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    Erion WEEE: -6% di RAEE domestici gestiti nel 2023

    (Teleborsa) – Nel 2023 Erion WEEE – Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche domestiche – ha gestito su tutto il territorio nazionale circa 232mila tonnellate di RAEE, in diminuzione del 6% rispetto al 2022 (246mila tonnellate), un calo pari a due volte il peso della Torre Eiffel. I risultati si confermano in linea con la raccolta a livello nazionale, che vede l’Italia ancora troppo distante dai target di raccolta indicati dall’Unione europea (circa 6 kg per abitante a fronte di un obiettivo pari a oltre 11 kg). Per quanto concerne il Consorzio – che gestisce oltre il 60% dei RAEE domestici in Italia – la flessione riguarda soprattutto il Raggruppamento R3 (Tv e monitor) che, dopo la crescita esponenziale del 2021 dovuta all’effetto del “bonus rottamazione Tv”, prosegue nella sua parabola discendente segnando un -31% rispetto al 2022. LEGGI TUTTO

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    Marche Multiservizi, Tiviroli: “A Pesaro via libera alle Ecoisole informatizzate”

    (Teleborsa) – Dal 5 febbraio 2024 il centro storico di Pesaro abbandonerà il sistema di raccolta differenziata porta a porta per sperimentare un nuovo modello per la gestione dei rifiuti con le isole ecologiche informatizzate. Il Comune di Pesaro in collaborazione con Marche Multiservizi ha dato vita a questo progetto con l’obiettivo di aumentare la separazione dei rifiuti e recuperare quantità sempre maggiori di materiali riciclabili, per contribuire a rendere la città più bella in vista del 2024 quando Pesaro sarà capitale della cultura italiana e per pensare ad un sistema della gestione del rifiuto più sostenibile e meno impattante a livello ambientale. LEGGI TUTTO

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    Beni culturali, ENEA misura impatto inquinamento alla Reggia di Caserta

