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    Inflation Reduction Act, Biden firma piano da 750 miliardi

    (Teleborsa) – “Una delle leggi più significative della nostra storia, l’anima dell’America è vibrante, il futuro dell’America è luminoso e la promessa dell’America è vera ed è appena iniziata”. Queste le parole pronunciate dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden in occasione della firma, ieri nella State Dining Room della Casa Bianca, dell’Inflation Reduction Act. La legge prevede investimenti da oltre 750 miliardi di dollari per la lotta al cambiamento climatico, la riduzione dell’inflazione e dei costi della sanità. Si tratta di una misura fortemente voluta dall’amministrazione e di una vittoria importante del presidente e del partito democratico in vista delle elezioni di Midterm a novembre. Il testo prevede una serie di incentivi finanziari per far evolvere l’economia americana nella direzione delle energie rinnovabili e limita i prezzi di alcuni farmaci.Nel pacchetto 370 miliardi di dollari per ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% entro il 2030: il più grande investimento mai effettuato negli Usa per il clima.Sul fronte della sanità la legge prevede misure per correggere le diseguaglianze nell’accesso alle cure mediche negli Usa, in particolare abbassando il prezzo dei medicinali. Per finanziare questi investimenti l’Inflation Reduction Act istituisce un’aliquota fiscale minima, pari al 15%, per le grandi imprese i cui profitti superano il miliardo di dollari. Una misura che, secondo le previsioni, nei prossimi 10 anni arriverà a generare ricavi per oltre 258 miliardi di dollari per lo Stato federale. LEGGI TUTTO

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    Clima, Biden in pressing sul Congresso annuncia pacchetto da 2,3 miliardi dollari

    (Teleborsa) – Il Presidente americano Joe Biden torna in pressing sul Congresso, per portare avanti un pacchetto di misure finalizzato a combattere il cambiamento climatico, in un momento in cui la morsa del caldo torrido e della siccità sta colpendo gli Stati uniti e l’Europa. Il pacchetto vale 2,3 miliardi di dollari – il “più grande investimento di sempre” lo definisce il leader statunitense durante una visita ad una ex centrale a carbone convertita in parco eolico in Massachusetts – e sarà impiegato per realizzare infrastrutture utili a resistere a tutti i disastri provocati dal cambiamento climatico (caldo estremo, inondazioni, siccità, uragani, tornado). Lo stanziamento sarà impiegato per il controllo delle inondazioni e la ristrutturazione di edifici, ma anche per aiutare le famiglie a basso reddito a coprire i costi di riscaldamento e raffreddamento.”Il Congresso non sta agendo come dovrebbe”, denuncia Biden, affermando che il cambiamento climatico è un “pericolo chiaro e immediato” ed una “minaccia esistenziale” per gli USA ed il resto del mondo e mette a repentaglio la sicurezza nazionale e l’economia.”Come Presidente userò i miei poteri esecutivi per combattere la crisi climatica in assenza di un’azione del Congresso”, assicura il leader USA, aggiungendo “farò tutto ciò che è in mio potere per pulire l’aria e l’acqua, per proteggere la salute dei cittadini e per conquistare un futuro di energia pulita”. LEGGI TUTTO

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    Siccità, via libera a stato emergenza per cinque Regioni

