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    Anief,  Pacifico: “Per la scuola affrontare il problema del reclutamento, per la ricerca sbloccare le risorse, per l’università riflettere sulle modifiche”

    (Teleborsa) – Il sindacato rappresentativo Anief è stato audito al Senato in VII Commissione – Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport – su due provvedimenti: il Disegno di legge 1553, Università, ricerca e scuola, e il Decreto legge n. 90/2025, Disposizioni urgenti in materia id università e ricerca, istruzione e salute.Nel corso dell’audizione, Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ha affermato che per quanto riguarda l’istruzione,”la vera urgenza su cui è necessario concentrarsi è il tema del reclutamento, grande problema del nostro Paese; ricordiamo che l’Italia ha una procedura d’infrazione, chiediamo che questa Commissione possa affrontare l’argomento. Altra urgenza: gli organici, soprattutto per quanto riguarda il sostegno. Dobbiamo inoltre intervenire sul trattamento accessorio, in visione del rinnovo del contratto”.”Per quanto riguarda la ricerca, bisogna sbloccare delle risorse: chi lavora oggi nella ricerca prende meno degli altri colleghi. Per quanto concerne il mondo universitario, cambia la specializzazione scientifica, bisogna capire se la riforma così formulata va bene e riflettere sul fatto che abbiamo migliaia di abilitati con la vecchia tornata, bisogna mettere in conto che c’è questa situazione. Infine, non dimentichiamoci che è necessario valorizzare la formazione degli studenti”, ha concluso il leader del sindacato.Di seguito le richieste di Anief – discusse dal presidente Pacifico, Daniela, Rosano Antonio Natale e Stefano Cirilli – sul decreto legge 90 (scuola, università e ricerca) e sulla riforma docenza universitaria: per quanto riguarda la scuola, l’esame e l’approvazione urgente della proposta di legge 545 sul reclutamento per evitare l’abuso dei contratti a termine con norme su idonei; interventi per assunzione nei ruoli dei precari inseriti in GPS (doppio canale), docenti licenziati da Gae, per abolire vincoli mobilità, adeguare organico di fatto a organico di diritto su posti senza titolare, per stanziare ulteriori risorse e liberarne alcune attuali per aumentare i salari e chiudere i contratti. Per quanto concerne la ricerca, interventi per sbloccare risorse legate ai mancati profili professionali (0,77%), consentire di aumentare il salario accessorio e garantire la valorizzazione professionale. Per l’università, interventi per chiarire la natura subordinata dei contratti post doc, i contributi minimi per gli incarichi di ricerca, la chiamata diretta dal secondo anno del RTT, valorizzazione nelle assunzioni e progressioni di carriera il profilo dei tecnologi a tempo determinato. Interventi per semplificare la valutazione dei neo-assunti già oggetto degli Atenei, valorizzare il giudizio degli studenti, riconoscere in maniera permanente le abilitazioni rilasciate, consentire la stabilizzazione degli RTT e la loro chiamata diretta con la certificazione dell’idoneità del nuovo sistema. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Carta Docente ai precari con contratto al 31 agosto, il ministero dice sì”

