Dicembre 2022

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    Debole l'azionario europeo. Focus sulle banche centrali

    (Teleborsa) – Giornata negativa per Piazza Affari e le altre principali Borse europee, dopo il forte rialzo della vigilia in scia al dato sull’inflazione americana, più contenuta del previsto, che lascia sperare in una stretta meno aggressiva da parte della Federal Reserve, la cui decisione è attesa stasera al termine della riunione di politica monetaria. In focus anche le mosse domani di BCE e BOE sui tassi di interesse. Sul mercato valutario, l’Euro / Dollaro USA continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a -0,01%. L’Oro mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1.808,8 dollari l’oncia. Lieve aumento per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che mostra un rialzo dello 0,06%.Aumenta di poco lo spread, che si porta a +190 punti base, con un lieve rialzo di 3 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 3,85%.Tra le principali Borse europee contrazione moderata per Francoforte, che soffre un calo dello 0,56%, sottotono Londra che mostra una limatura dello 0,38%; deludente Parigi, che si adagia poco sotto i livelli della vigilia. Sessione debole per il listino milanese, che scambia con un calo dello 0,23% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, si posiziona sotto la parità il FTSE Italia All-Share, che retrocede a 26.640 punti.Tra i best performers di Milano, in evidenza Tenaris (+1,56%), Saipem (+1,21%), Banca Mediolanum (+0,81%) e Enel (+0,71%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Moncler, che prosegue le contrattazioni a -1,32%.Fiacca Recordati, che mostra un piccolo decremento dell’1,31%.Discesa modesta per Unipol, che cede un piccolo -1,08%.Pensosa Campari, con un calo frazionale dello 0,84%.Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, El.En (+1,99%), Juventus (+1,82%), Illimity Bank (+1,30%) e Salcef Group (+1,18%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Industrie De Nora, che ottiene -1,53%.Sotto pressione Sesa, che accusa un calo dell’1,51%.Tentenna Webuild, con un modesto ribasso dell’1,49%.Giornata fiacca per Technogym, che segna un calo dell’1,27%.Tra gli appuntamenti macroeconomici che avranno la maggiore influenza sull’andamento dei mercati:Mercoledì 14/12/202200:50 Giappone: Ordini macchinari core, mensile (atteso 2,6%; preced. -4,6%)05:30 Giappone: Produzione industriale, mensile (atteso -2,6%; preced. -1,7%)08:00 Regno Unito: Prezzi consumo, annuale (atteso 10,9%; preced. 11,1%)08:00 Regno Unito: Prezzi consumo, mensile (atteso 0,6%; preced. 2%)09:00 Spagna: Prezzi consumo, mensile (atteso -0,1%; preced. 0,3%). LEGGI TUTTO

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    Giappone, produzione industriale ottobre peggio di attese

    (Teleborsa) – Rivista al ribasso la produzione delle fabbriche giapponesi di ottobre. Secondo la stima definitiva del Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria giapponese (METI), l’indice destagionalizzato della produzione industriale è sceso del 3,2%, facendo peggio del -2,6% atteso dagli analisti e diffuso nella stima preliminare. Il dato risulta anche in peggioramento rispetto al -1,7% del mese di settembre. Su base annuale il dato non destagionalizzato della produzione è in aumento del 3%. Le consegne registrano un -1,5% e le scorte un -0,5% su base mensile. La ratio scorte/vendite evidenzia una variazione pari a -4,5%. LEGGI TUTTO

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    Manovra, maxi emendamento atteso giovedì: cosa può cambiare

