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    Chevron avvia produzione nell’ampiamento del maxi giacimento in Kazakistan

    (Teleborsa) – Chevron, importante azienda petrolifera statunitense, ha annunciato che la sua affiliata al 50 percento Tengizchevroil LLP (TCO) ha avviato la produzione di petrolio presso il suo Future Growth Project (FGP) situato nel giacimento petrolifero di Tengiz in Kazakistan. L’espansione del FGP mira ad aumentare la produzione di petrolio greggio di 260.000 barili al giorno a piena capacità.”Il primo petrolio presso il Future Growth Project è l’ultimo di una serie di traguardi di sviluppo, tra cui nel Golfo del Messico e nel Permiano, che dovrebbero aumentare significativamente il free cash flow per l’azienda e generare valore per gli azionisti Chevron”, ha affermato Mark Nelson, vicepresidente di Chevron.Il giacimento petrolifero di Tengiz, situato nel Kazakistan occidentale, è classificato come il giacimento petrolifero supergigante più profondo al mondo e il più grande giacimento di produzione a trappola singola esistente.Tengizchevroil LLP è una partnership kazaka di proprietà di Chevron, al 50 percento; KazMunayGas, al 20 percento; ExxonMobil, 25 per cento; e Lukoil, 5 per cento. LEGGI TUTTO

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    Industria, Confimi: “Urgente cambio di rotta per salvare imprese italiane”

    (Teleborsa) – “Non possiamo più pretendere che le pmi italiane, che generano il 73,8% del Pil e hanno salvato l’economia nazionale durante la pandemia, continuino a resistere da sole. Ora è compito della politica e delle istituzioni intervenire con decisione”. È quanto ha affermato il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli.La Confederazione della manifattura e dell’impresa privata propone un piano d’azione urgente per affrontare le principali criticità che “stanno soffocando il tessuto produttivo italiano”: una politica energetica competitiva, per allineare il costo dell’energia per le imprese italiane a quello dei paesi europei concorrenti, come la Spagna, che ha introdotto un tetto al prezzo energetico, una riforma fiscale che premi gli incrementi di redditività delle imprese, riducendo la pressione fiscale e contributiva; l’introduzione di una politica di protezione delle materie prime riciclabili per impedire l’export indiscriminato di rottami metallici strategici per l’economia circolare; la sospensione del Patto di Stabilità così da consentire agli Stati membri di adottare misure di sostegno alle imprese senza i vincoli attuali, fino alla ripresa economica; la rimodulazione del Green Deal e posticipare di dieci anni l’adozione delle norme più stringenti, per permettere una transizione industriale, finanziaria e culturale sostenibile per le aziende europee, in particolare nel settore automotive. Negli ultimi due anni, in Italia, hanno chiuso 330 mila imprese, “un dato allarmante che – sottolinea Agnelli – si somma alla media degli ultimi dieci anni: 53 chiusure al giorno. Questi numeri evidenziano uno scenario drammatico per il sistema economico italiano, ulteriormente aggravato dalle 116 milioni di ore di cassa integrazione registrate dall’Inps nel 2024”. Il 2025 non promette meglio: un’impresa su quattro del sistema Confimi Industria prevede il ricorso alla cassa integrazione. Le aziende italiane – prosegue il presidente di Confimi Industria – “sono inoltre oppresse da una pressione fiscale e contributiva che le penalizza rispetto ai competitor europei. Il carico fiscale per le imprese italiane raggiunge il 44%, contro una media europea del 34%, e il costo del lavoro è tra i più alti d’Europa, nonostante le retribuzioni siano tra le più basse. A questa situazione si aggiunge un costo dell’energia quattro volte superiore alla media europea e la mancanza di politiche efficaci per contenere speculazioni sui prezzi”.L’assenza di una visione strategica e di una politica industriale adeguata “è evidente non solo a livello nazionale, ma anche europeo. I parametri rigidi del Patto di Stabilità, la legge sulla concorrenza, il blocco degli aiuti di Stato e l’assenza di protezione per materie prime strategiche – afferma Agnelli – stanno minando la competitività delle nostre imprese. La prolungata guerra in Ucraina e la politica restrittiva della Bce hanno ulteriormente aggravato la situazione, con effetti negativi su esportazioni e consumi. Negli ultimi anni, molti marchi simbolo del Made in Italy sono stati acquisiti da aziende estere, un segnale evidente di una debolezza strutturale che non possiamo più ignorare. Dobbiamo agire ora per salvaguardare il nostro patrimonio industriale e culturale”. Il presidente conclude con un appello alla politica italiana ed europea: “Fate presto. Il resto del mondo ci sta surclassando, e non possiamo permetterci di perdere ulteriori pezzi del nostro sistema produttivo”. LEGGI TUTTO

