego di specialisti ICT. Nel 2022 le imprese con 10 addetti e più che utilizzano robot passano dal 8,8% del 2020 all’8,7% (6,3% la media Ue27). È pari al 74,9% la percentuale di imprese con almeno 10 addetti che considerano l’impatto ambientale nella scelta di strumenti informatici (58,4% in Ue27). Il 59,9% delle imprese combina anche l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia dell’ICT (48,7% in Ue27). Il 13,4% delle imprese con 10 addetti e più impiega specialisti ICT (21% la media Ue27): erano il 12,6% nel 2020. Questa la fotografia scattata dall’Istat nel report Imprese e ICT 2022. Le PMI si connettono di più ma la transizione digitale procede con lentezza – Con riferimento ai 12 indicatori per classe di addetti che compongono il Digital Intensity Index (DII), utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane ed europee incontrano maggiori difficoltà, i divari maggiori si riscontrano, a scapito delle PMI (imprese con 10-249 addetti), nella presenza di specialisti ICT, nella decisione di investire in formazione ICT nel corso dell’anno precedente, nell’uso di riunioni online e di documentazione specializzata sulle regole e le misure da seguire sulla sicurezza informatica. Ampio anche il divario nell’utilizzo di robot e nella vendita online di almeno l’1% del fatturato totale, che riduce in modo significativo la quota complessiva di imprese con almeno 10 addetti che fanno ricorso a questi strumenti. Rispetto al 2019 la quota di PMI nelle quali nell’anno 2022 più del 50% degli addetti hanno accesso a Internet per scopi lavorativi è aumentata quasi del 23%, eguagliando i tassi di crescita delle grandi imprese (passando rispettivamente dal 40% al 49% e dal 47% al 58%). Nello stesso periodo, più marcata è la crescita degli addetti delle PMI che utilizzano dispositivi connessi a Internet, che aumenta dal 50% al 56% annullando la distanza con le grandi imprese (55,2%). La banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s risulta utilizzata dall’82,8% delle imprese 10+ contro il 96,1% di quelle più grandi. Più distanti invece le quote per connettività ad almeno 1 Giga, rispettivamente 13,2% e 27,1%. Gli indicatori non sono neutrali rispetto alle attività economiche svolte dalle imprese – Per la maggior parte degli indicatori di connessione, sicurezza e formazione ICT, le migliori performance vengono registrate dalle imprese appartenenti al settore della domanda di ICT specializzata e strategica, come quello connesso alla fornitura di energia (D), in cui operano l’86,4% delle imprese che hanno almeno il 50% degli addetti che accedono a Internet (la media è 49,3%), il 93,3% che ha attivato almeno tre misure di sicurezza ICT (circa 20 punti percentuali più della media) e il 38,3% che ha fornito formazione in campo ICT ai propri addetti (19,3% imprese 10+). Analoghe le performance dei settori delle professioni tecniche (M) e dei servizi di informazione e comunicazione (J); questi ultimi si distinguono per la presenza di specialisti ICT (59,9% verso una media del 13,4%) e la formazione effettuata per aggiornare o sviluppare le competenze ICT dei propri addetti (52,5% verso 19,3%). Infine, le attività manifatturiere (C) emergono per l’utilizzo della robotica (19,1% a fronte di una media dell’8,7%) mentre con il 36,8% quelle di alloggio e ristorazione (I) sono le prime per l’utilizzo delle vendite online per valori superiori all’1% del fatturato totale a fronte del 13,4% delle imprese con almeno 10 addetti. Il DII, riferito alle sole PMI con un livello DII di base, è uno dei sub-indicatori della transizione digitale delle imprese misurata dall’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) a cui il programma “Bussola digitale 2030” ha attribuito anche un target (90%) da raggiungere entro il 2030: Nel 2022 il 69,9% di imprese con 10-249 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione che prevede l’adozione di almeno 4 attività digitali su 12 ma appena il 26,8% si colloca a livelli definiti almeno alti dell’indicatore. Al contrario, per il 97,1% delle imprese con almeno 250 addetti si registra un livello almeno base e l’82,1% ha raggiunto quello almeno alto.E-commerce tra le PMI necessario per migliorare la posizione nel DESI – I dati 2022 per le vendite online delle PMI ancora non rilevano miglioramenti significativi nella quota di imprese coinvolte ma solo nei valori scambiati: il 13,0% delle PMI ha effettuato vendite online per almeno l’1% del fatturato totale (12,7% nel 2021) e il 17,7% delle PMI attivo nell’e-commerce ha realizzato online il 13,5% dei ricavi totali (rispettivamente 17,9% e 9,4% nel 2021). In generale, il 18,3% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online fatturando il 17,8% del fatturato totale, rispettivamente 22,8% e 17,6% a livello Ue27. In termini di composizione, il valore delle vendite online si realizza soprattutto nel comparto del commercio (35,6%), per il 28% nel settore manifatturiero (con prevalenza delle attività legate all’automotive), e per una analoga quota