23 Gennaio 2023

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    GVS, Berenberg avvia copertura con Buy e TP a 7,5 euro

    (Teleborsa) – Berenberg ha iniziato la copertura sul titolo GVS, società quotata su Euronext Milan e attiva nella fornitura di soluzioni filtranti per applicazioni nei settori Healthcare & Life Sciences, Energy & Mobility and Health & Safety. Il prezzo obiettivo è stato fissato a 7,50 euro per azione, mentre il giudizio sul titolo è “Buy”. Gli analisti sottolineano che GVS beneficia di un posizionamento unico all’interno del mercato della filtrazione in quanto, a differenza dei suoi concorrenti, si concentra su segmenti di nicchia redditizi all’interno di mercati che sono: resilienti ai cicli economici – in particolare sanità, scienze della vita e salute e sicurezza – e che beneficiano di un costante crescita sottostante nel corso degli anni; beneficiari diretti della transizione energetica, vale a dire energia e mobilità.Nella ricerca viene sottolineato che negli anni GVS ha consolidato la propria leadership costruendo un modello di business verticalmente integrato caratterizzato da un elevato grado di innovazione, un ampio portafoglio di soluzioni (GVS produce la più ampia gamma di membrane microporose al mondo), una solida reputazione e rapporti di lungo termine con i clienti.Un upside ulteriore potrebbe arrivare dalle acquisizioni, in quanto l’M&A è parte integrante della strategia di GVS, con un solido track record di 17 acquisizioni completate nel periodo 2009-22. “Dopo un periodo di integrazione M&A (necessario anche per rafforzare il bilancio), GVS potrebbe continuare il suo ruolo di consolidatore di mercato in futuro, aggiungendo nuove tecnologie, espandendosi in nuove regioni e creando valore aggiunto per gli azionisti”, sottolinea Berenberg.Gli analisti stimano per il 2022 ricavi per 383 milioni di euro, un EBITDA Adjusted di 77 milioni di euro e un utile netto Adjusted di 30 milioni di euro. Questi dati dovrebbero crescere nel 2023, rispettivamente, a 460 milioni di euro, 97 milioni di euro e 34 milioni di euro. Le attese per il 2024 sono di ricavi per 492 milioni di euro, un EBITDA Adjusted di 120 milioni di euro e un utile netto Adjusted di 53 milioni di euro.(Foto: © Davide Fiorenzo De Conti / 123RF) LEGGI TUTTO

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    OPA DeA Capital, adesioni al 23/01/2023

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria promossa da Nova (veicolo di De Agostini) sulle azioni ordinarie di DeA Capital, risulta che oggi, 23 gennaio 2023, sono state presentate 170.451 richieste di adesione. Pertanto, complessivamente le richieste di adesioni sono a quota 170.451, pari allo 0,199% dell’offerta.L’offerta è iniziata il 23 gennaio 2023 e terminerà il 17 febbraio 2023. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie DeA Capital acquistate sul mercato nei giorni 16 e 17 febbraio 2023 non potranno essere apportate in adesione all’offerta. LEGGI TUTTO

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    Acea sale al 100% della società abruzzese Deco

    (Teleborsa) – Acea, multi-utility quotata su Euronext Milan, ha completato l’acquisizione del restante 35% del capitale di Deco, società attiva nel settore dei rifiuti in Abruzzo di cui deteneva il 65% da settembre 2021. Deco è consolidata al 100% da ACEA e contribuisce all’EBITDA del gruppo, su base annua, per un importo di circa 11 milioni di euro.La società si occupa della progettazione, realizzazione e gestione di impianti di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti solidi urbani e di impianti di recupero energetico da fonti rinnovabili. Il perimetro di attività oggetto dell’acquisizione comprende: un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) con una capacità autorizzata di 270.000 tonn./anno, un impianto fotovoltaico, un impianto a biogas e due impianti di smaltimento. Deco detiene anche il 100% del capitale di Ecologica Sangro, che opera sempre in Abruzzo nel settore della gestione integrata dei rifiuti solidi urbani. LEGGI TUTTO

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    PA, Zangrillo: impegnati per attrarre giovani talenti

