Dicembre 2022

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    Società semplici, De Lise (commercialisti): “Strumento sempre più diffuso in Italia”

    (Teleborsa) – “Un’indagine per conoscere uno strumento in rapida diffusione, quello delle società semplici. Una tipologia di azienda molto duttile, che però richiede una particolare attenzione in termini civilistici, fiscali e di governance: competenze che possono consentire interessanti opportunità di specializzazione”. È quanto afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, presentando l’indagine 2022 della Fondazione Centro Studi Ungdcec sulla diffusione territoriale della società semplice. “Le società semplici sono società particolari, molto snelle dal punto di vista degli adempimenti, nate per un utilizzo dell’impresa agricola e utilizzate successivamente anche come società holding di detenzione di partecipazioni. Da qui – ha sottolineato De Lise – la curiosità e la voglia di approfondire questo tema”.L’indagine è stata condotta sulle 95.107 società semplici attive e regolarmente iscritte al Registro delle Imprese. “Emerge una tendenza alla diffusione dello strumento sull’intero territorio nazionale, con prevalenza per le regioni settentrionali – illustra Francesco Puccio, presidente della Fondazione Centro Studi Ungdcec –. Nell’ultimo ventennio l’attività prevalente esercitata dalla società semplice è quella agricola (68 per cento), cresciuta in epoca recente anche grazie al fenomeno dei millenial farmers; in Piemonte e Liguria rimane preponderante l’esercizio dell’attività immobiliare”.Ulteriore elemento di attenzione è la crescita delle società destinate alla gestione di patrimoni e partecipazioni, principalmente nelle grandi città (Torino, Milano, Genova). “Argomento di grande attualità – conclude De Lise – perché interessa gruppi imprenditoriali italiani di primissimo piano e anche perché la legge di stabilità in fase di approvazione porterà a incentivi verso questo strumento”. LEGGI TUTTO

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    USA, permessi edilizi novembre -11,2% apertura cantieri -0,5%

    (Teleborsa) – Segnali negativi giungono dal mercato edilizio USA a novembre 2022. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un calo dello 0,5%, attestandosi a 1,427 milioni di unità, dopo la diminuzione del 2,1% registrata a ottobre (dato rivisto da -4,2%). Le attese degli analisti avevano previsto un numero di cantieri in calo a 1,400 milioni. Si tratta di un calo del 16,4% rispetto a novembre 2021.I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato nello stesso periodo un decremento dell’11,2% a 1,342 milioni di unità, dopo il -3,3% registrato il mese precedente. Le attese degli analisti erano per una diminuzione dei permessi a 1,485 milioni. Si tratta di un calo del 22,4% rispetto a novembre 2021. LEGGI TUTTO

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    CMU, via a negoziati per rendere infrastrutture di mercato più competitive

