Dicembre 2022

Monthly Archives

More stories

  • in

    ISTAT: “La crisi riduce la pressione sull'ambiente, stabile la spesa per la sua protezione”

    (Teleborsa) – Nel 2020 i principali indicatori di pressione dei conti ambientali si riducono dall’anno precedente in misura analoga alla caduta del PIL (-9% in volume). Il consumo netto di energia si attesta a 6,5 milioni di terajoule (-8,8%), le emissioni climalteranti a 392 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 equivalente (-10,2%); il consumo materiale interno a 459 Mt (-7,7%). Più marcata la riduzione del gettito delle imposte ambientali che scendono a 50,4 miliardi di euro (-13,5%). Nello stesso anno diminuisce il valore dei beni e servizi che l’economia produce per la tutela ambientale, che scende a 104 miliardi (-3,6%) mentre la spesa per la protezione dell’ambiente rimane stabile a 43 miliardi.I consumi energetici delle famiglie calano del 9,5% rispetto al 2019; -21% i consumi energetici per il trasporto delle famiglie. Aumenta del 2,7% il numero delle famiglie che nel 2018 effettuano la raccolta differenziata della plastica e del 2,2% il numero di quelle che raccolgono in modo differenziata la carta. +4,0% Aumentano del 4,0% nel 2018 le famiglie servite dal servizio di raccolta dei rifiuti “porta a porta” e un quarto delle famiglie si dichiarano “molto soddisfatte” di tale servizio di raccolta. Il valore aggiunto dei beni e servizi ambientali cala del 3,0%. L’incidenza complessiva sul PIL passa dal 2,3% al 2,5 %. Queste le principali evidenze che emergono dal Report “Economia e Ambiente” dell’Istat relativo agli anni 2018-2020.Effetto della crisi pandemica la riduzione di pressioni e fiscalità ambientale – Nel 2020 i principali indicatori delle pressioni derivati dai conti satellite ambientali sono diminuiti, dal 2019, con ordini di grandezza paragonabili a quelli della contrazione dell’attività produttiva (misurata da una riduzione in volume del PIL del 9%). La dinamica del consumo di energia delle unità residenti, in calo dell’8,8% per effetto soprattutto della riduzione dei consumi delle attività produttive, è risultata in linea con la contrazione del PIL. È invece risultata più accentuata la riduzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera da attività produttive e famiglie italiane (-10,2%). Diminuisce in misura più contenuta il consumo materiale interno (-7,7% circa) con il conseguente incremento dell’intensità d’uso di materia per unità di PIL. La dinamica delle pressioni per l’economia nel suo complesso è accompagnata da asimmetrie settoriali (osservabili per energia e emissioni). Il settore dei Servizi, che nel complesso registra la maggiore flessione in termini sia di consumo di energia (-13,2) sia di emissioni (-16,5%), comprende, da un lato, le attività con le contrazioni maggiori come il Trasporto aereo (con oltre il 60% di riduzione sia per i consumi energetici sia per le emissioni), dall’altro, quelle per le quali si è osservato un aumento, come Sanità e assistenza sociale e Pubblica amministrazione (rispettivamente del 16,0% e del 9,9% per i consumi di energia e del 13,5 e 20,2% per le emissioni). La contrazione dei consumi di prodotti energetici si è riversata sul gettito delle imposte pagate da imprese e famiglie per il loro uso (principale determinante del calo del gettito complessivo derivante da fiscalità ambientale, -13,5%), che rappresenta uno dei principali indicatori delle risposte che il sistema economico attiva per la protezione ambientale o la gestione delle risorse naturali. In flessione anche il valore aggiunto generato dal settore dei beni e servizi a finalità ambientale, che diminuisce del 3,0% (a prezzi correnti), ma cresce in termini di incidenza sul PIL (dal 2,3% del 2019 al 2,5% nel 2020). Stabili (-0,02%) le risorse spese per la tutela dell’ambiente da famiglie, imprese e Amministrazioni pubbliche. L’incidenza della spesa ambientale sul PIL aumenta al 2,6% dal 2,4% dell’anno precedente.In contrazione i consumi energetici delle attività produttive e delle famiglie – Il fabbisogno complessivo di energia per le attività di produzione e consumo, misurato dal Consumo di energia delle unità residenti (Net domestic energy use, Ndeu), si è ridotto dell’8,8% tra il 2019 e il 2020, a causa della caduta dell’attività economica e delle limitazioni agli spostamenti, attestandosi a 6.477 mila terajoule (era pari a 7.102 nel 2019). Sulla contrazione complessiva dei consumi energetici ha inciso quella delle attività produttive in misura pari a 416 mila terajoule (-8,5%), mentre per le famiglie si è registrato un calo