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    Fringe benefit, con Ollipay spese facili e vicino a casa

    (Teleborsa) – Rendere più semplice e agevole l’utilizzo del pacchetto o della dote di welfare aziendale a disposizione di ciascun lavoratore. Una soluzione veloce per pagare anche il barbiere o il caffè al bar sotto casa, senza dover ricorrere a complicati giri procedurali, come accade nella maggior parte dei casi, ma superando le soluzioni cartacee di voucher multibrand, obsolete e dalla gestione macchinosa. Da questa idea nasce Ollipay, l’ultima creatura lanciata sul mercato da Marco Milanesio, imprenditore e consulente del lavoro, che del welfare aziendale e della sua espansione ha fatto la sua missione di vita professionale, con due società operanti, Well-Work e appunto Ollipay.”Basta scaricarla come una qualsiasi altra app – spiega Milanesio –. Accedendo all’applicazione i dipendenti possono conoscere il loro credito-welfare e capire dove è possibile spenderlo. Nell’app si trova, a questo fine, una sorta di catalogo di attività commerciali già selezionate, ma è possibile anche far convenzionare un esercente di fiducia. E, dal momento che si tratta di fringe benefit, può essere un’attività di qualsiasi tipo: dal panettiere, al macellaio, dal tabaccaio al piccolo negozio di alimentari, fino all’elettricista, al parrucchiere o all’idraulico. Si tratta, dunque, di un network digitale di esercenti rivolto specificamente ai dipendenti delle imprese che fanno welfare aziendale attraverso i fringe benefit”.Fare acquisti è semplice. “Il dipendente che vuole effettuare un’operazione attraverso Ollipay in un negozio convenzionato apre l’app, seleziona l’esercente in questione e digita l’importo richiesto, dando l’invio alla transazione. L’esercente – prosegue Milanesio – accetta l’operazione proposta dal dipendente in suo favore e il cerchio si chiude. Dipendente ed esercente possono visualizzare in ogni momento, nell’apposita sezione dell’app, lo storico delle transazioni”.Diversi i vantaggi per gli esercenti: attivazione entro tre giorni lavorativi, commissioni molto basse, tempi di pagamento al negozio o all’esercente velocissimi. “Parliamo di pagamenti nel giorno successivo. Una soluzione – sottolinea Milanesio – che non costringe le piccole attività ad aspettare settimane per ricevere gli importi dovuti”. LEGGI TUTTO

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    Lavoratori dello spettacolo, INPS: “Indennità di discontinuità diventa strutturale”

    (Teleborsa) – Nell’ambito del riordino degli ammortizzatori sociali, dal 1 gennaio, è entrata a regime, dopo il periodo transitorio del 2023, l’Indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, misura finalizzata a fornire uno strumento di sostegno alla luce della specificità delle prestazioni di lavoro e del loro carattere strutturalmente discontinuo, introdotta con Decreto legislativo 175 del 30 novembre 2023. Questa prestazione – fa sapere l’Inps in una nota – è destinata ai lavoratori autonomi (compresi quelli con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa), ai lavoratori subordinati a tempo determinato e ai lavoratori intermittenti a tempo indeterminato del settore dello spettacolo.La misura – spiega l’istituto – è riconosciuta per un numero di giornate pari a un terzo di quelle accreditate nell’anno civile precedente la domanda, detratte quelle coperte da altra contribuzione obbligatoria o indennizzate ad altro titolo, nel limite massimo di capienza di 312 giornate annue complessive.Per il 2024 la domanda deve essere presentata entro il 30 marzo, esclusivamente in via telematica, utilizzando i canali a disposizione per cittadini e Patronati, sul portale web dell’Istituto, tramite le previste credenziali di accesso: SPID di livello 2 o superiore; Carta di identità elettronica 3.0 (CIE); Carta nazionale dei servizi (CNS).La domanda sarà disponibile dal prossimo 15 gennaio accedendo alla sezione “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”, raggiungibile a partire dalla home page del sito web dell’Istituto, seguendo il percorso: “Sostegni, Sussidi e Indennità”, “Esplora Sostegni, Sussidi e Indennità”, selezionare la voce “Vedi tutti” nella sezione Strumenti, “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”. Una volta autenticati, sarà necessario selezionare “Indennità di discontinuità a favore dei lavoratori dello spettacolo”. In alternativa al sito istituzionale, l’indennità – spiega la nota – può essere richiesta tramite il servizio di Contact Center multicanale, telefonando al numero verde 803 164 da rete fissa (gratuitamente) oppure al numero 06 164164 da rete mobile (a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori). È possibile presentare domanda anche attraverso gli Istituti di Patronato. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, uscita anticipata e Quota 103: le novità 2024

    (Teleborsa) – Nel 2024 cambiano le regole per le pensioni anticipate, ovvero per chi decide di lasciare il mondo del lavoro prima di raggiungere i requisiti per la pensione di vecchiaia pari a 67 anni e 20 di contributi come previsto dalle legge Fornero che dal prossimo anno torna a pieno regime. La stretta prevede la possibilità di uscire dal mondo del lavoro al compimento dei 64 anni e al raggiungimento dei 20 anni di contributi. Parallelamente, dal 2024, salirà da 2,8 a 3 volte l’importo dell’assegno sociale la ‘soglia obbligatoria’ da maturare per beneficiare di questo assegno. Soglia che, per le donne con un figlio, scende a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per quelle con più figli. L’assegno previdenziale avrà come tetto massimo il minimo Inps. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, Mef: + 5,4% adeguamento a inflazione dal 1 gennaio 2024

    (Teleborsa) – Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, di concerto con la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone, ha firmato il decreto che dispone a partire dal 1 gennaio 2024 un adeguamento all’inflazione pari a +5,4% delle pensioni. L’aumento, che verrà riconosciuto nelle modalità previste dalla normativa, – fa sapere il Mef in una nota – è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023.La rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione, con il tasso fissato al 5,4%, significherà nel 2024 aumenti fino a 122 euro per gli assegni fino a quattro volte il minimo, quelli che per cui è previsto il recupero pieno dell’aumento dei prezzi, ovvero quelli fino a 2.272,96 euro lordi. Al momento infatti il trattamento minimo per il 2023 è fissato a 563,74 euro ma a questo va aggiunto lo 0,8% di differenza tra l’inflazione recuperata nel 2023 (7,3%) e quella effettiva registrata nel 2022 (8,1%). Chi ha redditi da pensione tra i 2.272,96 euro (quattro volte il minimo) e 2.841,2 euro al mese (cinque volte il minimo) prende un recupero del 4,59% (l’85% del 5,4%) quindi al massimo 130,41 euro. Chi ha redditi tra cinque e sei volte il minimo (3.409,44 euro) ha diritto ad un recupero del 53% quindi ha un aumento del 2,862% pari al massimo a 97,57 euro. Chi ha pensioni fino a otto volte il minimo (4.545,92 euro al mese) ha diritto a un recupero del 47% dell’inflazione quindi al 2,538 per un aumento del cedolino al massimo di 115,37 euro. I pensionati che hanno redditi tra otto volte (4.545,92 euro) e 10 volte il trattamento minimo (5.682,4 euro al mese) hanno diritto ad un recupero del 37% dell’inflazione quindi a fronte di un aumento dei prezzi del 5,4% all’1,998%. Potranno ottenere al massimo un aumento sul cedolino di 112,96 euro. Chi ha pensioni oltre le dieci volte il minimo avrà una percentuale sull’aumento dei prezzi del 22% quindi solo l’1,188% a fronte di un’inflazione nel 2023 valutata al 5,4%. Se si ha un assegno lordo da pensione da 7mila euro al mese si avrà un aumento di 131,6 euro sempre lordi. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, concluso confronto con le parti sociali: dossier a giorni sul tavolo di Calderone

