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    Centrale del Latte d’Italia, utile semestrale sale a 4,8 milioni di euro. Ricavi in calo

    (Teleborsa) – Centrale del Latte d’Italia, terzo operatore italiano del mercato del latte fresco e a lunga durata e società quotata su Euronext STAR Milan, ha chiuso il primo semestre del 2024 con un fatturato di 165,7 milioni di euro, rispetto ai 169,8 milioni di euro al 30/06/2023, con un decremento del 2,4%.L’EBITDA si attesta a 16 milioni di euro, contro i 15,6 milioni di euro al 30/06/2023 e con un Ebitda margin del 9,6%, in aumento rispetto al 9,2% riportato nel primo semestre 2023. L’utile netto è pari a 4,8 milioni di euro, contro i 3,6 milioni di euro al 30/06/2023.La posizione finanziaria netta rimane sostanzialmente in linea, passando da -41,5 milioni di euro del 31/12/2023 a -42,4 milioni di euro del 30/06/2024.”I risultati ottenuti nel corso del primo semestre 2024 – in linea a quanto registrato nel pari periodo del precedente esercizio – evidenziano ancora una volta la capacità della società di generare un’elevata marginalità nonostante un contesto di mercato particolarmente difficile”, si legge nella nota sui conti. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare, Istat: “Confermato il primato italiano per riconoscimenti Dop, Igp e Stg”

