24 Maggio 2023

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    Economia circolare, al 2040 soddisfatto fino al 32% fabbisogno annuo materie prime strategiche dell’Italia

    (Teleborsa) – “Le materie prime critiche sono centrali per l’industria europea e rientrano in tecnologie chiave per la politica energetica e digitale, in un contesto in cui l’Europa e l’Italia sono fortemente dipendenti da Paesi terzi. In Italia, in particolare, il fabbisogno di materie prime critiche strategiche è previsto crescere fino a 11 volte rispetto ad oggi, rendendo necessarie soluzioni di policy volte a garantire un approvvigionamento sicuro e resiliente”. È quanto ha dichiarato Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti in occasione della presentazione – avvenuta oggi a Roma, presso l’Ara Pacis, del Position Paper “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare” – realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Iren. L’evento di presentazione, moderato dalla giornalista Laura Tecce, ha visto la partecipazione Adolfo Urso (ministro delle Imprese e del Made in Italy), Valerio De Molli (managing partner & ceo, The European House – Ambrosetti), Luca Dal Fabbro (presidente, Iren), Fiorenzo Fumanti (Ispra) e Danilo Bonato (direttore generale, Erion). “I risultati della ricerca – afferma Dal Fabbro – dimostrano come l’incremento della dotazione impiantistica in termini di recupero e riciclo delle materie prime critiche sia l’azione più urgente da intraprendere a beneficio della sicurezza del sistema economico italiano. Al 2040 l’economia circolare potrà soddisfare fino al 32% del fabbisogno annuo di materie prime strategiche in Italia. Iren eserciterà un ruolo da protagonista in questo ambito, forte di un piano industriale che prevede al 2030 10,5 miliardi di Euro di investimenti con l’obiettivo di diventare il player di riferimento per l’economia circolare nel Paese”. Durante la Tavola Rotonda sono stati condivisi i principali risultati dello Studio, con l’obiettivo di qualificare la centralità delle materie prime critiche per le produzioni industriali europee, mettendo in luce le potenziali criticità legate alla concentrazione delle forniture, e quantificare il fabbisogno attuale e prospettico per l’Italia identificando le opportunità derivanti dall’economia circolare.Nel 2023 la Commissione Europea ha identificato 34 materie prime critiche per l’industria Europea (20 in più rispetto alla rilevazione effettuata nel 2011). La Cina è oggi il principale fornitore europeo per il 56% delle materie prime critiche con implicazioni significative per i target energetici al 2030: se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico (47% del totale) e 33,8 milioni di veicoli elettrici (66% del totale), rendendo impossibile il raggiungimento degli obiettivi legati alle linee guida europee.Il posizionamento della Cina sulle materie prime critiche non si basa solamente sulla produzione domestica, ma anche sulla capacità di raffinazione. La Cina, infatti, raffina oltre il 90% della produzione mondiale di terre rare, di manganese e di germanio. Non solo: tra il 2005 e il 2021 la Cina ha indirizzato oltre 80 miliardi di euro di investimenti diretti esteri verso il settore estrattivo e della raffinazione. Si tratta di un valore pari a 2,3 volte gli investimenti pubblici europei in rinnovabili osservati nello stesso periodo di riferimento. I primi 3 Paesi in cui la Cina ha diretto gli investimenti sono Australia (26,6 miliardi di Euro), Repubblica Democratica del Congo(13,7 miliardi di Euro) e Perù (11,8 miliardi di Euro). Gli effetti di questa strategia sono visibili su materie prime critiche quali cobalto e litio, per cui la Cina detiene il 3% e l’11% della capacità mineraria globale, ma con quota che raggiunge rispettivamente il 25% e il 24% includendo le società a controllo cinese.All’interno di questo mercato fortemente concentrato, il Critical Raw Materials Act, emanato a marzo 2023 dalla Commissione Europea stabilisce che, entro il 2030, estrazione, raffinazione e riciclo debbano soddisfare, rispettivamente, almeno il 10%, 40% e 