Agosto 2022

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    Arriva il docente esperto, ANIEF: “decisione scellerata”

    (Teleborsa) – “Il Governo sta umiliando i lavoratori della scuola e calpestando il contratto: introduce la figura del docente esperto, ma la norma non è né urgente, perché andrebbe a realizzarsi nel 2023, né tantomeno di ordinaria amministrazione, apportando invece novità importanti rispetto al progetto approvato del PNRR”. Lo ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief, criticando duramente l’introduzione – con il decreto legge Aiuti bis – “di una nuova figura di insegnante, il docente esperto, con obbligo triennale di sede ricompensata attraverso un indennizzo di 5.650 euro (dopo tre anni di formazione incentivata) da assegnare a soli 8mila lavoratori lasciando a bocca asciutta gli altri 850mila”. Di fatto – continua Pacifico – con il decreto Aiuti bis si cambia lo stato giuridico dei docenti, ma con effetti pratici che si vedranno solo tra dieci anni e comunque ci sarà solo un docente esperto per scuola. Gli altri vengono ancora una volta trattati da incapaci e senza aumenti. Siamo sicuri che tutto questo sia costituzionale? Gli insegnanti italiani non saranno esperti ma neanche fessi. Difendiamo dignità e libertà. Come sindacato autonomo chiediamo lo stralcio di queste disposizioni inserite a sorpresa in un decreto di fine legislatura e vere risorse alla scuola”. LEGGI TUTTO

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    Dl aiuti bis: CdM al via, poi conferenza stampa Draghi-Franco-Cingolani

    (Teleborsa) – E’ sbarcato in Consiglio dei ministri, al via alle 16.30, il nuovo decreto aiuti che contiene le ultime misure per far fronte all’impatto dell’inflazione prima delle elezioni del 25 settembre. Un provvedimento “depotenziato” rispetto a quello previsto prima della crisi di governo ma che comunque potrà contare su una dotazione da oltre 14 miliardi di euro di cui circa la metà dedicati alla proroga degli interventi su bollette e carburanti.Nella bozza del provvedimento di 41 articoli, suscettibile di modifiche, sono previsti, tra l’altro, anche l’aumento di un punto fino a fine anno del taglio del cuneo fiscale, l’anticipo ad ottobre della rivalutazione delle pensioni oltre all’estensione del bonus di 200 euro ad alcune categorie di lavoratori con reddito inferiore ai 35mila euro che non lo avevano ricevuto nel primo semestre. Arriva anche il raddoppio della defiscalizzazione dei fringe benefit e lo stop fino a fine ottobre alle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di elettricità e gas. Tra le norme che potrebbero essere riviste in queste ore quella sul cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti. La bozza del dl prevede che il taglio salga nel secondo semestre 2022 di un punto per i redditi fino a 35 mila euro fino all’1,8% con un impegno di 1,5 miliardi nel biennio 2022-2023. Importo giudicato insufficiente dai sindacati e sul quale il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha aperto a modifiche. “Penso si debba fare uno sforzo per renderlo più consistente. Ritengo che ci sia l’esigenza di dare un segnale più forte di quello che al momento è sul tavolo” ha detto “Credo che lo si possa fare tornando ad agire sul tema degli extraprofitti e rimodulando all’allocazione delle risorse contenute nel decreto”.Per l’anticipo di tre mesi della rivalutazione del 2% delle pensioni ad ottobre sono previsti nella bozza del decreto circa 2,38 miliardi. Sul capitolo energia vengono stanziati 3,37 miliardi per la conferma del credito imposta a favore dell imprese sul 25% delle spese sostenute nel 3 trimestre per l’acquisto di elettricità e gas. Altri 2,75 miliardi sono dedicati al taglio degli oneri di sistema anche per il quarto trimestre sulle bollette di elettricità e gas cui si aggiungono 800 milioni per la conferma della riduzione dell’Iva sul gas anche per gli ultimi tre mesi dell’anno. Arriva anche la proroga di un mese, fino al 20 settembre prossimo, dello sconto di 30 centesimi sulle accise dei carburanti che scade il 21 agosto per un onere di 1.042 milioni di euro.Arriva fino ad un miliardo di euro per il rafforzamento patrimoniale di Ilva. E’ quanto prevede una nuova bozza, ancora provvisoria, del decreto Aiuti bis. La norma, modificando il dl 142 del 2019, stabilisce che Invitalia è “autorizzata a sottoscrivere aumenti di capitale o diversi strumenti, comunque idonei al rafforzamento patrimoniale, anche nella forma di finanziamento soci in conto aumento di capitale, ulteriori rispetto a quelli previsti ai precedenti periodi e sino all’importo complessivamente non superiore a 1.000.000.000 euro”. Tra le altre misure contenute nella bozza del decreto ci sono lo stanziamento di 101 milioni per la proroga del bonus trasporti e un intervento di 200 milioni di euro per le imprese agricole colpite dalla siccità. LEGGI TUTTO

