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    Ricerca, ENEA: nel Piano Triennale 665 milioni di investimenti e 300 nuove assunzioni

    (Teleborsa) – Investimenti per circa 665 milioni di euro, oltre 300 nuove assunzioni e ulteriori procedure selettive, potenziamento delle infrastrutture di ricerca e corsi formativi per la valorizzazione del personale e per la parità di genere. Sono alcuni degli elementi chiave del Piano Triennale ENEA 2024-2026 presentato oggi a Roma dal presidente Gilberto Dialuce e dal direttore generale Giorgio Graditi, insieme alla direttrice del dipartimento Amministrazione generale, pianificazione e patrimonio naturale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), Loredana Gulino, alla vicepresidente del CdA ENEA, Caterina Petrillo, e al presidente Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo ENEA.Il Piano è il principale documento programmatico-strategico dell’ENEA, dove sono indicati gli obiettivi del triennio e quelli della prima annualità, le risorse finanziarie necessarie per il loro conseguimento e il fabbisogno di personale. Delineando le aree strategiche e gli obiettivi specifici, il documento si concentra sulla ricerca applicata per la transizione ecologica, l’innovazione tecnologica, lo sviluppo economico sostenibile, il supporto alla Pubblica Amministrazione, anche attraverso la consulenza tecnologica avanzata e l’attuazione della Direttiva di indirizzo emanata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e delle misure del PNRR.”Il piano di investimenti è rivolto alle infrastrutture di ricerca e di servizio, ma anche allo sviluppo e alla dimostrazione di nuove tecnologie per la decarbonizzazione e la sostenibilità energetica e ambientale ed è destinato a continuare nei prossimi anni in un quadro definito e consolidato che vede ENEA protagonista nel processo di transizione ecologica – dichiara Dialuce –. Le attività in crescita per centrare gli obiettivi dei progetti PNRR, Mission Innovation, IPCEI e Ricerca di Sistema Elettrico rappresentano la garanzia per fronteggiare gli investimenti infrastrutturali previsti nel triennio e favorire l’innovazione e il trasferimento tecnologico dei risultati e prodotti della ricerca”.L’impegno dell’ENEA sarà focalizzato su temi strategici quali: fonti rinnovabili, nuovi vettori energetici, idrogeno, biocarburanti, fusione, nucleare avanzato, efficienza energetica, batterie e sistemi di stoccaggio, mobilità sostenibile, comunità energetiche e smart city, infrastrutture critiche, smart grid, digitalizzazione, cybersecurity, economia circolare, materie prime critiche e strategiche, sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, coordinamento tecnico, logistico e operativo del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, trasferimento tecnologico e cooperazione – anche nei confronti dei Paesi in via di sviluppo – inquinamento atmosferico e qualità dell’aria, scienze della vita, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, sicurezza contro il rischio chimico, biologico, radiologico, metrologia delle radiazioni ionizzanti e programmi per lo spazio. In evidenza anche le iniziative internazionali nel campo della fusione nucleare con DTT (Divertor Tokamak Test), un grande progetto da oltre 600 milioni di euro, con ricadute stimate in 2 miliardi di euro e la creazione di 1500 nuovi posti di lavoro diretti e indiretti, ma anche la partecipazione a consorzi e agenzie europee chiave come EUROfusion, Fusion for Energy (F4E) e il Programma Congiunto Europeo sulla Gestione dei Rifiuti Radioattivi (EURAD). Collaborando con partner nazionali e internazionali, ENEA ha vinto un numero maggiore di progetti a selezione rispetto all’anno precedente, ha fornito consulenza tecnologica di alto livello alla Pubblica amministrazione centrale e periferica e ha superato gli obiettivi di pubblicazioni e brevetti prefissati, nonché svolto un ruolo cruciale nel controllo delle pratiche relative al Superbonus e potenziato azioni e interventi per il trasferimento e la valorizzazione dei risultati della ricerca al tessuto imprenditoriale e sociale.”In ENEA stiamo lavorando per contribuire a trasformare il modo in cui si produce e utilizza l’energia e per un nuovo sistema energetico che dovrà integrare fonti e vettori con reti intelligenti, tecnologie per la digitalizzazione, sistemi per l’accumulo energetico e per la cattura e il sequestro della CO2 e forme di mobilità sostenibile che metteranno al centro gli utenti e i cittadini – sottolinea il direttore generale ENEA Giorgio Graditi –. Continua quindi il nostro impegno per l’innovazione tecnologica e di processo in tutti i settori e negli usi finali, come anche per la digitalizzazione e le tecnologie abilitanti quali l’Intelligenza Artificiale, la blockchain e l’Internet of Things”.Con i suoi 2.211 dipendenti distribuiti tra 9 Centri di ricerca, 8 grandi laboratori su scala nazionale, oltre a 17 uffici territoriali distribuiti in 15 regioni, ENEA offre infrastrutture avanzate alla comunità scientifica e imprenditoriale per promuovere la crescita sostenibile del Paese attraverso il potenziamento delle competenze e delle capacità nel perseguire ricerca e innovazione e il ruolo di raccordo tra pubblico e privato per favorire l’adozione di criteri di sostenibilità energetico-ambientale nei processi di sviluppo. LEGGI TUTTO