    (Teleborsa) – “Finalmente non sono solo i giudici a dire che la Carta del docente per l’aggiornamento deve essere assegnata anche ai docenti precari: una nota ministeriale di queste ore dice che il supporto economico da 500 euro l’anno introdotto con la Legge 107/15 e destinato solo al personale di ruolo, va esteso ora anche ai supplenti con contratto annuale in scadenza al 31 agosto 2025”. È quanto afferma il sindacato Anief in una nota. Per il sindacato Anief, che da dieci anni si batte per l’estensione del beneficio utile a formarsi professionalmente, è un primo importante passo in avanti. Anche se – sottolinea il sindacato – “la strada per dire di avere finalmente ottenuto piena giustizia rimane ancora molto lunga e ardua: permangono, infatti, diverse categorie di lavoratori esclusi senza alcuna motivazione valida, ad iniziare dagli educatori (anche quelli di ruolo), pur essendo considerati per legge dei veri e propri docenti di scuola primaria; il mancato accesso alla card annuale per la formazione riguarda poi tutti gli altri supplenti di lunga durata, quindi quelli con contratto in scadenza 30 giugno o termine delle lezioni, come pure i supplenti brevi con contratti continuativi che di fatto vanno a realizzare una supplenza di tipo annuale, come più volte evidenziati dai tribunali”.”La storia della Carta del docente – ha spiegato alla rivista Orizzonte Scuola l’avvocato Walter Miceli, che opera per Anief – inizia nel 2015 con la legge della “Buona Scuola”, la quale la riserva ai soli docenti di ruolo, escludendo precari, educatori e insegnanti delle scuole paritarie. La svolta arriva nel 2022, quando la Corte di Giustizia Europea stabilisce che negare il bonus ai supplenti viola il principio di non discriminazione. Da quel momento, i tribunali italiani accolgono i ricorsi Anief dei docenti a tempo determinato, costringendo il legislatore a intervenire. Il primo passo è il decreto “salva infrazioni” del 2023, che estende la carta ai contratti al 31 agosto, ma solo per un anno. Nel 2025, la legge di bilancio rende la misura strutturale, pur lasciando la porta aperta a una possibile riduzione dell’importo annuale”.Dal 24 giugno 2025, anche i docenti con contratto annuale possono accedere alla piattaforma della Carta del docente e utilizzare il bonus di 500 euro entro il 31 agosto 2026. Il ministero ha chiarito che il credito non speso entro la scadenza sarà riaccreditato per l’anno scolastico successivo, a patto che il docente sia ancora in servizio. “La misura, attesa da anni e più volte oggetto di interpretazioni e sparizioni improvvise del bonus, ora – commenta Anief – trova finalmente una cornice normativa chiara. Tuttavia, resta il nodo della possibile riduzione dell’importo, che la legge ora definisce ‘fino a 500 euro’, lasciando spazio a future modifiche”.”Riteniamo che qualsiasi tipo di riduzione della Carta del Docente, anche minima, rappresenti un passo indietro verso la tutela del diritto alla formazione del corpo insegnante italiano – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – , ma allo stesso tempo siamo anche convinti di avere ottenuto un grande risultato nell’estendere la card annuale per l’aggiornamento anche ai supplenti con contratto fino al 31 agosto. Certamente, rimane alto il rammarico per l’esclusione degli educatori e di tutti gli altri supplenti. Da adesso in poi, la nostra azione sindacale si concentrerà sulla richiesta di estensione dei 500 euro annuali anche a loro”.Il presidente nazionale Anief coglie l’occasione per “rassicurare tutti gli insegnanti, precari o che nel frattempo sono stati immessi in ruolo, che l’avere ottenuto una sentenza favorevole sulla Carta del docente, parliamo di migliaia di precari o ex precari, porterà alla sicura esecuzione della decisione giudiziaria: i soldi arriveranno tramite Ministero o per ottemperanza. Per vedere nei fatti l’esito positivo, sottoforma di risarcimento, come previsto dal giudice del lavoro è solo questione di tempo: sull’assegnazione della somma spettante al ricorrente vincitore non vi è alcun dubbio. Tengo infine a precisare che quello che sta accadendo in tutti i tribunali d’Italia è in realtà – prosegue Pacifico – quanto hanno previsto la Cassazione, con la sentenza n. 29961 del 27 ottobre, la Corte di Giustizia europea, che ha prodotto una ordinanza chiarissima attraverso la VI Sezione, il18 maggio 2022, e anche da parte del nostro Consiglio di Stato, che con la sentenza n. 1842/2022 ha messo in ginocchio la parte della Legge 107/15 che discrimina i precari privandoli della Carta del Docente. Adesso, i precari o ex precari che ancora non hanno presentato ricorso gratuito con Anief hanno un motivo in più per farlo e recuperare fino a 3.500 euro netti più interessi, facendo attenzione a non andare oltre i cinque anni dalla stipula del contratto a tempo determinato per non incappare nella prescrizione”.(Foto: Alexas_Fotos /Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Scuola, insegnanti di religione cattolica: diminuiscono i posti in organico per il 2025/26

