More stories

  • in

    Marcinelle, Meloni: “Una tragedia europea. L’Italia ha pagato il prezzo più alto”

    (Teleborsa) – “L’Italia non dimenticherà mai la catastrofe del crollo della miniera di carbone del Bois du Cazier di Marcinelle. L’8 agosto di 69 anni fa, 262 minatori hanno perso la vita nel buio di una miniera, lontani dalle loro case e dai loro affetti, nell’adempimento del loro dovere. L’Italia ha pagato il prezzo più alto di questa tragedia europea e noi oggi rendiamo omaggio ai nostri 136 connazionali che – come tanti altri – sono stati costretti ad abbandonare la terra dove erano nati e cresciuti per trovare altrove maggiori opportunità di lavoro”. Lo scrive in un messaggio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in occasione del sessantanovesimo anniversario del disastro di Marcinelle.”Dal ricordo di quel disastro è nata la ‘Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo’. Ricorrenza – ricorda Meloni – fortemente voluta dall’indimenticato Ministro Tremaglia per omaggiare tutti i lavoratori italiani caduti in ogni continente e il contributo che hanno assicurato, con dedizione e umiltà, allo sviluppo delle Nazioni che li hanno accolti. Oggi, in questa Giornata, voglio fare mie le parole pronunciate proprio da Mirko Tremaglia l’8 agosto 2001 in occasione della sua prima visita ufficiale alla miniera come Ministro per gli Italiani nel mondo: ‘Marcinelle rappresenta il simbolo della sofferenza, della fatica, del sangue versato sul lavoro dagli italiani nel mondo e dai loro fratelli europei e la superiorità di quell’umanesimo del lavoro allora ignorato che riconosce, a chi lavora, dignità e parità di diritti e di doveri’. Parole che – conclude la premier – risuonano in tutta la loro attualità e che rinnovano il profondo debito di riconoscenza nei confronti dei nostri connazionali e della grande storia dell’emigrazione italiana”. LEGGI TUTTO

  • in

    Pensioni, Unimpresa: con 64 anni a rischio sostenibilità del sistema previdenziale italiano

