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    Libretto di Famiglia e Contratto di Prestazione occasionale: le novità della legge di bilancio 2023

    (Teleborsa) – La legge di bilancio 2023 introduce importanti novità per quanto riguarda il Libretto Famiglia e il Contratto di Prestazione occasionale.”L’INPS – ha annunciato Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Istituto – sta lavorando per adeguare i sistemi informativi alle novità normative, con progressivi aggiornamenti a decorrere dal primo gennaio 2023 e per completare le modifiche della sezione dedicata alle imprese del turismo entro questo mese”.In particolare, dal primo gennaio 2023, – spiega l’Inps in una nota – è previsto: l’aumento a 10mila euro per anno civile del limite di compenso erogabile dall’utilizzatore nei confronti dei prestatori di lavoro; l’accesso al Contratto di prestazione occasionale per gli utilizzatori che hanno fino a 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato; il superamento dei precedenti limiti che imponevano alle imprese del turismo di occupare solo particolari categorie di lavoratori.Per le imprese agricole sono introdotte forme semplificate di utilizzo delle prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato. Il nuovo regime specifico prevede, tra l’altro, l’inoltro della Comunicazione Obbligatoria di assunzione al competente Centro per l’impiego. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, CGIA: “Al Sud si pagano più pensioni che stipendi”

    (Teleborsa) – Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani (pari a 22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (22 milioni 554 mila addetti). La situazione più squilibrata si verifica nel Mezzogiorno. Se nel Centro-Nord – con le eccezioni di Liguria, Umbria e Marche – i lavoratori attivi, anche se di poco, sono più numerosi delle pensioni erogate dall’Inps e dagli altri istituti previdenziali, nel Sud il sorpasso è già avvenuto: queste ultime, infatti, superano i primi di un milione e 244 mila unità. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA sulla base di dati riferiti al 1 gennaio 2022.Le ragioni del divario – “Le ragioni di questo divario tra lavoratori e numero di pensioni – spiega la CGIA – vanno ricercate nella forte denatalità che, da almeno 30 anni, sta caratterizzando il nostro Paese. Il calo demografico, infatti, ha concorso a ridurre la popolazione in età lavorativa e ad aumentare l’incidenza degli over 65 sulla popolazione complessiva. Si segnala che tra il 2014 e il 2022 la popolazione italiana nella fascia di età più produttiva (25-44 anni) è diminuita di oltre un milione e 360 mila unità (-2,3 per cento). Per quanto concerne il risultato anomalo del Sud, va segnalato che, rispetto alle altre ripartizioni geografiche d’Italia, il numero degli occupati è sensibilmente inferiore. Va infine evidenziato che il risultato di questa analisi è sicuramente sottodimensionato; ricordiamo, infatti, che in Italia ci sono poco più di un milione e 700 mila occupati che dopo essere andati in pensione continuano, su base volontaria, a esercitare ancora l’attività lavorativa in piena regola”.Immobiliare, trasporti, moda e HoReCa i settori più penalizzati – “Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana – sottolinea la CGIA – potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici; in particolar modo a causa dell’aumento della spesa pensionistica, di quella farmaceutica e di quella legata alle attività di cura/assistenza alla persona. Va altresì segnalato che con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi”. Tra questi figura la propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione più giovane. Una società costituita prevalentemente da anziani rischia, infatti, di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa). Per contro, invece, – si legge nel report – le banche potrebbero contare su alcuni effetti positivi; con una maggiore predisposizione al risparmio, le persone più anziane dovrebbero aumentare la dimensione economica dei propri depositi, facendo così felici molti istituti di credito. Si fatica a trovare personale – Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sta provocando anche un altro grosso problema. Da tempo, ormai, – rileva la CGIA – gli imprenditori, non solo al Nord, denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e/o figure professionali di basso livello. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono posti di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono coperti dagli stranieri. Una situazione che con la congiuntura economica negativa alle porte potrebbe essere destinata a rientrare, sebbene in prospettiva futura la difficoltà di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro rimarrà una questione non facile da risolvere.Cosa fare? – Per contrastare il calo delle nascite e il conseguente invecchiamento della popolazione è necessario mettere a punto una serie di interventi di medio-lungo periodo. Come ha avuto modo di sottolineare anche la Banca d’Italia, è indispensabile, in particolar modo, potenziare le politiche mirate alla crescita demografica (es. aiuti alle giovani mamme, alle famiglie, ai minori, etc.), allungare la vita lavorativa (almeno per le persone