    (Teleborsa) – Nel 2022 i produttori certificati nel settore agroalimentare di qualità sono circa 81.400, in lieve aumento rispetto al 2021 (+0,4%). Tra i settori in crescita per numero di produttori figura, in particolare, quello delle carni fresche. L’Italia mantiene il suo primato tra i Paesi UE per riconoscimenti nel comparto del cibo. In crescita i produttori nel Mezzogiorno. Questo il quadro tracciato dall’Istat nel Report 2022 su “Prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg”. Cresce la presenza italiana nel panorama internazionale dei prodotti di qualitàNel 2022 il prestigio e la qualità italiane nel comparto agroalimentare del cibo certificato mantengono costante il primato per numero di riconoscimenti, con 319 eccellenze riconosciute dall’Unione Europea (UE); seguono Francia (262) e Spagna (205). Nell’intera UE i prodotti di qualità nel comparto agroalimentare del cibo erano 1.466(1); nel 2012 (ad esclusione del Regno Unito) erano 1.079. Le denominazioni agroalimentari di qualità italiane si rafforzano crescendo di dimensione nel panorama internazionale. Tra il 2012 e il 2022 il numero dei riconoscimenti segna, infatti, una crescita del 28,6% (da 248 a 319). In particolare, cresce il settore degli ortofrutticoli e cereali con un incremento, in termini assoluti, di 23 nuove denominazioni e quelli dei formaggi e degli olii extravergine di oliva, con l’ingresso, rispettivamente, di 11 e 6 nuovi marchi di qualità. Nel decennio 2012-2022 i produttori aumentano dell’8,3% (da 75.148 del 2012 a 81.403 del 2022); i trasformatori crescono, invece, del 6,8% (da 7.015 a 7.492). La lettura congiunta della variazione per ripartizione e per settore evidenzia come nel Nord siano in flessione i produttori del settore lattiero-caseario, della preparazione di carni e degli olii extravergine di oliva. Nel Mezzogiorno si registrano segni positivi in tutti i settori, mentre nel Centro la variazione è negativa per la preparazione di carni e per gli oli extravergine di oliva.La vocazione territoriale, definita oltre che dalle caratteristiche del territorio stesso anche dai vincoli imposti dai disciplinari di produzione, si traduce in una forte localizzazione dei produttori, che nel 2022 per il 41,5% si trovano tra il Sud (14,4%) e le Isole (27,1%), il 19,4% nella sola Sardegna (seguita dal Trentino-Alto Adige con il 13,9% e dalla Toscana con il 13,8%). Il 40,4% dei trasformatori opera invece nel Nord del Paese. Nel 2012 le quote per i produttori erano, rispettivamente, dell’8,4% per il Sud e del 20,8% per le Isole, mentre nel Nord era presente il 46,6% dei trasformatori. Nel tempo si sta quindi assistendo a una crescita di produttori operanti nella filiera di qualità nelle aree meridionali del Paese e, in misura minore, di trasformatori.Cresce il peso dei produttori tra il 2012 e il 2022 nel MezzogiornoIl confronto regionale nella composizione percentuale deiproduttori nei vari settori tra il 2012 e il 2022 mostra come l’ingresso di nuovi prodotti, peculiari di determinati territori, unito alle dinamiche del mercato, abbia parzialmente ridefinito la geografia dei settori. È il caso dei formaggi, dove i produttori erano territorialmente meno polarizzati nel 2012 rispetto al 2022. Nell’arco temporale di riferimento, infatti, la quota della Sardegna aumenta di oltre dieci punti percentuali (salendo dal 34,7% del 2012 al 44,8% del 2022), mentre, parallelamente, perdono peso alcune regioni del Nord: in particolare la Lombardia (-4,5 punti percentuali) e il Veneto (-3,4 punti).Nello stesso periodo anche le carni fresche vedono aumentare la propria quota di produttori in Sardegna (che sale dal 46,4% al 55,3%).Al Nord, i produttori del settore preparazione di carni aumentano la loro quota relativa in Piemonte, anche se in termini assoluti il saldo della regione è negativo. Perdono peso relativo la Lombardia (che scende dal 42,1% al 40,9% del 2022) e l’Emilia-Romagna. Sono invece sostanzialmente stabili le altre ripartizioni geografiche.In direzione opposta si muove il settore ortofrutticolo e cerealicolo che, tra il 2012 ed il 2022, vede crescere la quota relativa di produttori, in particolare, in Piemonte, in Sicilia ed Emilia-Romagna e, parallelamente, registra una flessione del suo peso in Trentino-Alto Adige (dal 64,5% del 2012 al 49,7% del 2022).Il settore olivicolo oleario si contrae in Toscana (tra il 2012 e il 2022 perde 17 punti percentuali, passando dal 58,5% al 41,5%) e, contemporaneamente, cresce soprattutto in Puglia e in Sicilia. Nel complesso, – rileva l’Istat – le suddette dinamiche dei produttori delineano, ad esclusione del Piemonte, tendenze opposte tra Nord e Sud, mentre il Centro si divide, da un lato, tra l’Umbria e la Toscana, che registrano una flessione del loro peso percentuale tra il 2012 e il 2022 e, dall’altro lato, il Lazio. Nelle Marche la situazione appare, invece, pressoché invariata.Nel Centro oltre due terzi dei produttori è nel settore olivicolo oleario Tra il 2021 e il 2022 si assiste a un lieve aumento dei produttori (+0,4%) e a una parallela flessione dei trasformatori (-0,9%). Nel complesso, questi operatori segnano una variazione del +0,3%. L’aumento dei produttori interessa le regioni del Sud (+2,8%) e delle Isole (+3,1%), mentre la flessione dei trasformatori non è compensata dalla loro lieve crescita nelle zone settentrionali del Paese (+0,4%). Nel 2022 oltre l’80% dei produttori si ripartisce tra i formaggi (28,9%), gli olii extravergine di oliva (28,6%) e il settore degli ortofrutticoli e cereali (25,1%). La lettura per settore mostra come, sempre nel 2022, il 44,8% delle aziende agricole operanti nel settore lattiero-caseario sia localizzato in Sardegna. Nella stessa regione è presente oltre la metà dei produttori delle carni fresche. Nella preparazione di carni spiccano regioni del Nord-ovest (Lombardia in testa seguita dal Piemonte con il 24,4% dei produttori del settore). Il settore ortofrutticolo si concentra prevalentemente in Trentino-Alto Adige (49,7%), mentre in Toscana è presente soprattutto una tradizione legata all’olivicoltura.Nel dettaglio territoriale, il 43,8% dei produttori presenti nel Nord-ovest è nel settore dei formaggi, nel Nord-est il 61,2% è legato al settore ortofrutticolo e cerealicolo. Nel Centro, il 66,4% delle aziende è nell’olivicoltura. Sempre con riferimento all’olivicoltura, circa la metà dei produttori presenti nel Sud è legato a questa attività, mentre nelle Isole il 48,1% nel settore dei formaggi. LEGGI TUTTO