    (Teleborsa) – “L’efficienza della Pubblica amministrazione passa innanzitutto attraverso le persone: investire sul capitale umano, premiare il merito e le competenze è la sfida che abbiamo davanti per imprimere, per quanto possibile, un’accelerazione al rinnovamento non solo tecnologico ma anche, e soprattutto, culturale e organizzativo del personale pubblico”. Lo ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, inaugurando a Novara gli incontri con gli studenti dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) organizzati per il corso di laurea magistrale in Giurisprudenza per l’Economia e l’Impresa. Il ministro Zangrillo è intervenuto nell’ambito delle lezioni di Diritto costituzionale sul tema della “Efficienza della pubblica amministrazione come presupposto della democraticità del sistema istituzionale”, alla presenza del rettore dell’Upo, Gian Carlo Avanzi, del direttore del Dipartimento di Studi per l’economia e l’impresa, il costituzionalista Massimo Cavino, e del sindaco di Novara, Alessandro Canelli.”Le molteplici sfide che oggi siamo chiamati ad affrontare richiedono a gran voce una maggiore presenza di giovani in grado di maneggiare saperi e conoscenze eterogenee, trasversali e mutevoli, non da ultimo anche quelli provenienti dal mondo economico e aziendale”, ha sottolineato Zangrillo nel corso della lezione, nel complesso universitario “Perrone”, al termine della quale si è svolto un dialogo aperto con gli studenti di Giurisprudenza. Il ministro, rispondendo alle domande, ha ricordato la necessità di fare in modo che per i giovani la pubblica amministrazione non sia una opzione residuale di lavoro. “Le organizzazioni che funzionano, le organizzazioni virtuose – ha osservato al riguardo – sono quelle che sono capaci di mettere in connessione vecchie e nuove generazioni, e creare quel mix che consente di disporre di solide esperienze ma, al tempo stesso, di poter investire su nuove forze e su nuove energie”. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, Visco: “Italia in grado di gestire stretta BCE: non condivido allarmi su tassi”

    (Teleborsa) – “Gli allarmi che a volte vengono sollevati sugli effetti che ulteriori aumenti dei tassi ufficiali potrebbero avere sulla nostra economia non sono condivisibili: il nostro Paese è in grado, proseguendo sulla strada già intrapresa delle politiche prudenti e delle riforme, di gestire le conseguenze di una graduale ma necessaria restrizione monetaria”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco durante una tavola rotonda dell’Ambrosetti Club a Roma.La manovra di rialzo dei tassi della Bce deve proseguire, ma “con la necessaria gradualità” e – ha aggiunto Visco – “non condivido, allo stesso tempo, talune dichiarazioni nelle quali si sostiene che nell’area dell’euro solo una recessione, più o meno profonda, consentirà di riportare l’inflazione in linea con il nostro obiettivo di prezzi stabili. Ritengo invece del tutto possibile che, come sta avvenendo in altri paesi e come è peraltro in linea con le nostre previsioni, la crescita dei prezzi, che già mostra segnali di discesa, possa tornare al 2 per cento senza che le nostre misure arrechino all’attività produttiva e all’occupazione danni particolarmente gravi che finirebbero per rendere più difficile il conseguimento del nostro mandato nel medio periodo”. Secondo Visco “l’azione della politica monetaria non può che proseguire nella direzione intrapresa. Serve tuttavia che la normalizzazione proceda con la necessaria gradualità, tenendo conto che le aspettative d’inflazione a medio-lungo termine sono ancorate e non si intravedono segnali di spirali tra prezzi e salari, sebbene l’attesa accelerazione di questi ultimi debba essere attentamente monitorata. Quindi, sì, ulteriori aumenti dei tassi sono nelle cose, ma continueranno a essere necessarie valutazioni attente e consapevoli dell’intensità e dei tempi della loro trasmissione a tutte le economie dell’area dell’euro, tenendo conto – ha spiegato il Governatore – dell’evoluzione, in entrambe le direzioni, dei fattori alla base della dinamica inflazionistica: dai costi delle materie prime a quelli del lavoro, dall’evoluzione della domanda interna e internazionale a quella dei margini di profitto, dagli andamenti delle attività finanziarie a quelli dei debiti pubblici e privati”.PIL sopra livelli pre-Covid ma stime incerte – L’Italia ha chiuso il 2022 con una crescita del PIL vicino al 4%, “recuperando pienamente i livelli pre Covid” ma, – afferma il governatore della Banca d’Italia – rispetto al picco raggiunto all’inizio del 2008, il prodotto resta ancora inferiore di oltre tre punti percentuali e a fine anno l’economia si è indebolita. Secondo Visco le stime sono incerte a causa della volatilità del prezzo del gas. “Sembra – ha sottolineato – di essere sulle montagne russe, e in queste condizioni non solo è difficile fare previsioni macroeconomiche ma anche, per famiglie e imprese, programmi di spesa e di investimento”. “Nel 2023 – questo lo scenario tracciato da Visco – il PIL rallenterebbe nettamente, allo 0,6 per cento; la crescita tornerebbe poi a rafforzarsi nel prossimo biennio, grazie all’accelerazione delle esportazioni e della domanda interna, che beneficerebbe della diminuzione delle pressioni inflazionistiche e dell’incertezza. L’inflazione, salita oltre l’8,5 per cento nella media del 2022, scenderebbe di due punti quest’anno e più decisamente in seguito, portandosi al 2 per cento nel 2025”.Prudenza su debito ha contenuto lo spread – “Le recenti misure del governo su debito e conti pubblici improntate alla prudenza, – afferma Visco – hanno contribuito al contenimento del differenziale di rendimento rispetto ai titoli di Stato decennali della Germania che oggi si situa attorno ai 180 punti base. Mantenere conti pubblici in ordine e, quindi, disavanzi ridotti e decrescenti nel tempo è cruciale per evitare tensioni finanziarie”. Per il governatore i rialzi dei tassi per le finanze pubbliche sono “gestibili grazie all’elevata vita media del debito pubblico e alla crescita del PIL”. LEGGI TUTTO