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    Italia, REF: crescita del PIL torna nell’ordine dello “zero virgola”

    (Teleborsa) – La politica economica italiana si è riportata sul sentiero stretto di rientro del deficit, e questo ha anche effetti sulla strada della crescita, che ha ripreso il passo lento degli anni prima della pandemia. Gli incrementi del PIL tornano nell’ordine degli “zero virgola”, e anche la vivace crescita occupazionale degli ultimi tre anni è probabilmente destinata a ridimensionarsi. Lo afferma REF Ricerche, stimando una crescita del PIL dello 0,6% nel 2025 (come nel 2024) e dello 0,9% nel 2026.I prezzi al consumo sono stimati all’1,7% nel 2025 e neell’1,5% nel 2026, il tasso di disoccupazione al 6,4% quest’anno e al 6,2% il prossimo.L’indebitamento netto è stimato al -3,5% del PIL nel 2025 e al -3% nel 2026, mentre il debito della PA è previsto a 138,5% del PIL quest’anno e al 139,8% l’anno prossimo.REF Ricerche spiega che l’Italia condivide molti degli andamenti della congiuntura europea. Ha però registrato uno sfasamento della politica di bilancio, con una fase più espansiva dal 2023 e una correzione marcata dei conti pubblici da quest’anno. Vi sono quindi dei rischi, soprattutto legati all’andamento della filiera delle costruzioni una volta esauritasi la spinta del superbonus. Nel corso del 2024 l’arretramento degli investimenti in abitazioni è stato in parte compensato dagli altri investimenti in costruzioni, soprattutto perché si sta rafforzando il ciclo delle opere pubbliche, anche per effetto delle opere del PNRR. L’aumento degli investimenti pubblici programmato sino al 2026 è significativo, anche se probabilmente per il completamento dei programmi si potrà contare almeno su una dilazione dei termini. Resta comunque che il rafforzamento della spesa per investimenti, in un contesto segnato da programmi di miglioramento dei saldi, si traduce in un arretramento della spesa corrente che avrà anch’esso effetti sull’andamento della domanda.I ricercatori sottolineano che in Italia gli indicatori congiunturali restano molto incerti. Le prospettive sono segnate anche dall’orientamento di segno restrittivo della politica di bilancio. I target sulla spesa netta sono stati incorporati nella Legge di bilancio per il 2025 e porteranno ad un deficit vicino al 3 per cento del PIL nel 2026, da livelli sopra il 7 per cento fra il 2020 e il 2023. “Se realizzata, tale correzione sarebbe la più ampia della storia italiana. Ne vediamo gli effetti positivi sull’andamento dello spread, e quelli negativi sulle prospettive di crescita”, si legge nel rapporto. LEGGI TUTTO

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    UE autorizza creazione di joint venture tra Permira e BasicNet

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del Regolamento sulle concentrazioni dell’UE, la creazione di una joint venture tra il colosso del private equity Permira e BasicNet, società quotata su Euronext Milan e attiva nel settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori per lo sport e per il tempo libero.La transazione riguarda principalmente la vendita al dettaglio di abbigliamento e calzature, con l’ingresso di Permira in K-Way, come annunciato a ottobre 2024.La Commissione ha concluso che la transazione notificata non solleverebbe preoccupazioni in materia di concorrenza, date le limitate posizioni di mercato delle società derivanti dalla transazione proposta. La transazione notificata è stata esaminata ai sensi della procedura di revisione semplificata delle concentrazioni. LEGGI TUTTO