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche, con l’obiettivo di rendere le filiere industriali più resilienti e meno dipendenti da Paesi terzi. Inoltre, al massimo il 65% delle materie prime critiche consumate potranno essere importate da un singolo Paese.Sempre nel 2023 la Commissione Europea ha introdotto anche il concetto di materie prime strategiche, ovvero le materie prime necessarie per produzioni industriali che ricadono in settori di utilizzo strategici identificati in: energie rinnovabili, mobilità elettrica, digitale, aerospazio e difesa. Le analisi di The European House – Ambrosetti, basate su oltre 50 documenti di policy europei degli ultimi 5 anni, consentono di identificare le tecnologie sottostanti ai settori strategici (fotovoltaico, eolico, batterie, data storage e server, prodotti di elettronica, droni e satelliti) e conseguentemente di identificare il fabbisogno italiano, attuale e prospettico, di materie prime strategiche.I risultati dell’analisi evidenziano come il fabbisogno odierno italiano di materie prime strategiche si attesti a circa 2.782 tonnellate nel 2020, con il rame che rappresenta il 44% del totale. Al 2040, inoltre, il fabbisogno è previsto crescere fino a 11 volte rispetto a tali volumi, nell’ipotesi di una specializzazione produttiva del Paese sugli ambiti dell’eolico e del fotovoltaico e di una espansione tecnologica coerente con i target energetici europei. In generale, alla luce del crescente fabbisogno di materie prime critiche strategiche, esistono dei vincoli da considerare per soddisfare tali fabbisogni. Infatti, da un lato, le materie prime critiche strategiche hanno pochi materiali sostituti, parte dei quali sono a loro volta critici e con soluzioni a minor maturità tecnologica che rendono difficile performance comparabili. Dall’altro lato, l’estrazione di materiali minerali metallici in Italia è oggi sostanzialmente nulla, con tempi autorizzativi per valorizzare un nuovo sito minerario che raggiungono in Europa 15/17 anni.In questo quadro, l’economia circolare rappresenta quindi una leva ad alto potenziale, anche alla luce dei volumi crescenti di tecnologie low-carbon che raggiungeranno il fine vita: lo stock di prodotti riciclabili da qui al 2040 è previsto crescere di 13 volte. In questo contesto, il riciclo potrà soddisfare nel 2040 dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuo di materie prime strategiche, con il target del 15% fissato dalla Commissione Europea che può essere raggiunto già nel 2030. Tuttavia, per raggiungere tassi di riciclo significativi e potenziare l’autonomia strategica italiana è necessario un incremento della dotazione impiantistica: The European House – Ambrosetti ha stimato che in Italia saranno necessari 7 impianti per valorizzare i prodotti che contengono materie prime critiche, per un investimento complessivo di circa 336 milioni di Euro.Diventa quindi fondamentale il ruolo delle multiutility come Iren, grazie al forte presidio territoriale, l’elevata capacità di investimento e la presenza radicata in tutta la filiera energetica e dei rifiuti. Iren attiva nei settori strategici dell’energia, dell’acqua, dell’ambiente e delle reti fornirà un contributo sostanziale al raggiungimento dei target richiesti dal Critical Raw Materials Act grazie alla gestione diretta di circa 60 impianti di trattamento dei rifiuti in Italia, fra i quali innovative linee di trattamento dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) per il recupero delle materie prime critiche contenute. Nel piano industriale Iren al 2030, che prevede circa 10,5 miliardi di investimenti, l’80% dei quali dedicati alla crescita sostenibile, è previsto un ulteriore sviluppo impiantistico, fra cui la realizzazione del primo impianto italiano dedicato esclusivamente al recupero dei materiali preziosi e materie prime critiche, la cui costruzione partirà entro il 2023 in Valdarno. LEGGI TUTTO

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    Stallo su debito USA affossa i mercati europei