    (Teleborsa) – Via libera nella serata di ieri in CdM allo stato di emergenza per siccità per Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte. A quanto si apprende da fonti ministeriali, sono previsti 10,9 milioni per Emilia Romagna, 4,2 milioni per il Friuli Venezia Giulia, 9 milioni per la Lombardia, 7,6 milioni per il Piemonte e 4,8 milioni Veneto.”Lo stato di emergenza è un primo passo per andare incontro a questa ennesima emergenza, quella della siccità. All’interno di questo decreto sono già stati stanziati oltre 35 milioni da ripartire tra le cinque regioni coinvolte. Il governo non si fermerà qui, ci saranno altre misure e siamo concentrati sulla messa a terra delle risorse del Pnrr dedicate a questa tematica”. Lo afferma la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, a margine della riunione del Consiglio dei ministri.”Noi siamo stati i primi in Italia, precisamente il 21 aprile, a chiedere lo stato di emergenza per la siccità perché già due mesi fa gli indicatori erano evidenti. Ben venga dunque la scelta del governo di concederci lo stato di emergenza. Ora attendiamo di capire i dettagli e aspettiamo la nomina del commissario e degli eventuali sub commissari affinché si possa essere operativi con interventi veloci. C’è poi un aspetto, quello finanziario, che riteniamo fondamentale per dare ristori a chi ha subito danni”. Lo ha detto all’Ansa il governatore del Veneto Luca Zaia. “Spero inoltre – ha sottolineato – che si rivedano alcuni capitoli del PNRR e si approfitti dei fondi europei, ad esempio, per la pulizia degli invasi di montagna, per la creazione di nuovi invasi magari da cave dismesse, per aiutare l’agricoltura affinchè utilizzi forme di irrigazione non colabrodo dato che la canalizzazione a cielo aperto ha una dispersione della risorsa idrica paurosa LEGGI TUTTO

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    Siccità, Umbria chiede stato emergenza

    (Teleborsa) – L’Umbria ha chiesto lo stato d’emergenza per la siccità. Lo ha annunciato la Presidente della Regione Donatella Tesei. Lo ha fatto – ha spiegato in una nota -“dopo avere già posto nei giorni scorsi, durante la Conferenza Stato-Regioni, il tema degli interventi governativi urgentissimi per la siccità in Umbria, e in particolare per il lago Trasimeno”. La richiesta di stato d’emergenza è stata avanzata oggi al Governo e alla Protezione civile nazionale.”Conseguentemente – ha spiegato – ho rappresentato ai Ministeri competenti la necessità di far rientrare il nostro bacino lacustre nel redigendo Decreto siccità”.La presidente ha annunciato anche di avere “dato la disponibilità nel ricoprire per l’Umbria il ruolo di vice Commissario per l’emergenza, sulla base dell’esperienza della ricostruzione post sisma, così da poter gestire al meglio una serie di interventi ordinari e straordinari di cui il Trasimeno necessita”.Per ciò che concerne il lago Trasimeno, la relazione tecnica allegata alla richiesta avanzata dalla Regione – si legge in un suo comunicato – tende a sottolineare la stretta connessione di interscambio idrico tra il lago di Chiusi, inserito nello stato di crisi, e il Trasimeno, sollecitando che quest’ultimo possa, nonostante non abbia prelievi di carattere potabile ma proprio per l’interconnessione, avvalersi del provvedimento emergenziale. LEGGI TUTTO

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    Siccità, emergenza si sposta al Centro: le regioni più a rischio

    (Teleborsa) – Lieve incremento di portata per il Po, grazie alle piogge cadute abbondanti in questi giorni in Valle d’Aosta. A Pontelagoscuro (Ferrara), è risalita a 200 metri cubi al secondo, quando comunque l’allarme cuneo salino scatta già a 450 mc/sec e l’ingressione marina è ormai segnalata a 30 chilometri dalla foce. “L’incremento di portata non risolve il problema del gravissimo deficit idrico nel Grande Fiume, ma scongiura, per ora, lo stop ai prelievi, che comporterebbe enormi danni all’agricoltura”, spiega l’Osservatorio Anbi. Dopo le piogge, che non hanno allentato la morsa sul bacino padano, l’epicentro della siccità si sposta e si estende verso il centro Italia.Coinvolte, in particolare, le Marche, “dove ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti idrici”. A soffrire maggiormente, le zone di Ascoli Piceno e Fermo, per la perdurante assenza dell’80% delle piogge; i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi, calano di un milione di metri cubi a settimana per riuscire a dissetare le campagne e tutti i fiumi hanno portate inferiori alle annate scorse (record storico negativo per il livello del Sentino: -38 centimetri).In Toscana il Bisenzio ha 0,30 metri cubi di portata al secondo contro una media di 2,42 mc/sec) e l’Ombrone è oramai trasformato in un rigagnolo da 500 litri al secondo, quando il Deflusso Minimo Vitale è indicato in 2 mc/sec. Nel Lazio l’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli più bassi anche del ‘siccitosissimo’ 2017, Liri e Sacco segnano il dato più basso in anni recenti, il lago di Nemi è di oltre un metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno.In Campania, tutti i fiumi sono in deficit rispetto allo scorso anno (portata odierna del Liri-Garigliano: 36 mc/sec 36; nel 2021: 100 mc/sec), mentre in Abruzzo è la zona di Chieti a soffrire maggiormente per la mancanza d’acqua. LEGGI TUTTO