che svolgono un’attività impiegatizia o intellettuale), incrementare la partecipazione femminile nel mercato del lavoro e, infine, innalzare il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE.A Messina, Lecce e Napoli le situazioni più squilibrate – A livello territoriale tutte le regioni del Mezzogiorno presentano un numero di occupati inferiore al numero degli assegni pensionistici erogati. In termini assoluti – secondo l’analisi della CGIA – le situazioni più squilibrate si verificano in Campania (saldo pari a -226 mila), Calabria (-234 mila), Puglia (-276 mila) e Sicilia (-340 mila). Nel Centro-Nord, invece, solo Marche (-36 mila), Umbria (- 47 mila) e Liguria (-71 mila) presentano una situazione di criticità. Per contro, tutte le altre sono di segno opposto: le situazioni più virtuose – vale a dire dove i lavoratori attivi sono nettamente superiori alle pensioni erogate – si scorgono in Emilia Romagna (+191 mila), Veneto (+291 mila) e Lombardia (+ 658 mila). A livello provinciale, infine, le situazioni più compromesse che si registrano al Nord riguardano Biella (-14 mila), Savona (- 18 mila) e Genova (-38 mila). Tra le realtà più virtuose, invece, scorgiamo Bergamo (+83 mila), Brescia (+111 mila) e Milano (+299 mila). Nel Centro spiccano le difficoltà di Macerata (-14 mila), Terni (-22 mila) e Perugia (-24 mila), mentre dal saldo con segno positivo spicca il risultato riferito alla provincia di Roma (+ 275 mila). Nel Mezzogiorno, infine, le situazioni più squilibrate riguardano Palermo (- 80 mila), Reggio Calabria (-86 mila), Messina (- 94 mila), Lecce (-104 mila) e Napoli (-137 mila). Tra tutte le 38 realtà provinciali del Sud, solo due presentano un saldo positivo: esse sono Ragusa (+ 8 mila) e Cagliari (+ 10 mila). LEGGI TUTTO

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    Lavoro, Intesa Sanpaolo: “Settimana corta dal 2023. In ufficio 4 giorni per 9 ore”

    (Teleborsa) – Andare incontro alle esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa dei dipendenti. Questo l’obiettivo della rivoluzione annunciata da Intesa Sanpaolo, primo datore di lavoro privato in Italia con 74mila persone (96mila nel mondo). La Banca ha, infatti, reso noto che proporra` ai dipendenti del Gruppo operanti in Italia un nuovo modello organizzativo del lavoro.Tra le principali novita`, – spiega Intesa Sanpaolo in una nota – un’evoluzione dello smart working con la possibilita` di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parita` di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive della Banca.Nel dettaglio la proposta prevede la possibilita` di aumentare su base volontaria il lavoro flessibile da casa fino a 120 giorni all’anno, con un’indennita` di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa, e di lavorare 4 giorni a settimana aumentando a 9 le ore giornaliere su base volontaria, a parita` di retribuzione, senza obbligo di giorno fisso. Dal gennaio 2023, le persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, potranno individualmente accedere a queste modalita`, compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali. Sara` anche avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali.Sulla nuova organizzazione dello smart working e degli orari di lavoro Intesa Sanpaolo non ha, tuttavia, ancora trovato un accordo con i sindacati. In particolare la trattativa – fanno sapere – Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin in una nota – si è arenata su alcune richieste: estensione dello smart working e del 4×9 a tutti i colleghi della rete filiali; individuazione di strumenti tecnici che permettano una reale disconnessione al termine del proprio orario di lavoro; incremento per tutti del valore del buono pasto; riconoscimento del buono pasto intero per le giornate di smart working; indennizzi per le spese energetiche e di connessione, contributo per l’allestimento della postazione di lavoro. La banca ha comunque deciso di andare avanti con la sua proposta annunciandone l’avvio nel 2023. “Il confronto con le Organizzazioni Sindacali, pur svolgendosi in maniera proficua e costruttiva, – fa sapere Intesa Sanpaolo – non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l’attenzione alle persone del Gruppo, continuera` a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana, introducendo le novita` da gennaio 2023”. “Il modello organizzativo che si prefigura con queste nuove misure – sottolinea Intesa Sanpaolo – mettera` la Banca nelle migliori condizioni di competitivita` per affrontare le sfide che la attendono alla luce del mutevole contesto economico e sociale, in particolare la transizione verso i servizi digitali e ad alta innovazione tecnologica”. LEGGI TUTTO

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    Welfare Index PMI 2022, Generali: “Il welfare aziendale contribuisce ad aumento produttività e fatturato”