    (Teleborsa) – Da Opzione donna al Pos : è atteso per giovedì il maxi emendamento del Governo attraverso il quale si punta a riformulare le norme ancora in bilico così da superare le ultime criticità e procedere all’esame in commissione Bilancio alla Camera.In parallelo, la Ragioneria generale dello Stato è impegnata nella verifica delle coperture. Il tempo è poco e la tabella di marcia è fissata con il voto in commissione prevista entro domenica ed il ddl pronto per l’Aula a Montecitorio tra martedì e mercoledì così da essere votato prima dello stop di Natale. Quindi, la palla passerà al Senato. Tra le norme sul quale dovrebbe arrivare la fumata bianca quella sul rialzo delle pensioni minime caldeggiata da Forza Italia. Il possibile punto di caduta potrebbe essere il rialzo a 600 euro per gli over 75 con redditi bassi, vincolando l’incremento all’Isee. Capitolo pensioni: resta in piedi anche l’ipotesi di un incentivo per restare al lavoro per altri due anni a chi è in possesso del requisito contributivo ma non ha raggiunto la soglia anagrafica necessaria per l’anticipo. Per quanto riguarda la soglia entro la quale non si è obbligati ad accettare i pagamenti elettronici potrebbe scendere a 30 euro, da 60. Potrebbe non decollare l’ipotesi di alzare da 6mila a 8 mila euro il tetto alle decontribuzione per le assunzioni degli under36 sul quale è in pressing Forza Italia. Alla fine, dovrebbe salvarsi 18app ma con un sostanziale ridimensionamento della platea legandolo all’Isee, e dunque per i giovani più bisognosi. LEGGI TUTTO

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    OPA BE Shaping the Future, adesioni oltre il 17,9%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto (OPA) obbligatoria totalitaria promossa dal veicolo Overlord Bidco sulle azioni ordinarie di BE Shaping the Future, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nel campo dei servizi professionali per il settore finanziario, risulta che oggi, 13 dicembre 2022, sono state presentate 637.969 richieste di adesione.Pertanto, complessivamente le richieste di adesioni sono a quota 6.818.521, pari al 17,9% dell’offerta.L’offerta è iniziata il 23 novembre 2022 e terminerà il prossimo 16 dicembre 2022. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie BE Shaping the Future acquistate sul mercato nei giorni 15 e 16 dicembre 2022 non potranno essere apportate in adesione all’offerta.(Foto: © Davide Fiorenzo De Conti / 123RF) LEGGI TUTTO

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    “Risparmio e scelte finanziarie degli italiani 2022”, presentata la ricerca di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi

    (Teleborsa) – Crisi geopolitica, crisi energetica, inflazione, modifica delle catene di fornitura, isolamento internazionale della Russia, raffreddamento dei rapporti politici tra occidente e Cina: sono gli elementi dello scenario cui le famiglie si trovano di fronte quando effettuano le proprie scelte finanziarie. Le difficoltà non sembrano tuttavia legate al reddito: ben il 93,3% degli intervistati 2022 rispondono infatti di essere finanziariamente indipendenti, in leggero aumento rispetto al 92,1% del campionamento precedente. È quanto emerge l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022 presentata da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi.La ricerca analizza il rapporto degli italiani con il risparmio in un momento particolarmente complesso, in cui le conseguenze della pandemia si intrecciano con gli effetti del conflitto russo-ucraino e della crisi energetica. Al questionario generale, somministrato tra marzo e aprile 2002 (oltre 1.000 interviste) sono affiancati due focus: il primo sugli imprenditori e il secondo sui giovani (in entrambi i casi circa 200 interviste). Alla presentazione hanno preso parte Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, chief Economist della Banca, Beppe Facchetti e Giuseppe Russo, presidente e direttore del Centro Einaudi.Il reddito e il risparmio – Migliorano anche i giudizi circa la sufficienza del reddito a consentire un tenore di vita accettabile, sia al presente che al momento di accedere alla pensione: la valutazione passa nel primo caso dal 64,6% del 2021 al 68,1% del 2022, nel secondo dal 45,9% al 52,8%. Il 69% dei giovani rispondenti appare tranquillo sulla sufficienza del reddito tra dieci anni. La differenza di genere è però in questo caso piuttosto significativa (72% nel caso degli uomini, contro il 64% delle donne): un dato su cui probabilmente pesa la maggior precarietà del lavoro che le giovani donne subiscono rispetto ai coetanei maschi. Gran parte degli intervistati vorrebbe risparmiare, ma non tutti ci riescono. L’Indagine 2022 registra comunque un buon risultato: la percentuale dei risparmiatori si riporta verso i livelli pre-pandemia, attestandosi al 53,5% (55,1% nel 2019), in netto aumento rispetto al dato 2021, che vedeva i risparmiatori ridotti al 48,6% del totale. La quota varia però sensibilmente tra i diversi gruppi del campione. Riesce ad accantonare risorse il 68% dei laureati, contro meno del 50% di chi ha un’istruzione media inferiore. Risparmia il 69% di chi ha un reddito netto mensile maggiore di 2.500 euro, ma solo il 36% di chi non arriva ai 1.600 euro. Differenze analoghe emergono tra chi ha una casa di proprietà (risparmia il 60%) o in affitto (34%) e tra le famiglie con più redditi (69%) e quelle monoreddito (47%). Altro dato positivo che emerge dal campionamento 2022 è l’aumento dell’intensità di risparmio, ossia della percentuale di reddito che gli intervistati riescono ad accantonare. In media, il dato si attesta nel 2022 all’11,5%, in crescita rispetto al 10,9% del 2021 e non lontano dai livelli pre-pandemia (12,6%). Solo una quota minoritaria degli intervistati (17% del campione) dichiara di accantonare risorse avendo in mente uno scopo preciso (sono i cosiddetti risparmiatori “intenzionali”); il 30% circa lo fa invece per ragioni puramente precauzionali. Alla domanda su come affronterebbe una spesa imprevista nell’ordine dei 5.000 euro, circa il 38% del campione risponde che ricorrerebbe appunto ai risparmi accumulati. Al contrario, circa il 62% delle famiglie dovrebbe attivarsi con una nuova iniziativa, che va dal prestito bancario (nel 26% dei casi) al ricorso alla famiglia o agli amici (25%).La casa, la previdenza e le assicurazioni – Sul fronte della casa, l’Indagine rileva una domanda dinamica trainata dal credito (+60% rispetto al 2007), con i prezzi che hanno recuperato il terreno perso (abitazioni nuove) o lo stanno recuperando (abitazioni esistenti) e le transazioni sui livelli pre-crisi immobiliare. Un aumento dei tassi