Febbraio 2023

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    MEF, boom agevolazioni fiscali ma beneficio medio contenuto: 125 miliardi nel 2023

    (Teleborsa) – Le agevolazioni fiscali continuano ad aumentare sia nel numero che nell’importo complessivo, anche se il beneficio medio per il contribuente risulta “molto contenuto” per il contribuente rispetto a quanto avviene in altri paesi europei. È quanto emerge dai dati illustrati dal direttore generale delle Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nel corso di un’audizione alla commissione Finanze del Senato.”Tra il 2021 ed il 2022 le tax expenditure sono passate da 592 a 626 voci – ha riferito Spalletta – non c’è stata una investione di tendenza sul passato ma al contrario un aumento continuo e permanente. In 7 anni tra il 2016 ed il 2022 sono arrivate 182 nuove voci e quindi sono cresciute di più del 40%. Rispetto ad altri paesi area Ocse – ha sottolineato – l’Italia si caratterizza per importi complessivi particolarmente rilevanti sia in termini di spese agevolabili sia per impatto sui conti pubblici in termini di riduzione delle entrate”. Nel periodo 2017-2023 “le minori entrate ascrivibili alle agevolazioni fiscali rappresentano mediamente il 6% del PIL con un andamento tendenzialmente crescente: si va dal +5% del 2017 al +6,3% del 2023” ha riferito il dg delle Finanze spiegando che l’entità di perdita di gettito complessivo è aumentata del 43% dagli 87,3 miliardi del 2017 ai 125,6 miliardi di minori entrate nel 2023. Nonostante questo, ha sottolineato ancora Spalletta, “in Italia l’importo del beneficio medio per contribuente risulta molto contenuto rispetto ad altri paesi, ed in particolare rispetto agli altri paesi europei. Più della metà delle spese fiscali ha un costo inferiore ai 10 milioni di euro. Il che significa che c’è una evidente polverizzazione che limita il beneficio medio del contribuente. Questo – ha proseguito – ci porta a dire che gran parte delle agevolazioni non hanno un carattere sistemico ma sono frammentate e non rispondono a criteri programmati di razionalità o di equità”. In tale scenario emerge come il costo del superbonus e degli altri bonus edilizi sia risultato “molto superiore alle attese” arrivando a 110 miliardi di euro di cui 61 solo per il Superbonus. Un dato peraltro “parziale” perché “non abbiamo ancora tutti i dati del 2022 – ha detto Spalletta –. Il monitoraggio dei dati dell’Enea ha evidenziato che i contribuenti hanno beneficiato delle agevolazioni in misura molto superiore alle attese, con conseguenti maggiori oneri rispetto alle risorse previste i occasione dell’introduzione dell’agevolazione. Nell’aggiornamento delle previsioni tendenziali incluse nella Nadef – ha aggiunto – la stima del Superbonus e degli altri bonus edilizi è stata aumentata a 110 miliardi di euro con uno scostamento complessivo di 37,75 miliardi rispetto alle previsioni iniziali per quello che riguarda tutto l’orizzonte temporale. In particolare le previsioni relative al Superbonus si attestano a 61 miliardi e quelle sul bonus facciate a 19 miliardi. Per gli anni 2023-2026 i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento delle previsioni delle imposte dirette per importi copmpresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno”. Per il dg delle Finanze “il fatto che sia venuto meno quel conflitto di interessi tra committente ed appaltatore ha fatto sì che ci sia stato un aumento in molti casi ingiustificato dei prezzi e questo già di per se porta ad una distorsione non tollerabile, poi si sono aggiunti fenomeni di frode che hanno peggiorato il quadro”. LEGGI TUTTO

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    OPA Prima Industrie, adesioni oltre il 3,4%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto (OPA) obbligatoria totalitaria promossa da Femto Technologies sulle azioni ordinarie di Prima Industrie, risulta che oggi, 2 febbraio 2023, sono state presentate 63.339 richieste di adesione. Pertanto, complessivamente le richieste di adesioni sono a quota 142.903, pari al 3,47% dell’offerta.L’offerta è iniziata il 30 gennaio 2023 e terminerà il 22 febbraio 2023. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie Prima Industrie acquistate sul mercato nei giorni 21 e 22 febbraio 2023 non potranno essere apportate in adesione all’offerta.(Foto: © Davide Fiorenzo De Conti / 123RF) LEGGI TUTTO