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    Gas, EIA: stoccaggi USA aumentano più delle attese

    (Teleborsa) – Aumentano più delle attese gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 29 luglio 2022 sono risultati in aumento di 41 BCF (billion cubic feet).Il dato si rivela al di sopra del consensus (+29 BCF). La settimana prima si era registrata una crescita di 15 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 2.457 miliardi di piedi cubici, risultando in calo del 9,8% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 2.725) e in diminuzione del 12,1% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (2.416 BCF). LEGGI TUTTO

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    Milano-Cortina, Spadafora: “Mattarella non firmi”

    (Teleborsa) – “Con una interpretazione alquanto estensiva del termine Aiuti bis, qualcuno ha inteso inserire in un decreto di aiuti agli italiani una norma di aiuto per chi vuole gestire a fini elettorali e personali le prossime Olimpiadi Milano Cortina 2026. Una norma immotivata e non a caso inserita impropriamente, a camere sciolte e con un governo in carica per gli affari correnti. Mi appello alla saggezza del Presidente della Repubblica e al suo autorevole richiamo a non inserire norme non coerenti con le finalità del decreto”. È quanto ha affermato il parlamentare Vincenzo Spadafora, ex ministro dello sport, commentando in una nota il cambio di governance delle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 inserito nella bozza del decerto aiuti bis. Il testo prevede l’ingresso della Presidenza del Consiglio nella Fondazione, insieme alle province di Trento e Bolzano. Il cda del comitato promotore di 14 componenti e amministratore delegato saranno nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sentite Lombardia, Veneto, le province autonome, Milano e Cortina d’Ampezzo. LEGGI TUTTO

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    Osservatorio Sistemi di Accumulo, ANIE: “Cresce numero installazioni nel I semestre 2022”

