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Trasporti, Ryanair dice addio alle tariffe super scontate. Pesa il caro energia

(Teleborsa) – Ryanair non offrirà più le tariffe super scontate che negli anni ’90 hanno fatto decollare la prima compagnia aerea low cost in Europa. Il cambio di rotta annunciato dall’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, è dettato dal caro energia, spinto dalla guerra in Ucraina che ha portato ad un forte aumento del carburante che si riflette sulle tariffe aeree.

“Non credo che ci saranno più voli a 10 euro. La nostra tariffa media è stata l’anno scorso di 40 euro, andremo verso i 50 nei prossimi cinque anni. Le nostre tariffe promozionali superscontate, quelle a 1 euro, a 0,99 o anche a 9,99, penso che non si vedranno per un certo numero di anni”, ha detto O’Leary intervistato dalla Bbc. Il settore delle low cost – che pure resisterà perché le persone continueranno a volare “frequentemente” – è “inevitabilmente influenzato” dagli aumenti del petrolio. Tuttavia – ha fatto sapere l’ad – Ryanair continuerà ad avere “milioni di posti a 19,99 euro, 24,99 e 29,99”, mentre i biglietti dei concorrenti diventeranno ancora più costosi. Un aumento già evidenziato dall’Istat che ha registrato a luglio un incremento del 160,2% per i biglietti aerei internazionali.

Per O’Leary Ryanair ha gestito “meglio degli altri” il problema della mancanza di personale grazie alla decisione di assumere e formare personale di bordo già lo scorso novembre quando la variante Omicron stava ancora pesando sul trasporto aereo. Ma la low cost irlandese quest’estate, in particolare nei mesi di giugno e luglio, ha dovuto fare i conti con scioperi a raffica proprio del suo personale viaggiante che rivendica migliori condizioni di lavoro e stipendi più alti. Le proteste hanno coinvolto piloti e assistenti di volo Ryanair dall’Italia alla Spagna al Portogallo al Belgio. Scioperi che hanno colpito per lo stesso motivo anche altri vettori low cost come Easyjet e Volotea e che hanno portato a ritardi e cancellazioni di voli. Il numero uno di Ryanair ha accusato i gestori aeroportuali di “cattiva gestione”, riferendosi in particolare allo scalo londinese di Heathrow, tra i più colpiti dal caos voli, per le carenze post pandemia di personale. Inoltre, secondo O’Leary a complicare le cose nel Regno Unito è stata soprattutto la Brexit che ha drasticamente ridotto l’accesso di lavoratori europei nel Paese. “Se ci fosse un pò di onestà da parte del governo – ha detto O’Leary – Johnson, ammetterebbe che la Brexit è stata un disastro per la libera circolazione dei lavoratori e che una delle principali difficoltà che l’economia britannica deve affrontare in questo momento è la mancanza di personale”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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