Dicembre 2021

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    Covid, pressing per obbligo mascherina all'aperto durante le feste

    (Teleborsa) – In ambienti di Governo si starebbe ragionando sulla possibilità di estendere l’obbligo di mascherine all’aperto, nel periodo delle festività, a tutto il territorio nazionale. A riportare l’indiscrezione è Ansa. Il provvedimento dovrebbe essere incluso all’interno del decreto legge per la proroga dello stato d’emergenza Covid in programma oggi pomeriggio alle 17. L’ipotesi sarebbe sostenuta da alcuni esponenti dell’esecutivo, anche in considerazione del fatto che diversi sindaci hanno già introdotto l’obbligo nei loro Comuni. Al momento, spiegano però fonti governative, il decreto sullo stato d’emergenza non contempla alcuna norma in tal senso e l’ipotesi non sarebbe ancora stata discussa nel governo.Nel frattempo il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato che non sarà possibile organizzare feste di piazza a Capodanno in Campania. “Fra oggi e domani – ha dichiarato a margine di un evento a cui ha preso parte – la Regione Campania emetterà delle ordinanze che firmerò per evitare assembramenti alla vigilia di Natale, come abbiamo già fatto lo scorso anno. Ordinanze che vietano la vendita di alcolici nella serata e vietano gli assembramenti e anche un’ordinanza che vieta le feste in piazza di Capodanno”. “Non possiamo immaginare di avere assembramenti di decine di migliaia di persone senza mascherine – ha sottolineato – e un po’ su di giri come è inevitabile che sia”. “Credo – ha aggiunto De Luca – che si debba vietare ogni festa in piazza se vogliamo stare tranquilli nei mesi successivi, perché noi rischiamo per la follia di una settimana di essere chiusi tutti per mesi dopo Capodanno”. De Luca si è detto d’accordo con la proroga dello stato di emergenza Covid da parte del governo. “Per il punto a cui siamo arrivati – ha osservato – era necessario prorogare lo stato di emergenza”. LEGGI TUTTO

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    Wall Street cauta guarda alla Federal Reserve

    (Teleborsa) – Avvio contrastato per la borsa di Wall Street, dopo la scia negativa della vigilia, con l’attenzione degli investitori concentrata sulla riunione della Federal Reserve che inizia oggi per terminare domani, mercoledì 15 dicembre. Le attese del mercato sono per un’accelerazione del tapering alla luce dell’ultima lettura sul tasso di inflazione che ha evidenziato una crescita record dei prezzi. Il mood degli addetti ai lavori è condizionato anche dall’incertezza che regna intorno alla variante Omicron. Sul fronte macroeconomico, l’unico dato significativo della giornata odierna è quello sui prezzi alla produzione saliti più del previsto, diffuso dal Dipartimento del Lavoro americano (BLS) prima dell’Opening Bell. Sulle prime rilevazioni, il Dow Jones si ferma a 35.638 punti, mentre, al contrario, si muove al ribasso l’S&P-500, che perde lo 0,46%, scambiando a 4.648 punti. Negativo il Nasdaq 100 (-0,8%); con analoga direzione, leggermente negativo l’S&P 100 (-0,5%).Forte nervosismo e perdite generalizzate nell’S&P 500 su tutti i settori, senza esclusione alcuna. Nella parte bassa della classifica dell’S&P 500, sensibili ribassi si manifestano nei comparti beni di consumo secondari (-1,05%), sanitario (-0,63%) e telecomunicazioni (-0,60%).In cima alla classifica dei colossi americani componenti il Dow Jones, Walgreens Boots Alliance (+1,65%), IBM (+1,29%), Travelers Company (+1,12%) e Apple (+0,96%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Salesforce.Com, che ottiene -1,91%.Scivola Microsoft, con un netto svantaggio dell’1,85%.In rosso Cisco Systems, che evidenzia un deciso ribasso dell’1,01%.Sottotono Johnson & Johnson che mostra una limatura dello 0,67%.Tra i protagonisti del Nasdaq 100, Liberty Global (+2,15%), Liberty Global (+2,04%), Vodafone (+1,38%) e American Airlines (+1,37%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Adobe Systems, che ottiene -4,20%.Affonda Moderna, con un ribasso del 3,19%.Crolla Tesla Motors, con una flessione del 2,67%.Vendite a piene mani su Bed Bath & Beyond, che soffre un decremento del 2,04%. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, nel 2022 a Torino e Milano si prevedono rialzi di oltre il 4%