    (Teleborsa) – Si è appena conclusa al MIM l’informativa sulle dotazioni organiche degli insegnanti di religione cattolica e del personale educativo, per l’anno scolastico 2025/2026. Per quanto riguarda l’organico degli insegnanti religione cattolica i posti totali autorizzati ammontano a 23792 di cui 16654 da concorso, con una diminuzione di 108 posti rispetto al precedente anno scolastico a seguito della diminuzione sia del numero delle classi e sia delle richieste delle famiglie. Lo fa sapere il sindacato Anief in una nota. La delegazione Anief, formata dalla segretaria nazionale, Daniela Rosano, la referente nazionale IRC, Pattuglia Moira, e da Vittorio Forgione, ha ribadito il proprio impegno a tutela dei diritti degli idr e del personale educativo, sottolineando come le domande inoltrate per il concorso straordinario degli insegnanti di religione, superino ampiamente i posti messi a bando. “Lo scorrimento delle graduatorie, fino al loro totale esaurimento, – sottolinea il sindacato – costituisce un impegno che il sindacato Anief vuole perseguire e monitorare con massima sollecitudine. La delegazione Anief chiede al MIM l’immissione in ruolo per tutti gli insegnanti di religione, come previsto dagli emendamenti sostenuti di Anief”. Pattuglia, ha ribadito la necessità di accelerare anche i tempi per la pubblicazione delle graduatorie regionali degli idr, laddove gli USR non abbiano provveduto, come in Lombardia, in cui la graduatoria provvisoria della scuola secondaria di primo e secondo grado non è stata ancora pubblicata e lo svolgimento delle prove orali didattico-metodologiche del primo settore sta subendo dei rallentamenti e alcuni candidati non hanno ancora calendarizzata la data dell’esame orale, sottolineando anche la possibilità di retrodatazione giuridica per i colleghi che rischiano di essere gli ultimi dimenticati.Anief ricorda che al momento dell’immissione in ruolo in cui lo stipendio ritorna alla base, “per compensare questa riduzione sarà erogato un assegno ad personam, che rappresenta la differenza tra lo stipendio percepito come incaricato con le fasce stipendiali (9-15-21 anni di servizio, ecc.) e lo stipendio iniziale da docente di ruolo”.”L’azione del sindacato Anief a favore della tutela dei diritti degli insegnanti di religione cattolica – prosegue la nota – procede incessantemente e con determinazione, affinché il percorso per la stabilizzazione dei docenti e delle loro famiglie, che aspettano da oltre vent’anni la trasformazione dei loro contratti da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato, giunga finalmente a termine. Anief continuerà a perseguire e affermare il totale riconoscimento professionale della categoria con azioni concrete e incisive, per sostenere e tutelare diritti degli insegnanti precari di religione cattolica”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, domani avvio del confronto ministero-sindacati”

    (Teleborsa) – “Dopo le pubblicazioni dei trasferimenti dei docenti e del personale Ata in vista del prossimo anno scolastico, nelle 7mila scuole italiane l’attenzione si sposta sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie da attuare sempre dal prossimo primo settembre con temporalità però annuale: domani, 4 giugno, alle ore 15 i sindacati sono stati convocati al ministero dell’Istruzione e del Merito per una intesa che andrebbe a regolare ‘utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del personale docente, educativo ed A.T.A. per gli anni scolastici relativi al triennio 2025/26, 2026/27, 2027/28′”. È quanto fa sapere l’Anief in una nota.Uno dei nodi principali da sciogliere – spiega l’Anief – sarà quello delle possibili deroghe ai vincoli sulla mobilità da applicare anche ai neo-assunti con particolari esigenze personali e familiari. “Nel caso delle assegnazioni provvisorie – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief – partendo delle ipotesi del CCNI sottoscritto dall’Anief e del Ccnl Istruzione e Ricerca 2019/2021 oggi in vigore, si punta ad ottenere i trasferimenti per dipendenti della scuola genitori con figli fino a 16 anni di età e di dipendenti figli di over 65. Sono alcune delle conferme, in deroga ai vincoli, su cui puntiamo, assieme ad altre novità. Domani pomeriggio ci sarà l’avvio del confronto al Ministero dell’Istruzione e noi faremo di tutto per ottenere dei risultati utili a rispondere alle esigenze del personale scolastico, al quale – conclude Pacifico – non può essere negati il diritto alla famiglia”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Istat: ancora oltre un terzo 25-64enni senza diploma