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    Mimit, Urso approva Accordo di sviluppo di oltre 27 milioni con Tino Prosciutti

    (Teleborsa) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha approvato la stipula di un Accordo di sviluppo relativo a un investimento di oltre 27 milioni di euro con Tino Prosciutti, prosciuttificio del Parmense presieduto dall’attuale presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ne ha preso la guida dopo la morte del suocero, il fondatore, Lanfranco Fiandri. L’accordo – fa sapere il Mimit in una nota – prevede la realizzazione di un nuovo stabilimento industriale a Calestano (PR) dotato di impianti all’avanguardia per la lavorazione della carne e di tutti i criteri necessari per ottenere l’ammissione al Consorzio dei produttori di Prosciutto di Parma DOP.Il programma di sviluppo, presentato il 15 aprile 2022 dall’azienda – specializzata nel settore della lavorazione e della produzione del prosciutto crudo destinato principalmente ai grossisti e al canale HO.RE.CA. e in nuovi prodotti per l’industria dei salumi – prevede un incremento occupazionale di circa 70 lavoratori a tempo pieno o con contratto di somministrazione, e avrà un effetto positivo sulla filiera di riferimento, anche in considerazione degli oltre 360 fornitori dell’azienda localizzati prevalentemente in Italia.Grazie ai criteri strutturali tecnologicamente avanzati, il nuovo stabilimento, che andrà ad affiancarsi agli altri tre dell’azienda, potrà ottenere le certificazioni rispondenti alle normative per l’export negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone, con un potenziale di crescita del fatturato derivante dai mercati esteri del +23%.Il Ministero, in considerazione dello sviluppo tecnologico del processo produttivo proposto dall’azienda, in linea con il modello “Industria 4.0” e dell’efficientamento energetico del ciclo produttivo, al fine di favorire la competitività dell’impresa e dell’intera filiera, nonché di rafforzare la struttura produttiva del territorio di riferimento, – spiega la nota – sosterrà l’investimento con la concessione di 9.984.650 euro di agevolazioni nella forma del contributo a fondo perduto.L’accordo sarà gestito da Invitalia che, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, svolgerà l’istruttoria per l’eventuale l’ammissione alle agevolazioni. LEGGI TUTTO

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    Cina apre indagine antisussidi su prodotti lattiero-caseari importati dall’UE

    (Teleborsa) – Il Ministero del Commercio cinese ha deciso di avviare un’indagine compensativa sui prodotti lattiero-caseari importati dall’UE a partire dal 21 agosto 2024, dopo una richiesta della China Dairy Association e della China Dairy Industry Association. Tra i prodotti lattiero-caseari oggetto del provvedimento vengono citati specificamente formaggio fresco (compresa la ricotta) e cagliata, formaggio fuso (anche grattugiato o in polvere), formaggio erborinato e altri formaggi a pasta dura.L’annuncio arriva dopo che ieri l’Unione europea ha confermato l’intenzione di imporre una sovrattassa di cinque anni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, comprese quelle prodotte da Tesla.Nella domanda presentata, i richiedenti hanno affermato che l’UE e i governi dei suoi Stati membri hanno fornito un totale di 20 progetti di sovvenzione alle industrie lattiero-casearie legate all’UE. Per quanto riguarda l’Italia sono citati due casi: sussidi all’assicurazione del bestiame e sovvenzioni alla logistica lattiero-casearia.Le parti interessate e i governi dei paesi interessati devono registrarsi presso l’Ufficio indagini e rimedi commerciali del Ministero del commercio per partecipare a questa indagine compensativa entro 20 giorni.L’indagine inizia oggi, il 21 agosto 2024, e dovrebbe essere completata prima del 21 agosto 2025. Può essere prorogata per sei mesi in circostanze speciali.Il Ministero del Commercio può utilizzare questionari, campionamenti, audizioni, ispezioni in loco, ecc. per conoscere la situazione dalle parti interessate e dai governi dei paesi interessati, e condurre indagini. LEGGI TUTTO