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    Clima, Giovannini all'OCSE: audacia e strategia per contrastare cambiamenti

    (Teleborsa) – “Dobbiamo essere più audaci. Il contrasto al cambiamento climatico richiede coraggio, visione, strategia e politiche incisive. Occorre agire subito per recuperare il tempo perduto”. Lo ha detto il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, intervenendo alla ministeriale OCSE a Parigi.Il Ministro ha anche ricordato che “il Recovery and Resilience Plan è un’importante occasione per virare verso lo sviluppo sostenibile e un forte aiuto per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050, sebbene il contesto ci costringa a fare i conti con l’elevato debito pubblico e l’inflazione. In questo percorso – ha aggiunto Giovannini – è necessario che si mobilitino anche i capitali privati puntando su investimenti che riducano drasticamente le emissioni climalteranti e accelerino la transizione ecologica e digitale”. Il ministro ha ribadito la necessità di accelerare affinchè il rilancio economico dell’Italia sia sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, a partire dal modo di progettare e costruire infrastrutture e sistemi di mobilità sostenibili e resilienti. “L’azione del ministero – ha proseguito – è sempre più coerente con il cambio del nome, da ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a ministero delle Infrastrutture e della Mobilita’ Sostenibili, e oltre il 70% dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) possono essere classificati come contributo alla lotta contro la crisi climatica”.Raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 dell’Onu e rispettare gli impegni presi con gli accordi di Parigi sul cambiamento climatico richiede un’accelerazione dell’impegno finanziario a favore dei paesi in via di sviluppo e i Foreign Direct Investment (FDI) possono giocare un ruolo importante in questa direzione, dato che si stima che sia necessario mobilitare ogni anno 4 trilioni di dollari di investimenti pubblici e privati per raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030. “Le risorse non saranno mai sufficienti se nel frattempo non si migliora la qualità degli investimenti verso lo sviluppo sostenibile e non si aumenta la resilienza del sistema economico e sociale in vista di future crisi. Occorre superare il concetto di esternalità ovvero di misure successive per mitigare gli effetti negativi di scelte di corto respiro”, ha concluso Giovannini, richiamando l’importanza del ruolo dell’Ocse. “L’Organizzazione dà un forte e decisivo contributo, non solo in termini di orientamento delle politiche, ma anche in quanto fornitore di eccellenti basi di dati e di informazioni a supporto delle riforme e delle politiche di investimento orientate alla decarbonizzazione, all’aumento della qualita’ del lavoro, all’uguaglianza di genere, alla produttività e all’innovazione”. LEGGI TUTTO

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    Clima, riunione dei ministri dell'Ambiente: timori per “effetto guerra” e buoni propositi per la Cop27