    (Teleborsa) – Al 30 giugno 2022 risultano installati ben 122.279 sistemi di accumulo (SdA), per una potenza complessiva di 720 MW e una capacità massima di 1.361 MWh. A questi si aggiungono gli impianti di Terna per complessivi 60 MW e 250 MWh. In rapida crescita le installazioni, per trimestre, da inizio 2021 (Q1 2021). È quanto emerge dall’aggiornamento del report “Osservatorio Sistemi di Accumulo” di Anie Federazione che presenta il trend delle installazioni di energy storage in Italia registrati dal sistema Gaudì di Terna.La tecnologia più diffusa è quella a base di Litio (98,5% del totale) seguita da quella a base di Piombo (1,1%). Si registra la crescita del 30% e 36% rispettivamente per le batterie a volano e per i supercondensatori. La quasi totalità (93%) dei SdA è di taglia < 20 kWh con una netta prevalenza dei sistemi di capacità compresa tra 5 e 10 kWh (40%) e di quelli con capacità inferiore a 5 kWh (21%) e compresa tra 10 kWh e 15 kWh (26%). La principale configurazione utilizzata per i SdA è quella "lato produzione in corrente continua", che ricopre il 77% del totale, mentre quella "lato produzione in corrente alternata" e quella "lato post produzione" ricoprono rispettivamente l'8% e il 15%. Il 99,9% dei SdA risulta abbinato ad un impianto fotovoltaico, di cui il 97% di taglia residenziale.La Lombardia è la regione con il maggior numero di sistemi installati (27.652 SdA per una potenza di 143 MW e una capacità di 281 MWh), seguita dal Veneto (18.317 SdA per 99 MW e 216 MWh) e dall' Emilia-Romagna (9.660 SdA per 58 MW e 100 MWh). I dati Terna registrano l'entrata in esercizio di un terzo sistema di accumulo abbinato ad una centrale termoelettrica per una potenza di 10 MW ed una capacità di 10 MWh. Raggiungono quota due impianti i SdA stand-alone e quota tre impianti i SdA abbinati a centrali termoelettriche; rimangono fermi a quota un'unità i SdA a celle a combustibile e a quota due unità i SdA abbinati ad impianti eolici.ANALISI DATI 2022 – Il trend del 2022, periodo gennaio-giugno (Q1+Q2), è in notevole crescita per numero, potenza e capacità di accumulo rispetto ai periodi precedenti. Le installazioni si attestano a 47.159 unità per una potenza di 303 MW e una capacità di 632 MWh. Nell'ultimo trimestre si è stabilizzato il numero di installazioni con una media di circa 8.500 unità/mese. Analizzando la tipologia di configurazione si conferma lo spostamento delle nuove installazioni verso quelle "lato produzione in corrente continua" rispetto ai periodi precedenti. Nel primo semestre 2022 questa configurazione ricopre il 91% delle installazioni, mentre le configurazioni "lato produzione in corrente alternata" e "lato post produzione" ricoprono rispettivamente il 4% e il 5%. Tutte le Regioni nel periodo gennaio-giugno 2022 hanno consolidato un segno positivo rispetto allo stesso periodo del 2021 relativamente al numero di installazioni, alla potenza e alla capacità installate. Tra le Regioni con più unità installate, la Toscana, con 3.335 installazioni, ha registrato un incremento del 476% rispetto al primo semestre 2021, mentre Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto si attestano intorno al 300%.ANALISI DI MERCATO – ANIE Rinnovabili ritiene che il risultato conseguito nei primi tre mesi del 2022 sia frutto dei meccanismi di cessione del credito e sconto in fattura relativi alle detrazioni fiscali non solo del Superbonus 110%, ma anche della ristrutturazione edilizia 50%. "Il fatto che nell'ultimo trimestre si sia stabilizzato il numero di installazioni con una media di circa 8.500 unità/mese – spiega la federazione – potrebbe essere sintomo di un rallentamento dettato dai cambiamenti normativi (DL 4/2022 e DL 13/2022) sulla cessione del credito, tant'è che nel recente DL 50/2022 il legislatore è nuovamente intervenuto sui meccanismi per cercare di risolvere le problematiche emerse, che mettono a serio rischio gli investimenti in corso". Si conferma il trend di crescita del segmento di mercato degli accumuli di media taglia abbinati ad utenze fotovoltaiche sia residenziali che delle piccole e medie imprese. Entro fine anno dovrebbero entrare in esercizio circa 346 MW, di cui 250 del progetto pilota Fast Reserve di Terna e 96 MW aggiudicati all'asta del capacity market tenutasi nel 2019, tendenzialmente connessi alla rete di media e di alta tensione. Per la connessione a quest'ultima Terna ha, recentemente, posto in consultazione un nuovo allegato al Codice di Rete, l'Allegato A79, in cui disciplina le condizioni generali di connessione alla sua rete. Criticità potrebbero insorgere qualora le disposizioni dell'Allegato A79 fossero obbligatoriamente da applicarsi anche a quei progetti dei 346 MW con collegamento in alta tensione. Nel documento di consultazione dell'Allegato A79 è previsto che si riservi una banda del sistema di accumulo per il servizio di regolazione primaria di frequenza, per il quale ARERA, l'Autorità dell'Energia, ha previsto nel documento di consultazione del TIDE 322/2019 che si passi da un servizio gratuito ad un servizio remunerato attraverso l'attivazione di procedure concorsuali. "È, pertanto, auspicabile – evidenzia il report – che ARERA pubblichi quanto prima il nuovo Testo Integrato del Dispacciamento Elettrico per consentire agli operatori di pianificare al meglio gli investimenti". Il ritardo accumulato sui sistemi di accumulo di grande taglia, in particolare quello centralizzato, – si legge nel documento – potrebbe essere colmato dai 1,1 GW aggiudicati da Terna nell'asta del capacity market di fine 2021 e dalle future aste di Terna per l'attuazione delle disposizioni dell'art. 18 del Dlgs 210/2021. LEGGI TUTTO

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    Energia, Unem: impennata del prezzo di forniture di petrolio nei primi 6 mesi del 2022 (+79,3%)