    (Teleborsa) – A giorni, probabilmente già giovedì prossimo, il pacchetto pensioni sarà sul tavolo della ministra del Lavoro Marina Calderone che poi fisserà una riunione conclusiva a carattere politico. È quanto si apprende al termine dell’incontro conclusivo il ciclo di round tecnici tra l’Osservatorio per la spesa Previdenziale e le parti sociali, imprese e sindacati, avviati sul dossier pensioni dalla ministro del Lavoro in vista della prossima legge di bilancio. Il rapporto finale che farà il punto su tutti i quattro capitoli aperti: pensione di garanzia per i giovani; flessibilità in uscita ed esodi; mansioni lavorative gravose e tutele previdenziali per le donne; previdenza complementare.Sull’incontro di questa mattina, riferiscono fonti presenti alle riunione, si è discusso di come potenziare e differenziare i vantaggi fiscali per chi aderisce ai fondi pensione. Per chi ha carriere frazionate l’incentivo potrebbe essere maggiore come potrebbe esserlo per i familiari a carico. Sul silenzio-assenso non è stato detto nulla, ma appare chiaro che un nuovo semestre non piace alle piccole imprese e a quelle del commercio perché utilizzano il Tfr come forma di finanziamento. Un’ipotesi allo studio, inoltre, è quella di cercare di far dialogare la previdenza pubblica con quella complementare con l’obiettivo di arrivare alle soglie minime per andare in pensione. La partita, aggiungono le stesse fonti, è connessa alla riforma fiscale. “Il Governo rimedi all’errore commesso con il decreto 98/2023, con il quale, senza alcuna condivisione con le parti sociali, ha deciso di assegnare ad un soggetto privato le funzioni e le risorse per la promozione della previdenza complementare. Riteniamo fondamentale rilanciare la previdenza complementare a partire dai giovani, ma crediamo sia sbagliato, nel metodo e nel merito, quello che il Governo ha deciso di fare con questo blitz, e chiediamo che nei decreti attuativi previsti a ottobre si faccia un passo indietro”. Questa la prima richiesta avanzata dal segretario confederale della Cgil, Lara Ghiglione, al tavolo di questa mattina con l’osservatorio del ministero del Lavoro per la spesa previdenziale, che oggi aveva all’ordine del giorno la previdenza complementare. “Abbiamo ribadito le necessità di introdurre un semestre di silenzio-assenso e di istituire di una sede protetta per garantire che la scelta delle lavoratrici e dei lavoratori di trattenere il Tfr in azienda sia ragionata e soprattutto libera. Abbiamo chiesto – ha aggiunto Ghiglione – che la previdenza complementare sia riconosciuta al personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. È importante riportare la tassazione sui rendimenti a parametri precedenti e più vantaggiosi per chi aderisce, ed è fondamentale promuovere le condizioni, anche attraverso la leva fiscale, perché i fondi negoziali investano nell’economia reale, innanzitutto al fine di creare nuova e buona occupazione e determinare un maggiore sviluppo del Paese. Il progetto avviato da Assofondipensione e Cassa depositi e prestiti è un primo tassello, bisogna fare di più. Torniamo a ripetere – ha concluso – che gli incontri tecnici in assenza di un’interlocuzione vera con il ministero sui punti affrontati e senza un confronto degno di tale nome con il Governo rischiano di diventare appuntamenti di facciata, incapaci di produrre alcun risultato. Se è una scelta politica ne prendiamo atto, e il 7 ottobre saremo in piazza anche per rivendicare le nostre proposte sulla previdenza”. Nell’incontro tecnico sulle pensioni al ministero del lavoro la Uil ha chiesto al Governo di “riaccendere le luci sulla previdenza complementare attraverso una campagna istituzionale di informazione, al fine di incrementare le adesioni ai fondi pensione”. “Occorre accentuare la fiscalità incentivante che valorizzi l’investimento previdenziale” ha commentato la confederazione guidata da Pierpaolo Bombardieri al termine della riunione. La Uil ha chiesto al Governo di eliminare la “gravissima scelta di affidare ad Assoprevidenza i fondi del comitato pubblico per la diffusione dei fondi pensione”. La previdenza complementare “è centrale, anche se non può essere considerata sostitutiva della previdenza pubblica, per cui va sostenuta attraverso campagne informative e, soprattutto, con politiche