nel settore energetico. In termini dimensionali, il 60% del valore online proviene da vendite delle imprese di maggiori dimensioni e il 40% dalle PMI. Nella composizione delle imprese che vendono online si confermano i settori già individuati, a parte quello energetico dove sono presenti poche imprese. Inoltre, emergono i settori della ristorazione e degli alloggi, che coprono più di un terzo (35%) di tutte le imprese attive nell’e-commerce e che, per il 95,1%, appartengono alla dimensione delle PMI. Le imprese italiane con almeno 10 addetti che vendono via web figurano ancora tra le prime utilizzatrici in Europa di piattaforme online come intermediari con il 62,1% contro una media Ue27 del 44,4%. Ancora limitato l’utilizzo di misure di sicurezza avanzate – Il 74,4% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza almeno tre misure di sicurezza ICT, in linea con la media europea (74,0%). L’incidenza delle imprese di minore dimensione e meno complesse determina la forte diffusione di misure di sicurezza meno sofisticate, come l’autenticazione con password forte (83,9%, 82,2% nel 2019) e il back-up dei dati (80,0%, 79,2% nel 2019). Più basse le quote di imprese che adottano misure di sicurezza avanzate, necessarie, ad esempio, all’analisi degli incidenti di sicurezza come la conservazione dei file di registro (44,6%, 40,6% nel 2019) o preventive come le pratiche di valutazione del rischio (35,3%, era 33,8%) e l’esecuzione periodica di test di sicurezza dei sistemi (31,8%, era 33,5%). Ancora limitata la diffusione di misure più sofisticate, come l’utilizzo della crittografia per dati, documenti o e-mail (dal 20,4% del 2019 al 22,0%) e di metodi biometrici per l’identificazione e l’autenticazione dell’utente (dal 4,5% all’8,2%). L’aumento degli accessi alla Rete e dell’utilizzo di strumenti informatici e applicazioni software anche da remoto espongono le imprese ai rischi inerenti possibili attacchi o intrusioni dall’esterno, con conseguente indisponibilità dei servizi, distruzione o corruzione dei dati o divulgazione di dati riservati. Nel 2022 il 15,7% (10,1% nel 2019) delle imprese con almeno 10 addetti e il 33,1% delle imprese con almeno 250 addetti (21,7% nel 2019) hanno dichiarato di aver avuto nel corso dell’anno precedente almeno uno di questi problemi. A livello settoriale, il 33,5% delle imprese attive nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti da raffinazione hanno avuto attacchi informatici con conseguenza sulla sicurezza; seguono quelle della fabbricazione di prodotti farmaceutici (27,2%) e delle attività editoriali (25,4%); in coda si posizionano le dell’industria tessile e abbigliamento (10,0%) e le imprese dei servizi postali (7,9%). Il 48,3% (34,4% nel 2019) delle imprese dispongono di documenti relativi a misure, pratiche o procedure connesse alla sicurezza informatica che ad esempio riguardano la formazione degli addetti sull’uso sicuro degli strumenti informatici o la valutazione delle misure di sicurezza adottate. Di queste imprese l’85,7% ha definito o aggiornato tali documenti negli ultimi due anni. Infine, il 16,4% delle imprese con almeno 10 addetti hanno dichiarato di essersi assicurate contro incidenti connessi alla sicurezza ICT (13,0% nel 2019).Sei imprese su dieci sono attente ai consumi e all’impatto ambientale dell’ICT – L’edizione 2022 della Rilevazione ICT, per la prima volta, ha indagato l’adozione di alcune semplici misure che incidono indirettamente sull’ambiente, come il controllo del consumo di carta (68,0%) o del consumo di energia delle apparecchiature ICT (52,2%). L’Italia, preceduta solo dal Portogallo, è in vetta alla classifica europea su due fronti. Il 74,9% delle imprese adotta comportamenti green nella scelta della tecnologia valutandone anche l’impatto ambientale; inoltre, il 59,9% delle imprese combina la valutazione dell’impatto ambientale dei servizi o delle apparecchiature ICT, prima di selezionarli, con l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia delle tecnologie informatiche. Quando le apparecchiature ICT dell’impresa non sono più utilizzate, devono essere smaltite: l’86,9% delle imprese le destina alla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici (compresa quella effettuata direttamente dai propri fornitori), il 48,6% le conserva nell’impresa per utilizzare le parti di ricambio o per evitare che vengano divulgate informazioni sensibili, il 25,0% le rivende o le restituisce se in leasing, oppure le dona. La variabilità dei comportamenti dipende più dall’attività economica svolta dalle imprese che dalla loro classe dimensionale e, in generale, le più attente all’ambiente sono quelle attive nei servizi. In particolare, nell’impatto ambientale dell’ICT risultano più virtuose le imprese attive nei servizi postali e di corriere, nelle telecomunicazioni e nei servizi di alloggio mentre per il riutilizzo circolare dell’ICT sono più attive quelle del comparto editoriale, della fabbricazione di prodotti farmaceutici e della fornitura di energia. LEGGI TUTTO