    (Teleborsa) – Nei primi cinque mesi del 2022 le lavorazioni delle raffinerie (di greggio, semilavorati esteri e additivi) sono state pari a 27,5 milioni/tonnellate, con un incremeneto del 10,5% rispetto ai primi cinque mesi 2021. L’utilizzo degli impianti (riferito ai greggi e semilavorati importati) è in risalita e ora pari al 74,2%. I prodotti ottenuti dalle raffinerie italiane sono aumentati del 9,3% nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo 2021. In aumento gasolio, benzina e jetfuel. In calo le produzioni di bitume e lubrificanti. È quanto indicato da Unem, Unione energie per la mobilità.Nei primi quattro mesi dell’anno, in base a dati provvisori, le importazioni di prodotti finiti sono ammontate a circa 4,7 milioni di tonnellate con un lieve aumento (+2%) rispetto allo stesso periodo 2021. In aumento gli arrivi di gpl, benzina e jetfuel, in calo soprattutto l’olio combustibile. Le importazioni di semilavorati esteri segnano ancora un calo anche se di entità minore rispetto ai mesi precedenti (-6,8%). Nello stesso periodo le esportazioni di prodotti sono ammontate a 8,4 milioni di tonnellate con un calo del 2% rispetto allo stesso periodo 2021 ma con un trend in crescita. In forte calo le esportazioni di olio combustibile, lubrificanti e jetfuel mentre sono in aumento quelle di gasolio, benzina e biocarburanti.Nei primi sei mesi 2022, il costo che l’Italia ha sostenuto per rifornirsi di greggio dall’estero è salito del 79,3% rispetto allo stesso periodo del 2021. Incremento che non tende a rallentare e che è stato ulteriormente appesantito dall’indebolimento dell’Euro nei confronti del Dollaro Usa.Nei primi sei mesi 2022, l’Italia ha importato 30 milioni di tonnellate di petrolio con un incremento del 13% rispetto allo stesso periodo 2021. Il primo paese fornitore è ora la Russia a causa della particolare situazione della raffineria Isab (di proprietà Litasco-Lukoil) che da mesi importa solo petrolio russo non avendo al momento altre possibilità di approvvigionamento. Al netto di ciò, il peso della Russia sarebbe limitato a pochi punti percentuali. Nel primo semestre sono già 23 i paesi che hanno rifornito di greggio l’Italia.Stando ai dati provvisori, a giugno 2022 i consumi petroliferi sono cresciuti del 3,1% rispetto allo stesso mese del 2021 con una ripresa in particolare per il jetfuel che però ancora non ha raggiunto i volumi pre-covid. Volumi complessivi in linea (+0,3%) anche se confrontati con giugno 2019 (periodo di pre-pandemia). Sempre in base ai dati provvisori, a giugno 2022 le vendite di carburante (benzina + gasolio + gpl), sono cresciute dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2021. Il confronto risulta positivo anche se confrontato con giugno 2019 (periodo pre-pandemico) con una variazione del +4%. Lo stacco ponderato (benzina + gasolio) dopo aver chiuso il 2021 con un valore medio di -0,039 euro/litro conferma l’andamento anche nei primi sei mesi 2022 assestandosi ad un valore medio analogo.A luglio 2022 il prezzo della benzina è stato in media pari a 2,012 €/litro, superiore di circa 36 cents rispetto allo stesso mese del 2021, per la eccezionale pressione internazionale sui prodotti raffinati causati soprattutto, ma non solo, dalla guerra. Prezzi in calo nelle ultime settimane. Nello stesso mese il prezzo del gasolio è stato in media pari a 1,967 €/litro, superiore di 46 cents rispetto a luglio 2021, incremento dovuto alla eccezionale impennata delle quotazioni del barile e del gasolio europeo in particolare e questo nonostante la riduzione temporanea delle accise che hanno potuto solo limitare l’enorme aumento della materia prima. Il prezzo del gpl auto è stato pari a 0,826 €/litro, superiore di circa 15 cents rispetto al prezzo di luglio 2021 a causa di forti pressioni internazionali sul prezzo del gas.Unem segnala infine che a seguito del taglio provvisorio delle accise, a fine luglio 2022 l’Italia continua a non comparire nei primi posti tra i Paesi dell’Unione Europea per la maggiore imposizione fiscale sui carburanti. Prima assoluta risulta essere la Francia sia sulla benzina che sul gasolio auto. L’Italia si piazza al centro classifica e per il gasolio anche al di sotto del livello di tassazione media della UE. A inizio luglio il paese europeo con il prezzo alla pompa più alto per la benzina era la Finalndia, mentre per il gasolio primeggiava la Svezia. Sul Gpl auto il paese più caro è risultato essere la Spagna.(Foto: drpepperscott230 / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Yolo, De Cobelli: a break-even nel 2024, potremo essere soggetto aggregatore