    (Teleborsa) – Nel 2023, solo il 65,5 per cento dei 25-64enni possiede almeno un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 79,8 per cento della media UE27. Il divario è ancora più ampio sul fronte dei laureati: appena il 21,6 per cento in Italia, a fronte del 35,1 per cento nella media europea e quote doppie in Francia e Spagna. Il ritardo riguarda anche le generazioni più giovani, in particolare per l’istruzione terziaria: tra i 25-34enni, il 31,6 per cento ha un titolo terziario nel 2024, un dato in crescita ma ancora lontano dall’obiettivo europeo del 45 per cento entro il 2030. È quanto evidenzia l’Istat nel Rapporto annuale 2025 presentato oggi. L’abbandono scolastico precoce, seppur in calo, – rileva l’Istat – rimane una criticità. Nel 2024, il 9,8 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni lascia il sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un titolo secondario superiore. Il fenomeno è più diffuso tra gli uomini (12,2 per cento), nel Mezzogiorno (12,4 per cento) e tra i giovani con cittadinanza straniera (24,3 per cento).Le competenze digitali restano insufficienti per raggiungere gli obiettivi europei. Nel 2023 solo il 45,8 per cento degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali almeno di base, contro una media UE27 del 55,5 per cento e obiettivi europei che puntano all’80 per cento entro il 2030. Persistono forti divari territoriali, generazionali e di istruzione. Nel Mezzogiorno la quota di cittadini con competenze digitali almeno di base è pari al 36,1 per cento, contro il 50 per cento circa nel Centro-nord. Il divario tra giovani (16-24 anni) e adulti (45-54 anni) è di 10 punti percentuali a sfavore dei secondi. Le differenze legate all’età si attenuano tra i più istruiti. Le donne risultano svantaggiate solo nelle fasce d’età oltre i 45 anni.Nell’anno scolastico 2023/2024 il numero di alunni con disabilità ha superato 360mila unità, con un incremento, in 10 anni, di quasi il 60 per cento. Il numero di docenti impegnati in attività di sostegno,aumentato in proporzione alla crescita degli alunni con disabilità, conta 246mila unità. Permangono, tuttavia, alcune criticità, tra cui, in particolare, la carenza di formazione: oltre 66mila insegnanti per il sostegno, il 26,9 per cento del totale, sono privi della relativa specializzazione. LEGGI TUTTO

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    Stipendi scuola, Anief: tra priorità gli scatti automatici ogni 4 anni con primo dopo 36 mesi

    (Teleborsa) – Il sindacato Anief ha le idee chiare sulle priorità di modifica rinnovo del contratto nazionale Istruzione e Ricerca 2022-24: una di queste riguarda sicuramente la reintroduzione del primo “gradino” nelle buste paga del personale e l’aumento del numero di scatti automatici.”Le attuali tabelle degli scatti di anzianità sono vecchie e illogiche – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – per questo motivo chiederemo all’Aran, già nell’incontro di dopodomani, aumenti ogni quattro anni, con il primo scatto a partire dal terzo anno e non dall’inizio del nono come avviene oggi”.Per la reintroduzione del primo gradino stipendiale del personale scolastico, l’Anief ha anche fatto da tramite per la presentazione di un emendamento al DL 45, del 7 aprile scorso (Atto Senato n. 1445), a giorni al voto dopo l’esame di ammissibilità della VII Commissione del Senato.”L’approvazione della riproposizione del primo gradino stipendiale, ovvero della fascia 3-8 anni, cassata inopinatamente quasi tre lustri fa – ha ribadito Pacifico – permetterebbe di modificare la tabella del contratto collettivo nazionale e di garantire i primi aumenti a partire dal terzo anno di servizio dal 2023/2024, rispetto al nono attuale. In pratica si ripristinerebbe quello che avveniva alle buste paga del personale della scuola fino al 2010: si tratterebbe di un importante modifica che darebbe anche un po’ di ossigeno e potere di acquisto a docenti e personale Ata sempre più alle prese con stipendi sempre più depotenziati dall’inflazione”. LEGGI TUTTO

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    Disabilità a scuola, Istat: “Migliora offerta di insegnanti di sostegno ma ancora ritardi per l’inclusione”