potrà penalizzare il settore, ma questo avverrebbe in un quadro di domanda vivace e offerta ancora compressa. Intervistati la cui abitazione (casa o appartamento) è di proprietà, per fasce d’età (dati storici del Centro Einaudi; valori percentuali; anni 2008 e 2010 non disponibili). Per quanto concerne la previdenza, gli intervistati appaiono relativamente sereni sul proprio tenore di vita quando raggiungeranno l’età anziana; il merito di tale serenità è in gran parte ascrivibile al sistema previdenziale pubblico. Tuttavia, solo il 26,6% ritiene che si debba alzare l’età di pensionamento se aumenta la vita attesa: molti accetterebbero una pensione inferiore in cambio della libertà di uscita. Cresce nel campione la quota di chi ha sottoscritto una forma pensionistica integrativa, pur mantenendosi su valori piuttosto bassi (17,6%, da 12,6% nel 2021); percentuali maggiori di adesione caratterizzano le fasce centrali di età (22,4% tra i 35-44enni e 23,1% tra i 45-54enni). Ancora limitata risulta la diffusione delle polizze long-term care (LTC), soprattutto tra i più giovani (10,4%). Bassa anche la presenza di assicurazioni per altre tipologie di rischio: ha una polizza sanitaria solo il 16,9% del campione, mentre la Responsabilità Civile (RC) personale o della famiglia copre rispettivamente poco più di un soggetto su 12 e su 10. Se è senza dubbio utile pensare a soluzioni che riducano la difficoltà economica di accesso, forse è ancora più importante la promozione di una cultura dell’assicurazione, che passi attraverso una chiara comprensione dell’entità dei possibili rischi e delle soluzioni che il mercato può offrire.Gli investimenti: obiettivi e strumenti – La sicurezza si conferma al primo posto per gli intervistati tra le caratteristiche degli investimenti: è l’aspetto da privilegiare per il 57% del campione. L’80,4% la colloca al primo o secondo posto tra gli elementi cui prestare attenzione nel decidere un investimento, seguita dalla liquidità (49,7%).Le preferenze sulle caratteristiche dell’investimento – A ridosso dell’anno 2000, le due maggiori preoccupazioni nel processo di investimento erano scegliere quando investire (il cd. timing, ora al secondo posto, indicato dal 42,5% del campione) e come suddividere il risparmio (l’asset allocation, oggi al terzo posto, 31% del campione). Nel 2022, timing e asset allocation lasciano il primo posto alla valutazione del rischio delle soluzioni di investimento (52,9%). In un periodo di forte volatilità, la paura di perdere il denaro può aver favorito questo passaggio; l’emergere della percezione che ogni investimento comporta l’assunzione di un rischio, da conoscere prima di investire, è comunque un segno di maturità da parte degli investitori. Nell’anno dell’aumento dei tassi, l’Indagine segnala la riduzione della quota investita in obbligazioni, dal 29% al 23% dei portafogli. Dichiara di aver operato in obbligazioni in 26% del campione, mentre il grado di soddisfazione per questi strumenti (misurato dal rapporto tra il numero di obbligazionisti soddisfatti vs. insoddisfatti) scende a 3,1 (era 3,8 nell’Indagine 2021), con punte però a 8,7 tra i residenti nel Nord-Est, a 4,3 per gli ultra-65enni e tra 5 e 6 per i risparmiatori con propensione al rischio media o medio/alta. È il risparmio gestito a fare la parte del leone tra gli investimenti: la quota dei possessori di fondi e sicav aumenta infatti al 17,3%, dal 12,4% del 2021. Almeno una forma di risparmio gestito entra nel 21% dei portafogli del campione, con una marcata differenziazione territoriale, che va dal 41% del Nord-Est al 4,9% del Sud-Isole. Si sottoscrive il risparmio gestito per fruire dell’esperienza dei gestori (50%) e per diversificare (31%); assai meno per speculare (22%). Il rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti (9,3 a 1) è il migliore tra le diverse classi di investimento. Risulta contenuta la quota di chi ha operato in azioni nei 12 mesi precedenti il campionamento, anche se sale un poco, dal 3,9% al 4,8%. L’indice