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    Gas, agenzie UE: nessun impatto significativo dal price cap

    (Teleborsa) – Le due principali agenzie UE che supervisionano i mercati finanziari ed energetici “non hanno individuato impatti significativi (positivi o negativi) che possano essere inequivocabilmente e direttamente attribuiti all’adozione” del tetto al prezzo del gas. Tuttavia, “non si dovrebbe dedurre da ciò che il price cap potrebbe non avere alcun impatto sui mercati finanziari ed energetici in futuro”. Lo si legge nei due rapporti preliminari pubblicati oggi dall’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) e dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA)La relazione dell’ACER si concentra sulla valutazione degli attuali sviluppi del mercato dell’energia, compresi gli hub dell’UE e l’andamento dei prezzi del gas naturale liquefatto (GNL), gli sviluppi della domanda e dell’offerta, l’utilizzo delle infrastrutture e la sicurezza dell’approvvigionamento. La relazione dell’ESMA si concentra sugli indicatori di mercato volti a valutare i potenziali effetti dell’adozione del regolamento sui mercati dei derivati dell’energia, tra cui l’evoluzione dei volumi e degli interessi aperti e il potenziale spostamento dell’attività dalle sedi di negoziazione agli over-the-counter (OTC).I risultati arrivano tre settimane prima che il meccanismo di price cap venga messo in atto (15 febbraio 2023), con l’obiettivo di prevenire le oscillazioni estreme dei prezzi che hanno colpito il Vecchio Continente lo scorso anno. Il meccanismo si attiva se sono soddisfatte le seguenti due condizioni: il prezzo del derivato TTF front-month è superiore a 180 euro/MWh per tre giorni di negoziazione consecutivi ed è 35 euro/MWh in più rispetto al prezzo di riferimento del GNL.Nelle relazioni viene sottolineato che l’adozione del regolamento ha coinciso con un periodo in cui i prezzi del gas sono stati significativamente inferiori rispetto, in particolare, alla seconda metà del 2022. Non si può quindi concludere che le dinamiche di mercato nelle prime settimane del 2023 siano un effetto diretto o indiretto dell’approvazione del regolamento.Il prezzo dei contratti futures del gas TTF, utilizzati dagli operatori come benchmark per il mercato europeo, si attestano nella giornata odierna a circa 66 euro/MWh, un livello ben più basso del record di 345 euro/MWh segnato alla fine della scorsa estate oltre che inferiore ai livelli pre-conflitto di inizio 2022.L’ACER afferma che sarà importante monitorare alcuni rischi in futuro, tra cui: l’attivazione del regolamento potrebbe tradursi in prezzi più elevati presso gli hub del gas dell’UE e in un aumento dei prezzi per le consegne di GNL dell’UE; potrebbe potenzialmente limitare gli strumenti di copertura a disposizione dei partecipanti al mercato; potrebbe comportare un ampliamento degli spread di prezzo tra gli hub, in relazione alla misura in cui gli scambi sono soggetti o meno a limiti di prezzo; potrebbe verificarsi un aumento dei prezzi day-ahead rispetto ai front-month, se l’approvvigionamento di gas si sposta verso mercati a breve termine senza tetto dai mercati in cui è stato attivato il tetto. LEGGI TUTTO

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    Irpef, Leo: a lavoro su tre aliquote

