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Shock, prezzi al rialzo, settori in ginocchio: che economia sarà a fine pandemia

Meno 15% nella migliore delle ipotesi, meno 25% nella peggiore. Lo scenario di fronte al quale ci troviamo fotografa stime impietose per l’economia. Di fronte all’emergenza Covid, il fatturato delle aziende dell’Eurozona potrebbe scendere vertiginosamente su base annuale al culmine della crisi di fine marzo. I margini operativi potrebbero subire una riduzione in una forbice tra 1,0 a 1,5 punti percentuali.

Lo shock dell’offerta sul mercato cinese

Le stime sono state elaborate dal Gruppo Allianz (Euler Hermes) in uno studio appena pubblicato. A partire da gennaio, l’impatto economico della pandemia si è manifestato con uno shock dell’offerta sul mercato cinese, che ha contribuito alla contrazione del commercio globale, interrompendo in misura sostanziale molte catene di approvvigionamento.

Da qui, i primi evidenti segnali di cedimento dei mercati finanziari con un conseguente violento shock della domanda, che ha danneggiato consumi ed investimenti in Cina, Europa e Stati Uniti. I Governi locali stanno adottando misure straordinarie in questi ultimi giorni per cercare di appiattire la curva di recessione.

Cosa dicono le stime

Secondo le stime di Allianz il costo del contenimento potrebbe essere un ulteriore shock del 20-30% per ogni economia in un singolo mese, solo se si prendono come riferimento i dati provenienti dalla Cina.

Il costo di un intero trimestre di difficoltà del commercio globale dovrebbe essere di 1.064 miliardi di dollari. La conseguenza principale è quindi la revisione al ribasso della nostra stima di crescita del PIL globale per il 2020 da + 2,4%, a + 0,5%: in Italia da +0,3% a -6,1%.

Per il mondo delle imprese, è altissimo il rischio di un’imminente recessione che condizionerà in misura rilevante quelle eccessivamente indebitate e scarsamente capitalizzate, soprattutto a causa dalla prevedibile perdita di fatturato, che, nelle migliori delle previsioni, non si riuscirà a compensare prima del prossimo anno.

Gli indicatori per capire il futuro 4 anni prima

Gli analisti del Gruppo Allianz hanno sfruttato tre indicatori principali che possono aiutare a rilevare le difficoltà di un’azienda ben quattro anni prima di un fallimento: redditività, capitalizzazione e copertura degli interessi. Prima dell’epidemia di Coronavirus, 13mila PMI nella zona euro, cioè il 7% del totale, erano già a rischio.

Questa crisi di liquidità e dei flussi di cassa potrebbe ora spingerli al default. In Italia, il 5% delle aziende è a rischio, in Francia il 10%, in Germania siamo vicini al 9%, in Spagna al 6%, in Belgio all’8% e nei Paesi Bassi al 3%.

Più insolvenze e rialzo dei prezzi

Gli analisti di Euler Hermes prevedono un tasso di crescita marcato delle insolvenze delle imprese a livello globale: il dato è atteso in crescita del 14% in più in tutto il mondo nel 2020, di cui 13mila PMI in Europa: di queste, 3200 solo in Italia.

Tenendo conto dello shock della domanda interna e della contrazione dei flussi commerciali internazionali causati dalla diffusione del Coronavirus, la previsione è di una contrazione del Pil dell’Eurozona del 0,5%. Pertanto, i fatturati nel settore manifatturiero potrebbero scendere di -15% e -25% su base annuale nel secondo trimestre. Il che porterebbe ad un calo sull’anno intero fra -12% e -18%.

Gli indicatori di marzo suggeriscono che le società dell’Eurozona stanno affrontando pressioni al rialzo sui prezzi di acquisto delle materie prime e di beni intermedi a causa della limitata possibilità di approvvigionamento, ma allo stesso tempo subiscono pressioni al ribasso sui loro prezzi di vendita a causa dello shock della domanda. Un po’ di sollievo arriva almeno dal prezzo del petrolio, che resterà su livelli bassi ancora a lungo, e dalle politiche dei vari Governo nazionali.

I settori più a rischio

I settori più a rischio sono l’edilizia, l’agroalimentare e i servizi. In Francia e nei Paesi Bassi il settore dei servizi ha il più alto numero di imprese a rischio. In Italia, Germania e Belgio, è quello dell’edilizia.

Le conclusioni dello studio indicano che le insolvenze potrebbero aumentare del +16% in Europa occidentale nel 2020. Mentre l’Europa scende in campo con la BEI (alle aziende italiane dovrebbero arrivare 800 milioni), gli interventi del governo a sostegno delle imprese (differimenti fiscali, prestiti statali e garanzie, ecc.) dovrebbero contribuire a limitare il numero complessivo di fallimenti.

Tuttavia, è molto probabile un loro aumento significativo, in particolare in Italia (+18%), Spagna (+17%) e Paesi Bassi (+21%). Anche la Germania (+7%), la Francia (+8%) e il Belgio (+8%) registrerebbero un aumento delle insolvenze maggiore di quanto previsto prima della pandemia.


Fonte: https://quifinanza.it/pmi/feed/

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