Ottobre 2021

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    Mattel aumenta la guidance 2021 nonostante problemi a supply chain

    (Teleborsa) – Mattel, una delle tre maggiori società produttrici al mondo di giocattoli (con brand come Barbie, Monster High e Hot Wheels) ha riportato risultati migliori del previsto nel terzo trimestre del 2021 e ha alzato le sue previsioni di vendita per l’intero 2021, affermando che i problemi alle catene di approvvigionamento e ai trasporti non le impediranno di raggiungere solidi risultati nella stagione natalizia.I ricavi sono stati pari a 1,76 miliardi di euro, in crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e superiori ai 1,69 attesti dagli analisti, secondo dati Refinitiv. L’utile netto è salito del 161% a 812,6 milioni di dollari, o 2,29 dollari per azione, grazie anche a un beneficio di 510 milioni di dollari derivante dal rilascio di riserve su alcune attività fiscali differite.”Questo è stato un altro trimestre forte per Mattel, con un aumento della domanda dei consumatori per i nostri prodotti e risultati superiori alle aspettative – ha commentato Ynon Kreiz, Presidente e CEO di Mattel – Abbiamo affrontato con successo l’interruzione della catena di approvvigionamento globale in corso, raggiunto una crescita delle vendite e continuato a guadagnare quote di mercato”. “Ci aspettiamo di crescere per il resto dell’anno e di avere un forte periodo delle vacanze”, ha aggiunto.Mattel prevede che le vendite nette per l’intero anno, a valuta costante, aumenteranno di circa il 15% rispetto all’anno precedente, rispetto al precedente intervallo di previsione del 12-14%. La previsione dell’EBITDA rettificato sta aumentando di 25 milioni fino a un intervallo compreso tra 900 e 925 milioni di dollari. La guidance per le spese in conto capitale rimane invariata in un intervallo compreso tra 150 e 175 milioni di dollari. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, 9 imprese delle filiere su 10 hanno investito in responsabilità sociale