    (Teleborsa) – Investimenti in piattaforme tecnologiche, sviluppo dell’offerta e dei canali di distribuzione, crescita all’estero e consolidamento della struttura organizzativa. Se rimangono risorse e si presenta l’occasione giusta, non c’è preclusione a operazioni di M&A. È questo il modo in cui verranno impiegate le risorse raccolte durante il processo di quotazione in Borsa da Yolo Group, uno dei principali operatori nel mercato insurtech italiano di servizi assicurativi digitali. La società ha raccolto 10 milioni di euro in equity (oltre a 3 milioni di euro in obbligazioni convertibili), una somma superiore rispetto alla previsione iniziale di 8 milioni di euro, in un processo che non è stato semplice, racconta a Teleborsa Gianluca De Cobelli, co-fondatore e amministratore delegato di Yolo.”Siamo partiti col processo di quotazione prima dello scoppio della guerra in Ucraina, in un momento in cui il mercato pagava molto, cavalcando anche i trend di mercato di realtà come la nostra – spiega il manager – Poi è arrivata una doccia fredda con la guerra, il ritorno del Covid in Asia e la crisi politica italiana, ma l’abbiamo gestista grazie all’interesse che il nostro modello di business e quanto fatto in questi anni ha suscitato negli investitori, sia in quelli nuovi che in quelli precedenti”.Supporto degli azionisti e quotazioneYolo può infatti contare su partner e azionisti di primo piano del comparto finanziario e assicurativo italiano. Dopo l’aumento di capitale, Generali Italia rimane primo azionista con il 15,17% delle azioni, seguito da Neva SGR (gruppo Intesa Sanpaolo) con il 14,33% e Primo Ventures SGR con l’11,05%. Simone Ranucci Brandimarte ha l’8,64%, così come lo stesso Gianluca De Cobelli. Rilevanti anche le quote di Net Insurance (4,89%) e di CRIF (2,98%).”Forti anche del loro sostegno, abbiamo riaggiustato gli obiettivi e il processo, scegliendo il segmento Professionale di Euronext Growth Milan per avere una minore volatilità, stabilendo dei lock-up molto lunghi, decidendo di sottoscrivere noi stessi parte dell’aumento di capitale (sia soci fondatori che azionisti storici, ndr) – afferma De Cobelli – Ciò ci ha permesso di attrarre investitori istituzionali e industriali importanti, dando anche continuità alla nostra compagina azionaria”. L’AD sottolinea che alla fine la società ha già raggiunto le soglie minimi di flottante per andare al segmento ordinario, quindi il passaggio all’Euronext Growth Milan potrebbe avvenire in tempi rapidi.Il rapporto con gli azionisti rimane comunque un punto di forza della crescita. “I partner della prima ora, come Generali e Intesa, hanno sposato in pieno le strategie di sviluppo e il modello di business, e quindi non ci hanno influenzato ma solo supportato – racconta l’AD – L’ingresso di nuovi partner industriali non va che a rafforzare la nostra autonomia nello sviluppare strategie di sviluppo: si aspettano che venga implementato il modello di business su cui hanno investito, e quindi c’è totale coerenza”.Modello di business e bilancioIl modello di business del gruppo prevede: l’offerta di servizi insurtech alle compagnie di assicurazione e alle imprese clienti secondo un modello software as a service, nell’ottica di una digitalizzazione dell’intera value chain della prestazione di servizi assicurativi; la distribuzione di prodotti assicurativi digitali, a partire dalla quale vengono corrisposte al gruppo le relative commissioni. Il conto economico consolidato al 31 dicembre 2021 si è chiuso con una perdita pari a 1,2 milioni di euro, principalmente per effetto di un livello di ricavi che non consente ancora il raggiungimento del punto di equilibrio e degli investimenti nelle piattaforme tecnologiche. Il valore della produzione è stato di 1,8 milioni di euro, in crescita del 93% rispetto al precedente esercizio. “Chiuderemo anche il 2022 e il 2023 in perdita, per poi andare a break-even nel 2024”, dice De Cobelli.Crescita e utilizzo dei proventiIl 30 giugno 2022 il CdA ha approvato il Piano Industriale e, in particolare, un obiettivo al 31 dicembre 2022 in termini di premi lordi tra 4,2 e 5,3 milioni di euro e di ricavi consolidati tra 3,8 e 4,4 milioni di euro (di cui circa il 35% derivanti da commissioni legate alla distribuzione di prodotti assicurativi e circa il 65% derivanti dalla vendita di servizi insurtech, l’85% circa realizzati in Italia e il restante 15% circa all’estero).Per l’attuazione di questo piano e la crescita a lungo termine saranno fondamentali le risorse raccolte. “Una grossa fetta dei soldi che abbiamo raccolto vanno nello sviluppo e consolidamento dei nostri asset, ovvero le piattaforme tecnologiche, ma avendo anche un modello B2B2C un’altra parte verranno utilizzati per lo sviluppo dell’offerta (capire le necessità del mercato e costruire con le compagnie i prodotti migliori da portare ai nostri partner distributivi) – spiega il manager – Un’altra parte va nello sviluppo della componente di canale: oggi abbiamo canali totalmente digitali e phygital per far leva sulle masse ancora distribuite dagli agenti “a cui forniamo la nostra piattaforma evoluta ed efficientare i loro processi”. Inoltre, essendo presenti già in Spagna, vogliamo consolidare la presenza lì e anche in UK. Infine, dobbiamo consolidare la struttura organizzativa”.Operazioni straordinarieIl numero uno di Yolo non esclude operazioni straordinarie. “Non abbiamo previsto a piano operazioni di M&A, ma non le escludiamo – afferma – Abbiamo sempre detto ai nostri investitori: se raccogliamo più di quello che serve a sostenere il piano, valuteremo su base opportunistica se ci sono dei target che accelerano la nostra crescita, in termini di sviluppo tecnologico, di sviluppo internazionale o di consolidamento in Italia”.A una domanda sul fatto che Yolo possa diventare preda di soggetti più grandi, risponde: “In un mercato fortemente dinamico è difficile fare previsioni precise sulla nostra evoluzione. Non abbiamo in mente di trovare un partner grosso che possa decidere di acquisirci. Gli spazi sono tali per cui io vedo una forte crescita in maniera indipendente, dove anzi noi potremo essere un soggetto aggregatore di altri player”. LEGGI TUTTO