    (Teleborsa) – “Vogliamo addolcire la curva delle aliquote dell’Irpef. Lavoriamo sull’ipotesi di scendere a 3 aliquote: un passaggio da 4 a 3 aliquote è possibile come primo intervento di questa legislatura, per poi progressivamente ridurre ulteriormente”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, nel suo intervento al sesto Forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili. “Sui numeri ci siamo ragionando compatibilmente con le risorse a disposizione”.”Vogliamo, ha detto ancora Leo, “eliminare l’Irap per tutti i soggetti non-Ires e semplificare il sistema sanzionatorio”. La flat tax, ha rivendicato, “non è un meccanismo premiale, ma di semplificazione, è un meccanismo per semplificare la vita del contribuente non ad agevolarla”.”Stiamo lavorando alacremente sulla legge delega” relativa alla riforma del sistema fiscale, ha aggiunto Leo spiegando che “i capitoli sono corposi, e che io conto di portare in CdM il testo entro fine febbraio, prima decade marzo al massimo”. “Semplificazione e certezza del diritto”, gli obiettivi della riforma, “poi vogliamo rivedere lo statuto dei contribuenti e ridurre le tasse a chi investe nell’impresa”. Il testo, ha spiegato Leo, “sarà suddiviso in 4 parti: principi generali, tributi, provvedimenti e testi unici”. “Sarà una legge delega così puntuale e articolata che rappresenterà una svolta per il nostro sistema Paese”, ha concluso Leo.”I nostri valori catastali non meritano un’accelerazione nell’aggiornamento, perché in altri paesi europei la rivalutazione è ben più datata”, ha proseguito Leo. “In quasi nessun paese europeo c’è stato un aggiornamento recente dei valori catastali – ha spiegato -. In Austria è dal 1973, in Belgio dal 1975, in Francia dal 1970, i nostri risalgono all’88-89, quindi non possiamo dire di essere la Cenerentola dell’aggiornamento dei valori catastali”. LEGGI TUTTO

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    Panetta (BCE): progetto dell'euro digitale ha una chiara dimensione politica

    (Teleborsa) – “Il progetto dell’euro digitale è una vera iniziativa europea. E non è solo un progetto tecnico: ha una chiara dimensione politica in considerazione delle sue ampie implicazioni sociali. Tutti i responsabili politici europei devono quindi fare la loro parte, tenendo presenti i rispettivi ruoli e mandati. E dobbiamo sempre cercare un ampio sostegno da parte dei cittadini europei”. Lo ha detto Fabio Panetta, membro dell’Executive Board della BCE, durante un’audizione presso la Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo.Panetta ha sottolineato, come già fatto in passato, che passare alla fase realizzativa non significa emettere l’euro digitale, ma continuare a sviluppare le soluzioni tecniche e gli accordi commerciali necessari per fornire e distribuire eventualmente un euro digitale. “L’eventuale decisione del Consiglio direttivo di emettere un euro digitale verrebbe presa in una fase successiva e solo dopo che il Parlamento e il Consiglio dell’UE avranno adottato l’atto legislativo”, ha detto.Nella sua relazione sugli avanzamenti degli sforzi della BCE per ideare la propria CBDC (central bank digital currency), l’economista italiano ha ricordato che il comportamento di pagamento delle persone “sta cambiando a una velocità senza precedenti”. “Negli ultimi tre anni, i pagamenti in contanti nell’area euro sono scesi dal 72% al 59%, con i pagamenti digitali che stanno diventando sempre più popolari – ha spiegato – Nei Paesi Bassi e in Finlandia, ad esempio, il contante viene utilizzato solo in un quinto delle transazioni”.Secondo Panetta, un euro digitale “risponderebbe a questa crescente preferenza per i pagamenti elettronici rendendo il denaro pubblico disponibile anche in forma digitale. Insieme al contante, un euro digitale offrirebbe agli europei l’accesso a mezzi di pagamento che consentirebbero loro di pagare gratuitamente ovunque nell’area euro. Essere facilmente accessibile e conveniente da usare sosterrebbe l’adozione e l’inclusione finanziaria”.In un altro passaggio il funzionario della BCE ha sottolineato che “la nostra priorità per il progetto dell’euro digitale è sempre stata chiara: preservare il ruolo della moneta di banca centrale nei pagamenti al dettaglio offrendo un’opzione aggiuntiva per pagare con denaro pubblico, anche dove oggi non è possibile, ad esempio nel commercio elettronico”.Panetta ha detto che l’euro digitale non sostituirà altri metodi di pagamento elettronico, né il contante, e che la BCE è consapevole delle preoccupazioni di alcune persone secondo cui un euro digitale potrebbe danneggiare la riservatezza dei loro dati di pagamento. “Quando si tratta della banca centrale, proponiamo di non avere accesso ai dati personali”, ha puntualizzato. LEGGI TUTTO