Ottobre 2021

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    Allogene Therapeutics, FDA ferma studio clinico. Titolo perde il 40%

    (Teleborsa) – Seduta drammatica per Allogene Therapeutics, che si posiziona a 14,05 con una discesa del 42,36%. Il titolo della società biotech quotata sul Nasdaq accusa lo stop da parte della Food and Drug Administration (FDA) – ovvero l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici – agli studi clinici su AlloCAR T, una terapia contro il cancro. La terapia avrebbe provocato un’anomalia cromosomica in un paziente coinvolto nella ricerca.Atteso un ulteriore ripiego verso l’area di supporto vista a 13,16 e successiva a 12,28. Resistenza a 17,79. LEGGI TUTTO

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    Covid-19, studio clinico italiano dimostra gli effetti benefici della lattoferrina

    (Teleborsa) – La somministrazione di lattoferrina in capsule (Mosiac, Pharmaguida) da sola in pazienti asintomatici, o in associazione con altri farmaci in pazienti paucisintomatici o moderatamente sintomatici, può essere un efficace trattamento privo di effetti avversi nella gestione dell’infezione da SARS-CoV-2. È quanto afferma uno studio clinico italiano sulla somministrazione orale della lattoferrina in un centinaio di pazienti affetti da Covid-19, pubblicato a settembre sul “Journal of Clinical Medicine”. “Al di là dell’indiscutibile efficacia dei vaccini anti-SARS-CoV-2, la grande diffusione dell’infezione associata a questo coronavirus richiede anche la disponibilità di agenti antivirali. La lattoferrina – spiega Piera Valenti, professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Roma La Sapienza e Membro del Comitato internazionale di Esperti sulla lattoferrina – è nota possedere un’attività antivirale. Infatti, quando è in contatto con il virus impedisce il suo ingresso all’interno della cellula e dunque la sua replicazione. La lattoferrina, inoltre, svolge una potente attività anti-infiammatoria ed anti-trombotica, funzioni essenziali nel trattamento del Covid-19”. RISULTATI DELLO STUDIO – “In questo studio clinico retrospettivo la tempestiva somministrazione orale di lattoferrina si è dimostrata utile nei pazienti Covid. Un primo dato rilevante – si legge nello studio – riguarda il tempo necessario per ottenere la negativizzazione del tampone molecolare negli 82 pazienti trattati con lattoferrina, tempo che è stato nettamente inferiore rispetto a quello osservato nei 39 pazienti non trattati (15 anziché 24 giorni). Nessuno dei pazienti appartenenti al gruppo trattato con lattoferrina, inoltre, è stato ospedalizzato. I pazienti asintomatici, paucisintomatici e moderatamente sintomatici sono stati trattati con un diverso numero di capsule (da 1 a 5) contenenti ciascuna 200 mg di lattoferrina (Mosiac, Pharmaguida) a seconda della severità del Covid-19. I risultati mettono, inoltre, in evidenza l’esistenza – affermano i ricercatori – di un legame tra la maggiore efficacia del trattamento con la lattoferrina, la significativa riduzione dei sintomi e l’età. Infatti, la lattoferrina viene sintetizzata sotto il controllo ormonale e la sua produzione diminuisce con l’avanzare dell’età. Ne consegue che, nei soggetti più anziani che ne sintetizzano una minore quantità, la supplementazione della proteina esogena mostra una maggiore efficacia rispetto a quella osservata in pazienti più giovani. Lo studio giunge dopo due pubblicazioni internazionali apparse a giugno 2021 su Frontiers in Pharmacology e ad agosto 2021 su PNAS riguardanti l’efficacia della lattoferrina in vitro nell’inibire l’infezione da Covid-192”. “Questa pubblicazione e questi dati sono molto interessanti – commenta Paolo Manzoni, direttore di Pediatria e Neonatologia dell’ASL di Biella – rendono ancora più significativo lo studio randomizzato prospettico contro placebo e in doppio cieco che abbiamo condotto col medesimo prodotto e che abbiamo appena terminato a Biella e Novara, per valutare se la lattoferrina può dare benefici clinici in pazienti già ospedalizzati per Covid-19. I risultati che saranno resi pubblici a breve, potrebbero ulteriormente integrare e completare quelli oggi disponibili riguardo a una possibile azione anti-Covid-19 della lattoferrina stessa”. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, WTI sopra gli 80 dollari. Ai massimi dal 2014