di soddisfazione per le azioni si porta al massimo storico di 6,5 soddisfatti per un insoddisfatto; sale a 2,4 da 2,1 il rapporto tra scelte consigliate e autonome. Crescono dunque la domanda e anche il consumo effettivo di consulenza finanziaria: si investe sempre meno con il fai da te. Con le classi di investimento tradizionali in difficoltà a mantenere i rendimenti in linea con quelli storici, aumenta l’interesse degli intervistati per gli investimenti alternativi. Li guarda con attenzione il 39% del campione, in netta salita rispetto al 2021 (27,7%). In prima posizione si conferma l’oro (24,8%), tradizionale bene rifugio, ma è da notare anche l’interesse raccolto dai fondi etici e dagli impieghi ESG (12,9% del campione, che sale oltre il 22% tra i laureati); al terzo posto si collocano le rischiose criptovalute (9,5%). Nel 2021 è continuata la pioggia di liquidità sul sistema economico: rispetto a prima della pandemia, i depositi delle famiglie consumatrici sono cresciuti del 13%, pari a 135 miliardi. L’Indagine segnala il persistere della tendenza a detenere saldi liquidi in eccesso per motivi precauzionali: il rapporto tra il denaro mantenuto liquido per precauzione e quello destinato ai normali pagamenti è di 0,8 a 1 (prima della pandemia era di 0,4 a 1). L’inflazione dodici mesi fa però non c’era: pagare la tassa da inflazion per tutelare il valore del denaro dal rischio di investirlo con rendimenti negativi è diventato oggi estremamente oneroso. Il dubbio comincia probabilmente a farsi strada anche tra gli intervistati: si riduce infatti la ratio di soddisfazione relativo alla detenzione di liquidità (da 18 a 14,8). Il focus sugli imprenditori – Il campione degli imprenditori si colloca per il 71,8% nella fascia di età 45-64 anni. Il 35,6% sono laureati, contro il 17% del campione generale; il 78,2% guida imprese con fatturato fino a 10 milioni di euro (di cui il 43% fino a 2 milioni). La quota di risparmiatori appare solo leggermente superiore a quella del campione generale (55,4% contro 53,5%). Ciò che differenzia gli imprenditori sono però le motivazioni del risparmio intenzionale: appaiono infatti molto più preoccupati della situazione pandemica (28,6% contro 16,1%); risparmiano in misura maggiore per avviare una nuova attività (7,1% contro 1,7%); impiegano i risparmi per aiutare i figli a diventare indipendenti (7,1% contro 4,9%) molto più che per lasciar loro un’eredita` (0% contro 3,7%). La casa rimane un elemento di solidità anche per le famiglie di imprenditori: da questi ultimi potrebbe provenire circa l’1,5% delle transazioni immobiliari stimate dall’Indagine per i prossimi 12-24 mesi, pur costituendo solo lo 0,63% della popolazione. Sul fronte degli investimenti finanziari gli imprenditori mantengono uno scarso appetito per il rischio. Un quinto di loro dedica più di un’ora alla settimana all’informazione finanziaria (contro il 5% della popolazione generale); anche l’interesse per questi temi e` elevato (39% contro 15,5%). Non sono però professionisti della finanza. Nel processo di investimento incontrano difficoltà non dissimili rispetto alla popolazione generale, anche se hanno una maggiore consapevolezza dei propri limiti. Meno del 6% compie da solo le proprie scelte di allocazione del risparmio, contro il 27% della popolazione generale; il 63,4% ritiene importante il professionista di riferimento (commercialista, avvocato, ecc.), a fronte del 24,6% del campione complessivo. La situazione pandemica ha raffreddato le attività delle imprese: emergono tuttavia alcuni segnali positivi. Negli ultimi 2-3 anni il 42,1% ha destinato risorse alla ristrutturazione dei propri locali e strutture; il 44,6% ha ridotto i costi ricorrenti; più del 35,7% ha innovato il prodotto e il 39,6% ha accelerato la digitalizzazione, nonché la promozione (34,7%) e la vendita online (23%). Sul fronte delle azioni programmate, le imprese si rendono conto che occorre agire su leve specifiche in un mondo che e` cambiato. Dunque, le azioni difensive si