    (Teleborsa) – Il welfare aziendale ha raggiunto oggi un alto livello di maturità e continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale nelle PMI. Oltre il 68% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello base di welfare aziendale. Raddoppia inoltre il numero di PMI con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. È quanto emerge dalla settimana edizione del Rapporto Welfare Index PMI sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane. Quest’anno hanno partecipato a Welfare Index PMI oltre 6.500 imprese – triplicate rispetto alla prima edizione – di tutti i settori produttivi, di tutte le dimensioni e provenienti da tutta Italia. I risultati di Welfare Index PMI, iniziativa promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane – Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio – sono stati illustrati oggi a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria.La fotografia sullo stato del welfare nelle PMI italiane si basa su un modello di analisi organizzato in dieci aree: 1) Previdenza e protezione, 2) Salute e assistenza, 3) Conciliazione vita-lavoro, 4) Sostegno economico ai lavoratori, 5) Sviluppo del capitale umano, 6) Sostegno per educazione e cultura, 7) Diritti, diversità, inclusione, 8) Condizioni lavorative e sicurezza, 9) Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, 10) Welfare di comunità.Oggi il welfare aziendale – rileva il Rapporto – non è più solo appannaggio delle grandi imprese, ma anche delle microimprese. La quota di imprese con livello elevato di welfare è massima (70,7% nel 2022 vs 64,1% nel 2017) tra quelle con oltre 250 addetti e molto rilevante (66,8% vs 59,8% nel 2017) nelle PMI tra 101 e 250 addetti. Raddoppiano le microimprese (da 6 a 9 addetti) con un livello elevato di welfare che passano dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. L’incremento è dovuto in buona parte alla semplificazione delle normative e alle risorse pubbliche stanziate per la protezione sociale, incoraggiando le aziende, anche le più piccole, a impegnarsi a propria volta a sostegno delle famiglie.”Il welfare – ha dichiarato Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – è un volano in grado di far crescere la produttività, grazie ad un migliore coinvolgimento dei lavoratori nei processi aziendali. Conoscere e accompagnare i bisogni dei dipendenti è quell’attenzione che denota una chiara e precisa volontà di dare al lavoro una dimensione più ampia. Un coinvolgimento che quasi sempre è ripagato da una rinnovata dedizione alla mission aziendale in grado di aumentare efficienza e produttività. In quest’ottica, il welfare diventa un’opportunità per le aziende e per i suoi lavoratori e viceversa”.”Il welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, anche – ha dichiarato Giancarlo Fancel, country manager & ceo Generali Italia – per raggiungere gli obiettivi del PNRR attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. Oggi il nostro rapporto Welfare Index PMI certifica come chi ha programmi di welfare evoluti ha maggior successo come impresa, investendo, tra gli altri, in Sanità, Formazione e Inclusione Sociale. Le aziende sono in prima linea nel produrre innovazione sociale a fianco delle famiglie e dei territori in cui operano, intercettando i bisogni emergenti, come dimostrano le migliori iniziative sociali delle realtà presenti in questa edizione”.”Siamo fermamente convinti – ha affermato Giulio Natalizia, vice presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria con delega allo sviluppo dei territori – che il welfare aziendale sia una delle leve strategiche del Paese per rispondere ai nuovi bisogni sociali in materia di assistenza sanitaria, previdenza, istruzione, formazione e conciliazione dei tempi di vita-lavoro. Le imprese stanno riconoscendo sempre più la centralità del capitale umano facendo, proprio del welfare, uno strumento di crescita dell’impresa. Strumento che incide positivamente sulla competitività delle aziende virtuose che, favorendo la creazione di una migliore occupazione, contribuiscono ad aumentare la ricchezza e lo sviluppo dei territori”.”Confagricoltura – ha detto Sandro Gambuzza, vice presidente di Confagricoltura – è orgogliosa di partecipare in prima linea anche quest’anno all’iniziativa di Generali Italia. Mai, infatti, come in questo delicato periodo storico il welfare aziendale è importante. L’incertezza legata dapprima alla pandemia e ora al conflitto russo-ucraino, ma soprattutto il caro energia e l’aumento dei costi di produzione gravano pesantemente sul bilancio delle famiglie. Dare loro sostegno attraverso il welfare aziendale è quindi fondamentale. Confagricoltura è da tempo impegnata con le sue imprese all’attenzione per le persone, consapevole del ruolo determinante che le aziende, grazie anche allo stretto legame con il territorio e la popolazione, possono giocare nel supportare i propri dipendenti e le loro famiglie”.”La cultura del welfare aziendale – ha sottolineato Fabio Menicacci, presidente Welfare Insieme Confartigianato – è un ‘patrimonio’ storico di Confartigianato ed è sempre più diffusa tra gli artigiani e i piccoli imprenditori. Siamo convinti che il benessere in azienda conviene a tutti. Per questo Confartigianato ha promosso WelFare Insieme, impresa sociale costituita nel 2018 per offrire agli imprenditori e ai loro dipendenti, alle persone, alle famiglie e alle comunità servizi di welfare strutturati, permanenti, collegati ai bisogni dei territori. Il nostro impegno consiste nel soddisfare le molteplici e differenti esigenze delle persone e delle imprese con l’obiettivo di creare le indispensabili