    (Teleborsa) – Seduta negativa per i mercati del Vecchio Continente, in linea con la borsa di Milano, che si muove in rosso. Anche il mercato USA segna un andamento in rosso, mentre sono ancora in stallo le trattative per evitare il default degli Stati Uniti, che potrebbe scattare il 1° giugno se non si arriverà ad un accordo per aumentare il tetto del debito.Sul mercato valutario, l’Euro / Dollaro USA mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1,076. Prevale la cautela sull’oro, che continua la seduta con un leggero calo dello 0,31%. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil), in aumento (+2,06%), raggiunge 74,41 dollari per barile.Sulla parità lo spread, che rimane a quota +186 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,32%.Tra gli indici di Eurolandia scende Francoforte, con un ribasso dell’1,92%, crolla Londra, con una flessione dell’1,75%; vendite a piene mani su Parigi, che soffre un decremento dell’1,70%. A Milano, forte calo del FTSE MIB (-2,39%), che ha toccato 26.526 punti: il principale indice della Borsa di Milano prosegue in tal modo una serie negativa, iniziata lunedì scorso, di tre ribassi consecutivi; sulla stessa linea, si abbattono le vendite sul FTSE Italia All-Share, che continua la giornata a 28.594 punti, in forte calo del 2,36%.Mediobanca, che mette a segno un +1,92%, è l’unica tra le Blue Chip di Piazza Affari a riportare una performance apprezzabile.Le più forti vendite, invece, si manifestano su Banca MPS, che prosegue le contrattazioni a -7,10%.Pessima performance per STMicroelectronics, che registra un ribasso del 5,42%.Sessione nera per Pirelli, che lascia sul tappeto una perdita del 5,03%.In perdita Saipem, che scende del 4,53%.Unico titolo a media capitalizzazione a Milano, Saras ottiene un +1,48%.I più forti ribassi, invece, si verificano su Safilo, che continua la seduta con -4,84%.Pesante Autogrill, che segna una discesa di ben -4,75 punti percentuali.In rosso Piaggio, che evidenzia un deciso ribasso del 4,35%.Seduta negativa per El.En, che scende del 4,32%. LEGGI TUTTO

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    Edilizia, Istat: impatto incentivi edilizi su sistema produttivo 1,4%

    (Teleborsa) – “Nel 2022, gli incentivi edilizi considerati quale stimolo effettivo agli investimenti in costruzioni, pari a 32 miliardi, rappresentano poco più dell’8% degli investimenti complessivi dell’anno. L’impatto stimato sul valore aggiunto del sistema produttivo è di poco meno di 26 miliardi di euro (pari all’1,4%), quello sul solo settore delle costruzioni è poco più del 14%”. In termini occupazionali, l’effetto è pari al 1,7% (413 mila unità lavorative annue), mentre sul reddito l’effetto è pari all’1,5% (11,6 miliardi di euro)”. È quanto ha affermato il direttore della Direzione Centrale per la Contabilità Nazionale Giovanni Savio in audizione alla commissione Bilancio della Camera sugli incentivi fiscali in edilizilia. “In termini occupazionali, l’effetto – ha aggiunto – è pari al 1,7% (413 mila ULA), mentre sul reddito l’effetto è pari all’1,5% (11,6 miliardi di euro)”. Il Superbonus del 110% e il Bonus facciate – secondo le stime dell’Istat – hanno prodotto gli investimenti addizionali in costruzioni pari a 758 milioni di euro per il 2020, 18,6 miliardi per il 2021 e 32,0 miliardi per il 2022. In totale nel triennio quasi 51,4 miliardi di euro. “Secondo la simulazione, per l’anno 2020, lo stimolo degli incentivi edilizi al sistema produttivo – ha evidenziato Savio – risulterebbe trascurabile sia sul valore aggiunto (poco meno di 640 milioni di euro) sia su occupazione e redditi. Nel 2021, gli incentivi edilizi considerati quale stimolo effettivo agli investimenti in costruzioni, 18,6 miliardi, sono pari al 5,4% degli investimenti complessivi e l’impatto stimato sul valore aggiunto del sistema produttivo è di circa 15,6 miliardi di euro (pari allo 0,9%). Di questi, poco più della metà si concentrano nel settore delle costruzioni, con uno stimolo al valore aggiunto del settore pari al 10,1%. In termini di occupazione, l’effetto complessivo è dell’1,1% (circa 261 mila unità di lavoro a tempo pieno, ULA20), mentre nelle costruzioni è del 10,0% (circa 160 mila ULA). Lo