    (Teleborsa) – Se, sul fronte del mercato immobiliare, alcuni grandi centri vedranno calare i prezzi, altri continueranno a vivere una fase di rialzo: in particolare, Milano crescerà ancora del 4,2% entro la fine del 2022 mentre Torino segnerà il record del +5,3%. È quanto emerge dall’analisi realizzata dal portale Immobiliare.it sulle 11 principali città italiane per prevedere l’andamento del prezzo al metro quadro nel nuovo anno. Le stime si basano su un algoritmo predittivo con basso margine d’errore – elaborato dalla business unit dell’azienda, Immobiliare Insights, specializzata in analisi e studi di mercato – che consente di avere le proiezioni dei prezzi per i 12 mesi a venire.”Come avevamo subito previsto allo scoppio della pandemia, il mattone si è dimostrato resiliente, i costi hanno tenuto e la nuova centralità della casa ha dato un grande impulso al mercato – dichiara Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it –. Le proiezioni confermano questa tendenza che si protrarrà per tutto il 2022, salvo eventi imprevedibili che possono impattare sull’economia e di cui non è possibile conoscere in anticipo le conseguenze”.Nel dettaglio, il costo medio delle abitazioni a Torino – rileva lo studio – passerà da 1.893 euro al metro quadro a 1.994. In termini assoluti Milano continuerà a essere la città più cara, con un prezzo al metro quadro che toccherà i 5.107 euro. Registreranno delle oscillazioni positive, anche se molto più contenute in termini percentuali, Bari e Bologna, al +1,8% e +1,2% rispettivamente. Si manterranno sostanzialmente stabili invece i prezzi nella Capitale (+0,3%). Le previsioni sono invece in negativo per la città di Catania dove è prevista una perdita di valore degli immobili pari al 4,8%: rispetto ai precedenti 1.229 euro al metro quadro necessari per acquistare un’abitazione nella città sicula, ne basteranno 1.170. Prezzi in calo di oltre il 3% anche a Firenze (-3,6%) e a Palermo (-3,2%). Infine, si prevedono oscillazioni negative comprese tra il -2,8% e il -2,1% nelle città di Genova, Napoli, e Venezia.A Roma i sei quartieri che conosceranno la maggiore rivalutazione nel 2022 sono equamente suddivisi tra il centro e la periferia. Infernetto, nei pressi di Ostia, sarà il quartiere in cui i prezzi cresceranno maggiormente nel corso del prossimo anno, +6,8%. Anche per la zona di Roma Nord, con i quartieri di Prati, Parioli e Balduina, si prevede un 2022 con il segno più: +4,7%, +3,1% e +2% rispettivamente. Bene anche la Maglianella che guadagnerà 3,5 punti percentuali e la zona di Castelverde al +2%. Calo consistente nei prezzi (-6,8%) invece per la zona di Casal Lumbroso, tra Fiumicino e il GRA, e, sempre nella periferia, per Mezzocammino, -3,4%. Non cresceranno i costi per Centro Storico e i quartieri limitrofi di Termini e Trastevere-Testaccio (la previsione parla rispettivamente di -2,5%, -2,6% e -3,4%). Proiezioni negative anche per il quartiere Ardeatino con una perdita stimata di 2,5 punti percentuali.A Milano la zona di NoLo (acronimo per North of Loreto), che in questi ultimi anni ha conosciuto un’intensa gentrificazione, sarà una di quelle a conoscere una maggiore rivalutazione dei prezzi nel 2022: le aree di Turro, Cimiano, e Pasteur che ne fanno parte vivranno infatti un aumento del prezzo al metro quadro pari all’8,4%, al 7,7% e al 7,6% rispettivamente. Molto bene anche la zona sud di Milano, con Corvetto che guadagna ben 8,9 punti percentuali e Abbiategrasso-Chiesa Rossa che vedrà aumentare il valore dei prezzi del 7,6%. Interessante per possibili investimenti anche Viale Certosa, al +7,9%. A differenza della Capitale, la maggior parte dei quartieri del capoluogo lombardo cresceranno nel 2022. Gli unici con il segno meno saranno la zona di Palestro, centralissima, che chiuderà l’anno al -2,9% e il quartiere della Maggiolina, che perderà 2,4 punti percentuali.”Poter prevedere l’evoluzione dei costi del mattone nel medio termine risulta ormai fondamentale sia per gli addetti al settore sia per chi ha intenzione di investire in un’abitazione. Grazie all’uso della tecnologia e dei Big Data a nostra disposizione, – conclude Giordano – siamo riusciti per la prima volta a pubblicare le nostre proiezioni per il nuovo anno, un importante traguardo frutto di mesi di lavoro e test”.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Banche, ABI : aumentano prestiti a imprese e famiglie. Tassi interesse ai minimi storici