    (Teleborsa) – Il Consiglio dell’UE ha concordato oggi un mandato per i negoziati con il Parlamento europeo sulla proposta di regolamento che rivede il regolamento sui mercati degli strumenti finanziari (MIFIR) e la seconda direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFID II). Le priorità di questo riesame sono migliorare la trasparenza e la disponibilità dei dati di mercato, migliorare la parità di condizioni tra le sedi di esecuzione e garantire che le infrastrutture del mercato dell’UE possano rimanere competitive a livello internazionale, si legge in una nota.Sulla base di questo mandato, possono iniziare i negoziati con il Parlamento europeo al fine di raggiungere un accordo definitivo sulla futura legislazione. La proposta intende rendere più solide le infrastrutture di mercato dell’UE, aumentare la liquidità del mercato e rendere più facile per le aziende ottenere finanziamenti dai mercati dei capitali.Il progetto di regolamento mira a istituire una banca dati centralizzata o “consolidated tape”, che fornirà l’accesso ai dati di mercato provenienti dalle sedi di negoziazione, dagli internalizzatori sistematici e dagli accordi di pubblicazione approvati in tutta l’UE in modo consolidato. “Ciò migliorerà la trasparenza generale dei prezzi nelle sedi di negoziazione e fornirà agli investitori un accesso più facile ai dati di negoziazione”, viene spiegato.Il testo garantisce che i fornitori del consolidated tape forniscano dati consolidati affidabili quasi in tempo reale, rilevando che il fornitore dovrebbe pubblicare dati sulle negoziazioni eseguite insieme alle migliori bid&offer disponibili al momento della transazione specifica, come così come le migliori bid&offer europee disponibili al momento della negoziazione dai mercati più competitivi.Inoltre, il progetto di regolamento introduce una restrizione dei pagamenti per l’instradamento degli ordini dei clienti nell’Unione e lascia agli Stati membri la facoltà di consentire tale pratica solo nel loro territorio. In sostanza, il Consiglio dell’UE ha respinto i piani della Commissione europea per vietare ai broker di guadagnare commissioni in cambio dell’indirizzamento degli scambi di azioni a piattaforme di trading specifiche (il cosidddetto Payment for order flow, o PFOF).Un altro punto importante è quello che riguarda le cosiddette dark pool, piattaforme su cui operano gli istituzionali al di fuori dei mercati regolamentati. Il progetto di regolamento chiarisce la limitazione al dark trading. L’attuale double volume cap stabilisce che la quantità di dark trading su una singola sede non può superare il 4% del totale delle negoziazioni e la quantità di dark trading in uno strumento azionario nell’UE non può superare l’8% del totale delle negoziazioni. Il nuovo massimale di volume unico stabilito nel progetto di regolamento si basa esclusivamente sulla soglia a livello di UE fissata al 10%.Inoltre, per garantire un adeguato livello di trasparenza, il testo modifica i tempi di differimento per dimensione e profilo di liquidità dell’operatività in obbligazioni, prodotti strutturati e quote di emissione. LEGGI TUTTO

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    Via libera dall'Ue a regime italiano di garanzia per sostegno alle imprese: budget sale a 23 miliardi di euro

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha dato il via libera alle modifiche del regime di garanzia italiano per sostenere le imprese nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, compreso un aumento del budget fino a 23 miliardi di euro. Il giudizio di Bruxelles è infatti che la misura e le modifiche siano in linea con il Quadro temporaneo di crisi degli aiuti di Stato, adottato dalla Commissione europea Commissione il 23 marzo 2022 e modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022. In una nota, la Commissione europea fa sapere inoltre che la dotazione complessiva della misura non supera i 33 miliardi di euro.Oltre all’incremento del budget, tra le modifiche apportate al provvedimento italiano – la cui versione originaria era stata approvata dalla Commissione lo scorso 19 luglio – ci sono l’introduzione di una misura di aiuto di importo limitato fino a 7 milioni di euro a copertura dei premi di garanzia a determinate condizioni, una proroga del periodo in relazione al quale possono essere concessi gli aiuti, fino al 31 dicembre 2023 e l’introduzione della possibilità, per le imprese energivore, di ottenere garanzie a copertura del fabbisogno di liquidità per un periodo di 12 mesi per le piccole e medie imprese o di 6 mesi per i grandi beneficiari, a decorrere dalla concessione dell’agevolazione e con la possibilità di avvalersi di autocertificazioni. Introdotta anche la possibilità di aumentare gli importi del prestito per far fronte all’esigenza di fornire garanzie finanziarie per l’attività di trading sui mercati dell’energia sulla base dell’autocertificazione dei beneficiari. La Commissione in una nota ha specificato che il regime italiano, come modificato, continua a essere in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. “Il regime italiano, così come modificato, rimane necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e le condizioni stabilite nel regolamento temporaneo Quadro di crisi modificato il 28 ottobre 2022”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, INAPP: “Salari in gabbia da trent'anni. Ora politica di stimolo produttività e retribuzioni”