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    Energia, ENEA: al via nuova piattaforma di ricerca sulla chimica verde “Biolube”

    (Teleborsa) – Si chiama “Biolube” ed è l’innovativa piattaforma realizzata da ENEA nel Centro Ricerche Trisaia (Matera) per produrre biolubrificanti e biocarburanti avanzati destinati alla decarbonizzazione di vari settori, tra cui il trasporto aereo. La presentazione dell’infrastruttura è avvenuta oggi, in occasione dei festeggiamenti per i 60 anni del Centro ENEA Trisaia.”A 60 anni dalla sua fondazione, il Centro Ricerche ENEA Trisaia si conferma una realtà scientifica consolidata e di primaria importanza nel Sud Italia. Con 15 laboratori, altrettanti impianti pilota e 8 hall tecnologiche all’avanguardia, il Centro è in grado di portare avanti numerose attività di ricerca e sviluppo, promuovendo collaborazioni strategiche con istituzioni, enti di ricerca e imprese – ha dichiarato il presidente ENEA Gilberto Dialuce –. Questa eccellenza della ricerca va però al di là dei suoi confini geografici e contribuisce in modo significativo al progresso scientifico sia a livello nazionale che internazionale”.”Oggi celebriamo i 60 anni del Centro Ricerche ENEA Trisaia rafforzando il suo ruolo di polo tecnologico di riferimento per la Basilicata e per tutto il Sud Italia con la presentazione di una nuova facility di ricerca sulla chimica verde, unica nel panorama italiano e tra le più innovative d’Europa”, ha sottolineato il direttore generale ENEA Giorgio Graditi.Cofinanziata dalla Regione Basilicata, la piattaforma “Biolube” converte oli vegetali attraverso processi di oligomerizzazione, evaporazione a film sottile, idrogenazione e distillazione. “L’unità di oligomerizzazione utilizza un reattore da 300 litri riscaldato a olio diatermico per sintetizzare macromolecole”, ha spiegato Pietro Garzone, coordinatore del gruppo ENEA di progettazione ed esercizio sperimentale dell’infrastruttura.”Biolube – ha aggiunto Graditi – rappresenta una struttura importante per la transizione verso un’economia decarbonizzata, che ci consentirà di potenziare le attività di ricerca e di sviluppo della nostra Divisione Bioenergie, bioraffinerie e chimica verde nel settore dei biocarburanti e dei biolubrificanti avanzati, prodotti a partire dal trattamento di oli vegetali, inclusi quelli provenienti dalla raccolta differenziata”. Le attività della piattaforma consentiranno sia di valutare i rischi ingegneristici e di processo che di produrre quantità significative di biolubrificanti. “Nei prossimi mesi, inoltre, saremo in grado di avviare una collaborazione con uno dei più importanti player nazionali nel campo della chimica finalizzata alla dimostrazione di un processo di sintesi di biolubrificanti”, ha concluso Graditi.”La transizione verso un’economia sostenibile richiederà progressi fondamentali nella tecnologia, nell’industria, nell’economia e nella società nel suo complesso– ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin –. La Basilicata è uno dei territori in cui il campo dell’energia, con le sue indubbie complessità, ha rappresentato e rappresenta tuttora una delle principali filiere di sviluppo economico. Il Centro Ricerche ENEA di Trisaia si configura come un importante polo scientifico multidisciplinare: il patrimonio tecnologico sviluppato è riconosciuto tra quelli di rilevante interesse nazionale e può contare su un portafoglio progettuale di grandissimo rilievo”.”La giornata di oggi è un’occasione per tirare una linea di demarcazione e fare una verifica di ciò che si è fatto e, al tempo stesso, guardare al futuro – ha affermato il ministro degli Affari europei, politiche di coesione e PNRR Raffaele Fitto –. Questa linea di demarcazione ci consegna un Centro che ha avuto la capacità di saper cogliere le opportunità, dal punto di vista degli investimenti e dell’utilizzo delle risorse europee, ma anche e soprattutto ha saputo adeguarsi ai nuovi scenari. Il lavoro fatto sin qui – ha aggiunto – è un punto di riferimento importantissimo ma, al tempo stesso, è altrettanto rilevante il lavoro che si potrà fare in riferimento alle nuove sfide e ai nuovi obiettivi che abbiamo davanti. Penso ad esempio al PNRR e al Repower Ue; in questo senso sono convinto che in futuro il centro della Trisaia potrà svolgere un’azione importante e rilevante”.Il Centro Ricerche ENEA Trisaia, inaugurato nel 1964, era nato per lo studio del riprocessamento del combustibile nucleare esausto; dopo il referendum del 1987 è stato trasformato in un centro di ricerca multi-interdisciplinare grazie ai fondi strutturali Ue e al piano integrato da 56 milioni di euro che ha istituito quattro principali aree di ricerca: agrobiotecnologie, tutela ambientale, materiali innovativi, energia da biomasse e solare termodinamico. Nel 2004, il Centro ha ottenuto la duplice certificazione del Sistema di Gestione Integrata per l’Ambiente e per la Sicurezza, mentre nel 2007 ha conseguito la registrazione EMAS, basata sul miglioramento continuo delle prestazioni ambientali e di sicurezza. Dal 2013 al 2023, il Centro ha focalizzato le sue attività di ricerca, sviluppo, dimostrazione e innovazione su energia, sviluppo economico sostenibile, agroindustria, nuove tecnologie, in particolare nei settori delle biomasse, biocombustibili, solare termico, biotecnologie, trattamento rifiuti e reflui, tecnologia dei materiali e metrologia. Il Centro oggi conta 120 dipendenti a tempo indeterminato oltre ad assegnisti di ricerca, tesisti e borsisti e – sottolinea ENEA in una nota – sarà oggetto di un piano di potenziamento della pianta organica finalizzato a garantire un posizionamento di rilievo in ambito nazionale e internazionale per attività di sviluppo su infrastrutture e impianti all’avanguardia. LEGGI TUTTO

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    Salute: da ENEA e Nanofaber il cerotto che cura le ferite