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    OCSE, redditi pro-capire reali giù con inflazione

    (Teleborsa) – L’aumento vertiginoso dell’inflazione sta facendo crollare il potere d’acquisto delle famiglie. Secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE il reddito reale pro-capite delle famiglie è diminuito dell’1,1% nel primo trimestre del 2022, in contrasto con una crescita dello 0,2% del PIL reale pro-capite. Un effetto indotto dall’aumento dei prezzi al consumo, che ha minato il reddito delle famiglie in termini reali. Tra le economie del G7, l’impatto dell’inflazione sulle famiglie nel primo trimestre 2022 è stato particolarmente evidente in Francia, dove il reddito reale pro capite delle famiglie è diminuito dell’1,9% e in Germania, dove è diminuito dell’1,7%. E ancora si segnalano Austria (-5,5%) e Spagna (-4,1%).Si tratta del quarto trimestre consecutivo in cui il PIL pro-capite ha superato il reddito pro-capite delle famiglie, riducendo il divario osservato all’inizio della pandemia. Il reddito reale delle famiglie è ora superiore del 2,9% rispetto al quarto trimestre del 2019, mentre il PIL reale è superiore dell’1,6%.In Italia nel primo trimestre i redditi pro-capite delle famiglie sono cresciuti dello 0,3% annuo e risultano del 2% più elevati rispetto al quarto trimestre del 2019. Il PIL pro-capite invece è salito dello 0,2% nel primo trimestre del 2022 e risulta dell’1,2% più elevato rispetto al quarto trimestre 2019. LEGGI TUTTO