    (Teleborsa) – L’inquinamento causato da automobili, riscaldamento e industria è tra i principali responsabili del degrado del patrimonio culturale. È quanto ha evidenziato un report ENEA che ha dimostrato gli effetti nocivi dei principali inquinanti dell’aria (ossidi di azoto e PM10) su tre siti patrimonio dell’UNESCO: la Reggia di Caserta, la cattedrale di San Doimo a Spalato (Croazia) e la Residenza di Würzburg (Germania). “A subire i danni maggiori è la Reggia di Caserta dove abbiamo calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale, meta ogni anno di 700mila visitatori”, spiega Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano.La centralina di misurazione dell’inquinamento dell’aria nei pressi della Reggia di Caserta ha mostrato valori di biossidi di azoto e di particolato sottile PM10 elevati e costanti, mantenendosi poco sopra i 20 microgrammi per metro cubo. “Il Palazzo Reale è situato nel cuore della città e per questo è particolarmente esposto all’inquinamento atmosferico causato dall’industria, dal riscaldamento e dal trasporto su strada, anche se non mancano fonti naturali lontane dalla città come l’aerosol marino e la sabbia del Sahara che provocano un innalzamento del particolato PM10 soprattutto nel sud Europa”, aggiunge La Torretta.Da un confronto sullo stato di salute dei tre siti UNESCO presi in esame, quelli Würzburg e di Spalato rilevano valori di velocità di degradazione delle superfici esterne al di sotto della “soglia di sicurezza”. Un fattore importante nel determinare le differenze tra i tre siti è rappresentato dalle condizioni meteo-climatiche locali (temperatura, piovosità, umidità relativa) che giocano un ruolo nel potenziare l’aggressività degli inquinanti e, di conseguenza, nell’aumentare la corrosione delle superfici lapidee. Nel periodo di studio considerato (2015-2019) le tre città campione hanno fatto registrare un generale decremento delle emissioni in tutti i maggiori settori, con un’eccezione che riguarda gli ossidi di azoto (NOx) da trasporto marittimo a Spalato (+16% nel 2019 rispetto al 2015). Di fatto, nello stesso periodo è stato riscontrato una leggera riduzione degli inquinanti di interesse in aria (biossido di azoto e PM10). Tuttavia, occorre notare, ad esempio, che le emissioni di ossidi di azoto a Caserta (2779,26 tonnellate nel 2019, principali fonti di emissione sono l’industria e il trasporto su strada) sono all’incirca il triplo rispetto a Würzburg (868,82 tonnellate, principale emettitore è il trasporto su strada) e quasi il doppio rispetto a Spalato (1532,18 tonnellate, principale emettitore è l’industria).”Tra le principali misure adottabili, sarebbe sicuramente opportuno mettere in atto politiche di riduzione del traffico cittadino puntando su trasporto pubblico, car-sharing e veicoli a basse emissioni”, sottolinea la ricercatrice ENEA.Il degrado dei materiali del patrimonio culturale dovuto all’inquinamento atmosferico è notevolmente inferiore rispetto a 20-30 anni fa quando l’acidificazione delle piogge e gli inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, contribuivano all’aumento della corrosione nelle aree urbane. “Oggi questi inquinanti sono drasticamente diminuiti, anche se negli ultimi anni la riduzione si è stabilizzata. Invece le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di particolato PM10 non sono diminuite nella stessa misura, contribuendo al degrado dei monumenti e a un aumento dei costi di restauro e manutenzione”, conclude La Torretta.Lo studio realizzato da ENEA rientra nell’ambito dell’iniziativa “International Cooperative Programme on Effects of Air Pollution on Materials, including Historic and Cultural Monuments (ICP Materials)” della Convenzione UNECE sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Air Convention). La convenzione UNECE sull’aria, adottata nel 1979, fornisce uno strumento regionale unico e vincolante attraverso il quale 51 parti dell’Europa paneuropea e del Nord America collaborano per ottenere riduzioni delle emissioni delle principali sostanze inquinanti.Oltre a causare il degrado dei monumenti, l’inquinamento dell’aria danneggia la salute umana come mette in guardia il report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che lo definisce il più grande rischio ambientale per la salute in Europa, causa di malattie cardiovascolari e respiratorie che riducono le aspettative di vita e, nei casi peggiori, di decessi prevenibili. Nonostante i costanti miglioramenti, i superamenti degli standard di qualità dell’aria sono comuni in tutta l’UE, con concentrazioni ben al di sopra delle ultime raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.In tema di inquinamento atmosferico, ENEA mette a disposizione il sistema “MINNI”, che produce mappe orarie a 3 giorni delle concentrazioni di inquinanti, in particolare delle polveri sottili, con una risoluzione spaziale che in Italia arriva a 4 km2, le dimensioni di un piccolo Comune. LEGGI TUTTO

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    Forum Mare, Musumeci: “Cambieremo la costituzione per migliorare la valorizzazione del mare”