    (Teleborsa) – Un cerotto biodegradabile che cura le lesioni della pelle grazie a un unguento brevettato incorporato nelle sue nano fibre. Lo hanno messo a punto ENEA e Nanofaber, spin off della stessa ENEA, con l’obiettivo di ridurre la frequenza delle medicazioni e, di conseguenza, il dolore e il rischio di infezioni. I contenuti di questa innovazione sono stati pubblicati sulla rivista Pharmaceutics.”Per realizzare questo particolare cerotto multistrato, biocompatibile e biodegradabile è stata impiegata una tecnica innovativa, chiamata elettro filatura o electrospinning. Si tratta di un processo produttivo utilizzato sia in ambito industriale che scientifico e serve a produrre membrane nanostrutturate che consentono di incapsulare il medicamento e di rilasciarlo in modo graduale e controllato, una volta a contatto con la ferita”, spiega Antonio Rinaldi, ricercatore ENEA e co-fondatore di Nanofaber.Il prototipo di cerotto è formato da due strati esterni composti da un materiale sintetico biocompatibile usato in ambito medico; nello strato interno, invece, è presente un fitounguento per la rigenerazione della pelle lesionata, brevettato da ENEA, e si basa su una formulazione di origine naturale costituita da olio di Neem ed estratto oleoso di fiori di iperico.”Per poter sfruttare al meglio il meccanismo rigenerativo dell’unguento o semplicemente aumentarne il campo di applicazioni abbiamo studiato strategie innovative per controllarne il rilascio graduale e ottimale rispetto alle fasi di rigenerazione del tessuto cutaneo – spiega Anna Negroni, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche –. Grazie alla collaborazione con Nanofaber – aggiunge – è nato un nuovo concept di cerotto biomedico che conserva le proprietà terapeutiche dell’unguento e ne garantisce una migliore biodisponibilità attraverso il rilascio graduale, molto utile per una più efficace e corretta gestione della guarigione delle lesioni cutanee. E a breve dovremmo passare a una sperimentazione preclinica per valutarne l’efficacia anche in vivo”.”Attraverso questo cerotto siamo riusciti a coniugare, in modo soddisfacente, le proprietà medicali del fitounguento con sistemi nano e micro-strutturati ottenuti per manifattura additiva, che hanno permesso di amplificarne le applicazioni e il potere terapeutico”, rimarca Rinaldi.Per verificare l’efficienza di incapsulazione e di rilascio del principio attivo da parte del cerotto, i ricercatori hanno effettuato accurate indagine spettroscopiche e cromatografiche. La validazione dell’efficacia terapeutica, invece, è stata condotta mediante test in vitro di biocompatibilità, citotossicità e di migrazione cellulare. I risultati dimostrano che il fitounguento elettrofilato non produce effetti negativi sulla vitalità cellulare ma è in grado di migliorare l’efficacia di guarigione della ferita, come dimostrato dallo scratch test che ha simulato la presenza di una ferita su un monostrato di cellule indotta mediante l’esecuzione di un graffio.”Abbiamo riscontrato che le cellule cresciute sulla membrana contenente il medicamento incapsulato riparano la ferita più velocemente rispetto alla membrana vuota. Inoltre, la messa a punto dello scratch test condotto nello studio – conclude Negroni – è esso stesso un risultato della ricerca perché ha permesso di ottenere un modello di guarigione della ferita in vitro, che consente uno studio time-lapse e di potenziale interesse generale per la bioingegneria e biotecnologia”.. LEGGI TUTTO

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    Osservatorio Agrofarma: aziende del settore investono 30 milioni di euro l’anno in R&D