    (Teleborsa) – A novembre 2021, i prestiti a imprese e famiglie – secondo stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia – sono aumentati dell’1,6% rispetto a un anno fa. A ottobre 2021, per i prestiti alle imprese si registra un aumento dello 0,6% su base annua. L’aumento è del 3,7% per i prestiti alle famiglie. È quanto emerge dal Rapporto mensile Abi di dicembre su “Economia e Mercati Finanziari-Creditizi”. TASSI DI INTERESSE SUI PRESTITI – A novembre 2021 i tassi di interesse sulle operazioni di finanziamento si mantengono su livelli particolarmente bassi e realizza nuovi minimi storici, registrando le seguenti dinamiche: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,16% (2,18% nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è l’1,04% (1,14% il mese precedente; 5,48% a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni èl’1,43% (stesso valore nel mese precedente, 5,72% a fine 2007).QUALITÀ DEL CREDITO – Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) ad ottobre 2021 sono 16,8 miliardi di euro, in riduzione rispetto ai 24,5 miliardi di ottobre 2020 (-7,7 miliardipari a -31,5%) e ai 31,2 miliardi di ottobre 2019 (-14,5 miliardi pari a -46,3%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 72,0 miliardi (pari a -81,1%). Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è pari allo 0,98% ad ottobre 2021, (era 1,41% ad ottobre 2020, 1,79% ad ottobre 2019 e 4,89% a novembre 2015). DINAMICA DELLA RACCOLTA DA CLIENTELA – In Italia, a novembre 2021, la dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) risulta in crescita del +4,9% su base annua. I depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, nello stesso mese, di oltre 103 miliardi di euro rispetto ad un anno prima (variazione pari a +6,0% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è scesa, negli ultimi 12 mesi, di circa 8,4 miliardi di euro in valore assoluto (pari a -3,9%).TASSI DI INTERESSE SULLA RACCOLTA – A novembre 2021, il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è in Italia lo 0,44%, (stesso valorenel mese precedente) ad effetto: del tasso praticato sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito), 0,30% (stesso valore nel mese precedente); del tasso sui PCT, che si colloca all’1,20% (1,15% il mese precedente); del rendimento delle obbligazioni in essere, 1,77% (1,76% nel mese precedente).MARGINE TRA TASSO SUI PRESTITI E TASSO SULLA RACCOLTA – Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie in Italia, a novembre 2021 si riduce a 172 punti base (173 punti base nel mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (335 punti base a fine 2007).SOFFERENZE – Seppure in crescita rispetto al mese precedente, rimangono su valori particolarmente contenuti le sofferenze nette del sistema bancario italiano, che ad ottobre 2021 si attestano a 16,8 miliardi di euro (da 15,4 mld di settembre 2021), in riduzione rispetto ai 24,5 miliardi di ottobre 2020 (-7,7 miliardi, pari a -31,5%) e ai 31,2 miliardi di ottobre 2019 (-14,5 miliardi, pari a -46,3%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 72 miliardi (-81,1%). Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato allo 0,98% ad ottobre 2021, rispetto allo 0,89 di settembre 2021 (era 1,41% ad ottobre 2020, 1,79% ad ottobre 2019 e 4,89% a novembre 2015). “L’attuale livello delle sofferenze nette complessive – ha commentato il vice direttore generale dell’Abi Gianfranco Torriero durante la presentazione del Rapporto – può essere considerato un livello minimo. Le singole banche decideranno se fare ulteriori operazioni di riduzione delle sofferenze, però il dato importante è che siamo tornati su livelli particolarmente bassi, che permettono di gestire anche eventuali incrementi in una situazione di relativa tranquillità”. LEGGI TUTTO