    (Teleborsa) – Aumentano gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado: quasi 359mila nell’anno scolastico 2023-2024, il 4,5% del totale degli iscritti (+6% rispetto al precedente anno scolastico), 75mila in più negli ultimi cinque anni (+26%). Cresce la quota di docenti per il sostegno con una formazione specifica: dal 63% al 73% in quattro anni, ma sono ancora molti gli insegnanti non specializzati (27%, nel Nord 38%) e l’11% viene assegnato in ritardo. Elevata la discontinuità nella didattica: più di un alunno su due (il 57% degli alunni con disabilità) ha cambiato insegnante per il sostegno da un anno all’altro, l’8,4% nel corso dello stesso anno scolastico.È quanto rileva l’Istat nel report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – Anno scolastico 2023-2024”.Ancora in aumento gli alunni con disabilità: più 75mila in cinque anniNell’anno scolastico 2023/2024 sono quasi 359mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado (il 4,5% degli iscritti, fonte MIM), circa 21mila in più rispetto all’anno precedente (+6%). La quota di alunni con disabilità è più alta nella scuola primaria e secondaria di primo grado, dove si attesta al 5,5%, mentre diminuisce nella scuola dell’infanzia e nella secondaria di secondo grado (rispettivamente il 3,2% e il 3,5%). L’aumento degli alunni con disabilità nelle scuole italiane è particolarmente evidente se si va poco più indietro nel tempo. Rispetto all’anno scolastico 2018/2019 l’incremento è stato del 26%, circa 75mila in più.Notevoli le differenze in termini di genere: gli alunni con disabilità sono prevalentemente maschi, 228 ogni 100 femmine. Tale evidenza è in linea con le statistiche epidemiologiche che da tempo evidenziano sensibili differenze di genere in vari disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui i disturbi dello spettro autistico e i disturbi del comportamento e dell’attenzione.Il problema più diffuso è la disabilità intellettiva, che riguarda il 40% degli studenti con disabilità, quota che cresce nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, attestandosi rispettivamente al 46% e al 52%; seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (35% degli studenti), questi ultimi più frequenti nella scuola primaria (39%) e nella scuola dell’infanzia (63%). I disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione riguardano quasi un quinto degli alunni con disabilità; entrambi sono più diffusi tra gli alunni delle scuole secondarie di primo grado (rispettivamente il 24% e il 20% degli alunni). Meno frequenti invece sono le problematiche relative alla disabilità motoria (9%) e alla disabilità visiva o uditiva (circa 7%), con differenze poco rilevanti tra gli ordini scolastici. Il 37% degli alunni con disabilità presenta più tipologie di problema; in particolare, la condizione di pluri-disabilità è più frequente tra gli alunni con disabilità intellettiva (53% dei casi). Più di un quarto degli studenti (28%) ha un problema di autonomia, legato alla difficoltà nello spostarsi all’interno dell’edificio, nel mangiare, nell’andare in bagno o nel comunicare; la difficoltà più diffusa riguarda la comunicazione (21%) o l’andare in bagno (19%); meno frequenti appaiono le difficoltà nello spostarsi o nel mangiare (rispettivamente 13% e 8%). Tra gli studenti con problemi di autonomia, uno su cinque non è in grado di svolgere autonomamente nessuna delle quattro attività.Quasi tutti gli alunni presentano una certificazione di disabilità o di invalidità (98%) che permette l’attivazione del sostegno scolastico. Inoltre, una quota marginale di alunni (1,3%) usufruisce del sostegno didattico pur non disponendo di una certificazione; si tratta spesso di alunni in attesa di certificazione o con problematiche borderline a cui la scuola decide di dedicare una parte delle risorse disponibili. LEGGI TUTTO

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    Disabilità, Istat: 20mila alunni non hanno assistenza di cui hanno bisogno