di 208 mila terajoule (-9,5%). Pressoché stabile (+0,3%) l’intensità dei consumi energetici rispetto al PIL, pari nel 2020 a 4,12 terajoule per milione di euro (valori concatenati con anno di riferimento 2015). Nella dinamica dei consumi energetici delle famiglie prevale nettamente la riduzione del trasporto (189 mila terajoule, -20,9%) dovuta alle chiusure e all’adozione diffusa del lavoro a distanza. I consumi in ambito domestico, per riscaldamento e altre finalità, registrano una diminuzione di 19 mila terajoule (-1,5%). Tra le attività produttive, il settore dei Servizi nel suo complesso (Ateco G-S), con 226 mila terajoule in meno, ha contribuito più degli altri settori alla contrazione dei consumi di energia, registrando anche la maggiore riduzione percentuale tra il 2019 e il 2020 (-13,2%). L’attività che ha visto la maggiore riduzione, in termini sia assoluti (-80 mila terajoule circa) sia percentuali (-62,8%) è quella del trasporto aereo (Ateco 51). In un contesto di riduzione dei consumi pressoché generalizzato, fanno eccezione attività che risultano invece in crescita: tra queste figurano quelle che hanno svolto un ruolo di contrasto alla crisi pandemica, quali i servizi sanitari (Ateco 86, +21,2%), l’Amministrazione Pubblica (Ateco O, +9,9%) e la ricerca scientifica (Ateco 72, +4,4%). Nel settore dell’Industria (Ateco B-F), è soprattutto la contrazione del Manifatturiero (Ateco C, -123 mila terajoule, pari a -6,8%) a incidere sul calo complessivo dei consumi energetici (-189 mila terajoule; -6,2%), anche se in termini percentuali la riduzione più pronunciata interessa l’Industria estrattiva (Ateco B -8,2%).Emissioni in atmosfera in calo più del PIL – La contrazione economica indotta dalla crisi è stata accompagnata da un generale rallentamento delle emissioni in atmosfera. Nel 2020 le attività produttive e le famiglie italiane hanno immesso in atmosfera il 10,2% in meno di gas climalteranti rispetto all’anno precedente, l’11,3% in meno di sostanze inquinanti responsabili del fenomeno dell’acidificazione e il 9,5% in meno di inquinanti precursori dell’ozono troposferico. Le stime provvisorie del 2021 mostrano una ripresa delle emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti rispetto al 2020 (+6,2%) con livelli che, tuttavia, non raggiungono quelli del periodo pre-pandemico, confermando la tendenza alla riduzione che si osserva a partire dal 2008 (-28,7% nell’intero periodo 2008-2021). Alla riduzione complessiva delle emissioni climalteranti nel 2020, pari a circa 44 milioni e mezzo di tonnellate di CO2 equivalente (da 436 a 392 Mt di CO2 eq.), contribuiscono soprattutto le attività produttive (-30 Mt di CO2 eq.), da cui derivano circa i tre quarti delle emissioni di gas serra dell’economia italiana (con un lieve incremento del peso dal 74,1 al 74,8%). Le emissioni delle famiglie si riducono in misura proporzionalmente maggiore rispetto a quelle delle attività produttive (rispettivamente -12,7% e -9,3%). Di conseguenza, cala il contributo delle famiglie alla produzione di gas serra dell’Italia, dal 25,9% al 25,2%. Tra le attività produttive, l’Agricoltura, il Trattamento dei rifiuti, la Sanità e l’assistenza sociale e l’Amministrazione pubblica mostrano un andamento in controtendenza rispetto al resto dell’economia, registrando incrementi delle rispettive emissioni tra il 2019 e 2020. L’intensità di emissione scende nel 2020 a 249 tonnellate di CO2 eq. per milione di euro di Pil, dalle 252 del 2019. Tale riduzione (-1,3%) è più debole rispetto a quella degli anni dal 2015 al 2019 (-2,1% medio annuo), periodo nel quale si era verificato un disaccoppiamento assoluto tra le emissioni in diminuzione (-4,2%) e il PIL in aumento (4,4%). In calo anche i flussi di materia – Nel 2020, il consumo materiale interno (Domestic material consumption, Dmc) si è ridotto, in controtendenza rispetto alla sostanziale stabilità negli anni precedenti, attestandosi a 459 milioni di tonnellate (Mt), in calo di 38 Mt rispetto all’anno precedente (-7,7%). Alla riduzione contribuisce sia la componente dell’Estrazione interna (Ei), passata da 331 a 319,5 Mt (-3,5%), sia quella dei Flussi netti dall’estero (Physical trade balance, Ptb; -16,1%). In termini di materiali, impatta sul Ptb soprattutto il calo dei minerali energetici e prodotti da essi derivati (-13,7%, pari a 18 milioni di tonnellate), mentre in termini relativi i minerali metalliferi e prodotti derivati si riducono più marcatamente, passando da 14 a 9,5 milioni di tonnellate (-32%). È soprattutto l’Estrazione interna a contribuire alla diminuzione (da 221 Mt a 208 Mt) della