    (Teleborsa) – Si è conclusa oggi a Copenhagen la riunione dei ministri dell’Ambiente per fare il punto sull’attuazione degli impegni per il clima presi alla Cop26 di Glasgow nel novembre scorso e per preparare la prossima Cop27 di Sharm El-Sheikh in Egitto, dal 7 al 18 novembre 2022, a sei mesi di distanza quindi dai due appuntamenti. L’obiettivo della riunione – si legge in una nota lettera aperta del presidente della Cop26, il britanico Alok Sharma, e da quello della Cop27, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, pubblicata dall’Onu – era quello di “dare seguito e accelerare l’attuazione degli impegni in questo decennio critico. Sappiamo tutti che è necessario fare molto di più per garantire di mantenere a portata di mano 1,5°C, proteggere i più vulnerabili e garantire che i flussi finanziari raggiungano la scala necessaria. Ma sappiamo anche che è possibile arrivarci se agiamo rapidamente e agiamo insieme”.Al meeting hanno partecipato una quarantina di delegazioni da diversi Paesi, principalmente occidentali, in cui è spiccata l’assenza di Brasile e India, mentre la Russia non è stata invitata. Per l’Italia ha partecipato l’ambasciatore Alessandro Modiano, inviato speciale per il clima. I temi discussi nella due giorni di Copenhagen sono stati quelli dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della mitigazione degli effetti, della riduzione delle emissioni e della finanza climatica. “L’obiettivo era soprattutto mantenere alta l’attenzione dei governi sugli impegni presi alla Cop26. Si è parlato di come raggiungere l’obiettivo del Fondo da 100 miliardi all’anno per la decarbonizzazione dei paesi più poveri”, ha spiegato Modiano all’ANSA, un fondo che fa parte dell’Accordo di Parigi approvato nel 2016 ma che non ha mai trovato attuazione.Sullo sfondo la guerra in Ucraina e le conseguenze del conflitto sul percorso di decarbonizzazione delle economie. Per Modiano “c’è una spinta a trovare nuove fonti di approvvigionamento di gas, ma anche una spinta ad accelerare sulle rinnovabili. La guerra porta a una transizione ecologica più rapida”. Più pessimista prima dell’incontro era stato l’inviato per il clima degli Stati Uniti che in un’intervista al Guardian aveva affermato che la guerra ha riportato indietro alcuni paesi negli sforzi per abbattere le emissioni minacciando di spingere il mondo fuori rotta per il raggiungimento degli obiettivi climatici.L’incontro di Copenhagen è coinciso con il 30esimo anniversario dell’UNFCCC, la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel quadro in cui si svolgono questo tipo di riunioni. I prossimi appuntamenti internazionali in materia di clima sono la riunione dei ministri dell’Ambiente del G7 il 26 e 27 maggio a Berlino e dal 31 maggio l’incontro Stoccolma+50, mentre a metà giugno a Bonn è in programma una riunione preparatoria della Cop27 di Sharm. A fine giugno si terrà il gruppo di lavoro sull’Ambiente del G20, in preparazione della riunione dei ministri a fine agosto. LEGGI TUTTO

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    Rischi climatici, 32% degli impieghi bancari di famiglie e imprese italiane esposto a eventi acuti