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    Mars acquisisce Kellanova in un’operazione da 36 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – Mars, multinazionale statunitense del settore agroalimentare che produce dolciumi, altri generi alimentari e cibo per animali, ha stipulato un accordo definitivo in base al quale acquisirà Kellanova, azienda attiva nel settore degli snack, cereali e noodles, alimenti vegetali e cibi surgelati, per 83,50 dollari ad azione in contanti, per un corrispettivo totale di 35,9 miliardi di dollari, inclusa la leva finanziaria netta presunta.Il prezzo della transazione rappresenta un premio di circa il 44% rispetto al prezzo medio ponderato per volume di 30 giorni di negoziazione non influenzato di Kellanova e un premio di circa il 33% rispetto al massimo di 52 settimane non influenzato di Kellanova al 2 agosto 2024. Il corrispettivo totale rappresenta un multiplo di acquisizione di 16,4x EBITDA rettificato LTM al 29 giugno 2024.Kellanova ha marchi di snack iconici tra cui Pringles, Cheez-It, Pop-Tarts, Rice Krispies Treats, NutriGrain e RXBAR, oltre a marchi alimentari rinomati tra cui Kellogg’s (internazionale), Eggo e MorningStar Farms. Kellanova ha registrato nel 2023 vendite nette per oltre 13 miliardi di dollari, con una presenza in 180 mercati e circa 23.000 dipendenti.Il portafoglio di Kellanova integra il portafoglio Mars esistente, che include marchi di snack e dolciumi da miliardi di dollari come SNICKERS, M&M’S, TWIX, DOVE ed EXTRA, oltre a KIND e Nature’s Bakery. Mars ha anche 10 marchi per la cura degli animali domestici con oltre 1 miliardo di dollari di vendite, tra cui ROYAL CANIN, VCA, PEDIGREE, BANFIELD, WHISKAS, BLUEPEARL, CESAR, SHEBA, ANICURA e IAMS. Con oltre 150.000 associati nelle sue attività Petcare, Snacking e Food, Mars ha avuto vendite nette nel 2023 per oltre 50 miliardi di dollari.”Accogliendo il portafoglio di marchi globali in crescita di Kellanova, abbiamo una sostanziale opportunità per Mars di sviluppare ulteriormente un’attività di snack sostenibile adatta al futuro – ha commentato Poul Weihrauch, CEO di Mars – Onoreremo l’eredità e l’innovazione dietro gli incredibili marchi di snack e food di Kellanova, combinando i nostri rispettivi punti di forza per offrire più scelta e innovazione a consumatori e clienti. Abbiamo un enorme rispetto per la leggendaria eredità che Kellanova ha costruito e non vediamo l’ora di accogliere il team Kellanova”. LEGGI TUTTO

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    La Doria acquista ramo d’azienda Pastificio Di Martino e diventa produttore di pasta secca

    (Teleborsa) – La Doria, colosso italiano della produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha sottoscritto un accordo condizionato per l’acquisizione del ramo d’azienda detenuto da Pastificio di Martino Gaetano e F.lli S.p.A. dedicato alla produzione e commercializzazione di pasta secca private label e la quota, pari al 13%, detenuta da Pastificio Di Martino in LDH (La Doria) Ltd, società controllata da La Doria.L’operazione prevede, tra l’altro, la stipula di accordi commerciali tra il Gruppo La Doria (la cui maggioranza è detenuta da Investindustrial) e Pastificio Di Martino, nonché l’acquisto da parte di quest’ultima di una partecipazione di minoranza nella holding di controllo del Gruppo La Doria.Inoltre, Giuseppe Di Martino assumerà il ruolo di “key pasta advisor” per il Gruppo La Doria, apportando la sua profonda esperienza nel settore della pasta.La business unit del Pastificio Di Martino dedicata alla produzione e commercializzazione di pasta secca private label ha registrato, nel 2023, ricavi pari a 108 milioni di euro e ha prodotto 107 mila tonnellate di pasta secca. LEGGI TUTTO

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    Vino, nel 1° semestre -4,3% nei carrelli di Usa, UK e Germania