    (Teleborsa) – Il West Texas Intermediate (WTI), un tipo di petrolio prodotto in Texas e utilizzato come benchmark sui mercati internazionali, ha superato la soglia psicologica degli 80 dollari, portandosi su livelli che non si vedevano da novembre 2014. I prezzi del greggio stanno sperimentando grandi rialzi negli ultimi giorni, in tandem con quelli di gas e carbone, a causa della crisi energetica che si sta abbattendo su Europa e Asia.Alle 16.30, i future sul greggio Brent di dicembre hanno raggiunto gli 83,34 dollari al barile, in aumento di 1,40 dollari o dell’1,72%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di novembre scambiano in rialzo di 1,78 dollari, o del 2,27%, a 80,08 dollari al barile. Entrambi i future sono in rialzo di oltre il 60% da inizio anno e del 15% nell’ultimo mese.A spingere al rialzo le quotazioni del greggio ha contribuito il meeting OPEC+ di inizio settimana: la versione allargata dell’organizzazione dei produttori di petrolio ha deciso deciso di attenersi a un precedente accordo per aumentare la produzione di 400.000 barili al giorno a novembre. Molti osservatori si aspettavano che l’OPEC+ decidesse di incrementare maggiormente la produzione, visto il recente rialzo dei prezzi.Un’altra spinta è arrivata nella serata di ieri dal Dipartimento dell’Energia (DOE) statunitense, che ha dichiarato di non avere in programma di sfruttare le riserve strategiche di petrolio per raffreddare i prezzi. “Il DOE continua a monitorare l’offerta del mercato energetico globale e lavorerà con suoi nostri partner per determinare se e quando siano necessarie azioni – ha affermato l’agenzia in una nota – Sono presi in considerazione tutti gli strumenti a disposizione, ma non esiste un piano immediato per intraprendere tali azioni in questo momento”.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    PharmaNutra, Intermonte alza target price e rivede stime

    (Teleborsa) – Intermonte ha incrementato il prezzo obiettivo su PharmaNutra, azienda quotata sul segmento STAR di Borsa Italiana e attiva nel settore dei complementi nutrizionali a base di ferro, a quota 84 euro dai precedenti 83 euro e confermato il giudizio “buy” sul titolo. La revisione arriva dopo che PharmaNutra ha comunicato un aumento delle vendite nel terzo trimestre dell’anno e risultati positivi per i primi nove mesi.Gli analisti sottolineano che le prospettive per il quarto trimestre 2021 e il 2022 “rimangono molto incoraggianti”. Viene citato il buon andamento delle vendite degli ultimi tre mesi sia in Italia che all’estero e il fatto che la società appare “ben posizionata per M&A, valutando potenziali acquisizioni strategiche che possono espandere ulteriormente il suo percorso di crescita in Italia e nei principali mercati esteri”.Intermonte ha rivisto l’utile per azione del -2,2%, +2,8% e +2,9% per, rispettivamente, il 2021, il 2022 e il 2023. Ora si aspetta per l’anno in corso vendite pari a 68 milioni di euro, un EBITDA adjusted di 18 milioni di euro e un utile adjusted di 12 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Illimity Bank, Banca Akros abbassa la raccomandazione

    (Teleborsa) – Gli esperti di Banca Akros hanno deciso di rivedere al ribasso il giudizio su Illimity Bank portandolo a “neutral” dal precedente “accumulate”. Hanno invece confermato il target price sul titolo a 13,50 euro.Nel frattempo, sul listino milanese, la banca fondata da Corrado Passera allunga il passo rispetto alla seduta precedente, portandosi a 13,72 euro. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte ingrosso agosto +1,2% m/m, vendite -1,1% m/m