condizioni per uno sviluppo sociale ed economico equilibrato e sostenibile”.”Anno dopo anno il welfare – ha dichiarato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni – si sta dimostrando una leva strategica fondamentale per la crescita sostenibile degli studi professionali. Lo dimostra la nuova edizione del Welfare Index Pmi 2022, promosso da Generali, che si conferma ancora una volta il principale strumento di riferimento della cultura del welfare aziendale e della sostenibilità in Italia. Dal nostro punto di vista, possiamo osservare come il welfare contrattuale sia entrato a pieno titolo nella gestione organizzativa degli studi professionali, favorendo la cultura del benessere e una maggior produttività. In una fase economica estremamente difficile per il settore libero-professionale, sono aumentati gli investimenti nell’assistenza sanitaria e nella formazione del capitale umano, confermando quindi il senso di responsabilità e la consapevolezza dei professionisti – datori di lavoro verso modelli di sviluppo innovativi e sempre più inclusivi”.”Il welfare, in questi anni difficili, – ha affermato Marco Abatecola, responsabile Settore Welfare Pubblico e Privato di Confcommercio – ha rappresentato una chiave importante per interpretare in modo efficace i nuovi bisogni di imprese e lavoratori. Diffondere quindi una maggiore consapevolezza degli strumenti di welfare messi a disposizione dal nostro sistema, continua a rappresentare per Confcommercio una priorità alla quale vengono dedicate importanti iniziative, sempre con l’obiettivo di dare una risposta più efficiente alle esigenze delle nostre imprese ed ai profondi cambiamenti del contesto lavorativo ed economico. Il welfare, così, non è semplicemente una politica retributiva, ma può essere una leva strategica per incrementare la resilienza, la competitività e le performance aziendali, anche migliorando il benessere dei dipendenti destinatari sia degli strumenti contrattuali che delle sempre più numerose azioni di welfare aziendale nate in questi anni”. Le PMI con il welfare più elevato generano un maggiore impatto sociale su persone e comunità – Le PMI con welfare più evoluto ottengono un maggiore impatto sociale sui propri stakeholder: lavoratori e loro famiglie, fornitori, clienti e comunità. Inoltre, contribuiscono molto di più della media alla crescita dell’occupazione di donne e giovani. Le imprese che concepiscono il welfare come leva strategica di sviluppo sostenibile sono raddoppiate, da 6,4% del 2016 a 14,1% del 2022. Ben l’87,5% di queste aziende genera un impatto sociale di livello elevato, contro una media generale del 38%. Per le PMI ad uno stadio iniziale di sviluppo del welfare aziendale tale percentuale si ferma al 6%. Delle dieci aree del welfare aziendale, quelle dove le imprese sono più impegnate sono: Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle PMI con livello alto e molto alto), Welfare di comunità (66,5%), Diritti, diversità e inclusione (47,8%) e Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%). Gli ambiti di impatto sociale senza dubbio più importanti sono la promozione del lavoro e della mobilità sociale, la possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, il sostegno ai diritti e alle pari opportunità per le donne lavoratrici. Il welfare contribuisce all’aumento di produttività e fatturato – Uno dei contributi più interessanti del rapporto Welfare Index PMI è l’analisi dinamica della correlazione degli indici di welfare con i bilanci di un campione di circa 2.600 imprese nell’arco di tre anni (2019, 2020 e 2021, realizzata in collaborazione con Cerved), un periodo segnato dalla pandemia Covid e dalla successiva ripresa, al termine del quale oggi possiamo valutare il contributo dato dal welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo. Le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività decisamente superiori alla media, crescono molto più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è stato doppio rispetto a quello delle aziende a livello base: 6,7% contro 3,7%. E altrettanto grande è risultato il divario nel MOL (Margine Operativo Lordo) pro capite che misura la produttività per singolo addetto. Tra le imprese con livello molto alto di welfare aziendale l’indice di produttività MOL / fatturato è cresciuto da 9,4% nel 2019 a 11% nel 2021, rispetto a un incremento dello 0,2% tra le imprese ad un livello base di welfare. Anche gli indici di redditività seguono la stessa dinamica.Il welfare aziendale strumento di resilienza – Per la prima volta l’analisi dimostra che il welfare aziendale è un fattore di resilienza. Lo studio, infatti, approfondisce anche la correlazione tra livelli di welfare aziendale e i risultati economici per cluster omogenei di imprese per impatto della crisi (2020) e intensità della ripresa (2021). In ognuno di questi cluster, le PMI con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio nella pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa. Ad esempio, nel gruppo di imprese appartenenti ai settori economici più colpiti dalla crisi, il Margine Operativo Lordo per addetto nel periodo 2019-2021 è cresciuto del 50,5% tra le PMI con livello elevato di welfare, mentre è diminuito del 15% tra quelle con livello base. Allo stesso modo, l’indice di redditività (utile / fatturato) è cresciuto di 2 punti percentuali tra le prime e di 0,4 p.p. tra le seconde.Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano – Nell’occasione, è stato presentato per la prima volta il Position Paper firmato dagli esperti del Comitato Guida Welfare Index PMI intitolato “Il contributo del welfare aziendale al rinnovamento del welfare italiano”. Le iniziative delle imprese, se adeguatamente sostenute, possono crescere ulteriormente nell’interesse stesso delle PMI. La spesa totale del welfare pubblico e privato italiano nel 2021 ammonta a 785 miliardi. L’80% di questo flusso, 627 miliardi, è a carico dello Stato. Una quota molto rilevante, 136,6 miliardi (pari al 17,4% del totale), è a carico diretto delle famiglie: in media 5.300 euro per famiglia. Una terza quota, molto più piccola, è quella del welfare aziendale e collettivo: 21,2 miliardi, 2,7% del totale. Dal Paper emerge che il welfare aziendale può rappresentare uno strumento decisivo attraverso il quale investire maggiori risorse in settori chiave e di grande importanza nei progetti del PNRR: sanità, formazione, inclusione sociale. Oggi il welfare aziendale, infatti, non è più solo un settore complementare del welfare pubblico, ma è diventato anche un fattore di innovazione dei sistemi tradizionali, in grado di generare nuovi modelli di servizio e accelerare la transizione verso modelli di sviluppo sostenibili. Le imprese sono vicine alle famiglie e sono in grado di interpretarne i bisogni e fornire risposte dirette ed immediate. Il welfare aziendale, aprendosi al territorio, può costituire la base di un nuovo welfare di comunità. Emerge inoltre che il welfare aziendale delle imprese si trova a fare i conti con diversi fattori: in primo luogo la frammentazione e la dimensione molto piccola della maggior parte delle aziende; in secondo luogo la necessità di introdurre competenze specialistiche e di relazioni con i sistemi di servizio. Su queste premesse, secondo il Paper, l’esperienza del welfare aziendale potrà espandersi e dare un contributo rilevante al rinnovamento generale dei sistemi di welfare se le istituzioni pubbliche attiveranno partnership a tutti i livelli con le imprese, aiutandole a mettersi in rete e a costruire progetti condivisi con le altre aziende del territorio, con le strutture della sanità, dell’assistenza e dell’istruzione, con le organizzazioni del terzo settore. Le 121 imprese Welfare Champion – Durante l’evento è stato assegnato a 121 imprese Welfare Champion il massimo rating 5W (erano 22 nel 2017) che indica il presidio e l’innovazione in tutte le aree di welfare. Si tratta di realtà che hanno messo in atto numerose iniziative in diversi ambiti del welfare aziendale, dimostrando capacità gestionali e impegno economico-organizzativo elevati, contribuendo a generare impatti sociali significativi sulle comunità interne ed esterne ad esse: Abici Onlus Società Cooperativa Sociale – Palermo, Sicilia; AEPI INDUSTRIE Srl – Bologna, Emilia Romagna; Agrimad Srl – Cosenza, Calabria; Air Service Srl – Treviso, Veneto; aizoOn Consulting Srl – Torino, Piemonte; Amag Spa – Alessandria, Piemonte; Andriani Spa – Bari, Puglia; AOC Italia Srl – Bergamo, Lombardia; Artigianservizi Srl – Perugia, Umbria; Azienda Tricologica Italiana Srl – Roma, Lazio; B.M.N. Salus Srl – Isernia, Molise; B+B International Srl – Treviso, Veneto; Baobab Cooperativa Sociale – Varese, Lombardia;Barone Ricasoli Spa Società Agricola – Siena, Toscana; beanTech Srl – Udine, Friuli Venezia Giulia; Bracaloni Massimo e Puddu Valeria Srl – Livorno, Toscana; Brovedani Group Spa – Treviso, Veneto; Bureau Veritas Italia SpA – Milano, Lombardia; C.B.M. Srl Società Agricola – Ancona, Marche; Castel Srl – Milano, Lombardia; CEPI Spa – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; ChemService Srl Controlli e Ricerche – Milano, Lombardia; Cicli Lombardo Spa – Trapani, Sicilia; Co.Mac. Srl – Bergamo, Lombardia; Confartigianato Imprese Bergamo – Bergamo, Lombardia; Connecthub Srl – Mantova, Lombardia; Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; Dadina Srl – Bologna, Emilia Romagna; DAL BEN Spa – Venezia, Veneto; Dopo Di Noi Società Cooperativa Sociale – Udine, Friuli Venezia Giulia; Ecorott Srl – Bolzano, Trentino Alto Adige; Eicon Srl – Torino, Piemonte; Eisai Srl – Milano, Lombardia; Elettronica Spa – Roma, Lazio; Elisa Scardeoni – Consulente del Lavoro – Brescia, Lombardia; Enrico Cantù Assicurazioni Srl – Varese, Lombardia; Ergon Stp Srl – Trieste, Friuli Venezia Giulia; Europea Microfusioni Aerospaziali Spa – Avellino, Campania; Faccin Gonzo & Partners – Vicenza, Veneto; Fairmat Srl – Verona, Veneto; Farco Group – Brescia, Lombardia; Fattoria Solidale del Circeo – Latina, Lazio; Ferri Engineering Costruzioni Meccaniche Srl – Modena, Emilia Romagna; Furfaro Luca – Studio Professionale – Torino, Piemonte; Galvanica Sata Srl – Brescia, Lombardia; Gianni & Origoni – Roma, Lazio; Grenke Locazione Srl – Milano, Lombardia; Gruppo Società Gas Rimini Spa – Rimini, Emilia Romagna; Il Tetto Casal Fattoria Cooperativa Sociale – Roma, Lazio; Illumia Spa – Bologna, Emilia Romagna; Image Line Srl – Roma, Lazio; Inel Elettronica Srl – Vicenza, Veneto; Integrazione