componente del Dmc relativa ai minerali non metalliferi. Nell’ambito dell’Estrazione interna aumenta la quota delle biomasse (dal 30,9% al 32,2% del totale del peso dei materiali estratti internamente e incorporati in prodotti) il cui prelievo in quantità resta stabile tra i 102 Mt e i 103 Mt. Crescono invece le estrazioni dirette dalla natura di minerali energetici (dal 2,3% al 2,7% della Ei). L’intensità del consumo materiale sul PIL è leggermente aumentata, in linea con la tendenza degli ultimi anni, passando da 288 a 292 tonnellate per milione di euro. La quantità e la composizione della materia da cui il sistema socioeconomico italiano trae energia e beni materiali generando residui (tra i quali le emissioni in atmosfera) sono mutate notevolmente nel corso dei decenni, in maniera corrispondente alle modifiche strutturali dell’economia. Le variazioni annuali dovute alle misure di gestione della pandemia devono essere lette nel lungo periodo: soltanto dagli anni 1990 si è invertita la tendenza alla crescita registrata dal dopoguerra e si sono quindi progressivamente ridotte le quantità “consumate”, con una composizione che continua a cambiare in favore dei flussi dall’estero e dei combustibili fossili a scapito dei minerali da costruzione e delle biomasse di estrazione interna.Scende il gettito delle imposte ambientali su energia e trasporti – La generale riduzione delle transazioni economiche che ha caratterizzato il nostro Paese nel 2020 ha comportato anche una riduzione del gettito delle imposte pagate da imprese e famiglie. Le imposte ambientali, che ne rappresentano un sottoinsieme, ammontano nel 2020 a circa 50 miliardi di euro, con una contrazione di 7,8 miliardi rispetto al 2019 più pronunciata rispetto alla media delle imposte (-13,5% a fronte di -7,4%). Diminuiscono anche la quota delle imposte ambientali sul totale delle imposte e contributi sociali (da 7,7% nel 2019 a 7,1%) e l’incidenza sul PIL (da 3,2% a 3,0%), come effetto della contrazione più limitata delle basi di confronto. Nel 2021 si osserva invece una ripresa del gettito delle imposte ambientali, che superano i 53 miliardi di euro, accompagnata tuttavia dalla ulteriore riduzione del loro peso sul totale delle imposte e contributi sociali (6,9%). Quasi il 55% della riduzione complessiva del gettito delle imposte ambientali nel 2020 rispetto all’anno precedente è dovuta al minor esborso da parte delle famiglie residenti, pari a 4,2 miliardi di euro. Con 27,6 miliardi di euro pagati per le imposte ambientali, le famiglie si confermano il soggetto economico che contribuisce maggiormente al gettito complessivo (54,9% nel 2020, quota pressoché stabile rispetto al 2019). Le attività produttive corrispondono nel 2020 circa 22 miliardi euro (43,7% del gettito, quota in lieve aumento rispetto al 43,1% del 2019) con una riduzione di circa 3 miliardi. Per le famiglie, la riduzione del gettito pagato nel 2020 riguarda per il 70% le imposte sugli oli minerali (-3 miliardi circa), soprattutto a causa della contrazione del consumo di carburanti per il trasporto legata alle restrizioni alla circolazione e alle altre misure adottate nel corso della pandemia. Anche per le attività economiche la riduzione complessiva del gettito dipende dalle imposte sugli oli minerali (-1 miliardo circa, pari al 33,2% della riduzione totale) nonché, in misura ancora maggiore, da quelle per l’utilizzo dell’energia elettrica (-1,4 miliardi, pari al 46% del totale). In quest’ultimo caso, la riduzione è legata sia alla contrazione degli impieghi nel contesto del blocco, totale o parziale, dei processi produttivi durante la crisi sanitaria, sia alla riduzione nel corso dell’anno degli oneri di sistema per il sostegno alle fonti rinnovabili. I macro-settori più interessati dalla riduzione del gettito sono le Costruzioni, i Servizi, i Trasporti e il Commercio. È direttamente riconducibile alle restrizioni alla circolazione interna e internazionale anche la riduzione del gettito corrisposto da stranieri e imprese estere di trasporto operanti in Italia (unità non residenti), per l’acquisto di carburanti (imposta sugli oli minerali -38,2%) e l’esercizio del trasporto aereo (imposta sulle emissioni sonore degli aeromobili -21,6%).Anche nelle ecoindustrie calo della produzione – Nel 2020 la produzione ai prezzi base di beni e servizi ambientali (ecoindustrie) si è attestata a 104 miliardi di euro (a prezzi correnti) e il valore aggiunto a 40,9 miliardi di euro, con una flessione rispettivamente del 3,8% e del 3,0% sull’anno precedente. La contrazione del valore aggiunto del comparto è risultata