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Trend M&A, EY: “Forte crescita attività di investimento in Italia nel 2021. Realizzata da private equity 1 su 4”

(Teleborsa) – Nel 2021 in Italia si è verificata una rilevante crescita dell’attività di investimento: nel corso dell’anno, infatti, si sono registrati 705 deal con target in Italia (+27,3% rispetto al 2020) con un volume complessivamente stimabile in 85,5 miliardi di euro, un valore mai registrato prima nel nostro Paese e in significativa crescita rispetto ai 39 miliardi di euro registrati nel 2020 (+122,1%). Diversi elementi suggeriscono che il mercato M&A nel corso del 2022 possa esprimere andamenti positivi, in linea con quanto registrato nel corso del 2021. Sussistono tuttavia alcuni elementi di incertezza legati, da un lato, all’andamento della pandemia e al rischio di nuovi lockdown e, dall’altro, all’andamento inflattivo che potrebbe minare la ripresa dei consumi. Queste le principali evidenze che emergono dal report annuale di EY “M&A in Italia – Review 2021 e Preview 2022”.

L’elevato volume di investimento registrato nel 2021 – si legge nel rapporto – è stato trainato da alcune rilevanti operazioni di controvalore superiore a 1 miliardo di euro (ben 18 operazioni rispetto alle 10 del 2020) che hanno totalizzato un valore aggregato eccedente i 60 miliardi di euro; ma anche nel mid market il dato è stato positivo, con un totale investito pari a circa 24,6 miliardi di euro (+55,4% rispetto al 2020). Tra i settori più performanti per numero di operazioni, il settore industriale e chimico (195), il consumer (132) e quello technology (88); passando all’analisi per valore delle operazioni, guida la classifica il settore infrastrutture e costruzioni (22.312 milioni di euro) e seguono quello delle telecomunicazioni (11.897 milioni di euro) ed energetico (10.583 milioni di euro).

“L’M&A in Italia nel 2021 ha raggiunto un volume complessivo di oltre 85 miliardi di euro, toccando un valore mai registrato prima nel nostro Paese. L’elevata attività transazionale – commenta Marco Daviddi, Strategy & Transactions Markets leader Europe West, EY – è stata una delle risposte alla trasformazione dei modelli di business e delle operations delle aziende, accelerata dalla pandemia, che ha innescato processi di riorganizzazione supportati anche da acquisizioni per dotarsi di nuove competenze, tecnologie, catene di produzione e mercati di sbocco. Inoltre, una rinnovata attenzione ai temi della sostenibilità, nel senso ampio del termine, ha contribuito a spingere ulteriormente la dinamica transazionale, specie per efficientare l’impatto dai cicli di produzione e per allargare la gamma di prodotti per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori”.

Significativi – rileva EY – i dati legati alle performance del Private Equity che ha visto incrementare significativamente il proprio ruolo: i fondi hanno concluso 166 operazioni di buy-out su target italiane, realizzando circa il 23,5% delle transazioni totali, per un valore aggregato di 21 miliardi di euro (rispetto a 120 operazioni nel 2020 per un controvalore pari a 8,3 miliardi di euro). Si tratta del dato relativo all’attività dei fondi in Italia maggiore di sempre sia per valore sia per volume.

L’attività di M&A si è concentrata sul territorio italiano in maniera disomogenea, in linea con la distribuzione del tessuto imprenditoriale nelle varie aree del Paese. Dei 705 deal registrati nel 2021, 331 operazioni si sono svolte con target nel Nord-Ovest, il cui settore più attrattivo è risultato quello manifatturiero e industriale (25% delle operazioni); a seguire il Nord-Est e il Centro (che registrano rispettivamente 197 e 139 operazioni), con target perlopiù operanti nel settore industriale (il 37% per il Nord-Est e il 21% per il Centro); infine il Sud con 38 acquisizioni, il cui 30% si è registrato nel settore energy & utilities (che fa leva sulle caratteristiche favorevoli del territorio, soprattutto per quanto attiene le rinnovabili).