    (Teleborsa) – La collaborazione fra imprese delle filiere italiane spinge la crescita socialmente sostenibile. L’88% di queste realtà imprenditoriali ha adottato, nell’ultimo triennio pre-Covid, misure responsabili in tema di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, il mondo della cultura e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera). Una percentuale che sale al 92% al Sud. È quanto emerge dall’ultima indagine sulle imprese manifatturiere tra i 5 e 499 addetti realizzata dal Centro Studi Tagliacarne per conto di Unioncamere. Secondo lo studio le imprese delle filiere mostrano una maggiore attenzione al benessere e allo sviluppo del capitale umano oltre che alla tutela ambientale, e alla qualità delle relazioni sociali sul territorio dove operano.Più nel dettaglio, il 50% delle imprese italiane delle filiere ha investito nella formazione per il miglioramento delle competenze del personale (contro il 25% delle altre imprese); il 43% ha puntato su prodotti e/o processi a minor impatto ambientale (contro il 24%); il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute e/o il benessere dei propri dipendenti (contro il 16%). Sono in particolare le imprese guidate dalle donne che lavorano all’interno delle filiere ad avere investito maggiormente nel welfare aziendale (il 46% contro il 39% delle altre imprese in filiera). Ed entro i prossimi tre anni, un terzo delle aziende delle filiere prevede di fare più investimenti nel green.”Fino ad oggi sapevamo che le imprese che lavorano in filiera sono più performanti e più propense a sviluppare processi di innovazione, adesso abbiamo verificato anche che sono più attente ai temi del benessere aziendale e della sostenibilità grazie alla loro innata propensione a fare rete con altri soggetti – sottolinea il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito –. Proprio per questo possono essere un canale straordinario per portare a terra gli obiettivi della duplice transizione digitale ed ecologica contenuti nel Pnrr, perché hanno una naturale vocazione ad investire nell’ambiente e nella formazione per adeguare le competenze del proprio personale a questo passaggio”.Complessivamente sono 17 le filiere individuate dal ministero dello Sviluppo Economico, un universo che conta oltre 3,8 milioni di imprese pari al 75% del sistema imprenditoriale italiano, occupa più di 12 milioni addetti (71,4% del totale economia extra-agricola) e genera 2.500 miliardi di euro di fatturato (78,9% del totale industria e servizi). “La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore, dalla creazione sino alla distribuzione di un bene o servizio, – sottolinea l’indagine – si rileva un importante fattore di competitività per gli imprenditori”.Università, scuola, terzo settore importanti per competere – Le imprese in filiera mostrano una forte capacità relazionale con i diversi attori della comunità in cui operano contribuendo alla crescita del capitale umano, culturale e ambientale del territorio. Ben 44 di queste imprese su 100 – rileva l’indagine – hanno collaborato nell’ultimo triennio pre-Covid (2017-19)con scuole, Università per stage, tirocini e iniziative di alternanza scuola-lavoro, contro appena 17 su 100 nel caso di quelle che non operano in filiera. Mentre 28 su 100 imprese che operano in filiera hanno sostenuto iniziative culturali direttamente (realizzandole in prima persona) o indirettamente (attraverso sponsorizzazioni e partnership con istituzioni culturali), contro 14 su 100 tra quelle non in filiera. Anche sull’ambiente si rilevano delle sensibili differenze di approccio tra le diverse tipologie di imprenditori: 43 imprese su 100 che operano in filiera hanno investito nella sostenibilità ambientale (prodotti e/o processi a minor impatto ambientale), contro 24 su 100 tra quelle non in filiera. Una strategia che queste imprese più sensibili alla sostenibilità perseguono anche dialogando maggiormente con il mondo del terzo settore: la quota delle imprese che, tra il 2017 e il 2019, hanno stretto relazioni con il settore no-profit (associazioni di volontariato, ecc.) è nettamente superiore nel caso delle imprese che operano in filiera rispetto alle altre (12% vs 2%).In tre anni previsioni di investimento in aumento su welfare, formazione e green – Anche a seguito della crisi da Covid-19, le imprese in filiera – si legge nel rapporto – sono ancor più convinte di aumentare la relazionalità entro i prossimi tre anni con i propri dipendenti sia in termini di welfare sia di formazione per competere. Il 19% delle imprese che collaborano tra loro prevede, tra il 2021 e il 2013, di aumentare le iniziative per tutelare il benessere dei propri dipendenti contro il 12% di quelle non in filiera. Anche la quota di imprese che punta ad aumentare gli investimenti in formazione del personale è superiore nel caso delle imprese in filiera rispetto alle altre (10% vs 5%). E ben il 33% delle aziende delle filiere è pronta ad investire di più sul green, una quota doppia a quelle delle imprese non in filiera (14%).Cooperare aumenta la responsabilità sociale delle piccole imprese – L’effetto filiera riduce anche le distanze tra le imprese di minori dimensioni e quelle medio-grandi nella propensione ad investire nella sostenibilità. Se fuori dalla filiera – evidenzia l’indagine – il 15% delle piccole imprese punta sul benessere dei propri dipendenti rispetto al 25% delle medio-grandi, dentro la filiera il gap si annulla (40% in entrambi i casi). La collaborazione tra imprese si rileva importante anche per sviluppare la propria capacità di fare rete con il terzo settore per competere: ci riesce solo il 2% delle piccole imprese che operano fuori dalle filiere (contro il 6% delle medio-grandi), ma la quota sale al 13% quando queste aziende lavorano in cooperazione con le altre (contro il 8%). LEGGI TUTTO

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    Sogefi, nei primi 9 mesi 2021 risultati ancora sotto livelli pre-pandemia