minore rispetto a quella del PIL(-7,6% in valori correnti), consentendo di registrare una leggera crescita dell’incidenza sul Prodotto interno lordo, passata dal 2,3% del 2019 al 2,5% nel 2020. La produzione delle ecoindustrie è realizzata in prevalenza dal settore degli operatori market, con un valore che si attesta a 78 miliardi nel 2020, corrispondente al 74,8% del valore complessivo del comparto e a un valore aggiunto di 32,3 miliardi di euro. Il restante 25,2% della produzione di questo comparto, stimata per la prima volta dall’Istituto, è realizzata dagli operatori non market (Pubblica amministrazione e Istituzioni sociali al servizio delle famiglie) o svolta in proprio da tutti gli operatori economici, per essere destinata al reimpiego nel processo produttivo (ad esempio attività di recupero di materiali da reimmettere nel processo di produzione) o al proprio consumo finale (ad esempio l’energia solare prodotta e consumata all’interno delle famiglie). Nel 2020 si conferma la prevalenza delle attività svolte in campo energetico, che assorbono quasi il 40% del valore complessivo del comparto, seguite dai servizi di depurazione delle acque e di gestione dei rifiuti, che generano un terzo del valore aggiunto complessivo delle ecoindustrie. La riduzione complessiva osservata per il settore rispetto al 2019 è il risultato di dinamiche differenti a seconda delle finalità ambientali perseguite. Il campo energetico è uno degli ambiti con dinamiche negative, con una flessione del valore aggiunto sia nel valore degli interventi per l’efficienza energetica e dei materiali prodotti per questa finalità (-12,2%), sia nel settore delle energie rinnovabili (-4,4%). In quest’ultimo caso, pur in presenza di un’accresciuta quantità di energia prodotta, è l’andamento del prezzo base a determinare la dinamica negativa. Per contro, i servizi di depurazione delle acque reflue, il comparto dei rifiuti e le attività di disinquinamento, non hanno risentito degli effetti compressivi della pandemia, registrando incrementi del valore aggiunto (rispettivamente di 1,4%, 0,6% e 2,4%). Stabili le spese per la protezione dell’ambiente – Per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento e di ogni altra forma di degrado ambientale, l’economia mobilita risorse, principalmente consumi e investimenti, misurate dalla Spesa nazionale per la protezione dell’ambiente. Nel 2020, la spesa è risultata di 43,2 miliardi di euro, pari all’2,6% del Pil, con una riduzione rispetto al 2019 dello 0,02%.La metà della spesa (oltre 22 miliardi nel 2020, sul 2019 +2,0%) ha riguardato attività di gestione dei rifiuti, quali prevenzione della loro produzione, raccolta, trattamento e smaltimento. Il 23% delle risorse per la protezione dell’ambiente (quasi 10 miliardi nel 2020, in aumento dello 0,8% sul 2019) è stato speso per la gestione delle acque reflue, ovvero per la riduzione degli scarichi, la raccolta e il trattamento dei reflui. Le spese sostenute per le altre attività di protezione dell’ambiente – per aria e clima, decontaminazione del suolo inquinato, riduzione del rumore, salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, protezione dalle radiazioni e Ricerca e sviluppo – ammontano complessivamente a più di 11 miliardi correnti (-4,4% nel periodo). Sono le imprese a sostenere la maggior parte delle spese per la depurazione delle acque e per la gestione dei rifiuti (rispettivamente il 62% e 53% del totale 2020), investendo e acquistando tali servizi per la realizzazione delle proprie attività. La spesa delle famiglie per i due settori considerati copre il 27% della spesa totale nel caso della depurazione e oltre il 30% per la gestione dei rifiuti. La parte restante (oltre un miliardo per la depurazione delle acque e circa 3,5 miliardi per la gestione dei rifiuti) è rappresentata dalla spesa delle Amministrazioni pubbliche, costituita da consumi collettivi delle Amministrazioni pubbliche, da acquisti dei servizi in questione e da investimenti di operatori pubblici. Per le attività di protezione dell’ambiente diverse dalla gestione delle acque reflue e dei rifiuti complessivamente considerate, le Amministrazioni pubbliche contribuiscono per oltre il 60% alla spesa complessiva, seguono le imprese, che coprono il 36% circa del totale. La spesa nazionale comprende anche i trasferimenti al Resto del mondo, quali ad esempio i contributi a meccanismi finanziari connessi ad accordi internazionali per la protezione dell’ambiente, al netto dei finanziamenti ricevuti. Questi ultimi prevalgono nei due anni considerati, determinando un saldo negativo. LEGGI TUTTO

