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Cuneo fiscale, cosa succederà in caso di nuove elezioni

I partiti continuano a battibeccare, oggi più di ieri, anche per via della crisi di governo e della eventualità di un nuovo voto. Ma su una cosa tutti sono d’accordo: il bisogno di tagliare il cuneo fiscale.

L’obiettivo di cercare di abbattere la tassazione sui cittadini e sulle aziende è chiaro a tutti. Meno chiaro è come fare a raggiungerlo. Le varie forze politiche propongono differenti ricette.

Nel frattempo, Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, non smette di lanciare allarmi, sottolineando come il taglio del cuneo sia fondamentale per dare respiro ai lavoratori, alle aziende e, di conseguenza, all’occupazione. Le misure dovrebbero inoltre essere accompagnate da investimenti in infrastrutture.

Per il M5s le risorse da trovare per diminuire il cuneo sarebbero da cercare nell’eliminazione del versamento Naspi, che pesa l’1,61% ed è a carico dei datori di lavoro. Altro contributo da sforbiciare sarebbe quello del 2,75% della disoccupazione agricola. In questo caso il taglio sarebbe solo per i lavoratori a tempo indeterminato e le stime calcolano un valore tra i 4 e i 5 miliardi.

Per quanto riguarda i fondi da destinare alle infrastrutture, i pentastellati da tempo insistono sul concetto delle opere utili: manutenzione e sostenibilità del territorio, nonché potenziamento della viabilità, in particolar modo delle tratte della TAV laddove c’è carenza (come è noto, non rientrano nei loro piani gli investimenti per la tratta Torino-Lione).

Se si guarda in casa leghista, le idee sono differenti. Il Carroccio vorrebbe stanziare subito circa 5 miliardi per mettere al sicuro scuole, ponti, gallerie e viadotti. Il partito di Salvini, per quel che concerne i conti, ha avanzato l’ipotesi di togliere il bonus renziano, quello degli 80 euro. I fondi recuperati sarebbero resi ai contribuenti sotto forma di detrazioni fiscali.

Sempre in tema di taglio di cuneo, la Lega punta a una riduzione progressiva delle aliquote Irpef con la prima al 15% per dipendenti e pensionati con redditi che al massimo toccano i 15mila euro. Sul fronte aziende si vorrebbe abbassare l’Irap, accorpandola con un’addizionale all’Ires. Nei piani leghisti rientra anche la scomparsa della Tasi.

Non è un mistero che per riuscire ad abbassare le varie imposte, la Lega miri a forzare i vincoli europei legati al deficit/Pil, mentre il M5s ha l’obiettivo di mantenere i conti pubblici in linea con i parametri Ue, pur continuando a stimolare parziali modifiche dei trattati in atto.

Ricette differenti anche per le opposizioni. Forza Italia guarderebbe alla rimozione del reddito di cittadinanza (anche la Lega non è mai stata convinta della misura) per finanziare crescita e investimenti pubblici. I berlusconiani hanno inoltre sottolineato che una questione è negoziare con l’Ue per combattere l’austerity avendo proposte produttive, un altro è farlo per finanziare l’assistenzialismo. Per il taglio del cuneo, inoltre, per gli azzurri è strategica la sburocratizzazione dell’apparato amministrativo.

Il Pd spinge invece per una ‘trazione europea’ che sappia organizzare una politica anticiclica e sostenibile per tutta l’Eurozona tramite investimenti che valorizzino il capitale umano, la ricerca, le infrastrutture e il mercato delle energie rinnovabili. Per quanto riguarda la pressione fiscale italiana, i democratici si oppongono alla flat tax in favore di un sistema di aliquote progressive modificabili. Altro obiettivo è incrementare il bonus degli 80 euro, rendendolo più corposo.


Fonte: https://quifinanza.it/tasse/feed/

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