    (Teleborsa) – In chiusura del primo Forum Mare Ambrosetti è intervenuto il Senatore Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, con un messaggio diretto e puntuale: “Credo di potervi anticipare che proporrò al governo, nella prossima seduta, di promuovere una legge di modifica della Costituzione, all’articolo 119. Inseriremo un emendamento che dica, con assoluta sintesi: La Repubblica tutela e valorizza il mare. Punto”. Il Senatore Musumeci è la personalità politica che ha promosso e contribuito a realizzare il Piano Mare del Governo, attività prima nel suo genere che si impone di far dialogare i ministeri in un’ottica sistemica e di interesse comune sulla valorizzazione della risorsa mare. Non a caso Nello Musumeci è anche il principale promotore del Forum Mare, che chiude oggi la sua prima edizione. L’impegno del ministro è chiaro: promuovere una cultura marittima in un paese, l’Italia, che basa la propria cultura principalmente sulla terraferma: “a cominciare dalle scuole elementari, questo governo intende promuovere un diverso approccio [al mare]. Perché dico questo? E’ stato ribadito in questi due giorni, il mare è stato l’elemento trascurato in questi ultimi ottant’anni, è stato trascurato per una serie di ragioni anche geoeconomiche, per il policentrismo dell’Europa continentale che si è preoccupata di guardare verso il Baltico e verso i paesi dell’est, lasciando il Mediterraneo inizialmente al suo destino e successivamente all’ingresso e al protagonismo di altre potenze economiche e politiche”. Insomma la visione è quella costante del Governo e delle industrie protagoniste di questi due giorni: in un mondo in cui l’approvvigionamento energetico si sposta sempre di più verso il sud del mondo, l’Italia ha l’opportunità di diventare il ponte tra due continenti, diventando il principale hub energetico europeo. Non è un caso infatti se nel piano mare sono stati inseriti 10 punti di sviluppo, e tra nautica, crocieristica, cantieristica, sport, pesca e biologia marina, spunta la subacquea, ovvero lo sfruttamento dei fondali marini, prossima frontiera per l’estrazione di quelle terre rare così preziose per la transizione energetica, allo stesso tempo opportunità e minaccia per le imprese, ma in cui il mare ha un ruolo di primo piano: “l’assenza di un combustibile alternativo al fossile, almeno fino ad ora porta la necessità di liberare il mare dagli scarichi, dei fiumi fortemente inquinati per la eccessiva antropizzazione di alcune aree. Abbiamo ascoltato le tante richieste che arrivano dal mondo delle imprese. C’è un filo conduttore in tutti gli interventi: meno burocrazie, meno carte, meno passaggi, meno inutili perdite di tempo. E su questo c’è tanto, tanto da lavorare”.Riguardo alla gestione del mare, il Ministro non ha trascurato uno dei topic principali in merito che hanno riempito i notiziari negli ultimi mesi, ovvero l’immigrazione: “Io ho sempre detto, forse per la mia fede cattolica, che un uomo in mare va sempre salvato, qualunque sia la ragione per la quale si trovi in quel posto; poi dopo si fanno le analisi, ma su questo siamo stati tutti d’accordo ed io provengo da una scuola politica che non ha mai messo in discussione questo principio. Semmai il problema è capire perché quell’uomo si trova in mare. Quell’uomo in mare non dovrebbe arrivarci. Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci.” Strettamente correlata alla gestione delle emergenze generate dall’immigrazione in mare, è la situazione delle infrastrutture portuali in italia, tassello essenziale per affrontare la situazione geopolitica attuale:”Questo è il tema sul quale noi dovremmo dovremmo confrontarci: la portualità, le infrastrutture e la pesca, con le insidie che porta questa antica, plurisecolare, millenaria attività, che oggi vive una concorrenza sempre più spregiudicata. Le incertezze sul Mar Nero, quello che potrà accadere dopo la guerra, l’aggressione all’Ucraina, le ambizioni di Marocco e Algeria ed Egitto sulla portualità, ci fanno riflettere su come difendere questo mare fra due stretti, Suez e Gibilterra, e lo scarso interesse che gli Stati Uniti dimostrano di avere da qualche anno verso il Mediterraneo?”Il ministro Nello Musumeci ha quindi concluso: “quindi siamo tutti d’accordo almeno su un dato, il mare può diventare il nuovo motore di crescita della nazione. Per poterlo diventare servono interventi anche normativi. Serve tanta passione, serve tanta buona volontà. Serve, come ricordava il Sottosegretario Perego, una convergenza attorno ad un tavolo che, sulle politiche marittime, è mancata per ottant’anni”. LEGGI TUTTO

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    BCE, Elderson: banche devono affrontare rischi di contenziosi legati al clima

    (Teleborsa) – “Siamo arrivati all’orizzonte della crisi climatica e all’orizzonte del rischio di contenziosi legati al clima e all’ambiente. Le banche hanno ancora molto lavoro da fare per affrontare questo rischio, in termini sia di soddisfare le aspettative di vigilanza della BCE sia di mettere in atto piani di transizione”. Lo ha affermato Frank Elderson, membro del Comitato esecutivo e vicepresidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (BCE), in un discorso a Francoforte.”Ciò è tanto più importante dato che le parti in causa potrebbero prendere sempre più di mira le banche e il settore finanziario in generale, con l’obiettivo di allontanare i finanziamenti dai settori ad alta intensità di carbonio e indirizzarli verso la transizione – ha aggiunto – Dobbiamo agire ora per anticipare e mitigare questa fonte di rischio”.Nel suo intervento ha sottolineato come i contenziosi legati al clima siano in crescita e siano centrali negli sforzi volti a costringere sia i governi che le società a perseguire obiettivi più ambiziosi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.Secondo Elderson, sia per le autorità di vigilanza che per le banche, questa sta diventando “una delle principali fonti di rischio che deve essere adeguatamente anticipata e affrontata”. LEGGI TUTTO