    (Teleborsa) – L’Italia è l’unico Paese dell’area OCSE nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9%), mentre in Germania è cresciuto del 33,7% e in Francia del 31,1%. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi OCSE e la crescita dei salari in Italia, progressivamente dal -14,6% (1990-2000), al -15,1% (2000-2010) e, infine, al -19,6% (2010-2020). Su tale dinamica hanno influito diversi fattori a partire dalla competizione con i paesi esportatori di prodotti a basso valore aggiunto, al ricorso alla manodopera a basso costo e bassa qualificazione che ha schiacciato verso il basso contemporaneamente i salari e il livello di produttività nel nostro sistema produttivo. Anche la produttività del lavoro, infatti, ha registrato in Italia una dinamica molto più lenta degli altri paesi europei, e tuttavia la pur bassa crescita della produttività è stata negli ultimi anni superiore a quella dei salari, rivelando un mancato aggancio dei salari alla performance del lavoro. In pratica i salari italiani sono “in gabbia” intrappolati tra scarsa produttività e esigenze di riduzione dei costi da parte delle imprese. È quanto è emerso dal workshop su salari e produttività organizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) a cui hanno partecipato tra gli altri Andrea Bianchi, responsabile pianificazione strategica e politiche industriali di Invitalia, Valeria Cirillo, professoressa in Economia Politica presso l’Università di Bari “Aldo Moro”, Leonello Tronti, professore in Economia del Lavoro presso l’Università Roma Tre e i ricercatori INAPP Sergio Scicchitano, Irene Brunetti e Massimiliano Deidda, con le conclusioni del presidente dell’INAPP Sebastiano Fadda.”Certamente la riduzione del cuneo fiscale inserita nella legge di Bilancio è un passo importante – ha spiegato Fadda – perché fa crescere il salario netto senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. Tuttavia, è ora necessaria una energica politica industriale finalizzata a rimuovere le cause della stagnazione della produttività e a stimolare la dinamica salariale, con beneficio per la crescita della domanda aggregata e del livello di attività economica”.Durante il workshop si è sottolineato inoltre come molteplici siano le cause della bassa produttività e come tra questi giochi un ruolo decisivo il mismatch, inteso nel duplice senso della carenza di competenze richieste dalle imprese ma anche di sottoutilizzazione delle competenze disponibili. Ciò testimonia anche la debolezza del nostro tessuto produttivo che non valorizza adeguatamente le competenze dei lavoratori istruiti: l’Italia è l’unico Paese del G7 in cui la maggior parte dei laureati è impiegata in attività di routine. Risolvere il problema di questo doppio mismatch in Italia potrebbe produrre una crescita della produttività del 10%. Ai fini della produttività stagnante sono rilevanti anche le caratteristiche dei nostri imprenditori. Un lavoro recente realizzato in sede INAPP dimostra che le caratteristiche degli imprenditori sono di fondamentale importanza per l’adozione di tecnologie innovative e per i possibili aumenti di produttività che ne deriverebbero. In particolare, imprenditori più giovani, più istruiti e di genere femminile sono più sensibili all’evoluzione della frontiera tecnologica. Le aziende a conduzione familiare il cui leader è un membro della famiglia sono meno inclini ad adottare innovazioni. La scarsa produttività e i salari bassi nell’ultimo trentennio hanno poi accentuato le disuguaglianze. Prendendo infatti come misura di riferimento il reddito lordo, ovvero la somma dei redditi di mercato e da pensione, senza considerare le imposte e i trasferimenti monetari non pensionistici, i dati messi a disposizione dal World Inequality Database (WID) mostrano che nel periodo 1990-2021, in Italia, la quota di reddito totale detenuta dal 50% più povero della popolazione è in costante calo: si è passati dal 18,9% del 1990 al 16,6% del 2021. Al contrario, la quota del reddito detenuta dal top 1% è aumentata di circa il 60%. “C’è chi sostiene che introdurre un salario minimo costituirebbe un elemento di rigidità – ha concluso Fadda – ma il salario minimo, pur nelle complessità da risolvere, va considerato piuttosto come una base da cui partire per costruire un sistema di diritti e condizioni lavorative decenti, che può benissimo coesistere con misure e intese che incrementino produttività e liberino risorse per un aumento delle retribuzioni. Questo è ancora più urgente con l’inflazione che marcia a doppia cifra e un potere d’acquisto sempre più eroso”.Per questo sarebbe necessaria la revisione degli accordi che regolano la contrattazione collettiva a partire dal “Protocollo Ciampi” del ’93 sia a livello nazionale (primo livello) sia a livello aziendale, (secondo livello), che è scarsamente utilizzata. Occorre anche vigilare sugli effetti “regressivi” dell’inflazione sulla fiscalità, sia attraverso l’Iva, sia attraverso il cosiddetto “drenaggio fiscale” (fiscal drag) causato dal superamento delle aliquote fiscali a seguito dell’aumento dei redditi in valore nominale. LEGGI TUTTO