stimolo sui redditi da lavoro è pari a circa 7,0 miliardi di euro (l’1,0% del totale). Nel biennio 2021-2022, in termini di scostamenti percentuali (cumulati) rispetto allo scenario base di assenza di incentivi, la crescita aggiuntiva in termini reali attribuibile alle spese riferite al Superbonus 110% e al Bonus facciate oscillerebbe tra 1,4 punti nel primo scenario e 2,6 punti nel secondo, assumendo in entrambi i casi un’intensità più contenuta nel secondo anno” ha detto Savio, facendo riferimento ad un esercizio di simulazione che “si basa sul profilo degli investimenti addizionali in costruzioni” pari a +18,6 miliardi nel 2021 e +32,0 miliardi nel 2022 rispetto allo scenario controfattuale di assenza di incentivi. “Gli investimenti in costruzioni hanno mostrato nel biennio (2021-22) – ha detto Savio – tassi di crescita più elevati del valore aggiunto: quelli in Abitazioni sono aumentati del 37,2% nel 2021 e dell’10,3% nel 2022, quelli in Fabbricati residenziali e altre opere rispettivamente del 18,4% e 12,9%. In rapporto al PIL, gli investimenti del settore sono così tornati sui valori osservati nel 2008. Nel biennio 2021-2022, il settore delle costruzioni ha conosciuto un periodo di crescita eccezionale”.Per il settore dell’edilizia gli ultimi dati congiunturali, relativi ai primi mesi del 2023, – rileva l’Istat – mostrano nel complesso segnali moderatamente positivi. L’indice della produzione nelle costruzioni ha registrato, a marzo, un lieve incremento (+0,1%), dopo il calo marginale di gennaio (-0,2% la variazione congiunturale) e il recupero di febbraio (+0,3%). Su base trimestrale – sottolinea l’istituto di statistica – l’aumento congiunturale dell’indice rimane robusto (+1,1% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti). Nel confronto con i primi tre mesi del 2022, l’indice corretto della produzione nelle costruzioni registra però una lieve flessione (-0,4%). Ad aprile, il clima di fiducia delle imprese di costruzioni ha mostrato una decisa accelerazione, attestandosi su livelli molto alti dell’indicatore (a 164,2, dal 159,1 di marzo), a fronte del peggioramento della fiducia delle imprese manifatturiere e del commercio al dettaglio e un aumento più contenuto per quelle dei servizi di mercato. LEGGI TUTTO

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    Accordo tra UniCredit e ZES Abruzzo per lo sviluppo del territorio

    (Teleborsa) – È stato firmato oggi a Roma il protocollo di intesa tra UniCredit e il Commissario Straordinario del Governo per la ZES Abruzzo, finalizzato a definire congiuntamente iniziative e progetti che possano offrire opportunità di crescita alle imprese e al territorio. Le Zone Economiche Speciali (ZES) hanno come obiettivo l’attrazione degli investimenti, sviluppare infrastrutture, favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e promuovere la crescita delle esportazioni e delle attività industriali.La ZES Abruzzo è caratterizzata da una fiscalità di vantaggio e da un articolato sistema di semplificazioni amministrative, cui, possono accedere le imprese per strutture produttive ubicate nei territori ZES o che avviano una nuova attività economica imprenditoriale al suo interno.In base all’accordo, UniCredit si impegna a essere partner finanziario delle imprese che vogliono investire nella Zona Economica Speciale dell’Abruzzo, attraverso l’offerta di strumenti creditizi e finanziari e lo stanziamento di un apposito plafond dedicato, oltre che a veicolare ai propri clienti, grazie al proprio network capillare in tutta Italia e nei paesi esteri in cui è presente, le opportunità sottostanti l’iniziativa, anche attraverso l’organizzazione di appositi incontri di presentazione della misura con imprenditori selezionati. La ZES Abruzzo fornirà, a tal fine, ad UniCredit dati e informazioni relativi alle caratteristiche dei territori ricadenti in area Zes, alle iniziative imprenditoriali e ai progetti d’investimento programmati.Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina 630 milioni di euro per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree ZES con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Trans Europee (TEN-T), al fine di rendere efficace l’attuazione delle ZES. Inoltre, Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oltre agli investimenti, prevede anche un sistema di semplificazione per il rilascio delle autorizzazioni amministrative necessarie per gli investimenti e per favorire la cantierabilità degli interventi in tempi rapidi, nonché l’insediamento di nuove imprese.”La firma dell’accordo per la Zona economica speciale dell’Abruzzo è molto importante – ha dichiarato Valentino Valentini, Vice Ministro Imprese e Made in Italy”. “Le Zes sono nate per rendere più attrattive e concorrenziali alcune aree del Paese che hanno le capacità per rilanciarsi ma hanno bisogno di una spinta, una maggiore semplificazione, strumenti e incentivi che le rendano più appetibili. Un accordo come quello di oggi va nella direzione di rendere concrete le opportunità di sviluppo. Tra le mie deleghe c’è quella per l’attrazione degli investimenti esteri e dunque non posso che essere soddisfatto di questo passo. Il governo e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy continueranno a sostenere tutti i soggetti coinvolti, per garantire un positivo sviluppo e il rilancio dell’Abruzzo”.”Le Zone Economiche Speciali – ha spiegato Roberto Fiorini, Responsabile Region Centro di UniCredit – sono una importante opportunità di attrazione di investimenti, necessari per creare nuova occupazione e contribuire allo sviluppo del territorio. Come banca ci sentiamo fortemente responsabili nel contribuire al successo dell’iniziativa perché possa essere foriera di benefici diretti e indiretti per la regione. Mettiamo a disposizione le nostre competenze e la profonda conoscenza del territorio con l’obiettivo di essere partner finanziario delle imprese che vogliono investire nella Zone economica speciale e che possano fornire un contributo significativo alla crescita economica dell’Abruzzo, agendo come volano di sviluppo”.”Le Zone economiche speciali, con i vantaggi costituiti dal credito d’imposta e dalle semplificazioni amministrative, sono a fianco delle imprese per favorire nuovi investimenti e quindi sviluppo e nuova occupazione nelle aree individuate. Il supporto del mondo del credito e il protocollo sottoscritto con UniCredit va in questa direzione – ha aggiunto il Commissario Straordinario del Governo per la ZES Abruzzo, Mauro Miccio – è fondamentale soprattutto in fase di avvio del progetto d’impresa perché può incentivare e sostenere l’azienda in attesa della restituzione di liquidità che arriverà dal credito d’ìmposta”. LEGGI TUTTO

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    Alluvione: Enpaia sospende versamento contributi per le imprese operanti nei comuni colpiti

    (Teleborsa) – Il Cda della Fondazione Enpaia – Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali degli iscritti a Enpaia (Imprese, Consorzi ed Enti che esercitano attività agricola o attività connesse) che, alla data del 1 Maggio 2023, avevano sede legale o sede operativa nel territorio dei Comuni indicati nell’allegato del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 Maggio 2023.”Un’operazione importante e impegnativa per Enpaia – commenta il presidente della Fondazione Giorgio Piazza – messa in campo con grande senso di responsabilità nei confronti di tutti gli iscritti ed imprenditori, per dare loro un aiuto in questa situazione disastrosa che li ha colpiti e per una rapida ripartenza dei territori devastati dall’alluvione. La Fondazione Enpaia farà tutto quello che è possibile, adattandosi anche alle decisioni che prenderà il Governo”.La sospensione del versamento dei contributi – fa sapere Enpaia – verrà estesa per gli ulteriori Comuni che dovessero essere in futuro individuati dal Legislatore, ma è subordinata al vaglio dei ministeri vigilanti (e si riferisce alle scadenze che ricadono nel periodo dal 1 Maggio al 25 Ottobre 2023). I versamenti già effettuati nel periodo indicato non verranno rimborsati.Il versamento dei contributi potrà essere effettuato, senza applicazione di sanzioni o interessi, in un’unica soluzione entro il 25 Novembre 2023, oppure mediante rateizzazione, fino a un massimo di otto rate mensili di pari importo a decorrere dalla medesima data. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata entro e non oltre il 31 Luglio 2023.Sono sospese, fino al 25 ottobre, anche nuove azioni legali giudiziali o extragiudiziali, per il recupero dei crediti previdenziali (salvo quelle indifferibili per evitare decadenze e prescrizioni).I termini di pagamento, con scadenza nel periodo di sospensione (1/5/23 – 25/10/23) dei piani di rateizzazione in atto sono posticipati alla fine di tale periodo, con slittamento di tutte le successive rate dei piani di rateizzazione. La sospensione dei pagamenti non impedisce il rilascio del certificato di regolarità contributiva. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali in forte calo

    (Teleborsa) – Sono scese più delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stock di greggio, negli ultimi sette giorni al 19 maggio 2023, sono scesi di 12 milioni di barili, contro attese per un decremento di 0,9 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato un calo di 0,5 milioni, contro attese per un incremento di 0,05 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un calo di 0,2 milioni (era atteso un decremento di 0,7 milioni). LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, ASviS propone roadmap a Governo e Parlamento

    (Teleborsa) – Il settimo Festival dello Sviluppo Sostenibile si è concluso oggi con la presentazione alla Camera dei Deputati delle proposte per rispondere alla domanda di politiche serie e coerenti per la giustizia climatica e la giustizia sociale che emerge in maniera forte dal Paese, specialmente dopo il dramma dell’alluvione in Emilia-Romagna. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha proposto una roadmap al Governo e al Parlamento per l’adozione, entro l’estate, della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, i Piani per l’adattamento climatico e il futuro energetico-climatico del Paese, la legge sul clima e altre norme che facciano fare all’Italia un salto in avanti in tema di sviluppo sostenibile, anche in vista del Summit dell’Onu di settembre e della prossima presidenza italiana del G7. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023 ha visto quasi mille iniziative organizzate dalla società civile su tutto il territorio nazionale e in numerose ambasciate italiane all’estero, cinque tappe principali (Napoli, Bologna, Milano, Torino e Roma) dove si sono tenuti i 24 eventi organizzati dall’ASviS e trasmessi in diretta streaming, che hanno raggiunto 15 milioni di persone e 1,9 milioni di visualizzazioni, e una campagna social all’insegna del messaggio “la sostenibilità tiene acceso il futuro” con 109 milioni di impressions. Nell’arco di diciassette giorni, tanti quanti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, la manifestazione ha registrato la partecipazione di migliaia di relatori e relatrici, tra cui undici esponenti del Governo, il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea e due Commissari, undici Presidenti di Regione. L’incontro conclusivo “L’Italia e lo sviluppo sostenibile: urgenze, aspettative e impegni” è stato aperto dal presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, che ha sottolineato “l’importanza di adottare un nuovo paradigma di sviluppo sociale ed economico ispirato alla sostenibilità ambientale, all’equità territoriale e alla salvaguardia delle future generazioni”. La presidente dell’ASviS, Marcella Mallen, ha illustrato le principali caratteristiche del Festival 2023, che si è confermata una manifestazione unica al mondo, come già riconosciuto dall’ONU, sottolineando che “la battuta d’arresto del percorso verso l’Agenda 2030 dovuta a pandemia, guerra in Ucraina, crisi energetica e crisi climatica è purtroppo evidente, in Italia e nel mondo, come dimostrano sia i dati degli studi scientifici sia quello che accade ogni giorno. L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna rappresenta l’ennesimo e drammatico segnale di allarme confermando che, per evitare