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    PNRR, MASE: selezionati 60 progetti per la produzione di biometano

    (Teleborsa) – Via libera alla selezione di sessanta progetti per impianti di produzione del biometano, per una capacità di quasi trentamila metri cubi l’ora. È questo – fa sapere il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica in una nota – l’esito della prima procedura competitiva riferita alla misura del PNRR che intende sviluppare in Italia la filiera del biometano, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione comunitari. La lista dei progetti selezionati è stata pubblicata sul sito del Gestore Servizi Energetici: i sessanta progetti risultati vincenti, per una capacità produttiva totale pari a circa 29.978 Smc/h, prevedono in gran parte la realizzazione di nuovi impianti, nel numero di 46 e per una capacità di circa 25.000 Smc/h.”Il risultato di questa procedura, prima nel suo genere per il settore biometano, – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto – è soddisfacente nei numeri e soprattutto importante per il segnale che trasmette: si avvia infatti un percorso serrato che, in linea con le scadenze del PNRR, ci deve portare a liberare le energie e le potenzialità di questo settore. Stiamo verificando con il Gse possibili aggiustamenti e semplificazioni procedurali per consentire una più agevole fruizione delle risorse a disposizione”.Già a partire dal prossimo 14 luglio, gli operatori interessati potranno partecipare a una seconda procedura competitiva che assegna un contingente di capacità produttiva, comprensivo della quota di capacità non assegnata nel bando pilota, pari a circa 108.272 Standard metro cubo l’ora. LEGGI TUTTO

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    UE, servono oltre 700 miliardi all’anno per raggiungere target transizione verde