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    OPA DeA Capital, adesioni oltre il 14%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria promossa da Nova (veicolo di De Agostini) sulle azioni ordinarie di DeA Capital, risulta che oggi, 2 febbraio 2023, sono state presentate 2.911.816 richieste di adesione. Pertanto, complessivamente le richieste di adesioni sono a quota 12.684.131, pari al 14,8% dell’offerta.L’offerta è iniziata il 23 gennaio 2023 e terminerà il 17 febbraio 2023. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie DeA Capital acquistate sul mercato nei giorni 16 e 17 febbraio 2023 non potranno essere apportate in adesione all’offerta. LEGGI TUTTO

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    Autonomia, approvato in Cdm il ddl Calderoli: l'iter per le intese tra Stato e Regioni

    (Teleborsa) – È stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri che si è concluso in serata, il ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. “Questo provvedimento – ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola”.”Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria – ha commentato il ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli – per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali. L’esistenza di cittadini di Serie A e B è una realtà, in cui la sperequazione non riguarda solo le differenze tra Nord e Sud, ma anche tra diversi territori: un problema che va risolto e che non può essere attribuito all’ Autonomia differenziata, ma è frutto di una gestione centralista”.”Con l’autonomia differenziata non si vuole dividere il Paese, né favorire regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia – si legge nella relazione illustrativa della bozza del ddl Calderoli –. L’auspicio – si spiega – è che tutti aumentino la velocità: sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare sia quelle che finalmente possono crescere. A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall’articolo 119, terzo comma, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle regioni che non fanno richiesta dell’autonomia differenziata. In questo modo cresce l’Italia”.La Commissione paritetica Stato-Regione – “Le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione. Fanno parte della Commissione, per lo Stato, un rappresentante del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, un rappresentante del Ministro dell’economia e delle finanze e un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni competenti e, per la Regione, i corrispondenti rappresentanti regionali – si legge nell’articolo 5 del ddl sull’autonomia differenziata –. L’intesa prosegue l’articolo individua le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturato nel territorio regionale”. Regioni possono cedere ai Comuni funzioni amministrative – “Le funzioni amministrative trasferite alla Regione – si legge nell’articolo 6 del ddl – possono essere attribuite, nel rispetto del principio di leale collaborazione, a Comuni, Province e Città metropolitane dalla medesima Regione, in conformità all’articolo 118 della Costituzione, contestualmente alle relative risorse umane, strumentali e finanziarie”. Durata intese Stato-Regione – “L’intesa tra Stato e Regione sull’autonomia regionale differenziata indica la propria durata, comunque non superiore a dieci anni – si legge nel ddl – Su iniziativa dello Stato o della Regione interessata, l’intesa può essere modificata. L’intesa può prevedere inoltre i casi e le modalità con cui lo Stato o la Regione possono chiedere la cessazione della sua efficacia, che è deliberata con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine di durata, l’intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno dodici mesi prima della scadenza”. Diritti garantiti anche in Regioni senza intese – “Anche nei territori delle Regioni che non concludono le intese sull’autonomia differenziata lo Stato, in attuazione dell’articolo 119, commi terzo e quinto, della Costituzione, – secondo quanto prevede l’articolo 9 del ddl – promuove l’esercizio effettivo dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti dallo Stato, dalle amministrazioni regionali e locali nell’esercizio delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni o alle funzioni fondamentali di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione, previa ricognizione delle risorse allo scopo destinabili”.L’iter per le intese – Con il via libera di questa sera il governo compie il primo passo per quello che si annuncia un lungo percorso verso la sua piena attuazione. Calderoli ha fissato il traguardo a fine anno, al termine di un tortuoso percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. L’iter è illustrato nell’articolo 2 del ddl che definisce il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione. Il traguardo è fissato dal ministro Calderoli a fine anno. LEGGI TUTTO