fiscali di vantaggio, volte a favorire le adesioni nel corso di tutta la vita lavorativa e professionale – ha dichiarato Fiovo Bitti, dirigente confederale dell’Ugl al termine del tavolo tecnico al ministero del Lavoro sulle pensioni –. In questo senso è fondamentale rivedere le soglie di esenzione, comprese quelle legate al welfare aziendale, e le aliquote applicate ai rendimenti il rafforzamento del sistema passa anche da un’azione volta a sostenere le aggregazioni tra i fondi, agendo pure sul versante della democrazia interna degli stessi. L’ipotesi di semestre bianco di adesione ai fondi è praticabile, come misura straordinaria e magari in forma semplificata, per rilanciare il tema della previdenza complementare, principalmente fra i giovani, ma senza interventi strutturali si rischia di non raggiungere gli obiettivi di lungo periodo che dovrebbero portare ad adesioni consapevoli. In questi anni sono emersi chiaramente alcuni ostacoli, legati, per ragioni diverse, al trattamento di fine rapporto, con i dipendenti restii a dover indirizzare il 100 per cento alla previdenza complementare e con i piccoli datori di lavoro a loro volta poco restii a rinunciare ad una forma di finanziamento agevolata. Altresì, è fondamentale allineare il settore pubblico, ancora troppo in ritardo, al privato, mentre è decisivo il ruolo che possono giocare la Covip e Assofondipensione”. “È necessaria una grande campagna informativa pubblica e un nuovo periodo di silenzio-assenso per l’adesione alla previdenza complementare. La previdenza complementare è oramai pilastro fondamentale del sistema previdenziale e deve essere accessibile per tutti i lavoratori e, in particolare, per i giovani – ha sottolineato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, al termine del tavolo tecnico sulla riforma della previdenza –. I fondi pensione promossi dai contratti collettivi danno importanti vantaggi previdenziali e fiscali agli iscritti non solo al momento della pensione ma anche durante la vita lavorativa è quindi fondamentale diffondere la cultura della previdenza”. La Cisl nella riunione con l’osservatorio sulla spesa di questa mattina ha ribadito la richiesta di ridurre la tassazione sui rendimenti e maggiori agevolazioni fiscali in caso di investimenti di economia reale e infrastrutture da parte dei fondi pensione. “Il ministro del Lavoro ha manifestato in varie occasioni un particolare interesse verso la previdenza complementare, che la Cisl apprezza – ha aggiunto – e auspica che questa disponibilità si concretizzi in misure di sostegno alla previdenza complementare fin dalla prossima legge di bilancio”. La Cisl ha anche ribadito la propria posizione critica rispetto alla scelta del ministero che identifica come partner operativo in materia di secondo pilastro previdenziale Assoprevidenza, “soggetto privato non rappresentativo del mondo del lavoro e delle imprese con le quali è in corso il confronto” ha concluso Ganga invitando l’esecutivo a rivedere la scelta tornando indietro sui propri passi. LEGGI TUTTO

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    Imprese, Inps: “Nell’ultimo trimestre 2022 utilizzate 12 milioni di ore di CIG”

    (Teleborsa) – La ripresa dell’economia ha favorito l’ulteriore aumento del numero delle imprese assicurate, salito a 1,55 milioni nel III trimestre 2022, da 1,47 milioni all’inizio del 2018, per poi ridursi leggermente nella parte finale dell’anno, recuperando, comunque, quanto perso nel 2020. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio.”Durante la pandemia, le misure di sostegno alle imprese hanno evitato la chiusura di aziende, il cui numero ha subito solo una moderata flessione rispetto alla complessità della crisi. Nel 2022, l’ampia e rapida crescita dell’inflazione – ha sottolineato nella sua relazione il commissario dell’Inps, Micaela Gelera – non sembra aver avuto un effetto significativo sulla domanda di lavoro delle imprese. Solo nella seconda parte dell’anno si è assistito ad un lieve peggioramento, con una riduzione della creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento della distruzione di quelli esistenti”.Ricorso alla CIG – “Con l’esclusione del picco del 2020, le aziende non sembrano, inoltre, aver fatto ricorso massivo alla CIG per proteggere le posizioni di lavoro. Il 2022 appare, dunque, – spiega Gelera – un anno ordinario, con circa 12 milioni di ore mensili utilizzate nell’ultimo trimestre. Per le sole imprese energivore si nota un lieve aumento per la CIG ordinaria nella seconda parte dell’anno. Di particolare interesse quanto accaduto alla causale di utilizzo della CIG nel caso di mancanza di materie prime e componenti: mentre all’inizio del 2022 veniva utilizzata prevalentemente da imprese non energivore, a partire dalla crisi Ucraina il ricorso da parte delle energivore è cresciuto, contribuendo a spiegare il solo moderato peggioramento delle posizioni lavorative in essere”.Decontribuzione Sud ed Esonero Giovani – Le misure di sostegno all’occupazione che agiscono esclusivamente sulla parte contributiva a carico del datore di lavoro producono – rileva il Rapporto – effetti importanti sull’occupazione ma trascurabili sulla dinamica delle retribuzioni. Misure come Decontribuzione Sud, con minori aliquote di agevolazione, riguardanti la parte contributiva a carico del datore di lavoro, e non rivolte a destinatari specifici, generano effetti di minore entità con un ritardo temporale da considerare. “La dinamica dei livelli occupazionali e retributivi – prosegue Gelera – riflette anche le misure di incentivazione introdotte, che sembrano avere avuto effetti differenti, sui quali appare opportuno ragionare. Sia Decontribuzione Sud che Esonero Giovani hanno avuto un impatto positivo sull’occupazione, mentre solo Esonero Giovani ha anche favorito un aumento, seppure contenuto, delle retribuzioni”. LEGGI TUTTO

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    INPS, esercizio 2022 chiude positivo a 7,1 miliardi

    (Teleborsa) – Sul piano economico-patrimoniale, l’esercizio 2022 dell’Inps chiude con un risultato positivo pari a 7.146 milioni di euro, in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021, quando il risultato di esercizio era pari a -3.711 milioni. È quanto emerge dal XXII Rapporto Annuale dell’Inps presentato oggi a Montecitorio. La gestione finanziaria di cassa evidenza un avanzo di circa 41 miliardi. L’Istituto gestisce più di 420 miliardi di euro di entrate, di cui oltre 256 miliardi sono le entrate contributive (con un incremento di 8 p.p. rispetto all’esercizio precedente) e 157 miliardi di trasferimenti pubblici affluiti tramite la Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali, gestione che ha la finalità di assicurare la copertura degli oneri di natura assistenziale o che trovano il loro finanziamento nella fiscalità generale. L’incremento delle entrate contributive di 8 p.p. – spiega l’Istituto – è dovuto all’andamento positivo del quadro macroeconomico che ha visto crescere il numero degli occupati e delle retribuzioni individuali. Le uscite per prestazioni istituzionali, pari a più di 380 miliardi, crescono nel 2022 rispettivamente del 3,8% per le pensioni, del 4% per i trattamenti di disoccupazione, del 79,6% per quelli relativi alla famiglia (incremento dovuto al pagamento dell’AUU), mentre sono in diminuzione le spese per l’inclusione sociale (RdC e PdC, – 9,4%). LEGGI TUTTO

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    Assegno unico, INPS: “Dieci milioni di beneficiari e spesa a 16 miliardi”

    (Teleborsa) – “Nel corso del 2022 sono state introdotte misure per la conciliazione tra vita familiare e lavoro, accompagnate da modifiche di quelle già esistenti. Le misure adottate, come proseguito nel 2023, sono state realizzate con l’obiettivo di agevolare una distribuzione più equa delle responsabilità familiari, di stimolare la natalità – che quest’anno è scesa al suo livello minimo storico, con meno di 400mila nascite – e dipromuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. È quanto ha sottolineato il commissario dell’Inps, Micaela Gelera, in occasione della presentazione a Montecitorio del XXII Rapporto Annuale dell’Inps. Nel Rapporto