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    Shell acquisce Savion per crescere nell'energia rinnovabile

    (Teleborsa) – Royal Dutch Shell, multinazionale operante nel settore petrolifero, ha firmato un accordo per l’acquisto del 100% di Savion, sviluppatore statunitense di impianti solari e di accumulo di energia, da Macquarie’s Green Investment Group. L’operazione, portata a termine con la controllata Shell New Energies US, serve per espandere in modo significativo il portafoglio solare globale della società. La major del petrolio non ha divulgato i dettagli finanziari dell’operazione e ha detto che il closing dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno.”La significativa pipeline di Savion, il team di grande esperienza e il comprovato successo come sviluppatore di progetti di energia rinnovabile lo rendono una soluzione irresistibile per il crescente business dell’energia integrata di Shell”, ha affermato Wael Sawan, Integrated Gas and Renewables & Energy Solutions Director. “In quanto una delle fonti di energia rinnovabile in più rapida crescita e a basso costo, l’energia solare è un elemento fondamentale del nostro portafoglio di energie rinnovabili mentre acceleriamo la nostra spinta verso il net zero”, ha aggiunto.(Foto: Maxim Kuzubov /123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, prezzi alla produzione novembre +0,8% mese +9,6% anno

    (Teleborsa) – Si confermano in crescita i prezzi alla produzione USA a novembre. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), i prezzi alla produzione sono cresciuti dello 0,8% su base mensile, rispetto al +0,6% del mese precedente. Il dato risulta migliore delle attese degli analisti che erano per un incremento dello 0,5%.Su base annua i prezzi hanno registrato un incremento del 9,6% dopo il +8,8% di ottobre (rivisto da un +8,6%) e il +9,2% del consensus.I prezzi dei beni e servizi “core”, ovvero l’indice depurato dalle componenti più volatili quali il settore alimentare e quello dell’energia, segnano un +0,7% su mese da un precedente +0,4% (consensus +0,4%), mentre su anno registrano un +7,7% dal +6,8% precedente e il +7,2% atteso. LEGGI TUTTO

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    Energia, TERNA investe 240 milioni di euro per lo sviluppo infrastrutturale della Valtellina