    (Teleborsa) – Al 30 Giugno 2021 il 32% degli impieghi bancari di famiglie e imprese italiane sono stati erogati in territori esposti ad un elevato rischio di eventi climatici acuti, come alluvioni, precipitazioni e frane. È quanto rileva SustainAdvisory che ha mappato l’esposizione al rischio climatico degli impieghi del sistema bancario italiano tramite l’indicatore di rischio fisico AWARE “Accident Weather Analytics & Risk Events”, sviluppato sulla base di banche dati validate da agenzie pubbliche. Il rischio è classificato su una scala di 5 classi etichettate con: Molto Basso, Basso, Medio, Alto, Molto Alto, sulla base della frequenza e dell’intensità degli eventi. I dati sono inoltre integrati dalle statistiche degli eventi degli ultimi due anni che hanno dato luogo a provvedimenti legislativi per la dichiarazione di stato di emergenza o di calamità.Al centro dell’attenzione delle autorità di vigilanza internazionali il rischio derivante dai cambiamenti climatici, a causa del previsto aumento della frequenza e della magnitudine dei disastri naturali, viene valutato dalle autorità per le potenziali perdite finanziarie ad esso associate e quindi per le sue implicazioni sistemiche. La magnitudine delle esposizioni bancarie ai rischi fisici – evidenzia SustainAdvisory – dipenderà dalle azioni di riduzione delle emissioni e dal grado di adattamento al cambiamento climatico che si adotteranno in questi prossimi anni. A tal fine la Banca Centrale Europea sta iniziando a tenere traccia delle esposizioni bancarie ai rischi fisici nella sua attività di supervisione. Da Giugno 2021 è stata introdotta per le banche la rendicontazione del portafoglio crediti per settore ed esposizione a eventi climatici cronici e acuti, mentre nel corso del 2022 avrà luogo il primo stress test climatico sui principali istituti finanziari europei.Impieghi di Famiglie e Imprese – In Italia, a fronte di impieghi a famiglie e imprese pari a 1,310 milioni di euro (dati di Banca d’Italia) il 32%, pari a 414 milioni di euro, è erogato in territori con un rischio di eventi climatici acuti significativo (classi Alto e Molto Alto) come alluvioni, precipitazioni e frane. Le macroregioni più esposte risultano essere il nord est, il sud e le isole. Le conseguenze degli eventi di precipitazione, alluvioni e frane sono numerose e disparate: dall’allagamento di strade, case, edifici, locali commerciali e cantieri, alla tracimazione degli impianti fognari, deperimento delle strutture di copertura ed isolamento (tetti, tettoie, terrazzi, solai), infiltrazioni idriche, lesioni e guasto di mezzi di trasporto, smottamento di terreni e crollo di pareti rocciose. Tra i potenziali danni dell’evento vanno considerati oltre alle spese di manutenzione, ricostruzione e ripristino dello stato dei luoghi, di edifici, infrastrutture e mezzi, anche i mancati introiti per l’interruzione di eventuale attività commerciale o di riscossione (pedaggi, tariffe, canoni di locazione). Famiglie e mutui – Gli impieghi delle famiglie consumatrici a giugno 2021 ammontavano a 570 miliardi di euro. Il 61% di questi, pari a 350 miliardi di euro, sono impieghi per mutui abitativi. Le polizze assicurative che le banche richiedono normalmente ai mutuatari raramente includono rischi da eventi climatici, essendo per lo più polizze contro danni da incendio o polizze sul rischio vita del mutuatario. Stando ai risultati di AWARE circa il 34% di questi impieghi, ovvero circa 119 miliardi di euro, è erogato in territori con esposizione ad eventi climatici acuti elevati (classi di rischio Alto o Molto Alto). I danni da eventi climatici acuti ad edifici residenziali (allagamento, infiltrazioni, guasti e deperimento delle strutture di copertura) – sottolinea SustainAdvisory – possono dar luogo a spese di manutenzione straordinaria e ripristino che mettono a rischio la capacità di rimborso delle quote di capitale ed interesse dei mutui oltre a ridurre il valore complessivo dell’immobile. Impieghi imprese non finanziarie – Gli impieghi delle imprese non finanziarie a giugno 2021 ammontavano a 740 miliardi di euro. Il 30% di questi, pari a 221 miliardi di euro sono prestiti erogati a imprese domiciliate su territori esposti ad un rischio di eventi climatici acuti significativi (classi di rischio Alto e Molto Alto). I settori relativamente più esposti sono agricoltura e costruzioni, rispettivamente con il 34% e 32% delle erogazioni, in territori in classe di rischio Alto o Molto Alto, che rispettivamente ammontano a 4miliardi di euro e 21miliardi di euro. In valore assoluto, tuttavia, il settore dei servizi, con 107miliardi di euro è quello più esposto a rischio Alto o Molto Alto, di cui 80 miliardi di euro esposti al rischio di precipitazioni. LEGGI TUTTO