    (Teleborsa) – Il CdA di Sogefi, società quotata sul segmento STAR e operante nel settore della componentistica per auto (fa parte del gruppo CIR), ha approvato il resoconto intermedio di gestione del gruppo al 30 settembre 2021. I ricavi dei primi nove mesi dell’anno sono stati pari a 990 milioni di euro, in crescita del 20,9% a cambi costanti rispetto allo stesso periodo del 2020. Rispetto allo stesso periodo del 2019, il fatturato si colloca al -9,1%, a fronte del -15,5% della produzione di automobili a livello mondiale. Nei primi tre trimestre del 2021 i ricavi a cambi costanti sono cresciuti del 17,6% in Europa, del 13,6% in Nord America, del 19,4% in Cina e del 104,6% (72,3% a cambi correnti) in Sud America.La società ha registrato un EBITDA in crescita al 14,6% del fatturato (11,8% nei primi nove mesi 2020 e 12,1% nello stesso periodo del 2019) e pari a 144,1 milioni di euro, un utile netto da “attività operative in continuità” di 24,3 milioni di euro (a fronte della perdita di 15,6 milioni nello stesso periodo del 2020), un free cash flow positivo per 25,1 milioni di euro (negativo per 55,6 milioni nei primi nove mesi del 2020) e un indebitamento netto ante IFRS 16 di 267,4 milioni di euro, in riduzione rispetto a dicembre 2020 (291,3 milioni). Il risultato netto del periodo è negativo per 2 milioni di euro, a fronte di una perdita di 23,2 milioni nei primi nove mesi del 2020 e di un utile di 8,3 milioni nei primi nove mesi del 2019. Nel terzo trimestre del 2021, Sogefi ha registrato un calo dei ricavi del 3,8% (-4% a cambi costanti) rispetto al terzo trimestre del 2020, a 316,6 milioni di euro, dopo la crescita del 5,2% nel primo trimestre e del 94,5% nel secondo. Il risultato netto da attività operative in continuità è stato negativo per 2,1 milioni di euro, a fronte di un utile di 5,2 milioni di euro nel terzo trimestre del 2020.Per il quarto trimestre 2021, Sogefi prevede “che il mercato resti debole e che proseguano le tensioni sui prezzi delle materie prime (acciaio, plastica e carta), con possibili effetti negativi sul margine di contribuzione”. Per mitigare tali effetti il gruppo ha già avviato “attività di resourcing, azioni commerciali e misure per il contenimento del costo del lavoro”. La società ha confermato la guidance comunicata con la pubblicazione dei risultati del primo semestre: redditività operativa per l’intero esercizio almeno pari a quella registrata nel 2019. LEGGI TUTTO

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    Honeywell, balzo dell'utile. Outlook peggiora su problemi a supply chain

    (Teleborsa) – Honeywell, multinazionale statunitense che opera in diversi ambiti (tra cui controllo e automazione nel settore industriale o domestico, componenti per il settore aeronautico e automobilistico) ha rivisto al ribasso la sua guidance 2021 sulle vendite a causa dei problemi alle catene di approvvigionamento globali. L’utile netto è salito a 1,26 miliardi di dollari, o 1,80 per azione, nel terzo trimestre, da 758 milioni di dollari, o 1,07 per azione, dello stesso periodo del 2020. Le vendite nette trimestrali al 30 settembre sono aumentate a 8,47 miliardi di dollari da circa 7,80 miliardi di un anno fa.”Il terzo trimestre è stato un altro forte periodo per Honeywell, con una crescita delle vendite in tutti e quattro i nostri segmenti, una significativa espansione dei margini e un’esecuzione eccezionale anche se abbiamo dovuto affrontare sfide difficili nell’ambiente della catena di approvvigionamento”, ha affermato Darius Adamczyk, presidente e amministratore delegato. “Il nostro approccio disciplinato alla produttività e ai prezzi ha contribuito a fornire un terzo trimestre solido nonostante un ambiente globale incerto caratterizzato da vincoli della catena di approvvigionamento, aumento dell’inflazione delle materie prime e sfide del mercato del lavoro – ha aggiunto – Continuiamo a concentrarci sulla mitigazione di queste sfide nel quarto trimestre”.Le vendite per l’intero anno dovrebbero ora essere comprese tra 34,2 miliardi e 34,6 miliardi di dollari (rispetto a stime precedenti per 34,6-35,2 miliardi di dollari) con una crescita organica delle vendite compresa tra il 4% e il 5% (in precedenza tra il 4 e il 6%). L’utile rettificato per azione dovrebbe essere compreso tra 8,00 e 8,10 dollari (la guidance precedente era di 7,95-8,10 dollari). Il free cash flow è ancora atteso tra tra 5,3 miliardi e 5,6 miliardi di dollari.(Foto: Free-Photos / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Manovra: 8 miliardi per abbassare le tasse, ma a chi? Taglio Irpef solo per un italiano su cinque