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    Intercos, Intermonte avvia copertura con Outperform e TP a 16 euro

    (Teleborsa) – Intermonte ha iniziato la copertura sul titolo Intercos, gruppo attivo nella cosmetica e quotato su Euronext Milan. Il prezzo obiettivo è stato fissato a 16 euro per azione (per un potenziale upside di circa il 30%), mentre il giudizio sul titolo è “Outperform”. Gli analisti sottolineano che il titolo è attualmente scambiato a circa 10x EV/Adj.EBITDA, che è ritenuto “un punto di ingresso interessante anche alla luce del recente re-rating del titolo che lo ha riportato ai livelli dell’IPO”, con il potenziale upside che rimane intatto dopo che la pandemia ha determinato un reset del valore del titolo. Gli analisti apprezzano il particolar modo il profilo di Intercos, che non ha eguali nel settore, nonché le sue caratteristiche uniche che dovrebbero consentire all’azienda di superare i volumi del mercato di riferimento e la crescita della redditività grazie alla sempre maggiore espansione dell’outsourcing. Inoltre, come è avvenuto in settori di attività simili, ritengono che Intercos possa svolgere un ruolo di primo piano nel processo di consolidamento del settore, rafforzando così la sua leadership globale.Un altro punto evidenziato dalla ricerca è che i continui investimenti in ricerca e sviluppo e la capacità di innovare, insieme a una maggiore penetrazione geografica con particolare riferimento all’area APAC, e una crescente presenza nel segmento Hair & Body in forte crescita e profittevole, rappresentano gli elementi chiave che continueranno a rendere Intercos una storia particolarmente attraente.Il gruppo ha chiuso il 2021 con un fatturato di 674 milioni di euro, e un EBITDA Adjusted di 101 milioni di euro e un utile netto Adjusted di 41 milioni di euro. Intermonte sottolinea che il mercato di riferimento, e Intercos in particolare, si sono dimostrati molto resilienti durante la crisi, per poi mostrare trend positivi e una forte e rapida ripresa appena la crisi è passata. Gli analisti si aspettano, per il 2022, un fatturato di 813 milioni di euro, e un EBITDA Adjusted di 118 milioni di euro e un utile netto Adjusted di 54 milioni di euro. Numeri che nel 2023 dovrebbero salire, rispettivamente a 891 milioni di euro, 132 milioni di euro e 57 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    BCE, irrigidite regole su collaterale. Niente modifiche per rischio climatico