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    OPS MPS-Mediobanca, Sileoni (Fabi): azione strategica di chi ha visione chiara del futuro

    (Teleborsa) – “L’offerta pubblica di scambio del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca rappresenta un’azione strategica di grande rilevanza, decisa, da chi ha una visione chiara del futuro del settore, della finanza e del Mondo, anche al di fuori dei soliti schemi e rituali”. Lo dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.”L’operazione potrebbe contribuire a completare le dinamiche del sistema finanziario italiano, in un contesto di forte consolidamento – ha detto – MPS, storicamente al centro di vicende complesse, ora si muove in una direzione ambiziosa. L’operazione conferma, tra altro, che MPS, completamente risanata grazie all’indispensabile contributo delle lavoratrici e dei lavoratori oltre che all’ottimo lavoro dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio e del consiglio di amministrazione, può proseguire in un percorso che preservi la sua storia e la sua autonomia, come ho auspicato più volte, pubblicamente, negli ultimi anni”. “Un’operazione di questa portata, in ogni caso, non può essere valutata solo sul piano economico e strategico, ma vanno considerati con attenzione gli impatti politici e sociali – ha aggiunto – La tabella di marcia indicata dal Monte dei Paschi conferma la determinazione nel completare rapidamente gli obiettivi prefissati. I tempi relativamente brevi delineati da MPS fanno emergere la necessità di avviare fin da subito un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte, incluse istituzioni, azionisti e organizzazioni sindacali, per garantire che il percorso sia socialmente sostenibile e condiviso. La gestione dell’integrazione di due realtà di rilievo come MPS e Mediobanca richiederà un piano industriale chiaro e trasparente, che tuteli le lavoratrici e i lavoratori, la clientela e i territori”. LEGGI TUTTO

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    Dazi, Lagarde (BCE): sedersi al tavolo e negoziare, ma servono framework e istituzioni

    (Teleborsa) – Per quanto riguarda la minaccia di dazi, “Trump sta guardando al deficit dell’interscambio fra Stati Uniti ed Europa soprattutto sui prodotti. Ma bisogna guardare ai beni, ai servizi, al capital account, non può essere tutto bianco e nero. Ci devono essere negoziazioni, relazioni commerciali in un framework che dia fiducia ai partener. Non possiamo rimuovere regole”. Lo ha affermato Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), all’evento conclusivo del World Economic Forum a Davos.”Dobbiamo operare insieme – ha proseguito – Occorre quindi sedersi al tavolo e negoziare, dove alcuni avranno posizioni di maggiore forza, ma non puoi andare da solo, perché devi rispettare e capire gli altri. Non mi stancherò mai di sottolineare la forza delle istituzioni. Le istituzioni hanno un grande valore e i framework sono qui affinché i player conoscano le regole. C’è un valore nell’avere dei framework, perché il migliore può poi vincere, ma in un set di regole condivise”.Secondo Lagarde, “l’Europa ha un’enorme quantità di talento e risparmi, ma serve una grande sveglia per agire. Se i leader europei collaborano e rispondono alle minacce esterne, c’è un enorme potenziale per reagire con successo. Sono ottimista: abbiamo bisogno di unione, di mantenere il capitale in Europa e, possibilmente, di attrarre talenti qualificati dall’estero che magari ora sono delusi”. “Il costo dell’energia è stato un problema, ma sta scendendo, e ora il 70% dell’energia non è di origine fossile. Tuttavia, c’è ancora troppa burocrazia – ha spiegato la numero uno della BCE – Questa è una chiamata a svegliarsi che dobbiamo prendere seriamente per dare una risposta concreta”.”Negli Stati Uniti c’è stato l’IRA (Inflation Reduction Act, ndr) con sussidi significativi per attrarre investimenti, ma ora questi sussidi sono stati tolti – ha detto Lagarde – Questo porta a ripensare costi e opportunità. Ciò che sta accadendo rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità per l’Europa di ripensarsi. L’Europa può diventare un grande player globale grazie al suo talento e alla sua ambizione”. LEGGI TUTTO