    (Teleborsa) – La transizione verde dell’Unione europea richiede “investimenti senza precedenti” e complessivamente saranno necessari investimenti aggiuntivi di circa 620 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e del nostro piano REPowerEU, con ulteriori 92 miliardi di euro necessari per raggiungere gli obiettivi del Net-Zero Industry Act nel periodo 2023-2030 periodo. Lo ha comunicato la Commissione UE presentando la relazione di previsione strategica 2023, nella quale analizza le modalità per porre “la sostenibilità e il benessere della persona al centro dell’autonomia strategica aperta dell’Europa” e propone interventi concreti a tal fine.Di gran lunga la maggior parte di questi investimenti dovrà provenire da finanziamenti privati, afferma il documento. Anche i bilanci degli Stati membri svolgeranno un ruolo importante: l’UE è già pronta a spendere 578 miliardi di euro, almeno il 30% del suo bilancio, per azioni rilevanti per il clima per il periodo 2021-2027.Ma non c’è solo la transizione green, con la Commissione che spiega come siano in crescita anche altri investimenti strategici. Colmare il divario di investimenti dell’UE per la transizione digitale costerà almeno 125 miliardi di euro all’anno, ad esempio. Anche il prezzo della nuova geopolitica sarà elevato: ad esempio, nel 2021 la spesa per la difesa degli Stati membri è aumentata in modo significativo fino a raggiungere i 214 miliardi di euro, con una spesa aggiuntiva di 75 miliardi di euro prevista fino al 2025 per costruire adeguate capacità di difesa. Infine, la ricostruzione dell’Ucraina richiederà a tutti i partner 384 miliardi di euro nei prossimi 10 anni.La relazione indica dieci ambiti in cui occorre una risposta politica dell’UE affinché la transizione verso la sostenibilità rimanga incentrata sul benessere della persona e della società: (1) Nuovo contratto sociale europeo, con rinnovate politiche di protezione sociale e un’attenzione particolare alla disponibilità di servizi sociali di alta qualità. (2) Approfondimento del mercato unico per promuovere un’economia resiliente a zero emissioni nette, con particolare attenzione all’autonomia strategica aperta e alla sicurezza economica. (3) Aumento dell’offerta dell’UE sulla scena mondiale per rafforzare la cooperazione con i partner fondamentali. (4) Sostegno all’evoluzione di produzione e consumo verso la sostenibilità, orientando la regolamentazione e promuovendo stili di vita equilibrati. (5) Evoluzione in una “Europa degli investimenti” mediante interventi pubblici per incentivare i flussi finanziari verso le transizioni. E ancora: (6) Adeguamento dei bilanci pubblici alla sostenibilità grazie all’efficienza dell’imposizione e della spesa pubblica. (7) Ulteriore spostamento degli indicatori politici ed economici verso il benessere sostenibile e inclusivo, anche adeguando il PIL relativamente a diversi fattori. (8) Possibilità per tutti gli europei di contribuire alla transizione tramite una maggiore partecipazione al mercato del lavoro e l’enfasi sulle competenze future. (9) Rafforzamento della democrazia imperniando la formazione delle politiche sull’equità generazionale così da rafforzare il sostegno alle transizioni. (10) Integrazione della protezione civile con la “prevenzione civile” tramite il potenziamento dello strumentario dell’UE in materia di preparazione e risposta.”L’intento è quello di mantenere l’Europa in prima linea nella transizione verso la sostenibilità, facendo leva sul nostro modello peculiare di economia sociale di mercato e sulla nostra potenza commerciale nel mondo – ha commentato Maros Sefcovic, vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche – Aiuteremo così l’Europa a rafforzare la leadership nel mondo e concreteremo la nostra capacità di stare in piedi da soli stringendo nel contempo solidi partenariati con gli altri – vale a dire l’autonomia strategica aperta dell’Europa”.(Foto: stockwerkfotodesign | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Scope, Italia è grande economia UE più vulnerabile in Climate Stress Test

    (Teleborsa) – Lo stress test climatico sulle grandi economie europee effettuato da Scope Ratings mostra che l’Italia è il paese più vulnerabile, mentre la Germania invece presenta meno rischi.È quanto si legge nei risultati del Macroeconomic Climate Stress Test (MCST) di Scope ESG, che esamina i rischi fisici associati alla temperatura (rischio cronico), alle inondazioni fluviali e alla siccità (rischio acuto), oltre che i rischi di transizione lungo l’intera catena del valore economico, tenendo conto delle cosiddette emissioni di gas a effetto serra scope-1, scope-2 e scope-3.Le stime di MCST per le cinque maggiori economie dell’UE mostrano costi cumulati associati al cambiamento climatico per 41 trilioni di euro nello scenario disordinato (6,3% del PIL cumulato).”Applicando l’MCST alle cinque maggiori economie europee – Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi – scopriamo che l’Italia è la grande economia dell’UE più a rischio in uno scenario di cambiamento climatico avverso nei decenni a venire. Il cambiamento climatico in una transizione ritardata potrebbe costare ipoteticamente 17,5 trilioni di euro tra il 2020 e il 2050, pari al 14,5% del PIL”, afferma Hazem Krichene, Senior Director climate economist presso Scope ESG.”Al contrario, troviamo che la Germania è il paese meno esposto al rischio climatico, dove in uno scenario di transizione ritardata potrebbe costare 7,1 trilioni di euro, pari al 3,2% del PIL cumulativo tra il 2020 e il 2050″, aggiunge Krichene.Considerando solo l’impatto dei rischi fisici, Scope afferma che Spagna e Italia (paesi del Mediterraneo) sono esposte al rischio fisico cronico associato all’aumento delle temperature. Francia e Germania sono esposte al rischio di inondazioni fluviali con perdite annue rispettivamente del 3,7% e del 3,2% del PIL nello scenario hot-house. La siccità comporterebbe pesanti perdite economiche in Italia e Spagna (8,7% e 6,5% perdite annuali del PIL).(Foto: Photo by Matt Palmer on Unsplash) LEGGI TUTTO