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Manovra 2020, si torna a parlare di salario minimo: novità per partite Iva

Da sempre è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle e ora, con alla Manovra 2020, torna protagonista della scena politica. Parliamo del salario minimo, il provvedimento tanto caro ai Pentastellati con cui si vuole garantire ai lavoratori una retribuzione giusta, contro ogni forma di sfruttamento.

Il salario minimo, infatti, è una delle tre priorità indicate dal Governo Conte bis per la nuova Legge di Bilancio. Le altre due sono il blocco dell’aumento dell’Iva, tramite la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, e il taglio del cuneo fiscale in busta paga per i lavoratori.

La proposta di legge per l’istituzione del salario minimo è al Senato, e la misura era già presente nel primo disegno di legge per l’istituzione del reddito di cittadinanza. Il M5S lotta per la sua istituzione già dal 2013, e con il Governo Conte bis i Pentastellati puntano a farla approvare in via definitiva.

Il concetto di salario minimo si basa sull’idea che nessun lavoratore debba guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi, e comunque mai meno di 9 euro l’ora. E’ un provvedimento, come noto, già in vigore in moltissimi Paesi Europei, 22 su 28. La Germania lo ha introdotto nel 2015 e poi aumentato fino a 9,19 euro nel 2019 e 9,35 euro nel 2020; in Francia è arrivato a 1.498,50 euro al mese.

Nel programma dell’Esecutivo, inoltre, è indicata anche l’intenzione di individuare il giusto compenso per tutti i lavoratori, anche per i non dipendenti. “Vogliamo evitare forme di abuso e di sfruttamento che affliggono i professionisti più giovani”, aveva assicurato il premier Giuseppe Conte nel suo discorso alla Camera in occasione del voto di fiducia al nuovo Governo M5s-Pd.

L’introduzione del salario minimo in Italia attuerebbe quanto contenuto nell’articolo 36 della Costituzione, secondo cui “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Di certo c’è che è una misura su cui si è tornati a discutere: in un recente convegno organizzato dalla Confsal, la confederazione dei sindacati autonomi dei lavoratori, il segretario generale Angelo Raffaele Margiotta ha avanzato la contro proposta di un salario minimo di 8 euro lordi esentasse, con un’aliquota fiscale pari a zero. Non è sostenibile infatti, secondo Margiotta, scaricare tutti gli oneri sulle aziende.


Fonte: https://quifinanza.it/finanza/feed/

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