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    Russia, Putin: “Abbiamo mezzi per difenderci da chi ci minaccia”

    (Teleborsa) – “La Russia è sotto la minaccia diretta del nazismo e Mosca è costretta a respingere l’aggressione dell’Occidente collettivo. È incredibile, ma è un fatto: siamo di nuovo minacciati dai carri armati tedeschi, i Leopard, con i noti emblemi a forma di croce sulle loro piastre corazzate. Alcuni stanno per combattere di nuovo con la Russia sul suolo dell’Ucraina attraverso i seguaci di Hitler e di Bandera”. È quanto ha affermato il presidente russo Vladimir Putin parlando a Volgograd nella cerimonia di commemorazione della vittoria sovietica di Stalingrado.”Ci sono tentativi di spingere l’Europa, Germania compresa, alla guerra con la Russia” ha detto Putin che ha avvertito che la Russia ha i mezzi per rispondere a coloro che la minacciano e risponderà alle minacce non solo con veicoli blindati. “La Russia – ha sottolineato Putin – ha fiducia in sé, nel fatto di essere nel giusto e nella vittoria. Coloro che spingono la Germania in una nuova guerra e si aspettano di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia apparentemente non capiscono che una guerra moderna con la Russia sarebbe per loro completamente diversa. Una guerra contro la Russia oggi non finirebbe con l’uso di carri armati, perché abbiamo qualcosa con cui rispondere. La continuità di generazioni, valori, tradizioni: tutto questo è ciò che distingue la Russia, ci rende forti e fiduciosi in noi stessi, nella nostra ragione e nella nostra vittoria. Sappiamo che nonostante gli sforzi della propaganda ufficiale, di natura venale, delle élite occidentali che ci sono ostili, abbiamo molti amici in tutto il mondo, anche nel continente americano, in Nord America e in Europa”.Concetti che ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano cosa intendesse Putin quando ha detto che la Russia ha “qualcosa con cui rispondere” alla fornitura di veicoli blindati occidentali all’Ucraina. “La Russia ha il potenziale e man mano che appaiono nuove armi fornite dall’Occidente collettivo, la Russia – ha detto Peskov – utilizzerà il suo potenziale esistente nel modo più completo”.Dichiarazioni che arrivano nel giorno della visita Ue a Kiev. “Siamo qui tutti insieme per dimostrare che il nostro sostegno all’Ucraina è più forte che mai e per rafforzare ulteriormente il nostro impegno e la nostra cooperazione” ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ursula von der Leyen impegnata oggi, insieme a 15 componenti del collegio, in una riunione con il governo ucraino a Kiev. L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, anche lui a Kiev, ha evidenziato che l’assistenza fornita dall’Ue all’Ucraina, dall’inizio dell’invasione russa, ha finora raggiunto il valore di 50 miliardi di euro. “La determinazione dell’Ucraina per entrare nell’Ue – ha aggiunto von der Leyen – è impressionante. Siete diventati un Paese candidato combattendo una guerra d’invasione, continuate a fare progressi sui sette passi elencati nell’opinione della Commissione. E mentre l’Ucraina avanza sul cammino europeo, noi buttiamo giù muri che ci separano: oggi infatti proponiamo all’Ucraina di entrare in alcuni programmi chiave dell’Ue, che porteranno benefici vicini a quelli di una piena partecipazione in molte aree. È stato un anno di sofferenza ma che ha anche mostrato il coraggio leggendario del popolo ucraino: l’Europa è stata al vostro fianco dal primo giorno, perché il futuro del nostro continente viene scritto qui. Combattete non solo per voi, perché a rischio c’è la libertà, ci troviamo davanti a una lotta fra democrazie e regimi autoritari: Putin combatte per negare un futuro all’Ucraina ma invece rischia il futuro della Russia”. La presidente della Commissione Europea ha, inoltre, annunciato la creazione di un centro internazionale per il perseguimento dei crimini in Ucraina con sede all’Aia nel corso del suo punto stampa con Volodymyr Zelensky. La misura è prevista dalle bozze di conclusioni del vertice Ue-Ucraina che si terrà domani, insieme al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. La bozza sostiene che Ue e Ucraina “sostengono lo sviluppo di un centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina (International Centre for the Prosecution of the crime of Aggression, Icpa) che avrà sede all’Aja con l’obiettivo di coordinare le indagini sul crimine di aggressione contro l’Ucraina, preservare e conservare prove per processi in futuro. Questo centro di coordinamento – si legge ancora – dovrebbe essere collegato al Team di indagini comune sostenuto da Eurojust”.”È davvero commovente vedere i nostri team allo stesso tavolo, impegnati a sostenere l’Ucraina ora e a preparare il suo futuro. Un segnale forte per il mondo. Oggi – ha detto von der Leyen al tavolo congiunto fra Collegio dei Commissari e governo ucraino – abbiamo discusso 20 argomenti, a dimostrazione dell’ampiezza della nostra partnership unica. L’incontro di oggi è qualcosa di più di un incontro tra funzionari ma una famiglia che si riunisce”.”Quest’anno dovrebbe essere il momento in cui non ci sarà più un solo ostacolo all’avvio dei negoziati sulla piena adesione dell’Ucraina all’Ue. L’Ucraina farà la sua parte del lavoro, deve farlo e lo farà” ha affermato Zelensky nella conferenza stampa a Kiev con la presidente della commissione Ue. Zelensky ha informato che verrà creato un piano nazionale per il riavvicinamento alla legislazione dell’Ue e ha invitato i funzionari ucraini a lavorare rapidamente per adattare la legislazione ucraina alla legislazione europea. LEGGI TUTTO