    (Teleborsa) – Nei prossimi cinque anni, l’introduzione di una riforma che abbassi l’età pensionabile a 64 anni per tutti comporterebbe un impatto economico rilevante e immediato per la finanza pubblica. L’incremento del numero di nuovi pensionati, stimabile tra 120mila e 160mila unità aggiuntive all’anno, determinerebbe un aumento della spesa pensionistica pari a circa 0,3 punti percentuali di pil già nel primo anno di applicazione, con una tendenza progressiva che porterebbe l’incidenza sul pil dal 15,3% previsto per il 2025 al 16,2% entro il 2030, rispetto al 15,7% a normativa vigente. In valori assoluti, ciò si tradurrebbe in una maggiore spesa cumulata di circa 40 miliardi di euro nel quinquennio 2025–2029, ai prezzi costanti. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui la differenza si manterrebbe stabile intorno a 0,5 punti percentuali di pil anche nel lungo periodo, con una spesa al 2070 pari al 14,5% del pil nel nuovo scenario, rispetto al 14% a legislazione invariata.L’effetto cumulato di questo scostamento tra il 2025 e il 2045 – rileva Unimpresa – ammonterebbe, in termini nominali ai prezzi 2020, a circa 160-180 miliardi di euro di maggiore esborso complessivo. L’aggravio inciderebbe strutturalmente sull’indebitamento netto, mettendo sotto pressione il bilancio dello Stato proprio in una fase in cui si prevede una riduzione graduale del deficit e un rientro sotto la soglia del 3% nel medio periodo. Contestualmente, il minor gettito contributivo legato all’uscita anticipata di una quota consistente di lavoratori ridurrebbe la capacità del sistema previdenziale di autofinanziarsi, ampliando ulteriormente il fabbisogno da coprire con risorse generali. Nel primo quinquennio di applicazione, la riforma genererebbe uno squilibrio immediato e crescente, rendendo necessarie misure correttive o compensative per evitarne l’insostenibilità. “L’idea di abbassare l’età pensionabile a 64 anni per tutti va considerata con grande attenzione, soprattutto alla luce dei conti pubblici e dell’equilibrio previdenziale. Ogni scelta ha un costo e richiede responsabilità. In un momento in cui il Paese ha bisogno di rilanciare gli investimenti, sostenere le imprese e rafforzare l’occupazione giovanile, è fondamentale indirizzare le risorse pubbliche verso ciò che genera crescita. Non possiamo permetterci scelte miopi che rischiano di compromettere la sostenibilità finanziaria e penalizzare le nuove generazioni” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Ragioneria generale dello Stato, l’introduzione di una riforma previdenziale che abbassi l’età pensionabile a 64 anni per tutti i lavoratori, senza requisiti aggiuntivi né penalizzazioni attuariali, comporterebbe un impatto economico strutturale rilevante per la finanza pubblica italiana, soprattutto nel medio periodo. L’attuale assetto normativo stabilisce un’età pensionabile di 67 anni, con forme di flessibilità limitate e mirate, accompagnate da requisiti contributivi elevati. Le previsioni ufficiali a legislazione vigente stimano che la spesa pensionistica, espressa in percentuale del pil, si attesterà intorno al 15,3% nel 2025, con una graduale crescita fino al 17,1% nel 2040, per poi decrescere lentamente al 14% nel 2070, sulla base dell’effetto combinato tra invecchiamento della popolazione, maturazione del metodo contributivo e innalzamento dei requisiti anagrafici legati alla speranza di vita. Nel caso di adozione della riforma ipotizzata, si determinerebbe un incremento immediato del numero di nuovi pensionati, stimabile tra 120mila e 160mila unità aggiuntive ogni anno nei primi cinque esercizi di applicazione, con un conseguente aumento della spesa pensionistica che già nel 2025 passerebbe dal 15,3% al 15,6% del pil, generando uno scostamento di 0,3 punti percentuali. Tale divario si allargherebbe progressivamente negli anni successivi, raggiungendo il 16,2% nel 2030 rispetto al 15,7% dello scenario base, per poi salire al 17,7% nel 2040, contro un livello atteso di 17,1% senza interventi. La differenza si manterrebbe stabile intorno a 0,5 punti percentuali di pil anche nel lungo periodo, con una spesa al 2070 pari al 14,5% del pil nel nuovo scenario, rispetto al 14% a legislazione invariata. L’effetto cumulato di questo scostamento tra il 2025 e il 2045 ammonterebbe, in termini nominali ai prezzi 2020, a circa 160-180 miliardi di euro di maggiore esborso complessivo. Si dovrebbe invece sostenere una maggiore spesa cumulata di circa 40 miliardi di euro nel quinquennio 2025–2029, ai prezzi costanti.La riforma avrebbe inoltre un impatto negativo sul saldo previdenziale, dal momento che la riduzione dell’età di uscita dal lavoro comporterebbe una contrazione della base contributiva attiva e una maggiore durata media delle prestazioni pensionistiche. Anche in presenza di importi medi più bassi, dovuti al calcolo contributivo applicato su un numero inferiore di anni lavorati, l’effetto moltiplicativo derivante dall’ampliamento della platea dei beneficiari e dalla loro maggiore longevità determinerebbe una pressione persistente sulla spesa pubblica. In termini macroeconomici, la misura produrrebbe un deterioramento del rapporto tra occupati e pensionati, contribuendo a ridurre il tasso di attività e il potenziale di crescita, mentre sul piano dell’equità intergenerazionale aggraverebbe la redistribuzione implicita tra coorti, a scapito delle generazioni più giovani. Ogni cinque anni, a partire dal 2025 e fino al 2070, la riforma determinerebbe uno scostamento costante di circa mezzo punto percentuale di pil tra lo scenario vigente e quello con pensione a 64 anni, rendendo strutturale l’aggravio per le finanze pubbliche. La riforma, in assenza di misure correttive, metterebbe a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, costruito su un equilibrio fragile che si regge sulla combinazione tra età di pensionamento elevata, contributi versati e calcolo attuarialmente equo. Alla luce delle proiezioni della Ragioneria e delle simulazioni effettuate, risulta evidente – conclude Unimpresa – che un abbassamento generalizzato dell’età pensionabile non sarebbe neutrale sul piano contabile né economicamente compatibile con gli obiettivi di medio-lungo termine della finanza pubblica. LEGGI TUTTO