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    Eu-Italy Energy days, Pichetto: “Per gas Ue sia pronta a sospendere quotazione”

    (Teleborsa) – “Sto chiedendo non tanto di mettere un numero, quanto una posizione dell’Unione europea che sia pronta ad intervenire a sospendere la quotazione”. È quanto ha affermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto a margine dell’Eu-Italy Energy days in corso a Torino al Museo del Risorgimento. “Il price cap – ha spiegato Pichetto – non era la fissazione di un prezzo, era un limite dal quale venivano sospese le quotazioni. La sospensione della quotazione è un pò come sospensione delle quotazioni di Borsa che determina automaticamente che gli scambi fisici continuano ad esserci. Io non sono in grado, non ho gli elementi, non faccio indagini di quanto è l’entità dei derivati sulla borsa olandese però certamente la volta scorsa hanno avuto un peso devastante”. “Credo che il disegno di legge delega sul nucleare tra una quindicina di giorni verrà esaminato in Consiglio dei ministri. Non vedo slittamenti – ha detto Pichetto –. Si tratta di un disegno di legge delega dove si prevede tutto un quadro di impostazione di delega al governo per preparare un decreto legislativo sul permitting, un decreto legislativo sulla formazione, uno su tutto il sistema della sicurezza e uno su un ente certificato riconosciuto. Nel momento opportuno dovrà, poi, essere fatta la valutazione sulla convenienza, e allora si valuterà se è compatibile il costo, se è sicuro, se è compatibile il prezzo finale dell’energia”.Guardando agli Usa Pichetto giudica positivamente la richiesta di Trump di chiedere all’Opec di abbassare il prezzo del petrolio. “Se si abbassa il prezzo a noi che siamo consumatori non può che farci piacere” ha detto il ministro. Per quanto riguarda la minaccia di dazi all’Ue se non compra petrolio e gas americani “può darsi che ci sia un deficit commerciale – osserva il ministro – però noi siamo anche dei grandi acquirenti di tecnologie americane. Trump ha evidenziato quello che è un grande tema americano. Da parte nostra dobbiamo attrezzarci a fare emergere quelli che sono i nostri temi”. LEGGI TUTTO

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    Fink (BlackRock): troppo pessimismo sull’Europa, momento di investire di nuovo

    (Teleborsa) – “C’è troppo pessimismo sull’Europa”. Lo ha affermato Larry Fink, CEO di BlackRock, all’evento conclusivo del World Economic Forum a Davos. “Credo che sia probabilmente giunto il momento di investire di nuovo in Europa”, ha detto, aggiungendo che c’erano ancora progressi da fare in aree come l’unione dei mercati dei capitali.”Per gli USA – ha proseguito – penso che la prospettiva sia la continuazione della sue forza. Qualunque impresa, grande o piccola, può trovare capitali e questa queste fondamenta le conferiscono una abilità, per la forza dei suoi mercati dei capitali, di ricostruirsi e cambiare direzione, e modificarsi più velocemente di qualunque altra economia nel mondo. Trump è capace di sbloccare capitali con meno regolamentazione e questo consente agli USA di essere meno vincolati dai suoi problemi di bilancio”.In un altro passaggio, ha detto che “l’Europa è un mito, ma non sta funzionando in paragone con gli Stati Uniti, in termini di crescita, innovazione, capacità di cambiare. L’Europa deve essere sullo stesso piano, ma non vedo l’Europa muoversi abbastanza velocemente. Vedo che tutti gli elementi sono lì, e per questo sono ottimista, ma bisogna ammettere i problemi”.Sull’inflazione e i rendimenti dei bond, Fink ha detto che “il mercato obbligazionario ci informa sul mood dell’economia globale. E sta indicando che l’inflazione potrebbe essere leggermente più ampia di quanto previsto”. Quindi potremmo essere “leggermente compiacenti”. LEGGI TUTTO