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    Merck, delude l'outlook 2023. Titolo giù

    (Teleborsa) – Retrocede Merck con un ribasso del 3,11%, dopo che il gruppo farmaceutico ha annunciato una trimestrale migliore delle attese, ma ha fornito un outlook 2023 deludente: l’utile per azione adjusted è atteso tra 6,80 e 6,95 dollari contro i 7,36 dollari del consensus. Lo scenario tecnico visto ad una settimana del titolo rispetto all’indice Dow Jones, evidenzia un rallentamento del trend della società chimico-farmaceutica rispetto all’indice americano, e ciò rende il titolo potenziale obiettivo di vendita da parte degli investitori.Per il medio periodo, le implicazioni tecniche assunte da Merck restano ancora lette in chiave negativa. Qualche segnale di miglioramento emerge invece per l’impostazione di breve periodo, letto attraverso gli indicatori più veloci che evidenziano una diminuzione della velocità di discesa. Possibile a questo punto un rallentamento della discesa in avvicinamento a 102,3 USD. La resistenza più immediata è stimata a 105,4. Le attese sono per una fase di reazione intermedia tesa a riposizionare il quadro tecnico su valori più equilibrati e target a 108,5, da raggiungere in tempi ragionevolmente brevi. LEGGI TUTTO

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    Honeywell paga dazio con la trimestrale

    (Teleborsa) – Sottotono Honeywell International, che passa di mano con un calo del 2,43%.A pesare sul titolo contribuisce la trimestrale in chiaroscuro annunciata dalla conglomerata industriale che ha evidenziato utili e ricavi in calo e sotto le attese degli analisti. L’analisi settimanale del titolo rispetto al Dow Jones mostra un cedimento rispetto all’indice in termini di forza relativa di Honeywell International, che fa peggio del mercato di riferimento.Quadro tecnico in evidente deterioramento con supporti a controllo stimati in area 198,5 USD. Al rialzo, invece, un livello polarizzante maggiori flussi in uscita è visto a quota 204. Il peggioramento di Honeywell International è evidenziato dall’incrocio al ribasso della media mobile a 5 giorni con la media mobile a 34 giorni. A brevissimo sono concrete le possibilità di nuove discese per target a 195,4. LEGGI TUTTO

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    TLC, Agcom: nel 2017-2021 ricavi complessivi aziende -10%