  • in

    Ucraina, confermato incontro Trump-Putin: sfuma ipotesi trilaterale

    (Teleborsa) – Il consigliere presidenziale russo, Yuri Ushakov, ha confermato ieri la possibilità di un incontro la prossima settimana tra il presidente Vladimir Putin e il suo omologo americano, Donald Trump. La sede, già concordata, verrà annunciata più avanti dal Cremlino. Sembra escluso, almeno per il momento, un incontro allargato a Volodymyr Zelensky, nonostante il presidente ucraino sia tornato ad invocarlo come unico modo di “trovare soluzioni concrete” per porre fine al conflitto e la Casa Bianca si sia dimostrata disposta a organizzarlo. Riguardo alla possibilità di un vertice a tre che includa Zelensky, Putin ha affermato che si è ancora “lontani dal creare le condizioni” per un tale incontro. Più volte Mosca ha detto che un faccia a faccia tra Putin e Zelensky dovrebbe avvenire alla chiusura delle trattative per la pace. Il segretario di Stato, Marco Rubio ha affermato che c’è “ancora molto lavoro da fare” prima del vertice russo-americano, che sarebbe il primo da quello del giugno del 2021 tra Putin e Joe Biden. Ricevendo al Cremlino il presidente emiratino, Mohamed bin Zayed al Nahyan, Putin ha detto che proprio gli Emirati arabi uniti sarebbero tra “i luoghi del tutto adatti” per ospitare il vertice. Il Cremlino non ha fatto alcun cenno alla scadenza, in queste ore, dell’ultimatum posto da Trump a Putin per porre fine alle ostilità, e all’eventualità che, in caso contrario, il presidente Usa ricorra a sanzioni contro Mosca. Zelensky, che ha avuto consultazioni telefoniche con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha detto che “l’Europa deve essere tra i partecipanti” alle trattative per la fine di un conflitto in atto nel continente. “La posizione dell’Europa è chiara – ha cercato di rassicurarlo von der Leyen –. Sosteniamo pienamente l’Ucraina e continueremo a svolgere un ruolo attivo per garantire una pace giusta e duratura”.Sullo sfondo dell’incontro tra Trump vi sono le sanzioni secondarie alla Russia che, secondo quanto annunciato dal presidente americano, dovrebbero scattate oggi prendendo di mira i paesi che si riforniscono dalla Russia, in particolare petrolio e armi. “Se scatteranno le sanzioni secondarie per la Russia “dipenderà da Putin” – ha detto Trump –. Sentiremo quello che ha da dire, dipende da lui, sono molto deluso da lui”. LEGGI TUTTO

  • in

    Appuntamenti macroeconomici dell’8 agosto 2025

    (Teleborsa) – Venerdì 08/08/202501:30 Giappone: Spese reali famiglie, mensile (atteso -3%; preced. 4,6%)01:50 Giappone: Partite correnti (atteso 1.480 Mld ¥; preced. 3.436 Mld ¥)07:30 Francia: Tasso disoccupazione, trimestrale (atteso 7,5%; preced. 7,4%)(Foto: Silkstock – stock.adobe.com (ex Fotolia.it)) LEGGI TUTTO

  • in

    Eventi e scadenze dell’8 agosto 2025

    (Teleborsa) – Venerdì 08/08/2025Appuntamenti:Banca d’Italia – Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia (da lunedì 04/08/2025 a lunedì 11/08/2025)CEBRA 2025 Meeting annuale – Il Central Bank Research Association 2025 Annual Meeting si svolge a Boston ed è co-organizzato da Federal Reserve Bank of Boston (FRBB), Harvard Business School – Pricing Lab e Digital Data Design Institute at Harvard (da mercoledì 06/08/2025 a venerdì 08/08/2025)Titoli di Stato:Tesoro – Comunicazione Medio-LungoAziende:Emak – CDA: Relazione SemestraleMasi Agricola – CDA: Relazione SemestraleRiba Mundo Tecnologia – CDA: Preconsuntivo SemestraleThe Italian Sea Group – Appuntamento: Presentazione Analisti – CDA: Relazione SemestraleTrevi – Appuntamento: Presentazione analistiUnipol – Appuntamento: Presentazione analistiWendy’s – Risultati di periodo(Foto: a_korn – stock.adobe.com (ex Fotolia)) LEGGI TUTTO

  • in

    Giappone, si riduce surplus partite correnti a giugno

    (Teleborsa) – Frena, come da attese, il surplus della bilancia delle partite correnti in Giappone. Secondo il Ministero delle Finanze giapponese (MOF), si è generato a giugno un avanzo delle partite correnti di 1.348 miliardi di yen, rispetto all’attivo di 3.436 miliardi del mese precedente. Il dato è inferiore alle attese degli analisti (1.480 miliardi di yen).La bilancia commerciale di beni e servizi chiude con un attivo di 315 miliardi di yen, contro l’avanzo di 241 miliardi di maggio, a fronte di un aumento delle esportazioni a 8.962,7 miliardi di yen (-2,4%) e un calo delle importazioni a 8.493 miliardi (-1,3%). LEGGI TUTTO