  • in

    BCE pubblica il secondo rapporto sul progetto Euro digitale

    (Teleborsa) – La BCE ha pubblicato il secondo rapporto sullo stato di avanzamento della progettazione dell’Euro digitale. Questo secondo report illustra gli sviluppi compiuti dal primo rapporto pubblicato nel settembre 2022 e descrive, in dettaglio, una seconda serie di opzioni di progettazione e distribuzione recentemente approvate dal Consiglio direttivo in aggiunta ai ruoli della BCE e degli intermediari vigilati nel mercato digitale.Il rapporto stabilisce in particolare: il ruolo degli intermediari, responsabili dell’utenza finale, dei controlli antiriciclaggio e dei servizi rivolti ai consumatori; il regolamento che definisce le transazioni online o offline; il modo in cui gli utenti potranno convertire contante e denaro da un conto bancario in euro digitale; il modello distributivo. È previsto un regime unico per l’Euro digitale, più adatto a garantire che tutti i cittadini della Zona euro possano pagare ed essere pagati in euro digitale. Nel 2023 la BCE valuterà altre opzioni di progettazione e distribuzione e nella seconda metà dell’anno presenterà al Consiglio direttivo il progetto definitivo.La BCE continua a scambiare opinioni e a impegnarsi attivamente con un’ampia platea di parti interessate, anche a livello politico, nonché con i partecipanti al mercato e la società in generale. L’euro digitale è un progetto europeo comune – sottolinea la BCE – che può avere successo solo se soddisfa le esigenze degli utenti.Nell’ottobre 2021 la BCE e le banche centrali nazionali dell’Area Euro hanno avviato la fase di indagine del progetto, che punta ad affrontare questioni chiave relative alla progettazione e alla distribuzione di una valuta digitale. Il Consiglio direttivo della BCE esaminerà l’esito della fase istruttoria nell’autunno 2023 e deciderà se procedere a una fase realizzativa. LEGGI TUTTO