    (Teleborsa) – Oltre 30 milioni l’anno investiti in attività di R&D da parte delle aziende associate, agricoltura 4.0 in crescita e superfici coltivate secondo metodo biologico in Italia in continuo aumento. È questo il quadro che emerge dal nuovo Osservatorio Agrofarma, un report che, con cadenza semestrale, intende fornire informazioni sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana e del comparto agricolo, presentato oggi a Palazzo Madama su iniziativa del senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica.”Siamo felici ed orgogliosi di mettere a disposizione di media, stakeholder e consumatori un contenitore di dati ed informazioni costantemente aggiornati – ha dichiarato Paolo Tassani presidente di Agrofarma-Federchimica –. Questo secondo report testimonia l’impegno del settore nella messa a punto non solo di prodotti agrofarmaci, ma di un pacchetto di soluzioni sempre più innovative ed efficaci per rispondere alle richieste di istituzioni, agricoltori e consumatori per una produzione agroalimentare sostenibile e competitiva”.La responsabilità scientifica del progetto è stata affidata ad Areté, The Agri-food intelligence company, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica interamente specializzata sui settori agricoltura e food. “Emerge l’immagine di un settore in crescita, trainato da imprese strutturate e con alta propensione all’innovazione, impegnate su un mercato che a sua volta ha registrato una crescita costante negli ultimi anni – afferma Enrica Gentile, CEO & founder Areté Srl –. La forte connessione con i settori altamente innovativi dell’agritech e delle biotecnologie, degli input agricoli a più basso impatto, fa sì che queste imprese giochino un ruolo di primo piano nell’accompagnare l’agricoltura e le relative filiere nel percorso della transizione ecologica, e i dati evidenziano in modo chiaro questo progresso”. Il costante miglioramento nell’uso degli agrofarmaci e degli altri input produttivi risulta, infatti, chiaramente dal report attraverso l’analisi del comparto dell’agricoltura digitale. Nel 2023 il 9% della SAU italiana (analizzata su un campione di 8,3 milioni di ettari) è stata coltivata attraverso strumenti 4.0, continuando ad essere uno dei settori di maggiore crescita (+ 71%), con un mercato che nel 2023 valeva 2,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda le attività di Ricerca e Sviluppo (R&D) condotte dall’industria degli agrofarmaci in Italia, il report evidenzia che la spesa destinata allo sviluppo di nuovi prodotti agrofarmaci raggiunge i 32 milioni di euro, pari, in media, al 2,9% del fatturato totale per azienda, contro una media, secondo i dati ISTAT, del 1,5% del comparto industriale. A questi vanno poi aggiunti gli investimenti fatti a livello globale ed europeo per l’individuazione e la registrazione di nuove sostanze attive.A proposito di agricoltura biologica, l’Osservatorio Agrofarma evidenzia come le superfici destinate a questa tipologia produttiva in Italia continuino a crescere. L’incidenza dell’agricoltura biologica sulla SAU totale italiana (pari al 20% nel 2022 con 2,3 milioni di ettari totali) è di gran lunga superiore alla media europea, che si attesta intorno al 9% nello stesso anno. Tali trend di crescita costante si riflettono anche nell’offerta di agrofarmaci e nelle attività di R&D condotte dalle imprese associate ad Agrofarma, per le quali il fatturato delle vendite di prodotti autorizzati per l’impiego in agricoltura biologica nel 2023 è di 134 milioni di euro, pari a circa il 12% del fatturato totale. Si tratta – evidenzia il report – di una percentuale destinata a crescere se si considera che oggi i prodotti impiegabili in agricoltura biologica rappresentano il 20% del totale, ma, tra quelli che verranno lanciati nell’arco dei prossimi tre anni, la quota sale al 30%, a conferma sia dell’impegno che come industria abbiamo assunto a livello europeo, sia dei trend autorizzativi già evidenziati con il I report dell’Osservatorio, che osservava una crescita del +102 % delle vendite di agrofarmaci contenenti principi attivi consentiti in agricoltura biologica.In crescita anche le imprese biotech in Italia, il cui numero in Italia negli ultimi 15 anni è quasi raddoppiato, con un fatturato complessivo nel 2022 di circa 13,6 miliardi di euro. LEGGI TUTTO

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    Innovazione, ENEA: “Intelligenza artificiale per una maggiore sicurezza sul lavoro”