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    Salesforce taglia il 10% della forza lavoro e chiude alcuni uffici

    (Teleborsa) – Salesforce, colosso statunitense attivo nel campo dei software CRM e cloud computing, ha annunciato un piano di ristrutturazione per ridurre i costi operativi, migliorare i margini operativi e continuare a portare avanti l’impegno dell’azienda per una crescita redditizia. Il piano include una riduzione dell’attuale forza lavoro di circa il 10% e selezionate dismissioni immobiliari e riduzioni di spazi per uffici in determinati mercati.Nonostante la posizione di leader della società, “l’ambiente rimane impegnativo e i nostri clienti stanno adottando un approccio più misurato alle loro decisioni di acquisto”, ha scritto il CEO Marc Benioff in una lettera ai dipendenti. “Poiché le nostre entrate sono aumentate durante la pandemia, abbiamo assunto troppe persone che hanno portato a questa recessione economica che stiamo affrontando e me ne assumo la responsabilità”, ha aggiunto.La società stima che dovrà sostenere oneri da circa 1,4 miliardi a 2,1 miliardi di dollari in relazione al piano, di cui circa 0,8-1 miliardi di dollari dovrebbero essere sostenuti nel quarto trimestre dell’anno fiscale 2023. Tali oneri consistono principalmente in 1-1,4 miliardi di dollari di oneri relativi alla transizione dei dipendenti, indennità di licenziamento, benefici per i dipendenti e compensi basati su azioni; e 450-650 milioni di dollari in spese di uscita associate alla riduzione degli spazi per uffici.Le azioni associate alla ristrutturazione della forza lavoro dovrebbero essere sostanzialmente completate entro la fine dell’anno fiscale 2024, mentre quelle associate alla ristrutturazione immobiliare dovrebbero essere completamente completate nell’anno fiscale 2026.I dipendenti interessati dai licenziamenti negli Stati Uniti riceveranno un minimo di quasi cinque mesi di retribuzione, assicurazione sanitaria, risorse per la carriera e altri benefici per aiutarli nella ricerca di un nuovo lavoro, ha detto il CEO. Quelli al di fuori degli Stati Uniti riceveranno un livello di supporto simile e i processi di riduzione della forza lavoro si allineeranno alle leggi sull’occupazione locali. LEGGI TUTTO

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    Banche europee, Scope: redditività 2023 su livelli 2022 ma con driver molto diversi

    (Teleborsa) – La redditività delle banche europee nel 2023 finirà su livelli simili al 2022, anche se la visibilità del settore all’inizio del nuovo anno è estremamente bassa, a causa di un insieme di incertezze per quanto riguarda lo scenario geopolitico, le scelte di governi e banche centrali, oltre che per il fatto che l’economia europea rimane anormalmente suscettibile alle oscillazioni meteorologiche a causa della sua dipendenza da forniture energetiche russe ostili. Lo afferma un nuovo report di Scope Ratings, affermando che i driver del settore saranno però molto diversi.”A differenza delle crisi precedenti, saranno evidenti le caratteristiche anticicliche delle banche, vale a dire il rapporto positivo tra i ricavi e l’aumento dei tassi di interesse – ha affermato Marco Troiano, head of financial institutions presso Scope – Nel nostro scenario base, i margini si espanderanno in modo significativo, più che controbilanciando una performance un po’ più debole delle entrate da commissioni e accantonamenti leggermente più elevati”.I ricavi trarranno vantaggio dall’espansione dei margini bancari sulla scia di un contesto di tassi di interesse più favorevoli, ma saranno sempre meno potenziate dai guadagni artificiali del carry-trade TLTRO. Anche l’aumento dei costi di raccolta wholesale, che riflette in parte maggiori emissioni in un mercato più costoso per soddisfare i requisiti MREL a pieno regime – applicabili da gennaio 2024 – peserà sui ricavi.Sul fronte dei costi, Troiano osserva che “dopo molti anni di un ambiente deflazionistico o, nel migliore dei casi, disinflazionistico, le banche dovranno fare i conti con l’aumento delle richieste salariali che fanno aumentare le loro basi di costo ma facilitano anche la gestione dell’over-capacity. Inoltre, la tendenza decennale al miglioramento della qualità degli asset si invertirà”.Troiano ritiene che il deterioramento del contesto macroeconomico, gli alti prezzi dell’energia e l’aumento dei costi del servizio del debito porteranno alla formazione di nuovi NPL, richiedendo alle banche accantonamenti per perdite su prestiti. “L’aumento del costo del rischio dovrebbe essere gestibile nel contesto dell’espansione dei profitti pre-provision”, ha spiegato.Secondo Scope Ratings, le metriche di liquidità peggioreranno, pur da livelli molto forti. “Gli attuali indici di finanziamento e liquidità delle banche riflettono in parte miglioramenti strutturali – ha continuato Troiano – Ma il più recente aumento dei ratio di liquidità è guidato dalle condizioni monetarie estremamente accomodanti a seguito dello shock Covid, che ora si stanno invertendo”. Scope prevede che i rapporti di copertura della liquidità diminuiranno man mano che il finanziamento a basso costo della banca centrale verrà rimborsato e le operazioni di carry trade verranno annullate.L’esperto si aspetta che il controllo normativo sulla distribuzione del capitale aumenterà e i piani delle banche per distribuire il capitale in eccesso saranno sospesi, almeno temporaneamente. “Ma vale la pena sottolineare che, nonostante la generosa distribuzione dei dividendi e i programmi di riacquisto di azioni proprie nel 2021 e nel 2022, le banche entrano nel 2023 con solide posizioni patrimoniali e riserve materiali rispetto ai requisiti, il che continua a sostenere i loro profili di credito”, ha affermato Troiano. LEGGI TUTTO