l’Istituto fa il punto sulle misure di supporto alle famiglie previste dalla legislazione italiana e erogate dall’Inps, nonché sull’evoluzione dei beneficiari di Reddito di Cittadinanza e delle loro caratteristiche nel tempo, offrendo anche una comparazione tra il vecchio strumento e le nuove misure che lo hanno sostituito. Vengono, inoltre, fornite alcune analisi relative al riscontro ricevuto dal “Bonus Psicologo”.Assegno Unico e Universale – ll numero dei beneficiari dell’Assegno Unico e Universale attualmente si avvicina ai 10 milioni.L’Inps rileva una presenza predominante di genitori lavoratori dipendenti, mentre una percentuale più bassa è rappresentata da genitori autonomi o famiglie senza genitori lavoratori. Il tasso di adesione alla misura si attesta intorno al 90% e varia in base all’età dei beneficiari, raggiungendo il 95% per i figli più piccoli. Viene evidenziato anche un divario territoriale significativo, con un’adesione più alta nelle province del Sud (circa 92%) rispetto a quelle del Centro e del Nord (circa 86%). Circa il 17% dei richiedenti dell’AUU nonfornisce la documentazione relativa all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Questo fenomeno riguarda principalmente famiglie con reddito più elevato, che comunque riceverebbero l’importo minimo dell’assegno. Tuttavia, si nota una maggiore probabilità di non presentare l’ISEE tra gli autonomi e i professionisti, nonché una maggiore incidenza di questa scelta nelle aree con minore capitale sociale. Nel caso degli ex-percettori di RdC, che sono passati da un sistema di erogazione automatica a uno basato su domanda (dove dovevano richiedere l’assegno una volta usciti dal RdC), si è osservato che circa il 66% di loro non ha subito alcuna interruzione nel ricevere le mensilità, mentre il restante 34% ha avuto un periodo in cui non ha ricevuto l’assegno. Inoltre, si è notato che i beneficiari con un ISEE più basso impiegano più tempo medio per presentare domanda di AUU dopo la decadenza/revoca del RdC. “Queste evidenze supportano l’idea – sottolinea l’Inps – che un approccio proattivo alle prestazioni possa essere un utile strumento per colmare lacune informative di vario tipo e garantire il riconoscimento dei diritti a un’utenza particolarmente vulnerabile”.Richieste di invalidità civile – Tali richieste, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, sono aumentate di circa il 20% dal 2014 al 2019. Nel 2020, con l’insorgere della pandemia, si è registrato un calo di circa il 30% delle domande, che poi si sono stabilizzate nel 2021 su valori simili a quelli pre-pandemia. Circa il 70% delle richieste di invalidità civile è dovuto a quattro principali categorie dipatologie: tumori, malattie psichiatriche, malattie cardiovascolari e malattie del sistema nervoso. Si osserva una stabilità nelle richieste relative alle malattie tumorali, psichiatriche e del sistema nervoso (quest’ultime lievemente cresciute), mentre segnali più preoccupanti emergono dalla continua crescita delle richieste per malattie cardiovascolari, che dal 2014 al 2021 sono cresciute di circa il 43%.Congedi parentali – L’analisi del take-up del congedo di paternità obbligatorio, la cui disciplina è stata recentemente innovata dal D.Lgs. n. 105 del 2022, mostra che l’adesione alla misura da parte dei dipendenti del settore privato è cresciuta nel tempo, raggiungendo il 64% nel 2022. Si evidenzia che ad avvantaggiarsi dello strumento sono principalmente i padri che godono di condizioni lavorative migliori, assunti con contratti a tempo indeterminato e che guadagnano salari relativamente più alti. Si evidenzia, inoltre, un significativo divario territoriale, con un’adesione media del 76% nel Nord Italia, del 65% nelle regioni centrali e valori relativamente più bassi, con una media del 43%, nelle regioni del Sud. Per quel che riguarda, invece, i congedi parentali, che offrono ai genitori la possibilità di prendersi cura dei propri figli garantendo al contempo la tutela dei diritti e la continuità del rapporto di lavoro, le stime indicano che per le madri occupate nel settore privato non