    (Teleborsa) – Il taglio dell’aliquota del terzo scaglione Irpef – quello per i redditi compresi tra 28mila e 55mila euro – porterebbe un beneficio fiscale solo per un italiano su cinque. È quanto emerge dai dati dati del Ministero dell’Economia relativi al 2019 ripresi da una simulazione di SkyTg24 che ha indagato quale categoria di lavoratori beneficerebbe maggiormente di un eventuale taglio delle imposte allo studio dell’esecutivo.Nella Legge di Bilancio il Governo ha infatti messo a disposizione 8 miliardi per la prima fase della riforma fiscale con la promessa di tagliare le imposte. Molto probabilmente gran parte delle risorse saranno dirette alla rimodulazione delle aliquote Irpef, la tassa che colpisce soprattutto dipendenti e pensionati direttamente in busta paga. In particolare, l’obiettivo dichiarato dell’esecutivo – sottolineato anche nella legge delega fiscale – è la riduzione del peso fiscale sul ceto medio, quei contribuenti che appunto guadagnano tra i 28mila e i 55mila euro all’anno. Su questa fascia al momento pesa infatti un’aliquota Irpef del 38% e proprio su questo scaglione sembrano concentrati gli sforzi dell’esecutivo. In caso di un taglio di questa aliquota a beneficiarne sarebbero quindi tutti i contribuenti che dichiarano più di 28mila euro all’anno, in base ai dati del MEF relativi al 2019 il 21,2% del totale che paga l’imposta. Infatti il salto di aliquota Irpef – quando cioè si passa da uno scaglione a quello successivo – non si applica su tutto il reddito dichiarato ma solo su quello aggiuntivo. Un esempio: chi guadagna 30mila euro all’anno si vedrà tassato il proprio reddito al 23% fino a 15mila euro, al 27% fino a 28mila e al 38% gli ultimi 2mila euro. La simulazione elaborata da SkyTG24 ha messo in luce le categorie che maggiormente beneficerebbero della riduzione di quest’ultima aliquota. Lo scenario immaginato si compone di tre lavoratori che dichiarano solo reddito da lavoro dipendente e dell’ipotesi che la suddetta aliquota venga ridotta di 4 punti percentuali, scendendo così al 34%. Il primo lavoratore dichiara di guadagnare 28mila euro e quindi non sarebbe interessato dallo sconto. Il secondo dichiara invece 41mila euro: lui potrebbe beneficiare dello sconto fiscale su 13mila euro e pagherebbe quindi circa 500 euro all’anno in meno. Il terzo lavoratore guadagna invece 75mila e potrebbe veder applicato il taglio su una quota di reddito nettamente superiore del secondo (pari a 42mila euro) e godrebbe di uno sconto fiscale annuale di più di 1.000 euro. Per tutti coloro che dichiarano meno di 28mila euro all’anno in base a questo scenario non ci sarebbe alcuno sconto. Appare quindi evidente che del taglio della terza aliquota Irpef non beneficerebbe solo il ceto medio, ma anche i contribuenti più ricchi. LEGGI TUTTO

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    Pensioni di novembre in pagamento dal 25 ottobre

    (Teleborsa) – Poste Italiane comunica che le pensioni del mese di novembre verranno accreditate a partire da lunedì 25 ottobre per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti da oltre 8mila Atm Postamat, senza bisogno di recarsi allo sportello.In continuità con quanto fatto finora e con l’obiettivo di evitare assembramenti, il pagamento delle pensioni in contanti avverrà secondo la seguente turnazione alfabetica che potrà variare in base al numero di giorni di apertura dell’Ufficio Postale di riferimento. Pertanto, i cognomi dalla A alla B lunedì 25 ottobre dalla C alla D martedì 26 ottobre dalla E alla K mercoledì 27 ottobre dalla L alla O giovedì 28 ottobre dalla P alla R venerdì 29 ottobre dalla S alla Z sabato mattina 30 ottobre. Le nuove modalità di pagamento delle pensioni – si ricorda – hanno carattere precauzionale e sono state introdotte con l’obiettivo prioritario di garantire la tutela della salute dei lavoratori e dei clienti di Poste Italiane. Poste Italiane ricorda inoltre che i cittadini di età pari o superiore a 75 anni che percepiscono prestazioni previdenziali presso gli Uffici Postali, che riscuotono normalmente la pensione in contanti e che non hanno già delegato altri soggetti al ritiro della pensione, possono chiedere di ricevere gratuitamente le somme in denaro presso il loro domicilio, delegando al ritiro i Carabinieri. LEGGI TUTTO