riducono di oltre 10 punti, mentre gli assi portanti del rilancio saranno: digitalizzazione (39,6%); innovazione di prodotto (35,7%); promozione online (34,7%); nuove relazioni di partenariato (33,2%); investimento in formazione (31,2%). Il focus sui giovani – Nel 2022 la percentuale di giovani che possono contare su un reddito da più che sufficiente ad appena sufficiente è oltre l’80% in ogni macroarea italiana; solo il 6% dichiara però di disporre di un reddito più che sufficiente. Sono particolarmente preoccupanti per i giovani le spese legali improvvise; quelle legate alla salute e alla cura di altre persone; quelle connesse a danni economici derivanti da problemi lavorativi. Non preoccupano invece le spese legate ai figli. L’abitazione e l’alimentazione rappresentano le principali voci di uscita, seguite da quelle per connessione e tecnologia. Importanti anche le spese per il divertimento e il tempo libero, mentre quelle culturali e per la salute costituiscono voci marginali. In crescita, infine, le uscite per il benessere e la cura della persona, un settore in forte espansione. Più del 70% del campione-giovani ritiene probabile un deterioramento della situazione economica e internazionale nei prossimi 12-18 mesi, e circa la metà prevede un aumento nella spesa dei consumi della famiglia e un peggioramento nella possibilità di risparmiare. Sui temi pensionistici e previdenziali, più della metà dei giovani pensa che percepirà in futuro una pensione netta tra i 600 e i 1.500 euro: troppo poco, considerando il crescente costo della vita. Tuttavia, circa nove su dieci non hanno sottoscritto un fondo pensione: le motivazioni principali sono la mancanza di risparmi da destinare alla pensione integrativa (57,4%) e l’essere troppo giovani per pensarci o avere altre priorità (37%). Con riferimento alla casa (che con il diritto allo studio costituisce una delle due priorità degli intervistati del focus), il 91,4% dei giovani che hanno in essere un mutuo lo ha contratto per la prima casa. Circa il 43% ha sottoscritto un mutuo per un importo approssimativamente tra il 60% e l’80% del valore dell’immobile. I giovani finora hanno preferito il mutuo a tasso fisso (45,5%) rispetto a quello a tasso variabile (36%). Appare debole il livello di alfabetizzazione finanziaria e assicurativa. Solo il 2,3% degli intervistati si è detto molto interessato agli argomenti di informazione ed analisi finanziaria, mentre circa il 38% non è per niente interessato. I Millennial sono più attratti da questi temi rispetto alla Generazione Z, mentre geograficamente il disinteresse è massimo al Sud e l’interesse è massimo al Centro. Di media, però, i giovani dedicano solo 17 minuti a settimana ad informarsi su temi finanziari. Gli intervistati mostrano bassa propensione all’investimento e scarso interesse verso l’online trading, principalmente a motivo dell’esiguità dei risparmi. Tra gli investimenti “tradizionali” preferiti emergono il mattone, i titoli di Stato e le obbligazioni, l’oro. Tra gli investimenti alternativi (in pochi sono interessati), le criptovalute, le start-up tecnologiche e gli investimenti tramite Intelligenza Artificiale sono più graditi agli uomini, mentre le donne sembrano preferire fondi etici e metalli preziosi. I giovani si servono di una sola banca (67,4%) e in parte delle Poste (24,4%); solo una quota residuale ha rapporti con più banche (8,2%). Più del 65% si serve di servizi digitali quali l’internet banking e il mobile banking, con una percentuale di soddisfazione (corrispondente a chi si dichiara abbastanza o molto soddisfatto) oltre il 95%. Tuttavia, solo il 5,5% ha una banca esclusivamente online. Per spese di piccolo importo, nei negozi i giovani si servono principalmente del bancomat o del contante; risulta invece un utilizzo quasi nullo dei servizi di mobile o online payment. Fa riflettere che la banca del futuro sembri avere nei giovani molte delle caratteristiche della banca del passato, con parole d’ordine: fiducia e rapporto umano. LEGGI TUTTO