    (Teleborsa) – La Banca centrale europea (BCE) intende eliminare le misure di allentamento sul collaterale implementate durante la pandemia, ma non ritiene necessario apportare modifiche specifiche legate al cambiamento climatico. “L’attuale revisione non ha trovato evidenze empiriche che rendano necessarie modifiche allo scarto di garanzia sulla base di considerazioni relative al cambiamento climatico, perché lo scarto attuale è già sufficientemente protettivo nei confronti dei rischi finanziari legati al clima”, si legge in un comunicato di Francoforte sulla più recente revisione del suo quadro di controllo del rischio per le operazioni di credito garantite.Il 24 marzo 2022 il Consiglio direttivo ha annunciato la sua decisione di irrigidire gradualmente le regole sul collaterale, allentate durante la pandemia. La BCE ha inoltre comunicato che implementerà un nuovo programma di valutazione per le operazioni di credito basato sui suoi livelli di tolleranza al rischio pre-pandemia. A seguito della revisione, la BCE ha deciso diverse misure per migliorare la coerenza complessiva del quadro di controllo dei rischi che entreranno in vigore dal 29 giugno 2023.Tra le misure previste ci sono: l’aumento degli scarti di garanzia per le attività negoziabili e non negoziabili per tornare al livello di tolleranza al rischio pre-pandemia della BCE; la riassegnazione degli strumenti di debito emessi dall’Unione Europea (obbligazioni UE) dalla categoria di scarto di garanzia II alla categoria di scarto di garanzia I, la stessa utilizzata per gli strumenti di debito emessi dalle amministrazioni centrali (ciò riflette la maggiore liquidità delle obbligazioni dell’UE a seguito delle emissioni nell’ambito degli strumenti NextGenerationEU e SURE); l’eliminazione graduale la distinzione tra jumbo e altri covered bond. LEGGI TUTTO

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    Mercati prudenti alle prese con le banche centrali

    (Teleborsa) – Piazza Affari non si sposta dai valori della vigilia, in linea con i principali mercati di Eurolandia, con il sentiment degli investitori sempre condizionato dalle banche centrali specie dopo la sterzata della Bank of Japan alla sua politica monetaria. L’istituzione guidata da Kuroda era stata fino ad oggi l’unica tra le banche centrali a lasciare immutata la propria posizione ultraespansiva. Sul mercato valutario, l’Euro / Dollaro USA mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1,061. L’Oro, in aumento (+1,14%), raggiunge 1.807,7 dollari l’oncia. Il Petrolio (Light Sweet Crude Oil) è sostanzialmente stabile su 75,75 dollari per barile.Invariato lo spread, che si posiziona a +215 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si attesta al 4,41%.Tra i listini europei andamento cauto per Francoforte, che mostra una performance pari a -0,18%, poco mosso Londra, che mostra un +0,04%; sostanzialmente invariato Parigi, che riporta un moderato -0,16%. Nessuna variazione significativa per il listino milanese, con il FTSE MIB che si attesta sui valori della vigilia a 23.728 punti; sulla stessa linea, giornata senza infamia e senza lode per il FTSE Italia All-Share, che rimane a 25.720 punti.Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, bene le banche: Unicredit avanza del 3,52%. Si muove in territorio positivo Banco BPM, mostrando un incremento del 2,89%. Denaro su BPER, che registra un rialzo dell’1,85%.Piccolo passo in avanti per ENI, che mostra un progresso dell’1,40%.Le più forti vendite, invece, si manifestano su Campari, che prosegue le contrattazioni a -2,07%.Scivola DiaSorin, con un netto svantaggio dell’1,72%.In rosso Iveco, che evidenzia un deciso ribasso dell’1,59%.Piccola perdita per Nexi, che scambia con un -1,35%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, OVS (+3,34%), Saras (+2,24%), Juventus (+2,15%) e Banca Ifis (+2,11%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Salcef Group, che prosegue le contrattazioni a -2,56%.Spicca la prestazione negativa di MARR, che scende del 2,49%.Mutuionline scende del 2,36%.Calo deciso per Piaggio, che segna un -2,08%.Tra i dati macroeconomici rilevanti:Martedì 20/12/202208:00 Germania: Prezzi produzione, mensile (atteso -2,5%; preced. -4,2%)08:00 Germania: Prezzi produzione, annuale (atteso 30,6%; preced. 34,5%)14:30 USA: Permessi edilizi (atteso 1,49 Mln unità; preced. 1,51 Mln unità)14:30 USA: Apertura cantieri (atteso 1,4 Mln unità; preced. 1,43 Mln unità)16:00 Unione Europea: Fiducia consumatori (atteso -22 punti; preced. -23,9 punti). LEGGI TUTTO