    (Teleborsa) – Terna investe 240 milioni di euro per lo sviluppo energetico della Valtellina. Il ministero della Transizione Ecologica ha avviato l’iter autorizzativo del progetto di razionalizzazione che interesserà otto comuni in provincia di Sondrio. In particolare, – fa sapere Terna in una nota – è prevista la realizzazione di nuove stazioni elettriche a 380 kV, 13,5 km di nuove linee in cavo a 380 kV; 2,8 km di nuovi raccordi in cavo a 220, 150 e 132 kV e 4,2 km di raccordi aerei di collegamento alle nuove stazioni elettriche. Gli interventi, una volta realizzati, consentiranno di demolire oltre 34 km di elettrodotti aerei esistenti, per un totale di 100 tralicci e 137 ettari liberati.Il piano di riassetto rientra nel quadro dell’Accordo di Programma sottoscritto nel 2003 da Terna, regista e abilitatore della transizione energetica, con tutti gli Enti Locali coinvolti. A livello regionale, il gruppo guidato da Stefano Donnarumma gestisce oltre 8mila km di linee in alta e altissima tensione e 134 stazioni elettriche. Nell’ambito del Piano Industriale 2021-2025 “Driving Energy” da circa 9 miliardi, Terna investirà in Lombardia oltre 520 milioni di euro per lo sviluppo e la resilienza della rete elettrica regionale, in funzione della transizione energetica di cui l’azienda è protagonista. Le attività coinvolgeranno oltre 120 imprese e circa 600 addetti alle lavorazioni.Le opere che verranno realizzate in Valtellina consentiranno di aumentare la magliatura e, dunque, l’efficienza della rete elettrica dell’area, favorendo anche l’integrazione dell’energia prodotta dagli attuali impianti idroelettrici. Inoltre, grazie al vasto piano di riassetto della rete in alta tensione, diminuirà l’impatto sul territorio delle infrastrutture elettriche esistenti con benefici a livello ambientale e paesaggistico. La scelta localizzativa del nuovo progetto è il risultato di un lungo e proficuo percorso di dialogo che Terna ha portato avanti in questi anni con le amministrazioni locali, finalizzato alla condivisione degli interventi in ottica di sostenibilità, driver strategico del business di Terna. LEGGI TUTTO

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    S&P, per aziende italiani “sana” crescita dei ricavi anche per i prossimi due anni

    (Teleborsa) – Secondo l’agenzia di rating S&P le aziende italiane probabilmente registreranno una “sana” crescita dei ricavi anche nel 2022 e nel 2023, superando la crescita del PIL del paese come nel 2021, ma dovranno affrontare nuovi rischi. “In effetti, molte delle nostre valutazioni sono in rialzo per le imprese italiane”, ha spiegato l’analista di S&P, Renato Panichi, Managing Director Office Head Italy, nel rapporto pubblicato oggi “Italian Corporate Outlook 2022: Recovery Widens, With New Risks”. “Attualmente, il 75% mostra outlook stabili – ha sottolineato -. Gli outlook negativi sono scesi al 4% dal 40% di fine 2020, un forte rimbalzo che riflette il recupero delle condizioni di business”. Gli investimenti aziendali sono in forte crescita: le aziende italiane valutate mostrano una crescita del 30% per il 2021 e prevedono un aumento del 9% nel 2022. La leva finanziaria è destinata a recuperare nel 2022. Le moratorie sono scese al 4% del debito totale, da un picco del 15% a fine 2020, alla luce delle migliori condizioni di liquidità. Tuttavia, i prestiti con garanzie statali ammontano a 237 miliardi, il 19% del debito totale. Al contrario, la ripresa dei margini sta rallentando, in gran parte a causa di un ritardo nel passaggio dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, i cui effetti diventeranno più visibili nel 2022. “In effetti, i rischi principali riguardano le persistenti pressioni sulla catena di approvvigionamento e sull’inflazione, l’incertezza sulla pandemia e le condizioni di finanziamento più strette, dato che le banche centrali pensano di ridurre gli acquisti”, ha aggiunto l’analista Arianna Valezano. Inoltre, scrive l’agenzia di rating, “il rischio ambientale sta aumentando per le materie prime e i materiali. Nell’ambito del piano Fit for 55, l’Ue sta adottando la posizione più rigorosa al mondo in materia di CO2, con il maggiore impatto per i trasporti, le auto, i servizi pubblici, gli edifici, l’acciaio e il cemento. Le aziende dovranno sostenere costi crescenti legati alle loro emissioni dirette di CO2 e potrebbero aver bisogno di investimenti più grandi di quelli pianificati per far fronte agli ambiziosi obiettivi di Fit for 55”. LEGGI TUTTO