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    Covid, rilevazione Fiaso: ancora in calo la curva dei ricoveri

    (Teleborsa) – Per la terza settimana di seguito cala la curva dei ricoveri Covid in Italia (-0,7% rispetto alla precedente rilevazione). Risultano in aumento però i ricoveri ‘Per Covid’ (+9,6%), cioè di quei pazienti che arrivano in ospedale perché hanno sviluppato insufficienza respiratoria o polmonite a seguito dell’infezione da Sars-Cov-2. Sono alcuni dei numeri emersi dalla rilevazione degli ospedali sentinella aderenti alla rete della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) del 3 gennaio 2023.Risulta in calo (-6,3%) anche il numero dei pazienti minori di 18 anni ricoverati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali della rete sentinella della Fiaso. Si attendono però i risultati della prossima settimana quando riapriranno le scuole però va alla prossima “e potrà esserci una intensificazione della circolazione virale”, ha spiegato il presidente della federazione, Giovanni Migliore. L’86% dei pazienti pediatrici ricoverati ‘Con Covid’, ovvero positivi al Sars-Cov-2 ma il cui ricovero è stato determinato da altra malattia, è di età compresa tra 0 e 4 anni. Un solo paziente, secondo il report, è ricoverato in terapia intensiva ‘Con Covid’ nella fascia di età tra 0-4 anni. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste mutui crollano con tassi di nuovo in aumento

    (Teleborsa) – Crollano le domande di mutuo negli Stati Uniti, dopo i piccoli aumenti delle scorse settimane. Nella settimana al 30 dicembre, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una diminuzione del 10,3%, dopo il +0,9% della settimana precedente. L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è sceso del 16,3%, mentre quello relativo alle nuove domande registra una variazione del -12,2%.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono tornati ad aumentare, attestandosi al 6,58% dal 6,34% della settimana precedente.”La fine dell’anno è in genere un periodo più lento per il mercato immobiliare, e con i tassi ipotecari ancora ben al di sopra del 6% e la minaccia di una recessione incombente, le domande di mutuo hanno continuato a diminuire nelle ultime due settimane fino al livello più basso dal 1996″, ha dichiarato Joel Kan, vicepresidente e vice capo economista di MBA.”Le domande di acquisto sono state influenzate dal rallentamento delle vendite di case sia nei segmenti di mercato nuovi che in quelli esistenti – ha spiegato – Anche se la crescita dei prezzi delle case rallenta in molte parti del paese, i tassi elevati dei mutui continuano a mettere a dura prova l’accessibilità economica e tengono fuori dal mercato i potenziali acquirenti di case”.Kan ha aggiunto: “Le domande di rifinanziamento rimangono meno di un terzo del mercato ed erano inferiori dell’87% rispetto a un anno fa, poiché i tassi sono rimasti vicini al doppio rispetto a quelli del 2021. I tassi dei mutui sono inferiori ai massimi di ottobre 2022, ma dovrebbero diminuire sostanzialmente per generare ulteriore attività di rifinanziamento”.(Foto: © Alexander Raths / 123RF) LEGGI TUTTO