    (Teleborsa) – La domanda di assistenza nella scuola non è totalmente soddisfatta: oltre 15mila studenti (il 4,2% degli alunni con disabilità) avrebbero bisogno del supporto di un assistente all’autonomia e alla comunicazione, ma non ne usufruiscono. L’analisi territoriale Istat nel report sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità 2023-2024 certifica le differenze sulla minor dotazione di ore nelle regioni del Mezzogiorno, area in cui la quota di domanda non soddisfatta sale al 5,4% degli alunni. Una carenza che spesso viene colmata con un aumento delle ore di sostegno, anche se le due figure professionali sono complementari e non sostitutive. Una quota residuale, ma non trascurabile, di alunni con disabilità (1,3%, quasi 5mila studenti) avrebbe inoltre bisogno di un assistente igienico personale. Questa percentuale aumenta nelle regioni del Mezzogiorno attestandosi all’1,7%. Nel complesso sono circa 20mila gli studenti con disabilità che avrebbero bisogno di assistenza da parte di figure specializzate. Sono poco meno di 80mila gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che affiancano gli insegnanti per il sostegno (+18% rispetto all’anno scolastico precedente): di questi, il 4,2% conosce la lingua italiana dei segni (Lis). Si tratta di operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza è finalizzata a migliorare la qualità dell’azione formativa, facilitando la comunicazione e l’interazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni dell’autonomia. Essendo una figura fornita dagli Enti territoriali, la distribuzione sul territorio risente dell’ammontare delle risorse della spesa sociale dei comuni allocata per finanziare questo tipo di servizio. Se a livello nazionale si registrano quattro alunni per assistente, nel Nord e nel Mezzogiorno il rapporto sale leggermente (a 4,3 e a 4,2 rispettivamente) con una variabilità regionale che vede la Campania distinguersi per la più bassa disponibilità di assistenti (7,5 alunni con disabilità per ogni assistente). La presenza di queste figure aumenta invece nelle regioni del Centro dove il rapporto scende a 3,3 alunni per assistente. Le ore settimanali in cui gli alunni con disabilità dispongono della presenza di un assistente all’autonomia e alla comunicazione sono mediamente 9,6; nelle situazioni più gravi salgono a 11,5. Le differenze territoriali si riscontrano soprattutto in relazione agli alunni con maggiori limitazioni, che nelle scuole del Nord e del Centro ricevono rispettivamente 1,6 e 1,5 ore settimanali in più rispetto agli alunni del Mezzogiorno. Sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente il 41% degli edifici scolastici risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. La situazione appare migliore al Nord dove si registrano valori superiori alla media nazionale (44% di scuole a norma), mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (37%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta con il 76% di scuole accessibili; di contro la Liguria e la Campania si distinguono per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (solo il 30% delle scuole). La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (50%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servo scala interno (37%), bagni a norma (26%) o rampe interne per il superamento di dislivelli (25%). Rari invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%). Più critico l’accesso per le persone con disabilità sensoriali: solo il 17% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti entrambi solo nell’1% delle scuole. La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud. Nonostante l’Istat rilevi ancora un grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo il 12% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche. Un’ulteriore criticità riguarda la disponibilità di parcheggi con posti auto destinati alle persone con disabilità di cui sono dotate meno della metà delle scuole (44%). Questa carenza è piuttosto diffusa su tutto il territorio nazionale con lievi differenze a favore delle scuole del Nord, dove i posti auto dedicati sono presenti nel 48% delle scuole. Il 31% degli alunni con disabilità avrebbero bisogno di ausili didattici a supporto della didattica, ma non ne dispone, percentuale che aumenta al 33% nella scuola primaria. Il 69% degli alunni usa a scuola un pc/tablet, che nel 14% dei casi è fornito dalla famiglia. È quanto certifica l’Istat nel report sull’integrazione scolastica degli alunni disabili. Inoltre, è ancora poco diffusa la formazione in tecnologie: solo in una scuola su quattro (23%) tutti gli insegnanti per il sostegno hanno frequentato, nel corso della loro carriera, almeno un corso di formazione sulle tecnologie educative necessarie per predisporre una didattica personalizzata, nel 69% delle scuole la frequenza si è limitata ad alcuni insegnanti, mentre nel restante 7,5% delle scuole nessun insegnante per il sostegno ha frequentato un corso di questo tipo. Anche l’utilizzo di questi strumenti da parte degli insegnanti per il sostegno risulta poco frequente: solo nella metà delle scuole tutti gli insegnanti utilizzano la tecnologia a supporto della didattica inclusiva, nelle restanti scuole l’utilizzo è limitato a pochi insegnanti o è completamente assente. E se la formazione non dovrebbe riguardare esclusivamente gli insegnanti per il sostegno, ma rivolgersi anche ai docenti curricolari che nella predisposizione del materiale didattico devono tenere conto delle specifiche esigenze degli alunni con disabilità, solo nel 7% delle scuole tutti gli insegnanti curricolari predispongono materiale accessibile avvalendosi di nuove tecnologie. LEGGI TUTTO