Lavoro Società Cooperativa Sociale – Ferrara, Emilia Romagna; Intercos Europe Spa – Monza e della Brianza, Lombardia; IRSAP Spa – Rovigo, Veneto; Karrell Srl – Bolzano, Trentino Alto Adige; La Dua Valadda Società Cooperativa Sociale – Torino, Piemonte; La Grande Casa Società Cooperativa Sociale Onlus – Milano, Lombardia; La Nuvola Società Cooperativa Sociale Impresa Sociale Onlus – Brescia, Lombardia; LabAnalysis Srl – Pavia, Lombardia; Laboratoires Expanscience Italia Srl – Mustela – Milano, Lombardia; Lizard Srl – Trento, Trentino Alto Adige; Lo Scrigno Società Cooperativa Sociale Onlus – Milano, Lombardia; Lombardini – Kohler Engines – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Madonna dell’Uliveto Società Cooperativa Sociale – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Maps Spa – Parma, Emilia Romagna; MarmoinoX Srl – Asti, Piemonte; MASMEC Spa – Bari, Puglia; Master Srl – Bari, Puglia; Mely’s Maglieria srl – Arezzo, Toscana; Metal.B. Srl – Vicenza, Veneto; Minifaber Spa – Bergamo, Lombardia; Monini Spa – Perugia, Umbria; Natura Iblea Srl – Paniere Bio – Ragusa, Sicilia; Nordauto Spa – Treviso, Veneto; OMB Saleri Spa Società Benefit – Brescia, Lombardia; Omet Srl – Lecco, Lombardia; Openjobmetis Spa – Milano, Lombardia; Operari Srl Società Benefit – Milano, Lombardia; Pallotta Srl – Terni, Umbria; Paolo Babini Cooperativa di Solidarietà Sociale – Forlì-Cesena, Emilia Romagna; Paolo Trilli, Iascone, Merelli, Papini & C. Sas – Firenze, Toscana; Performance In Lighting Spa – Verona, Veneto; Pineta Grande Spa – Caserta, Campania; Planetek Italia Srl Società Benefit – Bari, Puglia; Portolano Cavallo Studio Legale – Roma, Lazio; Progesto Srl Società Benefit – Vicenza, Veneto; Progetto Emmaus Onlus Cooperativa Sociale – Cuneo, Piemonte; Redimec Snc – Milano, Lombardia; Riello Spa – Verona, Veneto; ROMEC Snc – Brescia, Lombardia; ROVAGNATI Spa – Monza e della Brianza, Lombardia; Rubinetterie Bresciane Bonomi Spa – Brescia, Lombardia; SAVE Spa – Venezia, Trentino Alto Adige; Selle Royal Group Spa – Vicenza, Veneto; Sensor ID Srl – Campobasso, Molise; Serrature Meroni Spa – Como, Lombardia; Servizi CGN Srl Società Benefit – Pordenone, Friuli Venezia Giulia; Sidip Srl – Bergamo, Lombardia; Sis.Ter Srl – Bologna, Emilia Romagna; Skillpharma Srl – Roma, Lazio; Società Agricola Ceraudo Roberto Srl – Crotone, Calabria; Spinetti Menegaldo Cinti Snc – Padova, Veneto; Staff Spa – Mantova, Lombardia; STILL Spa – Reggio Emilia, Emilia Romagna; Studio Aversano Piermassimo – Pistoia, Toscana; Studio Ballotta, Sghirlanzoni & Associati – Bergamo, Lombardia; Studio Sila – Brescia, Lombardia; Studio Vannucchi e Associati – Prato, Toscana; Studio Zanon Consulente del Lavoro – Venezia, Veneto; Studiomartini Stp Srl – Ravenna, Emilia Romagna; Suanfarma Italia Spa – Trento, Trentino Alto Adige; System Logistics Spa – Modena, Emilia Romagna; TeaPak Srl Società Benefit – Bologna, Emilia Romagna; TEC Eurolab Srl – Modena, Emilia Romagna; Termosifonatura F.lli Gnali Srl – Brescia, Lombardia; Terrantiga OP Apicoltori Sardi – Cagliari, Sardegna; UMBRAGROUP Spa – Perugia, Umbria; Vianova Spa – Lucca, Toscana; W&H Sterilization Srl – Bergamo, Lombardia; Way2global Srl Società Benefit – Milano, Lombardia. 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    Fondazione CRT aumenta stanziamenti per 2023 con focus su crisi energetica

    (Teleborsa) – Fondazione CRT stanzia 60 milioni di euro per il 2023, il 9,1% in più rispetto ai 55 milioni di euro del 2022. Lo ha deciso oggi all’unanimità il Consiglio di Indirizzo, che ha approvato il Documento Programmatico Previsionale (DPP). Il bilancio di previsione 2023 è “improntato a una logica espansiva per sostenere lo sviluppo del territorio e far fronte alla doppia sfida dell’emergenza energetica e idroclimatica”, si legge in una nota.Per contribuire al superamento della crisi energetica e dei fenomeni climatici estremi sempre più diffusi, la Fondazione CRT ha messo in campo un piano straordinario da 8 milioni di euro, di cui 3 milioni a integrazione del DPP 2022 e di ulteriori 5 milioni nel DPP 2023. Si tratta di interventi immediati di aiuto agli enti non profit penalizzati dal caro-bollette e saranno collegati a misure di più ampio respiro per la razionalizzazione dei consumi e la mitigazione dell’impatto ambientale.”La forte solidità economico-finanziaria della Fondazione e la leva del risparmio fiscale ci consentono di aumentare da subito e in maniera significativa le risorse da destinare sia al sostegno degli enti del territorio sottoposti a forti pressioni esterne, sia allo sviluppo di nuove progettualità, in uno scenario macroeconomico ancora incerto che richiede risposte rapide e capacità di adattamento”, ha dichiarato Massimo Lapucci, Segretario Generale della fondazione di origine bancaria, la terza in Italia per entità del patrimonio.I 60 milioni di euro stanziati dalla Fondazione CRT per il 2023 saranno così ripartiti: 18,5 milioni (+12,1%) per arte e cultura; 18,5 milioni (+15,6%) ricerca e istruzione; 18,5 milioni (+15,6%) per welfare e territorio; 4,5 milioni (+28,6%) per modalità innovative. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, Cgil: “Opzione uomo strada non percorribile”. Tridico: “Ipotesi riforma va nella giusta direzione”