    (Teleborsa) – Rallentano ancora le vendite di vino nei 3 principali mercati della domanda mondiale, come rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Nielsen-IQ. Il saldo complessivo del primo semestre nella Grande distribuzione di Usa, Regno Unito e Germania segna un tendenziale dei volumi commercializzati a -4,3%, per un valore a 13,9 miliardi di euro (-1,5%). Per l’Italia il risultato tra gli scaffali è invece stabile ma non per questo soddisfacente, con volumi a +0,1% e un controvalore, ancora condizionato dall’inflazione, di 2,3 miliardi di euro (+0,9%). Rispetto a marzo, l’Osservatorio rileva una situazione peggiorativa accusata un po’ ovunque per effetto di un secondo trimestre in picchiata (volumi a -4,3%) e un conseguente calo nel semestre della domanda di vino tricolore negli Usa (-2,1%), in Uk (-1,5%) ma non in Germania(+2,7%), sostenuta in maniera decisiva solo dai frizzanti a basso costo. Al netto della crescita della tipologia frizzanti sulla piazza tedesca, il saldo del vino italiano nei 3 Paesi segnerebbe una contrazione dell’1,6%.”La maggior versatilità delle nostre produzioni – dichiara il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – ci ha permesso fare meglio dei competitor, ma la riduzione dei consumi si fa sempre più evidente. A un vigneto moderno vanno corrisposte scelte manageriali altrettanto attuali: il futuro prossimo del vino italiano dovrà necessariamente passare dal contingentamento delle rese e da una analisi più puntuale dei mercati e dei consumatori, mai così fluidi come oggi”.Negli Usa – 973 milioni di euro le vendite tricolori – al -4,4% dei fermi-frizzanti (-2,5% in termini di valore) si contrappongono i soliti spumanti che, sull’onda del primo trimestre, rimangono in luce verde (+2,8%). E se nel carrello della spesa statunitense ogni quattro bottiglie di vino italiano una è di Prosecco (+4,3%), tra gli inglesi l’incidenza sale al 33%. Ma il pesante stop del secondo trimestre ha condizionato il parziale Uk di metà anno, sia nelle vendite di spumanti (-0,4% volume e -4,7% valore), sia dei fermi (-2,2% volume e +5,2% valore), per un complessivo di 845 milioni di euro. Sul mercato tedesco, l’Italia limita i danni di un mercato altrimenti asfittico grazie all’exploit dei “frizzantini” (+23,3% volume e +14,6% valore), complice un prezzo medio da “saldi”: 3,63 euro/litro (-7% il prezzo medio). LEGGI TUTTO

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    La Doria acquisisce Clas per crescere nei sughi pronti

    (Teleborsa) – La Doria, colosso italiano della produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, ha sottoscritto con il fondo di private equity Equinox (titolare di una partecipazione del 90%) e Cominter (partecipazione del 10%) un contratto per l’acquisizione del 100% del capitale di Clas, azienda attiva nella produzione di sughi e pesti ambient per i principali marchi dell’industria e le principali insegne della Grande Distribuzione Organizzata in Italia e all’estero.Fondata nel 1989 a Chiusanico (Imperia), nel 2023 Clas ha generato un fatturato di oltre 75 milioni di euro. Il portafoglio prodotti dell’azienda si compone della categoria pesti lavorati con basilico 100% italiano che nel 2023 ha rappresentato quasi il 90% dei ricavi, di sughi pronti per pasta (8%) e altri condimenti vari.Clas, che gestisce un sito produttivo a Chiusanico e conta quasi 150 dipendenti (tra assunti a tempo indeterminato e stagionali) vanta una consolidata presenza commerciale all’estero, principalmente in Germania, Francia e Regno Unito, con le vendite internazionali che rappresentano circa il 90% del totale e una produzione complessiva di quasi 90 milioni di vasi nel 2023. I ricavi dell’azienda sono equamente divisi tra Private label e co-packing.”Siamo estremamente felici di annunciare l’acquisizione di Clas, che rappresenta un passo significativo nella strategia di espansione in settori sinergici e strategici per la nostra crescita”, ha commentato Antonio Ferraioli, CEO e Presidente del Gruppo La Doria.Il perfezionamento dell’operazione, di cui non sono stati forniti i dettagli finanziari, è atteso entro la fine del mese di settembre 2024. LEGGI TUTTO