“Sussistono, ad ogni modo, degli elementi di incertezza che possono minare l’andamento dell’attività transazionale, tra cui l’andamento della pandemia, l’andamento inflattivo e la tenuta del debito e dello spread, in caso di ulteriori shock pandemici o nel caso di instabilità nel governo – evidenzia Daviddi –.Settori quali retail & consumer, manufacturing e prodotti industriali e automotive appaiono tra i più esposti a tali rischi; inoltre, va ricordato che nell’ultima legge di bilancio non sono stati rinnovati gli incentivi fiscali per la rivalutazione delle partecipazioni non quotate, rendendo di fatto più costose le exit per gli imprenditori”.

SETTORE TMT – In Italia, nel corso del 2021, l’attività di investimento nel settore TMT ha raggiunto i 20 miliardi di euro, in rilevante crescita rispetto agli 8 miliardi di euro del 2020. Il 53% del volume investito ha visto i fondi di PE come protagonisti. La grande richiesta di banda e il boom di traffico sulle reti non sono stati completamente monetizzati – spiega il report – a causa dei contratti “bundle” (o “all inclusive”) che ormai dominano il mercato, con impatti sulla marginalità del settore. Gli operatori telco sono quindi alla ricerca di opportunità per valorizzare il proprio portafoglio clienti e i dati sottostanti con servizi integrati e puntando a partnership con i content providers. La valorizzazione delle infrastrutture rimane, quindi, per EY, un tema di enorme attualità, con il comparto dei data center che si andrà ad aggiungere nei prossimi mesi a quello delle torri e delle reti a banda ultralarga. L’innovazione sulle infrastrutture potrà beneficiare anche delle progettualità e dei fondi disponibili nell’ambito del PNRR, per il quale si stima un impatto al 2026 per circa 50 miliardi di euro.

SETTORE LIFE SCIENCE – In Italia nel 2021 il settore life science ha registrato investimenti per 2 miliardi di euro, oltre il doppio rispetto al dato registrato nel corso del 2020. La spinta a questa forte crescita degli investimenti è arrivata dal private equity, anche se principalmente attraverso operazioni di add on promosse da aziende già in portafoglio, con una marcata attenzione alle categorie dei centri diagnostici e di ricerca, della medicina di prossimità e dei laboratori di analisi. La pipeline per il 2022 rimane ancorata ad alcuni trend già in corso che riguardano i settori della diagnostica, della tecnologia biomedica, dell’homecare e del beauty. Oltre a questi, ci si aspetta che farmacie, cliniche veterinarie, laboratori e distribuzione farmaceutica continueranno il processo di consolidamento già iniziato negli anni scorsi.

SETTORE ENERGY – Nel corso del 2021, il volume investito in Italia nel settore energy ha superato quota 10 miliardi di euro, con una crescita estremamente rilevante rispetto agli anni precedenti e con una quota di investimento in capo ai fondi di private equity che è stata pari a oltre un quarto del totale. Questo risultato è effetto di diverse dinamiche che hanno impattato lo scenario transazionale: se da un lato i consumi in Italia nel corso del 2021 sono tornati ai livelli pre-Covid, dall’altro il prezzo delle forniture energetiche è esploso a causa dell’incremento del costo delle materie prime (in particolar modo il gas). Altro fattore che sta determinando una forte trasformazione del settore – si legge nel rapporto – è l’attenzione crescente ai temi di sostenibilità, che spinge, tra gli altri, gli operatori del settore Oil & Gas a diversificare il proprio modello di business. Continua, dunque, la rilevante rivoluzione portata dall’energy transition e continua a crescere l’interesse per nuovi vettori energetici e nuove tecnologie. Queste dinamiche hanno portato risultati rilevanti nei volumi investiti nel corso del 2021 e ci si attende che porteranno a molte altre transazioni di grande dimensione nel 2022.