    (Teleborsa) – L’ipotesi di pensionamento anticipato a 58/59 anni con 35 di anzianità per gli uomini con con riduzione del 30% dell’assegno – attribuita alla presidente di FdI Giorgia Meloni – non convince la Cgil. “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile – ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine dell’assemblea nazionale dei delegati della Fillea-Cgil a Milano –. Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico. Credo poi che ci sia un altro tema di fondo per dare un futuro pensionistico a tutti i lavoratori: bisogna combattere la perecarietà”. “Quello che si sta determinando in questi anni – ha spiegato Landini – è che la precarietà ha impoverito le persone, perché si può essere poveri lavorando, e sta mettendo in discussione anche il futuro dei diritti sociali del nostro Paese. Credo che uno dei temi di fondo sia superare i rapporti di lavoro folli che non hanno ragione d’esistere e sancire che l’ingresso al lavoro dev’essere fondato sulla formazione con l’obiettivo di stabilizzare le persone”.Di diverso avviso su “Opzione uomo” il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. “Credo che tutte queste riforme siano orientate a un principio giusto, ovvero quello di garantire una certa flessibilità in uscita rimanendo ancorati tuttavia la modello contributivo. Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi – ha detto Tridico a margine della presentazione del XXI rapporto annuale dell’Istituto – se si va in questa direzione poi ovviamente la politica deciderà ma si sembra che si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava facendo. L’Opzione donna ha avuto un tiraggio rispetto alla platea del 25%, un dato che dimostra che la scelta è stata fatta da meno di un terzo delle donne. Dato basso? È una scelta. Tutti sanno che col modello contributivo se si va in pensione prima si va con un minore assegno pensionistico. È normale nel nostro modello contributivo, ce lo abbiamo dal ’95, l’abbiamo riconfermato con la riforma Fornero”. LEGGI TUTTO

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    Welfare, cassa previdenziale “ad hoc” per le professioni sanitarie tecniche

    (Teleborsa) – “Stiamo lavorando per realizzare una cassa previdenziale autonoma in modo da permettere al libero professionista di non essere più legato alla gestione separata dell’Inps. Occorre costruire un percorso che veda riconosciute la specificità e l’autonomia previdenziale per i liberi professionisti rientranti nella Fno Tsrm Pstrp (Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, presieduta da Teresa Calandra)”. Lo afferma Vincenzo Di Salvatore, consigliere del Comitato Centrale della Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, con delega alla Cassa Previdenziale ed alla libera professione nonché componente della Commissione di albo Nazionale dei Podologi, presentando il primo congresso nazionale di categoria in programma al Museo Ferroviario di Pietrarsa, a Napoli, venerdì 14 e sabato 15 ottobre.”Oltre 600 podologi – spiega Stefano Massimiani, vicepresidente della commissione di albo nazionale podologi – discuteranno di argomenti che riguardano il futuro della professione: come ad esempio la revisione e ampliamento dei profili professionali, che darà la possibilità per il professionista sanitario di intervenire con maggiore efficacia per la tutela della salute del cittadino. In altri Paesi, viene data la possibilità ai podologi di agire in modo più ampio per risolvere i problemi dei pazienti ed è per questo che è necessario parlare di revisione dei profilo, di competenze avanzate e attività giuridica e medico legale”.Nella due giorni si parlerà anche di lotta all’abusivismo professionale, radicamento sul territorio, Lea, Università, società scientifiche e tecnico-scientifiche, multidisciplinarietà.”Podologia in movimento: dal nuovo codice deontologico alla revisione del profilo professionale” è il tema del congresso che comincerà con la sessione plenaria alle 9.30.”Il primo congresso della Commissione d’albo nazionale dei podologi rappresenta un appuntamento epico per la nostra professione, che segna il passaggio istituzionale dalla rappresentanza associativa a quella ordinistica – sottolinea Vito Michele Cassano presidente della CdA nazionale Podologi –. Una nuova partenza che ha coinvolto 19 professioni sanitarie in un percorso di condivisione e programmazione che ha aperto una fase costruttiva per la podologia del futuro”.Il convegno cominverà con gli interventi di Franco Ascolese, presidente dell’Ordine Tsrm-Pstrp di Napoli Avellino, Benevento e Caserta, Teresa Calandra, Vito Michele Cassano e Di Salvatore, a cui sarà affidata la presentazione del congresso.Successivamente si terrà la sessione sul tema “Dal nuovo Codice deontologico alla revisione del profilo professionale”, moderata da Alessio Gigantino, Cda nazionale podologi, e Carmine Pecoraro, presidente dell’Ordine Tsrm e Pstrp di Salerno, a cui interverranno Francesco Armenise (Nuovo Codice deontologico), Stefano Massimiani (revisione profilo professionale) e Di Salvatore (Cassa previdenziale).E ancora si svolgerà la tavola rotonda su “abusivismo e competenze avanzate” con Alessandro Beux, componente Fno Tsrm e Pstrp con delega Gruppo di lavoro AGML, Franco Ascolese, Alessandro Cisternino, Comandante dei NAS di Napoli, Vincenzo Braun, componente Fno Tsrm e Pstrp con delega AGENAS e formazione ECM, Vito Michele Cassano.Nelle assise a Pietrarsa è in calendario nella tarda mattina la tavola rotonda su “Lea e podologo sul territorio”.Il congresso si svolgerà per l’intera giornata di venerdì con altri momenti di confronto sui temi centrali e si concluderà alle 18 di sabato 15 ottobre. LEGGI TUTTO