agricolo, l’adesione a questi congedi è stata di circa il 25% per i bambini di età compresa tra 0 e 3 anni nel periodo 2012-2019. I tassi di utilizzo per i congedi relativi ai bambini di età superiore ai tre anni sono molto più contenuti (circa il 5% e il 6% nel 2021 e 2022), indicando che le famiglie italiane fanno ricorso a questi strumenti soprattutto durante i primi anni di vita del bambino. L’analisi rileva, inoltre, che ad usufruire del congedo sono soprattutto le madri con posizioni lavorative più stabili e impiegate in imprese di maggiori dimensioni. L’analisi del tasso di adesione dei padri è lasciata a future indagini. Bonus Asilo Nido – Bonus Asilo Nido introdotto in Italia nel 2017 e teso a sostenere le famiglie nelle spese relative ai servizi per l’infanzia. Il numero di minori beneficiari del bonus è aumentato nel tempo, raggiungendo circa 425mila beneficiari nel 2022. Si nota anche che per i bambini nati negli anni 2019, 2020 e 2021, il tasso di adesione a questa misura è del 34%. L’importo medio mensile del bonus è di 213 euro per i minori che frequentano un nido privato (il 47%) e di 189 euro per le famiglie che scelgono un nido pubblico (il 53%). Questa differenza riflette il maggior costo degli asili privati, che sono circa il 33% più costosi rispetto a quelli pubblici, e comporta un tasso di copertura inferiore per chi opta per queste strutture private. Il rapporto tra l’importo medio mensile erogato dall’INPS e l’importo mediomensile pagato per ogni bambino (tasso di copertura) è del 59% per i nidi privati e del 70,5% per quelli pubblici. Tuttavia, questi dati medi nascondono una forte variabilità territoriale con tassi di copertura che vanno dal 38% (59%) per gli asili privati (pubblici) nelle province di Milano e Bologna (Parma e Como) a un massimo di circa il 92-93% (94) nelle province di Agrigento e Vibo Valentia per gli asili privati (pubblici).Reddito di Cittadinanza – I cambiamenti normativi intervenuti nel 2022 e nel 2023 hanno portato alla sostituzione del Reddito di Cittadinanza con due nuove misure: l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Dalla sua introduzione fino ad aprile 2023, il numero di percettori di RdC ha raggiunto il suo valore massimo nel primo semestre del 2021, con circa 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari e circa 3,5 milioni di individui coinvolti. Successivamente, si è verificata una prima flessione nella seconda metà del 2021, seguita da un trend decrescente che ha portato, nei primi quattro mesi del 2023, a circa 1,2 milioni di nuclei percettori. Inoltre, nel corso del tempo, la composizione dei beneficiari di RdC è cambiata. Si è registrata una diminuzione dei beneficiari in età lavorativa e una riduzione del valore medio dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) dei nuclei percettori, indicando che i nuclei con condizioni economiche relativamente migliori hanno cessato di beneficiare della misura.Bonus psicologo – Il Bonus Psicologo introdotto per la prima volta durante la pandemia di COVID-19, e consistente in un contributo erogato a coloro che richiedono sostegno per le spese relative a sessioni di psicoterapia presso specialisti privati iscritti all’albo degli psicologi, ha ricevuto una forte domanda, di molto superiore allo stanziamento previsto: su circa 387mila domande accolte, che rispondevano ai requisiti di ammissibilità, ne sono state finanziate solo circa 41.500. Si osserva una netta prevalenza di richieste da parte delle donne (70%), tuttavia, nel caso delle richieste a favore dei minori, si verifica un’inversione di tendenza, con il 40% delle richieste riguardanti beneficiari maschi. Dal punto di vista territoriale, non emerge un pattern preciso nel numero di richieste in relazione alla popolazione residente, né una correlazione con l’incidenza del COVID-19 a livello provinciale. “Questo elemento, insieme alla disparità tra le richieste pervenute e quelle finanziabili, – commenta l’Inps – suggerisce l’esistenza di un bisogno preesistente alla crisi pandemica che è stato possibile esprimere grazie a questa misura”. LEGGI TUTTO