    (Teleborsa) – Crescono ancora le scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di agosto, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato una variazione positiva dell’1,2% a 731,1 miliardi di dollari. Il mese precedente si era registrato un +0,6%. Su base annua si registra una salita del 12,3%. Nello stesso periodo le vendite sono scese dell’1,1% su base mensile a 595,5 miliardi di dollari, rispetto al +2,1% precedente e al +1% stimato dagli analisti. Su anno si è registrato un incremento del 20,6%. La ratio scorte/vendite è pari all’1,23 contro l’1,32 di un anno prima. LEGGI TUTTO

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    Gas, l'impennata dei prezzi complica la posizione delle banche centrali

    (Teleborsa) – L’impennata dei prezzi del gas si è aggiunta come ulteriore ostacolo verso la ripresa delle economie avanzate e rischia di creare delle difficoltà alle banche centrali nel definire la loro strategia di politica monetaria. E’ quanto sottolinea l’analista Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, indicando che diversi fattori sono alla base dell’aumento del 350% dei prezzi del gas in Europa da gennaio, tra cui scorte basse, sottoinvestimenti passati (aggravati dallo spostamento di capitali verso combustibili più verdi), questioni geopolitiche e meteorologiche come la mancanza di vento che limita la produzione delle fonti rinnovabili europee. Alcuni di essi – afferma – potrebbero non essere risolti rapidamente, aumentando il rischio di prezzi del gas costantemente elevati. Secondo Zanghieri, il passaggio dal gas al petrolio può aiutare solo marginalmente, ma eserciterebbe un’ulteriore pressione al rialzo sui prezzi del petrolio.Le prospettive di inflazione più elevata e i rischi per la crescita pongono le banche centrali in difficoltà. Alcune hanno già citato l’aumento dell’inflazione come motivo per inasprire la politica prima del previsto; tuttavia, un percorso di crescita più fragile può anche indurre cautela. Questo difficile compromesso potrebbe tradursi in premi per il rischio di inflazione più elevati. Inoltre, il rischio di una maggiore inflazione e di una crescita più debole è dannoso sia per i corsi azionari che per quelli obbligazionari, portando a una maggiore correlazione, bassi benefici di diversificazione e premi per il rischio più elevati. LEGGI TUTTO

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    Truecaller, debutto senza scossoni sul Nasdaq di Stoccolma

    (Teleborsa) – Truecaller, applicazione leader per la verifica dei contatti e il blocco delle comunicazioni indesiderate, sta registrando un debutto senza grossi movimenti sul Nasdaq di Stoccolma. Dopo aver aperto a quota 57 SEK, il titolo scambia in linea con il prezzo di riferimento di 52 SEK (circa 5,15 euro) indicato in sede di offerta pubblica iniziale (IPO), il quale le avrebbe dato una capitalizzazione di circa 1,9 miliardi di euro.A condizione che l’Opzione di Over-Allotment sia esercitata integralmente, l’offerta comprenderà un totale di 72.500.000 azioni, che rappresentano circa il 19% delle azioni e il 9% dei voti in Truecaller dopo il completamento dell’offerta. Il valore complessivo dell’offerta ammonta a circa 3,770 milioni SEK (circa 373 milioni di euro), nell’ipotesi di esercizio integrale dell’Opzione di Over-Allotment.”La giornata di oggi rappresenta una pietra miliare nella storia di Truecaller – ha commentato il CEO Alan Mamedi – Un viaggio fantastico iniziato dodici anni fa che ha portato Truecaller a diventare la piattaforma globale leader per la verifica dei contatti e il blocco delle comunicazioni indesiderate con 280 milioni di utenti attivi e oltre mezzo miliardo di download di app”. LEGGI TUTTO