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    Ebusco, debutto positivo sulla Borsa di Amsterdam

    (Teleborsa) – Ebusco, azienda olandese attiva nel campo della mobilità green con lo sviluppo e la produzione di autobus elettrici sta registrando un debutto positivo sulla Borsa di Amsterdam. Il titolo scambia sopra quota 24 euro alle 13, in rialzo del 4% rispetto al prezzo di riferimento di 23 euro indicato in sede di offerta pubblica iniziale (IPO), il quale le avrebbe dato una capitalizzazione di circa 1,33 miliardi di euro (senza opzione di over-allotment). L’offerta ha raccolto circa 300 milioni di euro.”Questa IPO è una pietra miliare importante per Ebusco – ha commentato Peter Bijvelds, CEO di Ebusco – Il ricavato ci consentirà di implementare efficacemente la nostra espansione internazionale. Con il lancio dei nostri ecosistemi di trasporto sicuri, affidabili, privi di emissioni e competitivi in termini di costi, saremo in grado di aumentare il nostro impatto per un ambiente di vita migliore. Non vediamo l’ora di entrare in questa nuova fase della nostra azienda, insieme ai nostri azionisti nuovi ed esistenti”.Si tratta della quotazione numero 164 su Euronext nel 2021 e la diciannovesima su Euronext Amsterdam. Dalla sua fondazione nel 2012 nei Paesi Bassi, Ebusco ha fornito 346 autobus a emissioni zero in sette Paesi europei. La società (al 30 giugno 2021) contava oltre 214 dipendenti a tempo pieno. Ha sede a Deurne, nei Paesi Bassi, dove ha anche un impianto di produzione, mentre dispone di uno stabilimento anche a Xiamen, in Cina. LEGGI TUTTO

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    Borse europee in rally snobbano indice PMI deludente

    (Teleborsa) – Il bilancio è positivo per i listini azionari europei che consolidano i rialzi attorno alla metà seduta nonostante il rallentamento dell’attività, nel mese di ottobre, evidenziata dagli indicatori PMI sul manifatturiero e sui servizi.Sul mercato valutario, l’Euro / Dollaro USA continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a +0,13%. Lieve aumento per l’oro, che mostra un rialzo dello 0,54%. Seduta in lieve rialzo per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che avanza a 83,06 dollari per barile.Consolida i livelli della vigilia lo spread, attestandosi a +104 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona allo 0,96%.Tra i mercati del Vecchio Continente sostenuta Francoforte, con un discreto guadagno dello 0,87%, sostanzialmente tonico Londra, che registra una plusvalenza dello 0,60%. Buoni spunti su Parigi, che mostra un ampio vantaggio dell’1,06%. Lieve aumento per la Borsa Milanese, con il FTSE MIB che sale dello 0,49% a 26.655 punti; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share fa un piccolo salto in avanti dello 0,44%, portandosi a 29.300 punti.Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, in primo piano Banco BPM, che mostra un forte aumento del 2,03%.Ben impostata Interpump, che mostra un incremento dell’1,65%.Tonica CNH Industrial che evidenzia un bel vantaggio dell’1,61%.In luce Nexi, con un ampio progresso dell’1,35%.Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, Alerion Clean Power (+6,91%), IREN (+4,70%), Danieli (+2,61%) e ERG (+2,07%).Le peggiori performance, invece, si registrano su doValue, che ottiene -11,30%.Affonda Saras, con un ribasso del 4,74%.Soffre Banca Ifis, che evidenzia una perdita dell’1,62%.Preda dei venditori Technogym, con un decremento dell’1,18%. LEGGI TUTTO