  • in

    Manovra, Giorgetti: “Massima attenzione a debito. Sarà approvata nei tempi”

    (Teleborsa) – Per mettere a punto la Manovra il Governo ha dovuto prestare la “massima attenzione” perché l’Italia è un Paese indebitato e quindi il Ministero dell’Economia deve considerare, da un lato, le richieste che arrivano dai singoli attori del settore economico e, dall’altro, tutelare i risparmiatori che investono nel debito pubblico e devono continuare a comprarlo. “Con questa responsabilità pesante abbiamo scritto rapidamente la Legge di Bilancio a tutela delle fasce meno abbienti, ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, smentendo che ci siano voluti tempi lunghi in Commissione Bilancio per approvarla. “Si è solo ripetuto un rito che non è razionale e lineare, ma tipico del modo con cui si approva il Bilancio in questo paese”, ha precisato il numero uno del MEF, affrettandosi ad assicurare che la Manovra “sarà approvata nei tempi dovuti”Giorgetti ha anche preventivato che “ogni due o tre mesi dovremo aggiustare il tiro, perché questo ci richiede la situazione” di emergenza causata dall’aumento die prezzi dell’energia. Parlando del Redito di cittadinanza, il Ministro ha detto che la riforma di si riferisce “solo a chi è in grado di accettare un lavoro”, mentre “le condizioni di disagio sono assolutamente tutelate”. Il nostro desiderio è creare occasioni di lavoro”, ha aggiunto, parlando anche della decontribuzione totale per creare incentivi al lavoro. LEGGI TUTTO

  • in

    SIGEP 2023: le grandi competizioni internazionali della pasticceria

    (Teleborsa) – Alla 44esima edizione SIGEP – the Dolce World Expo l’eccellenza della pasticceria si sfida in un serrato calendario di competizioni di rilevanza nazionale e internazionale per valorizzare i talenti dell’arte più dolce. Il Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione artigianali e Caffè organizzato da Italian Exhibition Group, alla Fiera di Rimini dal 21 al 25 gennaio, oltre a svelare le novità di prodotto, le più aggiornate analisi dei mercati, i nuovi macchinari e accessori, le prospettive dei mercati, valorizzerà i migliori Maestri artigiani con un fitto calendario di concorsi e competizioni. Spazio anche alle tecnologie e prodotti per la panificazione, pasticceria e dolciario all’interno di AB Tech Expo.Grazie alla collaborazione delle più importanti associazioni artigiane e industriali di settore, dei Maestri pasticcieri e dell’Agenzia ICE, Sigep – fa sapere IEG in una nota – ospiterà le sue filiere con un layout a tutto quartiere. È in questo contesto d’eccezione che si terranno concorsi di primo piano, per il panorama italiano ed estero, come le sfide tra pasticceri e l’incoronazione della Pastry Queen 2023, occasioni dove i Maestri della pasticceria saranno chiamati a esprimere tutta l’eccellenza delle proprie capacità ispirandosi, di volta in volta, a un tema assegnato: dalle suggestioni dei grandi classici del cinema d’animazione, alle sfumature della natura dell’Amazzonia, fino a confrontarsi con il genio di Leonardo.Campionato Italiano Pasticceria italiani juniores e seniores – 21 e 23 gennaio, Pastry Arena – Sigep 2023 vedrà il ritorno dei campionati di pasticceria dedicati ai più promettenti e talentuosi pasticceri della penisola: il Campionato Italiano di Pasticceria Seniores, dedicato ai professionisti di età superiore a ventitré anni, e il Campionato Italiano di Pasticceria Juniores, rivolto a pasticceri professionisti sotto i ventitré anni di età. Promosse da Conpait, le manifestazioni vantano giurie con anche Maestri delle associazioni APEI, Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana e AMPI, Associazioni Maestri Pasticceri Italiani. Il tema dei concorsi “I grandi classici dell’animazione” verrà sviluppato utilizzando zucchero, pastigliaggio o cioccolato. Platinum Sponsor: Valrhona; 1895 by Lavazza; Molino Dallagiovanna partner del Campionato Juniores e Molino Grassi partner del Campionato Seniores. Golden sponsor: Debic. Silver Sponsor: Eurovo; Italia Zuccheri; Nuova Simonelli. Technical Sponsor: Circuito Lavoro; Irinox; Polin; Selmi. Campionato Mondiale di Pasticceria Juniores – 24, 25 gennaio, Dolce Arena – Nato da un’idea di Roberto Rinaldini e organizzato da Italian Exhibition Group SpA, sotto la presidenza onoraria di Emilia Coccolo Chiriotti e Iginio Massari, che è anche Giudice d’Onore, il Campionato Mondiale Pasticceria Juniores è una manifestazione a squadre che si rivolge ai giovani con meno di 25 anni di età, ponte verso i grandi eventi internazionali rivolti ai Seniores. II tema del concorso per l’edizione 2023 è l’Amazzonia, viaggio nella natura. Platinum sponsor: Besozzi Oro; Valrhona; 1985 By Lavazza. Golden sponsor: Elle &Vire Professionnel, Vitalfood, Silver sponsor: Luxardo, La Spaziale; Irinox; Selmi. Technical sponsor: Circuito Lavoro; Carpigiani; Lainox. Campionato mondiale Pastry Queen – 24, 25 gennaio, Dolce Arena – Il Campionato mondiale Pastry Queen ideato per le donne pasticcere di tutto il mondo, offre un’occasione importante per mettere alla prova le capacità e fornire nuovi stimoli per una carriera in rosa, gratificante e di successo. II tema del concorso di quest’anno è Il genio di Leonardo Da Vinci. Platinum sponsor: Besozzi Oro; Valrhona; 1985 By Lavazza. Golden sponsor: Elle &Vire Professionnel. Silver sponsor: Luxardo, La Spaziale; Irinox; Selmi. Technical sponsor: Circuito Lavoro; Carpigiani; Lainox. Nell’ultima giornata di Fiera, infine, in scena nella Pastry Arena SIGEP Giovani, un’iniziativa rivolta alle scuole provenienti da tutta Italia, organizzata in collaborazione con Pasticceria Internazionale, per promuove la formazione e lo scambio culturale tra studenti e professionisti dell’intera penisola e delle principali isole. Per l’edizione 2023 il concorso vedrà in gara 12 scuole, ciascuna composta da 4 concorrenti. LEGGI TUTTO