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    Welfare, Italo: “Nuove misure per i familiari dei dipendenti”

    (Teleborsa) – Italo nel corso degli anni ha investito in una serie di misure volte a rafforzare il suo impegno nel mondo della sostenibilità secondo le tre dimensioni ESG: ambientale, sociale e di governance. Particolare attenzione è rivolta alle iniziative di carattere sociale, che nascono per le persone all’interno di Italo e sono poi estese all’intera comunità. A tal proposito la società ha deciso di lanciare nuovi progetti dedicati alle famiglie dei suoi dipendenti, inaugurando delle giornate di training volte a formare e sensibilizzare i partecipanti. Le sessioni – fa sapere Italo in una nota – saranno incentrate su due temi principali: autodifesa per le donne e manovre di disostruzione.Per quanto riguarda il primo percorso, quello sull’autodifesa al femminile (inaugurato lo scorso 8 marzo fra le dipendenti), Italo ha organizzato 4 giornate di formazione: la prima il 24 settembre a Roma, poi l’1 ottobre a Napoli, il 15 ottobre a Milano per terminare il 25 Novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, di nuovo a Roma. Le familiari dei dipendenti Italo (madri, mogli, figlie, sorelle, ecc.) affronteranno vere e proprie sessioni di formazione sul tema dell’autodifesa, guidate da professionisti che insegneranno come gestire una possibile aggressione e riconoscerne i segnali verbali e non verbali per prevenirla. Il corso sarà composto da una prima parte teorica in cui si affronteranno temi quali violenza di genere e psicodinamica del confronto, allo scopo di intercettare e disinnescare occasioni pericolose, seguita poi da una sessione pratica che trasmetterà tecniche e tattiche di difesa personale per reagire all’aggressione fisica. Le tecniche saranno presentate da istruttori di Krav Maga, arte marziale di origine israeliana. L’obiettivo del corso è quello di permettere alle donne di riconoscere le situazioni di rischio e reagire in modo corretto per salvaguardare la propria incolumità. Al termine di ogni giornata di formazione, le partecipanti riceveranno un attestato per certificare l’apprendimento delle nozioni del corso (ai sensi del D.lgs. 81/08).Per quanto riguarda invece il corso di disostruzione, BLS (Basic Life Support), Italo ha indetto per il 15 ottobre una giornata di formazione ad hoc sulle manovre di primo soccorso, con focus sulle tecniche di disostruzione delle vie aeree e di rianimazione e sul taglio e somministrazione di alimenti pericolosi per bambini. Un percorso teorico e pratico condotto dal dott. Marco Squicciarini e dalla sua equipe specializzata del Pediatric Basic Life Support. Piccole e semplice regole che quotidianamente salvano vite, prevenendo e dando modo di intervenire quando occorre.Ulteriore novità in casa Italo è l’istituzione della “Banca ferie solidali”. Grazie a questo strumento, – spiega Italo – tutti i lavoratori potranno cedere volontariamente e gratuitamente ai propri colleghi i giorni di ferie in eccedenza. Un dipendente Italo potrà così ottenere fino a un massimo di 30 giorni aggiuntivi in un anno per prestare cure e assistenza in caso di gravi patologie di un figlio o se costretto ad assentarsi prolungatamente per una sua malattia. Un atto di solidarietà che permette alla persona di affrontare un periodo complicato della propria vita, senza la preoccupazione lavorativa. Prosegue poi il progetto di supporto psicologico intrapreso grazie al Bando Conciliamo del Dipartimento per le politiche della famiglia. In partnership con Welfood, Italo mette a disposizione per il personale 6 incontri completamente gratuiti in seguito ad eventi traumatici o 4 giornate se la causa di stress non è di natura traumatica. In soli 2 mesi già 40 persone hanno deciso di intraprendere questo percorso grazie al supporto aziendale, per un totale di circa 120 incontri già svolti/programmati.”Ci sono tematiche su cui è sempre più importante fare formazione, per dare le giuste conoscenze alle persone. Per questo motivo Italo ha deciso di estendere anche alle famiglie dei dipendenti tali corsi: apprendere una tecnica di autodifesa o saper effettuare una manovra di disostruzione pediatrica non riguarda infatti la sola sfera lavorativa – commenta Gabriele Cerratti, direttore Human Resources & Organization di Italo –. Determinate nozioni possono essere utili nella vita di tutti i giorni e per comprenderne appieno il valore è giusto formare e sensibilizzare le persone. Siamo fieri di offrire questa opportunità ai familiari dei nostri dipendenti e siamo sicuri che risponderanno numerosi a questi incontri, come già fatto dal personale Italo che sta dando feedback più che positivi in merito alle ultime iniziative intraprese”. LEGGI TUTTO