gli scenari peggiori derivanti dall’aumento delle temperature e da fenomeni meteorologici estremi, sia necessario e urgente ridurre l’impronta dannosa delle attività umane sulla Terra. Su questi temi abbiamo lavorato con passione durante il Festival, mostrando la forte domanda che emerge dal basso per mettere lo sviluppo sostenibile al centro dell’agenda politica, delle strategie aziendali e delle scelte collettive e individuali”.Il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina J. Mohammed e il vicesegretario generale dell’Ocse, Fabrizia Lapecorella hanno evidenziato l’urgenza di intervenire per affrontare le diverse, gravi e interdipendenti vulnerabilità che mettono in pericolo la sicurezza alimentare e gli approvvigionamenti energetici, minacciano l’ambiente e le condizioni di salute, aumentano le disuguaglianze e rendono più fragili le democrazie, mettendo a rischio il benessere presente e futuro dell’umanità. Il direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini ha dichiarato come, nonostante gli arretramenti e le difficoltà, l’attuazione dell’Agenda 2030 sia ancora possibile, a condizione che il Governo e il Parlamento abbiano il coraggio di prendere decisioni urgenti e lungimiranti. “Per cogliere le grandi opportunità derivanti dalla transizione – ha detto Giovannini – bisogna cambiare il modo con cui si disegnano e si realizzano le politiche pubbliche, a partire dagli investimenti finanziati dai Fondi di coesione italiani ed europei, circa 140 miliardi di euro nei prossimi anni, che devono essere diretti all’attuazione dell’Agenda 2030, come indicato nelle conclusioni del G7 di Hiroshima, per rispondere alla domanda di giustizia climatica e sociale. Il Governo dovrebbe approvare urgentemente la nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, quadro di riferimento indispensabile per assicurare il coordinamento delle politiche settoriali, approvare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, dotandolo di adeguate risorse ed elaborare entro giugno il Piano Nazionale Integrato Energia-Clima, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e di decarbonizzazione al 2050″. Giovannini ha proposto inoltre la creazione di una Commissione bicamerale per la valutazione dell’attuazione dell’Agenda 2030, a sette anni dalla sua scadenza, l’approvazione di una Legge italiana sul clima e ha invitato il Parlamento a dotarsi di strumenti per valutare ex-ante le proposte di legge alla luce degli Obiettivi dell’Agenda 2030 e del principio costituzionale di tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni.”Il passo importante sul piano istituzionale compiuto con la modifica costituzionale dello scorso anno che ha introdotto il concetto di sviluppo sostenibile nella nostra Carta fondamentale – ha affermato il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano –. Il Governo sta lavorando per approvare quanto prima la nuova Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, anche attraverso la convocazione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, e per indirizzare la programmazione dei fondi di coesione nazionali ed europei 2021-2027 anche nella direzione dell’Agenda 2030. Il governo, inoltre, sta esaminando l’ipotesi di una direttiva da parte del Presidente del Consiglio per inserire nelle relazioni illustrative delle proposte normative una valutazione quantitativa e qualitativa del loro impatto sull’avanzamento dell’Agenda 2030. Siamo consapevoli che la sostenibilità debba essere perseguita a molteplici livelli e lo faremo presente anche nei grandi summit internazionali”. Dopo gli interventi dei presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati – Chiara Braga (Partito democratico), Domenico Furgiuele (Lega), Gianni Lampis (Fratelli d’Italia), Erica Mazzetti (Forza Italia), Matteo Richetti (Azione – Italia Viva), Agostino Santillo (MoVimento 5 Stelle), Manfred Schullian (Gruppo misto), Luana Zanella (Alleanza verdi e Sinistra), che hanno commentato le proposte dell’ASviS – il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini ha tratto le conclusioni dell’incontro, invitando le