  • in

    Stellantis, via libera da Antitrust UE a riorganizzazione piattaforma servizi finanziari

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del Regolamento UE sulle Fusioni, tre concentrazioni correlate relative alla riorganizzazione delle attività di finanziamento di Stellantis. Lo scorso aprile la casa automobilista italo-francese aveva annunciato una serie di accordi con BNP Paribas, Crédit Agricole e Santander per gestire la sua piattaforma di servizi finanziari in Europa.L’Antitrust UE, si legge in una nota, ha concluso che la riorganizzazione proposta non solleverebbe problemi di concorrenza, “dato che l’impatto sul mercato delle tre operazioni proposte è limitato.”Le tre concentrazioni riguardano quattro transazioni: Banco Santander, tramite Santander Consumer Finance, e Stellantis gestiranno una joint venture (JV) che fornirà attività di finanziamento per tutti i marchi Stellantis in Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Portogallo; BNP Paribas e Stellantis gestiranno una JV che fornirà attività di finanziamento per tutti i marchi Stellantis in Germania, Austria e Regno Unito; Crédit Agricole e Stellantis gestiranno una JV dedicata principalmente al leasing operativo business-to-business per tutti i marchi Stellantis in tutti i paesi interessati dalla riorganizzazione; Crédit Agricole Consumer Finance controllerà esclusivamente FCA Bank. LEGGI TUTTO