  • in

    Giappone, spese famiglie crescono meno delle attese a giugno

    (Teleborsa) – Nel mese di giugno 2025 i consumi familiari in Giappone si sono attestati a 295.419 yen, in calo del 5,2%su base mensile, dopo il +4,6% di maggio e contro attese per un decremento del 3%.Il dato è stato comunicato l’Ufficio statistico nazionale nipponico, secondo cui il dato tendenziale si attesta al +1,3% (+5,2% in termini nominali) dal +4,7% precedente e contro il +2,8% atteso.Sempre a giugno, la media mensile dei redditi delle famiglie operaie, si è attestata a 976.268 yen, aumentando dell’1,7% in termini reali (+2% in termini nominali). LEGGI TUTTO

  • in

    Dazi, Ue attende via libera all’intesa sul 15%: “Investimenti non vincolanti”

    (Teleborsa) – Mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump annuncia trionfante l’entrata in vigore dei dazi assicurando che “miliardi di dollari, in gran parte da paesi che hanno approfittato degli Stati Uniti per molti anni, ridendosela in ogni modo, cominceranno ad affluire negli Usa”, l’Ue punta i piedi sul 15% e ribadisce che “gli investimenti non sono vincolanti”. Nell’accordo sui dazi commerciali con gli Stati Uniti – sottolinea la Commissione europea – “siamo stati molto chiari sugli impegni presi e su quelli che non sono stati presi”. In particolare le cifre riguardanti le importazioni di energia dagli Usa e gli investimenti Ue negli Usa “non sono vincolanti”, piuttosto “quello che abbiamo trasmesso all’amministrazione Usa – ha affermato Olof Gil, portavoce della Commissione Ue – è, diciamo, un aggregato sulle intenzioni delle imprese europee sulle spese in energia e sugli investimenti”. Per l’Unione europea si applica una aliquota del 15% sulla maggior parte dei prodotti, compresi farmaci e chip, anche se l’Ue sta ancora trattando per una definizione dei dettagli rispetto all’intesa, di massima, siglata in Scozia tra Trump e Ursula von der Leyen. Sullo sfondo della trattativa vi è la minaccia da parte di Trump di rialzare i dazi appena concordati con la Ue se quest’ultima non onorerà gli impegni, pari a 1.350 miliardi, in termini di importazioni di energia (750 miliardi di dollari in tre anni) e di investimenti (600 mld) negli Usa. “Questi impegni non sono in alcun modo vincolanti. La Commissione non ha il potere, e non ha mai cercato il potere, di costringere le imprese ad effettuarli. Ma – ha detto Gil – sono una onesta comunicazione degli intenti delle aziende Ue. Perché abbiamo parlato con le nostre imprese per avere un quadro chiaro e non aggiungerò altro. Le compagnie europee hanno il diritto sovrano di investire dove lo ritengono più vantaggioso”.L’obiettivo, per la Commissione, è arrivare alla dichiarazione congiunta il prima possibile ma manca il via libera di Trump. Il testo congiunto “è sul tavolo di Washington, la palla è nel loro campo” e “ci attendiamo che ci aiutino a fare passi avanti”, ha affermato il portavoce della Commissione.”Da quanto ci risulta i dazi Usa sono entrati in vigore a partire da oggi”, ha spiegato Gill. Ma sono ancora diverse le incognite. Per il settore delle auto Bruxelles attende che la Casa Bianca emetta un ordine esecutivo con il taglio della percentuale dal 27,5% al 15%. Su farmaci e chip la Commissione si aspettava una tariffa pari a quella della Nazione più favorita (4,8%) almeno fino alla chiusura delle indagini da parte di Washington.Secondo il segretario al commercio Howard Lutnick i dazi entrati in vigore porteranno nelle casse americane 50 miliardi di dollari al mese. “Questi sono numeri incredibili. Tutti sanno che bisogna vendere ai consumatori americani, che sono i più potenti al mondo e Donald Trump sta sfruttando questo a beneficio del popolo americano”, ha detto Lutnick.(Foto: © Jan Mikš / 123RF) LEGGI TUTTO