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Il Covid blocca i fallimenti: numeri dimezzati da inizio anno

Il Coronavirus non ha solamente “congelato” l’economia per lunghi mesi. Il crollo del Prodotto Interno Loro del nostro Paese ha portato il Governo a bloccare le cartelle esattoriali e sospendere le rate dei mutui per evitare che le imprese si trovassero a pagare tasse e rate di prestiti/mutui in un periodo nel quale erano impossibilitate a produrre.

Delle misure che hanno avuto come “effetto collaterale” quello di congelare anche i fallimenti societari. Secondo i dati diffusi dalla Camera Arbitrale di Milano, nei primi 9 mesi dell’anno il numero di aziende che ha chiuso i battenti è praticamente dimezzato. Ma, bisogna fare attenzione, non si tratta necessariamente di un buona notizia. Secondo gli esperti della Camera, infatti, la dichiarazione di fallimento è solo rinviata e le aziende potrebbero arrivarci in una situazione peggiore rispetto a quella di qualche mese fa.

Covid, fallimenti dimezzati: i dati

Stando all’analisi condotta dagli uffici della Camera Arbitrale di Milano, da gennaio a settembre di quest’anno il numero di dichiarazioni di fallimento è sensibilmente calata per effetto delle varie misure anti-Covid messe in atto dal Governo. Nello specifico, i fallimenti sono in calo del 46% in tutta Italia, del 49% nella sola Lombardia e del 53% nell’area di Milano, Monza, Brianza e Lodi. Allo stesso tempo, anche il ricorso a strumenti straordinari per risanare situazioni di difficoltà è calato del 48%.

A questa tendenza, però, dovrebbe corrispondere quella diametralmente opposta di un sensibile incremento nel numero di fallimenti e di richieste di accesso a strumenti di composizione delle crisi aziendali. I dati saranno discussi nel corso del webinar “Comporre la crisi”, organizzato dalla stessa Camera Arbitrale.

Stop ai fallimenti, i rischi per la Camera Arbitrale di Milano

Come accennato, però, il dimezzamento dei fallimenti non è affatto una buona notizia. Anzi: gli strumenti promossi dall’Esecutivo ha portato molte aziende a rimandare l’accesso agli strumenti che avrebbero permesso una ricomposizione della crisi, a tutela sia dei creditori sia degli imprenditori. Il rischio, molto concreto, è che la richiesta di accesso a questi strumenti sia solamente rimandata di qualche mese, con le aziende che si ritroveranno in una situazione economico-finanziaria di gran lunga peggiore rispetto a quella di qualche mese fa.

Per questo, spiega Rinaldo Sali, vicedirettore della Camera Arbitrale di Milano, sarebbe ideale che il Governo anticipasse alcune delle misure previste nel nuovo Codice della Crisi, che dovrebbe entrare in vigore solo tra un anno. “Per come sono state prospettate, servirebbero a rafforzare il servizio di gestione delle crisi da sovraindebitamento, già attivo da alcuni anni e certamente efficace nell’aiutare consumatori, famiglie indebitate, piccole imprese (sotto l’attuale soglia fallimentare) e start up”.


Fonte: https://quifinanza.it/pmi/feed/

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