    (Teleborsa) – Misurare e migliorare sicurezza ed efficienza nei luoghi di lavoro. Con questo obiettivo ENEA ha sviluppato nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale conducendo i primi test con risultati positivi in due contesti lavorativi diversi: una multinazionale farmaceutica e un’azienda italiana di lavorazione dei metalli. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Industrial Information Integration e rientra nel progetto internazionale “Human-Centred Safety Crowd-Sensitive Indicators”, al quale hanno partecipato ENEA (coordinamento), Sapienza Università di Roma, Middlesex University di Londra, l’azienda Human Factors Everywhere e Inail che ha finanziato la quota italiana.”La metodologia e gli strumenti software che abbiamo sviluppato sono pensati per garantire l’efficienza e la sicurezza nelle imprese moderne dove i processi produttivi prevedono l’interazione tra persone, strumentazione fisica e componenti tecnologiche, tra cui robot, droni, software e sensori. In gergo tecnico, ci riferiamo a sistemi cyber-socio-tecnici”, spiega Antonio De Nicola, ricercatore del Laboratorio ENEA di Analisi e protezione delle infrastrutture critiche e coautore dello studio insieme alla collega Maria Luisa Villani, a Francesco Costantino, Andrea Falegnami e Riccardo Patriarca di Sapienza Università di Roma, Mark Sujan di Human Factors Everywhere e John Watt della Middlesex University.Il team di esperti ha definito un nuovo indicatore di resilienza per cogliere il disallineamento tra procedure formali (Work-As-Imagined) e lavoro concretamente svolto dagli operatori in fabbrica e nei cantieri (Work-As-Done). “Spesso efficienza e sicurezza sono messi a rischio da questo disallineamento, in quanto nella realtà esistono più modi di ‘vedere’ lo stesso processo lavorativo e può succedere che i lavoratori possano cambiare, per necessità, quanto stabilito dal protocollo. Ma molti di questi cambiamenti possono essere potenzialmente pericolosi se si è, ad esempio, in una centrale elettrica o in un cantiere edile”, sottolinea De Nicola.Per stimare questo indicatore, è stata sviluppata una metodologia parzialmente automatizzata basata su questionari ‘dinamici’, per cogliere le differenze tra Work-As-Imagined e Work-As-Done, e sull’intelligenza artificiale, per analizzare e quantificare il gap tra queste due modalità lavorative.Nell’azienda di produzione di semilavorati in alluminio, l’indicatore ha permesso di individuare la tipologia di funzioni da monitorare con più attenzione per garantire ai lavoratori una maggiore sicurezza. Nell’impianto di produzione farmaceutica, invece, sono state evidenziate anche le principali azioni da intraprendere per migliorare l’efficienza delle operazioni.”A volte il disallineamento tra procedure lavorative formali e il lavoro concreto sono ‘deprecabili’ per il mancato rispetto delle procedure di sicurezza, mentre altre volte il completamento di un processo lavorativo richiede effettivamente che i lavoratori si discostino dai protocolli formali. In ogni caso – conclude De Nicola – questa diversità di prospettive può causare tensioni organizzative nell’intero sistema e portare a un basso livello di prestazione o, addirittura, a incidenti legati al mancato rispetto delle procedure di sicurezza”. LEGGI TUTTO

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    Agricoltura, ENEA presenta sistema di previsione per pianificare la raccolta delle olive

    (Teleborsa) – Rendere disponibile agli agricoltori un sistema di previsione per conoscere in anticipo l’entità del raccolto delle olive, che consenta di riprogettare le pratiche agronomiche da adottare. È questo l’obiettivo della ricerca realizzata da ENEA con Cnr e Università della California di Berkeley (Stati Uniti), che ha identificato i principali fattori di stress climatico stagionale responsabili dei cattivi raccolti. I risultati della ricerca, basata sui dati di 66 province italiane dal 2006 al 2020, sono stati pubblicati sulla rivista Journal Agronomy and Crop Science. LEGGI TUTTO

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    Ambiente: da ENEA e Università di Pavia nuovo materiale che cattura inquinanti nell’acqua

