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Pensioni, post Quota 100: i numeri illustrati dal Presidente Tridico

(Teleborsa) – I maggiori oneri derivanti dalle diverse ipotesi di modifica della normativa sull’Ape sociale sarebbero pari a 126,7 milioni di euro per il 2022; 337,1 milioni nel 2023; 520,7 milioni nel 2024; 690,3 nel 2025; 805,3 nel 2025. Dal 2027 inizierebbe gli oneri inizierebbero a scendere per calare 67,1 milioni nel 2031. Questa la simulazione dell’Inps illustrata dal Presidente Pasquale Tridico in Commissione Lavoro della Camera.

L’ipotesi dell’Insp riguarda quattro ambiti di intervento: proroga dell’Ape sociale fino al 2026; integrazione di alcuni codici di professioni che, sulla base delle domande di Ape sociale respinte, risultano riferiti ad attività affini a quelle attualmente presenti nella categoria dei gravosi e di altri codici frutto di elaborazioni Inail redatte su frequenza infortunistica, gravità degli infortuni sul lavoro e gravità delle malattie professionali (circa ulteriori 30 codici). Per i disoccupati, eliminazione della condizione di conclusione della prestazione di disoccupazione da almeno 3 mesi ai fini dell’accesso all’Ape sociale; riduzione del requisito di anzianità contributiva per i gravosi appartenenti al settore edile da 36 anni a 30 anni. “L’ampliamento delle categorie di attività gravose per l’accesso all’Ape sociale – ha detto Tridico – avrebbe conseguenze anche per il conseguimento del diritto al pensionamento in favore dei lavoratori precoci nonchè ai fini dell’esclusione dall’adeguamento alla speranza di vita per l’accesso al pensionamento di vecchiaia”.

La commissione Damiano sui lavori gravosi ha fatto un “ottimo lavoro” ed è un “avanzamento importante” se si va nella direzione di consentire un’uscita flessibile dal lavoro ad alcune categorie di lavoratori, ha detto Tridico. “La flessibilità che dobbiamo garantire ai lavoratori più fragili e vulnerabili – ha sottolineato – è esattamente quella individuata. Leggo favorevolmente la possibilità di estendere l’Ape sociale anche ai lavoratori fragili colpiti da Covid, quindi immunodepressi e oncologici. La commissione Damiano non ha preso in considerazione questi lavoratori e potrebbe essere giusto inserire queste categorie”.

Per favorire la semplificazione Tridico ha inoltre suggerito di inserire nella norma sull’Ape sociale la necessità di avere nei flussi Uniemens anche il codice professionale dell’assicurato. Questo, ha spiegato il presidente dell’Inps, al fine di premettere di identificare automaticamente il criterio di riconoscimento della mansione gravosa rispetto a certi anni di contribuzione e, quindi, il rilascio della domanda di pensionamento anticipato.

La pensione anticipata con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, proposta dai sindacati confederali, avrebbe un costo a regime di oltre 9 miliardi di euro l’anno. Questa la stima Inps.

Per i lavoratori appartenenti al sistema misto potrebbe essere prevista un’uscita dal lavoro in due fasi: 63-64 con la quota contributiva, poi a 67 con la pensione integrale. Questo permetterebbe una certa flessibilita’ e sarebbe pienamente sostenibile in quanto non ha un aggravio sulla finanza pubblica, ma solo un costo di anticipazione di cassa, ha sottolineato Tridico specificando che “con questa ipotesi ci sarebbe un aggravio di circa 2,5 miliardi per i primi tre anni a partire dal 2022. I risparmi si otterrebbero dal 2028. Il prossimo anno potrebbero accedervi 50mila lavoratori con una spesa di 453 milioni; 66mila nel 2023 con una spesa di 935 mln; 87mila nel 2024 con una spesa di 1,13 miliardi. Dal 2028 i risparmi ammonterebbero a oltre 500 milioni l’anno. I requisiti sono aver compiuto almeno 63/64 anni di età (requisito da adeguare alla speranza di vita); essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione; aver maturato, alla data di accesso alla prestazione, una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La prestazione spetta fino al raggiungimento del diritto per la pensione di vecchiaia. Al momento del pensionamento, il lavoratore accede al trattamento pensionistico costituito dalla somma della quota retributiva e della quota contributiva determinata al momento di accesso alla prestazione. La prestazione è parzialmente cumulabile con redditi da lavoro dipendente e autonomo e si potrebbero prevedere meccanismi di staffetta generazionale, legati anche a part time. E’ incompatibile con trattamenti pensionistici diretti, trattamenti di sostegno al reddito, reddito di cittadinanza, Ape sociale e indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale”.

Al 31 dicembre 2020 sono 297.320 i lavoratori con il sistema di calcolo retributivo per l’accesso alla pensione: 167.130 maschi e 130.190 femmine, ha detto il Presidente dell’INPS, illustrando una tabella su quanti avevano 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, che hanno mantenuto il retributivo fino all’entrata in vigore della legge Fornero.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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