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Tlc, Cardani: rientrata preoccupazione su inquinamento elettromagnetico 5G

(Teleborsa) – “Sembra rientrata la preoccupazione iniziale degli effetti ambientali e sanitari del 5G, tecnologia che tra l’altro espone a un inquinamento elettromagnetico molto inferiore rispetto ai 2G/3G/4G”. Lo ha detto il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), Angelo Marcello Cardani, in audizione in commissione Trasporti alla Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni.

Cardani ha osservato come certe preoccupazioni siano “totalmente infondate e negate dai limiti degli altri Paesi e negate dall’opinione di medici, fisici e ingeneri”. Si tratta, ha ribadito, “di una tecnologia assolutamente non pericolosa, secondo pareri altamente qualificati”.

“Nessuno nega – ha proseguito Cardani – che l’inquinamento elettromagnetico sia pericoloso e dannoso ma è una questione di quantità. Ma i limiti sono anni luce distanti da veri livelli di inizio della pericolosità“. Per il presidente dell’Agcom si tratta di timori legati “a ideologie politiche degli anni 60 e 70 a cui corrispondono le difficoltà create nei piccoli paesi. Perché deve essere chiaro che i principali beneficiari di queste operazioni di inclusione sono proprio i piccoli paesi”.

Secondo Cardani, quindi, il limite all’inquinamento elettromagnetico in Italia “non ha un parallelo negli altri paesi. Questo deriva da una eccessiva preoccupazione che ha portato a fissare dei limiti che quando l’operatività dei sistemi era ancora lontana poteva sembrare solo qualcosa di molto prudente, oggi costituisce un ceppo al piede per lo sviluppo delle reti“. Ora, ha aggiunto, “che gli operatori stanno costruendo le reti 5G si cerca di valutare come i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici vigenti in Italia possano incidere sullo sviluppo della nuova rete. Questi limiti, infatti, risultano essere significativamente più bassi di quelli della maggior parte degli altri paesi, senza una fondata giustificazione scientifica”.

Il presidente dell’Autorità ha poi sottolineato come l’Italia sia in prima fila in Europa sul 5G. L’Italia, ha affermato, “ha compiuto i passi necessari a promuovere la diffusione del 5G con largo anticipo rispetto alla gran parte degli altri Stati europei, come riconosciuto nel Rapporto Desi 2019” (Digital Economy and Society Index, ndr), dove “il parametro relativo all’aspetto frequenziale del 5G è l’unico in cui l’Italia primeggia. Gli operatori nazionali godono di un quadro certo relativo alla disponibilità delle bande di frequenza, nello specifico per il 5G e più in generale dell’intero spettro armonizzato a livello europeo. Ciò appare di non poco conto”. Secondo Cardani il tavolo tecnico al Mise potrà contribuire “a migliorare ulteriormente le prestazioni delle reti 5G, consentendo all’Italia di posizionarsi tra i primi Paesi al mondo ad aver lanciato servizi 5G commerciali”.

A proposito del problema della sicurezza, che nasce dall’interazione con operatori e fornitori di servizi non italiani, la cui affidabilità può essere messa in discussione, secondo il presidente dell’Authority è “un problema sostanzialmente insolubile: bisogna solo scegliere se essere spiati, tra virgolette, dai cinesi o dagli americani, questo per quanto riguarda i sistemi che sono assai complessi”. Tuttavia, ha detto “i servizi inglesi ritengono di potersi fidare“. E poi, il nostro “paese non ha capacità di fare isola e poggiare solo sulle proprie forze”.

Quanto, infine, allo scorporo della rete ha osservato: “Se scorporiamo la rete non è per niente contenta: è un problema politico e sta al Governo e al Parlamento decidere cosa fare, diciamo che il senso della storia dovrebbe dirci di andare avanti. L’integrazione con la fibra, l’infrastrutturazione, è un processo in corso e purtroppo inquinato da comportamenti almeno tattici, se non altro. Noi oggi – ha spiegato Cardani – abbiamo una realtà composta da decine di pezzi di rete in fibra appartenenti a varie società e istituzioni. Il ‘backbone’ più sviluppato è quello di Telecom che però strepita dicendo che non cederà mai la sua rete. E in effetti se togliamo dal bilancio di Telecom Italia il valore del backbone ci rimangono solo quattro uffici. Se però non sottraiamo a Telecom Italia il backbone, l’operazione che si sente ventilare, di unificazione di una sola rete, non può essere compiuta”. Certo, ha concluso, “una cosa è se Telecom Italia la cede, altro se la mette nel mucchio pappandosi il backbone di Open Fiber. Lasciando il potere di monopolio in mano a Telecom Italia facciamo un salto indietro agli anni 80”.

(Foto: Alberto Adán / Pixabay)


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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