    (Teleborsa) – Un team di ricercatori ENEA e Università di Pavia ha messo a punto un innovativo materiale in grado di catturare nanoparticelle d’argento disperse nell’acqua. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecules. Le particelle ultrafini d’argento, di dimensioni inferiori ai 100 nanometri, – spiega ENEA in una nota – hanno proprietà disinfettanti che le rendono uno dei prodotti più utilizzati nelle nanotecnologie, con una produzione annua che si aggira attorno alle 500 tonnellate. Sono utilizzate in dispositivi medico-sanitari, elettrodomestici, mobili, spazzolini da denti e abiti, il cui uso, lavaggio e smaltimento ne comporta la dispersione in acqua, dove possono resistere intatte per molti giorni.Il nuovo materiale in grado di rimuovere le nanoparticelle d’argento dall’acqua si basa su un composto innocuo e inerte con cui si fa il vetro, la silice, che viene trattata con una tecnica, cosiddetta di nanoimprinting, che permette di ottenere cavità delle stesse dimensioni delle nanoparticelle d’argento da rimuovere dall’acqua. “Per questo studio ci siamo occupati principalmente della caratterizzazione dei monoliti di silice, prima e dopo la rimozione delle nanoparticelle – spiega Maria Lucia Protopapa, ricercatrice del Laboratorio Materiali funzionali e tecnologie per applicazioni sostenibili del Centro ricerche ENEA di Brindisi –. In particolare abbiamo condotto analisi chimiche, termiche e morfologiche tramite la microscopia elettronica a scansione ad alta risoluzione e, soprattutto, analisi porosimetriche per ottenere informazioni sulle dimensioni e la numerosità dei pori presenti sulla superficie della silice”.”Grazie anche allo sfruttamento di particolari forze fisiche attrattive, le nanoparticelle entrano nelle cavità della silice di dimensioni corrispondenti. Quando hanno aderito ai frammenti di silice molto più grandi, possono essere facilmente rimosse dall’acqua”, spiega il professor Piersandro Pallavicini del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia e coordinatore della ricerca.Dai test di laboratorio è emerso che questo materiale è in grado di catturare efficacemente le nanoparticelle d’argento dalle acque: un grammo di silice nanoimprinted (la quantità contenuta in un dischetto di silice di 3 centimetri di diametro e mezzo centimetro di spessore) può rimuovere oltre 4 milligrammi di nanoparticelle d’argento che significa circa un milione di miliardi di nanoparticelle. Quindi, l’uso di silice con l’impronta di nanoparticelle potrebbe essere impiegato su larga scala per recuperare altri tipi di nanoparticelle, anche da acque reflue inquinate.La collaborazione con l’Università di Pavia si inserisce in un più ampio accordo tra ENEA e Regione Lombardia per la valorizzazione del capitale umano, con ricadute dirette sul sistema della ricerca, dell’innovazione e sul territorio. Tale accordo ha consentito il finanziamento da parte di Regione Lombardia di 19 borse di dottorato di ricerca triennali (2019-2022) e la realizzazione di tre laboratori ENEA in Lombardia, due presso il Parco Scientifico Tecnologico “Kilometro Rosso” e uno presso l’Università di Brescia. LEGGI TUTTO

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    EXOR: utile 1° semestre a 2,157 miliardi, lancia buyback da 1 miliardo

    (Teleborsa) – Exor ha annunciato oggi i risultati del primo semestre che chiude con un utile netto di 2,157 miliardi di euro, rispetto ai 265 milioni del pari periodo dell’anno precedente. Il NAV è pari a 34,2 miliardi di euro al 30 giugno 2023, risultando in crescita rispetto ai 28,2 miliardi di fine 2022, mentre il NAV per azione è aumentato del 22,8%, sovraperformando l’indice MSCI World di 11,3 punti, trainato principalmente dall’andamento delle società quotate.Al 30 giugno 2023, il patrimonio netto consolidato attribuibile ai soci della capogruppo ammonta a 22,197 miliardi, in aumento rispetto ai 20,627 miliardi al 31 dicembre 2022. L’indebitamento netto al 30 giugno 2023 era pari a 0,1 miliardi di euro e si confrontava con una posizione liquida netta di 0,8 miliardi di euro al 31 dicembre 2022, condizionato principalmente dai dividendi distribuiti, dagli investimenti effettuati e dal piano di riacquisto azioni proprie e parzialmente compensato dai dividendi ricevuti.Il Consiglio di Amministrazione ha approvato oggi un nuovo programma di buyback sino ad 1 miliardo di euro: 2050 milioni saranno usati per acquistare azioni sul mercato entro i prossimi 12 mesi; fino a 750 milioni saranno impiegati per acquistare azioni tramite Offerta Pubblica di Acquisto, da lanciare entro il 14 settembre 2023, con un premio massimo del 10% rispetto al prezzo delle azioni. A questo proposito, la Giovanni Agnelli BV, che controlla il 53,6% di Exor, si è impegnata a aderire all’operazione per un ammontare massimo di 250 milioni. LEGGI TUTTO