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    First Solar festeggia ingresso nell'indice S&P 500

    (Teleborsa) – Protagonista First Solar,, che mostra un’ottima performance, con un rialzo del 5,28%. A dare linfa alle azioni contribuisce la notizia che il produttore di pannelli solari entrerà nell’indice S&P 500.L’andamento di First Solar, nella settimana, rispetto al Nasdaq 100, rileva una minore forza relativa del titolo, che potrebbe diventare preda dei venditori pronti ad approfittare di potenziali debolezze.Il quadro tecnico di First Solar, suggerisce un’estensione della linea ribassista verso il pavimento a 153,3 USD con tetto rappresentato dall’area 160,7. Le previsioni sono per un prolungamento della fase negativa al test di nuovi minimi individuati a quota 148,4. LEGGI TUTTO

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    Autonomia energetica italiana, A2A: “Ruolo chiave del Centro-Sud del Paese”

    (Teleborsa) – Il Centro-Sud del Paese riveste un ruolo chiave nello sviluppo delle fonti rinnovabili e quindi nel raggiungimento di quell’autonomia energetica di cui il Paese necessita. È quanto emerge dal report “Verso l’autonomia energetica italiana: il ruolo del Centro Sud” presentato questo pomeriggio dal presidente di A2A Marco Patuano insieme al partner e responsabile Area Sustainability di The European House Ambrosetti Carlo Cici.Alla discussione hanno partecipato Amedeo Feniello, storico del medioevo e DSU presso l’Università dell’Aquila, Fulvio Bonavitacola, vicepresidente e assessore all’Ambiente della Regione Campania, Rosario Varì, assessore allo Sviluppo economico e Attrattori Culturali della Regione Calabria, Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia.”I risultati dello studio evidenziano come nel nostro Paese siano possibili ampi margini di miglioramento nella produzione di energia green a partire dalle peculiarità di ciascun territorio, sulla base delle risorse esistenti e degli impianti già presenti – ha dichiarato Patuano –. Nello scenario attuale, attraverso la valorizzazione delle proprie fonti rinnovabili disponibili, come vento, sole, acqua e rifiuti, il Centro Sud può fornire un contributo concreto all’autonomia energetica del Paese. Un obiettivo importante che richiede anche un cambio di paradigma in cui diventa fondamentale la collaborazione e il dialogo aperto e trasparente tra istituzioni, cittadini e imprese”.L’Italia è oggi quintultima in Europa per autonomia energetica (22,5% vs. 39,5% di media UE al 2019) ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio. Sfruttando le sue materie prime – acqua, vento, sole e rifiuti – e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, il nostro Paese – rileva il rapporto – può raggiungere il 58,4% di autonomia, quasi triplicando gli attuali livelli. La possibilità di ottimizzare ulteriormente la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consentirebbe di attivare il suo pieno potenziale e di renderlo meno soggetto a dinamiche esogene.Secondo quanto rilevato dall’analisi presentata oggi, le Regioni del Centro Sud potrebbero generare, sul totale della nazione, il 60% della potenza solare addizionale (105,1 GW totali a livello nazionale) attraverso installazioni su tetti e impianti a terra e il 95% dell’opportunità di sviluppo per l’eolico (21,1 GW totali a livello nazionale) per 1/3 proveniente da attività di revamping e repowering degli impianti già esistenti. Per quanto concerne invece il settore idroelettrico, il Centro Sud rappresenta il 23% della potenza idroelettrica addizionale (3,3 GW totali a livello nazionale).Questi territori sono strategici anche per le possibilità legate al recupero energetico: azzerando il conferimento in discarica e abilitando una produzione elettrica maggiore di 7 TWh, in Italia si potrebbero valorizzare circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti. Il 63% di questa possibilità è concentrato al Centro Sud. Inoltre, il biometano potrebbe attivare circa 6,3 miliardi di m3 (pari all’8% del consumo nazionale di gas) di cui il 37% nel Centro Sud, soprattutto grazie alla vocazione agricola di tali regioni. Al fine di concretizzare tali potenzialità, risultano necessari investimenti mirati per realizzare impianti e strutture che possano realisticamente permettere alle regioni in questione di sfruttare a pieno tutte le risorse a disposizione. LEGGI TUTTO

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    Core & Main alza guidance 2022, titolo in rally

    (Teleborsa) – Balza in avanti Core & Main che amplia la performance positiva odierna, con un incremento del 2,72%.A fare da assist contribuisce la notizia che il distributore di tubi per il trasporto dell’acqua ha deciso di rivedere al rialzo la stima di Ebitda adjusted per l’esercizio fiscale 2022: ora si attende un risultato compreso nel range 910-930 milioni di dollari rispetto alla forchetta 840-890 milioni fornita in precedenza. A livello comparativo su base settimanale, il trend di Core & Main, evidenzia un andamento più marcato rispetto alla trendline dell’S&P-500. Ciò dimostra la maggiore propensione all’acquisto da parte degli investitori verso Core & Main, rispetto all’indice.Lo scenario tecnico di Core & Main, mostra un ampliamento della trendline discendente al test del supporto 20,74 USD con area di resistenza individuata a quota 21,96. La figura ribassista suggerisce la probabilità di testare nuovi bottom identificabili in area 20,34. LEGGI TUTTO