RETAIL & CONSUMER – Per quanto attiene al settore retail & consumer, i principali trend sono rappresentati da: uso della leva M&A per avere rapido e diretto accesso a soluzioni D2C (Direct to Consumer); integrazione nel proprio portafoglio di brand e prodotti posizionati sui temi della sostenibilità e del benessere; espansione geografica e accesso a nuovi mercati; consolidamento delle filiere produttive. Nel 2021 il volume complessivamente investito è risultato pari a circa 7,9 miliardi di euro, in crescita di circa 3,2 miliardi di euro rispetto al 2020. In volume, il PE ha dato una spinta importante, pari a circa il 31% del totale. Il settore appare appetibile per fondi e investitori strategici, solo nel caso di brand ad alta riconoscibilità e permangono incertezze legate allo sviluppo pandemico.

MANUFACTURING E PRODOTTI INDUSTRIALI – Nel corso del 2021 il settore del manufacturing e dei prodotti industriali ha visto una buona ripresa, sia in termini di fatturato che di ordinativi. Il settore rimane tra i più attivi in Italia in termini di numero di operazioni (circa il 28% del totale), ma non esprime valori particolarmente elevati (circa 3,8 miliardi di euro) per effetto della dimensione media contenuta delle aziende target. Il private equity si conferma particolarmente attratto dalla eccellenza produttiva del nostro settore industriale, con 53 operazioni nel 2021. L’industria 4.0 ha presentato e presenterà le maggiori opportunità di M&A nel settore: la pandemia ha infatti portato a una revisione dei modelli di business e favorito una più rapida transizione verso il digitale; inoltre, le supply chain stanno vivendo una grande trasformazione sotto l’impulso della pandemia. Tuttavia, ulteriori shock pandemici potrebbero avere un impatto rilevante sull’andamento dell’attività transazionale nel settore.

SETTORE AUTOMOTIVE – Le prospettive per il settore automotive – prevede EY – sono molto articolate e in grado di impattare in profondità le dinamiche transazionali. L’evoluzione tecnologica e il passaggio sempre più veloce dalle motorizzazioni endotermiche a quelle elettriche e il potenziale connesso ai sistemi a guida autonoma, con i conseguenti cambiamenti nei modelli di consumo fanno sì che il settore richieda rilevanti investimenti in innovazione, sviluppo e capex per la trasformazione delle linee di produzione, che determinano processi di M&A e consolidamento. Tuttavia, l’incertezza ancora legata alle trasformazioni in atto determina molti rallentamenti e ripensamenti in questo percorso.

PROSPETTIVE PER IL 2022 – Secondo un modello proprietario di previsione macroeconomica, EY ha rivisto al rialzo (+6,4%) le stime sulla crescita del PIL, trainata soprattutto da una dinamica robusta della domanda interna: i consumi sono previsti crescere intorno al 5% rispetto al 2020 e gli investimenti di circa il 16%. “La raccolta dei fondi e il relativo dry powder da investire – afferma Daviddi – si confermano su livelli molto alti, così come la liquidità accantonata in Italia dalle famiglie e dalle imprese. Seppure l’elevata disponibilità di capitale di rischio fosse un fenomeno già registrato da alcuni anni, la crisi innescata dal Covid-19 ha accelerato una serie di trasformazioni che hanno messo aziende e imprenditori di fronte all’opportunità e necessità di aprire il capitale alla partecipazione di soggetti in grado di portare risorse fresche e know how. Questo fenomeno è destinato a perdurare in vari settori: la necessità di operare una veloce trasformazione dei modelli di business e operativi, all’insegna della revisione delle catene di fornitura, dell’efficienza operativa e della definizione di nuove modalità di ingaggio dei clienti, in un contesto, quale quello italiano, di limitata disponibilità di capitale specie nelle PMI, continuerà a favorire una dinamica M&A solida. Molte grandi operazioni sono attese nel 2022 nei settori delle telecomunicazioni, life science ed energia”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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