forze politiche ad accogliere le istanze rappresentate dall’Alleanza, comprese quelle contenute nel Decalogo “Dieci idee per un Italia sostenibile” elaborato dall’ASviS alla vigilia delle elezioni politiche. “Ribadendo l’urgenza di sostenere le persone, le comunità e le organizzazioni presenti nei territori colpiti dall’alluvione in Emilia Romagna – ha concluso Stefanini – richiamiamo tutte le istituzioni a garantire i diritti a tutte e tutti, partendo dai più vulnerabili, assicurando l’effettiva parità tra i generi e le generazioni, e a rendere sempre più condivisa la necessità di una transizione verso un modello di sviluppo equo e sostenibile. A tal fine, chiediamo al Parlamento di istituire una ‘giornata nazionale della sostenibilità’, scegliendo eventualmente la data del 22 febbraio, il giorno in cui nel 2022 è stata approvata la modifica della Costituzione promossa dall’ASviS, che richiede alla Repubblica, cioè a noi, di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità, anche nell’interesse delle future generazioni”. LEGGI TUTTO

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    Energia, Besseghini (Arera): nel 2023 bonus luce e gas per 5 milioni di famiglie

    (Teleborsa) – Il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ha dichiarato che il passaggio all’automatismo per il bonus energia per gas e luce “ha determinato per le forniture energetiche un significativo aumento della platea dei beneficiari (nuclei famigliari) che, nel 2021, sono stati poco meno di 2,5 milioni per il bonus elettrico e poco più di 1,5 milioni per quello gas (registrando un incremento, rispettivamente, del 208,9% e del 182,7% rispetto al 2020, ultimo anno di applicazione del meccanismo cosiddetto “a domanda”) e che, nel 2022, sono ulteriormente aumentati, rispettivamente, a oltre 3,7 e 2,4 milioni di nuclei familiari (incremento in parte dovuto anche all’innalzamento della soglia di accesso )”. “Per l’anno 2023, si può stimare un ulteriore incremento dei beneficiari dei bonus sociali elettrico e gas, che potrebbero ammontare a circa 5 milioni di nuclei familiari”, ha aggiunto Besseghini nel corso di un’audizione sulla povertà energetica in commissione Ambiente alla Camera. Per il 2023 la soglia di accesso ai bonus energetici è pari a 15.000 euro per i nuclei familiari con meno di 4 figli fiscalmente a carico e a 30.000 euro per quelli con almeno 4 figli a carico.Nel 2022, circa l’86% dei bonus elettrici e di quelli gas è stato erogato a nuclei familiari con meno di quattro componenti. I bonus gas sono riconosciuti per il 55% a nuclei che consumano gas per riscaldamento, acqua calda sanitaria e cottura cibi e per il 45% a nuclei che consumano gas solo per acqua calda sanitaria e cottura cibi. Modalità di riscaldamento domestico alternative al gas naturale o all’elettricità (per esempio, teleriscaldamento, GPL) non rientrano attualmente nell’ambito di applicazione delle due agevolazioni. Le prime tre regioni per numero di agevolazioni riconosciute (in termini assoluti) sono: per il bonus elettrico, Campania (579.235 pari al 25% delle forniture elettriche), Sicilia (509.882 pari al 21% delle forniture elettriche) e Lombardia (445.335 pari all’8% delle forniture elettriche); per il bonus gas, Lombardia (398.723 pari al 10% delle forniture gas), Campania (295.018 pari al 24% delle forniture gas) e Lazio (235.444 pari al 12% delle forniture).”Nel complesso, nel 2022, per il rafforzamento del bonus sociale, sono stati necessari 2.001 milioni di euro per il bonus elettrico e 1.830 milioni di euro per il bonus gas”, ha spiegato Besseghini. “I provvedimenti legislativi volti a rafforzare le misure di sostegno a favore delle famiglie, al fine di contrastare gli effetti economici dell’impennata dei prezzi internazionali dell’energia registrata a partire dalla seconda meta’ del 2021 – ha chiarito Besseghini – hanno inciso anche sulle modalita’ di quantificazione dei bonus sociali energetici, la cui ‘automatizzazione’ ha consentito un utilizzo rafforzato di natura emergenziale dello strumento a tutela dei nuclei familiari in poverta’ energetica”. LEGGI TUTTO