  • in

    Webuild, contratto da 2,4 miliardi di euro per metro aeroporto Sydney

    (Teleborsa) – Webuild, parte del consorzio Parklife Metro, ha raggiunto il financial closure per il contratto per la realizzazione della linea metropolitana che collegherà il nuovo Western Sydney International Airport con Sydney. La quota del big italiano delle costruzioni e dell’ingegneria è pari a circa 3,83 miliardi di dollari australiani (2,4 miliardi di euro). Webuild e i suoi partner erano già stati selezionati come preferred proponent del progetto a novembre.Webuild partecipa al consorzio con una quota pari a circa il 78% della joint venture che eseguirà le opere civili, partecipata anche da Siemens, e con una quota pari al 10% della project company, insieme con Plenary Group, Siemens Mobility e RATP Dev.Il contratto prevede la realizzazione di sei stazioni, nella tratta compresa tra la stazione di interscambio St. Marys e la stazione Western Sydney Aerotropolis, un deposito officina per il ricovero e la manutenzione dei treni ad Orchard Hills, ma anche l’armamento, il sistema di segnalamento e gli impianti meccanici ed elettrici dell’intera linea, la fornitura di nuovi treni driverless. LEGGI TUTTO

  • in

    USA, richieste mutui in aumento con tassi a minimo da settembre

    (Teleborsa) – Ancora in aumento le domande di mutuo negli Stati Uniti, dopo i forti cali di ottobre e novembre. Nella settimana al 16 dicembre, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una crescita dello 0,9%, dopo il +3,2% della settimana precedente.L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è salito del 6%, mentre quello relativo alle nuove domande non registra variazioni significative.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono scesi ancora, attestandosi al 6,34% dal 6,42% della settimana precedente.”La Federal Reserve ha alzato il suo obiettivo di tasso a breve termine la scorsa settimana, ma i tassi a più lungo termine, compresi i tassi ipotecari, sono diminuiti per la settimana, con il tasso a 30 anni che ha raggiunto il 6,34%, il livello più basso da settembre”, ha affermato Mike Fratantoni, SVP di MBA e Chief Economist.”Il volume delle domande di rifinanziamento è leggermente aumentato in risposta, ma era ancora circa l’85% inferiore ai livelli di un anno fa – ha aggiunto – Questo è un periodo dell’anno particolarmente lento per l’acquisto di case, quindi non sorprende che le domande di acquisto non si siano mosse molto in risposta ai tassi ipotecari più bassi”. LEGGI TUTTO

  • in

    Banco BPM, nuovo modello organizzativo. Costituita nuova funzione CIB

    (Teleborsa) – Banco BPM ha definito la nuova articolazione della Direzione Generale e dei vertici esecutivi, per un migliore coordinamento delle attività del gruppo rispetto al percorso tracciato nel Piano Strategico 2021-2024. In particolare, è stata istituita la Condirezione Generale Chief Financial Officer (CFO), ridefinito il perimetro della Condirezione Generale Chief Business Officer (CBO), costituita la nuova funzione Corporate & Investment Banking (CIB) e istituita la carica di Chief Risk Officer (CRO). Le nuove nomine decorreranno dal 1° gennaio 2023.A Edoardo Ginevra, attuale CFO, viene attribuito l’incarico di Condirettore Generale (CFO) con la responsabilità di coordinare le attività di amministrazione e redazione del bilancio, finanza, gestione integrata degli acquisti, gestione delle partecipazioni, investor relations, pianificazione e controllo e di ottimizzazione del capitale.È stato definito il nuovo perimetro della Condirezione Generale (CBO) in ambito commerciale, già sotto la responsabilità di Domenico De Angelis, che manterrà la supervisione sulle funzioni Commerciale – articolata in Privati e Imprese – Istituzionale Enti e Terzo Settore, Marketing e Omnicanalità e sulle 8 Direzioni Territoriali. Al Condirettore Generale (CBO) è inoltre affidato il coordinamento e la supervisione della controllata Banca Aletti.Lo sviluppo delle iniziative strategiche previste per l’area Corporate compete alla nuova funzione denominata CIB, affidata all’attuale responsabile Corporate Luca Manzoni. Oltre alla rete Corporate, alla Finanza Strutturata e alle attività di Global Transaction Banking, a questa struttura è attribuito il coordinamento e la supervisione di Banca Akros, la Investment Bank del gruppo.La funzione di controllo dei rischi è stata rafforzata mediante l’istituzione della carica di CRO (Chief Risk Officer), affidata ad Andrea Rovellini, già responsabile Rischi, che mantiene il ruolo di Responsabile della Funzione di gestione del rischio (Risk Manager).Salvatore Poloni, attuale Condirettore Generale, dal 31 dicembre 2022 lascia il Gruppo Banco BPM. LEGGI TUTTO