    (Teleborsa) – I ricavi complessivi delle principali aziende che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche si sono ridotti, nel periodo 2017-2021, del 10%, passando da 31,8 miliardi di euro nel 2017 ai 28,6 miliardi di euro nel 2021. Ampliando su base decennale (2012-2021) l’analisi dei ricavi, emerge come a inizio periodo gli introiti da rete mobile fossero stimabili nel 51,3% del totale, mentre nel 2021 questi scendono a poco piu’ del 44% a testimonianza, nel comparto mobile, della progressiva pressione competitiva, mentre la crescita della componente fissa è dovuta all’incremento dei servizi broadband e ultrabroadband. È quanto emerge dal “Focus Bilanci 2017-2021” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che fotografa lo stato di salute dei settori di interesse istituzionale dell’Agcom attraverso l’analisi di oltre 100 tra le principali imprese operanti nei settori delle comunicazioni elettroniche, dei servizi di corrispondenza e consegna pacchi, del settore televisivo e dell’editoria quotidiana e periodica. Tra il 2017 ed il 2019 il margine lordo del settore tlc tende a migliorare (passa dal 35,6% al 38,5% dei ricavi) con il valore di Tim che nel 2017 risulta significativamente superiore a quello delle altre imprese (41,1% vs 31,1%); nel 2019 tale vantaggio si riduce, a seguito del netto miglioramento della marginalità delle seconde (l’indice è pari al 36% nel 2019). Nei due successivi esercizi, 2020 e 2021, gli effetti della crisi pandemica e la pressione competitiva del settore fanno registrare una flessione del margine lordo complessivo di quasi dieci punti percentuali (27,1% nel 2021) e si riflettono in particolare su Tim, che nel 2021 registra un Ebitda pari al 21,3% dei ricavi, contro il 31,6% ottenuto in media dalle altre imprese. Il margine netto (Ebit) del comparto vede un andamento analogo a quanto sopra descritto e, nel 2021, mostra per la prima volta dal 2012 un valore complessivamente negativo (per 70 milioni, pari a -0,2% degli introiti settore) con Tim che risulta in negativo per 400 milioni di euro (-3,2% dei ricavi) e le altre imprese in positivo per 340 milioni di euro (+2,1% dei ricavi).Nel periodo comprese tra il 2012 e il 2021 – si legge nel report – il settore delle comunicazioni elettroniche, limitatamente alle imprese considerate, ha registrato complessivamente, a fronte di circa 313 miliardi di euro di ricavi, un margine netto aggregato valutabile in meno di 26 miliardi di euro (8,2% degli introiti), mentre il risultato di esercizio aggregato è negativo per circa 2 miliardi di euro. Tali dati sembrano testimoniare sia gli effetti della pressione competitiva sui prezzi, sia la natura fortemente “capital intensive” del settore, con flussi di investimenti (infrastrutture fisiche e asset immateriali) che nel periodo 2012-2021 sono stati pari a circa 73 miliardi di euro (quelli effettuati tra il 2017 ed il 2021 sono stati di poco inferiori ai 42 miliardi, e mediamente hanno assorbito la quasi totalita’ dei flussi di cassa generati dall’attivita’ operativa). A fine 2021, gli addetti diretti nel settore risultano essere circa 59.200, con una riduzione complessiva nell’ultimo anno di poco meno di 1.400 unità lavorative. Il trend di riduzione degli addetti, va sottolineato, è in atto da tempo (nel 2017 gli organici del comparto risultavano, in termini omogenei, circa 66.400), ed è conseguente ai processi di riorganizzazione aziendale che hanno interessato alcuni tra i principali operatori storici (Tim, Vodafone e WINDTRE in particolare). Allo stesso tempo si osserva come la progressiva strutturazione e la crescita degli operatori che più di recente, sia nel segmento retail, sia in quello wholesale, sono entrati sul mercato attenuano tale tendenza. Va sottolineato come Iliad e Open Fiber abbiano complessivamente quasi raggiunto a fine 2021 i 2.000 addetti (erano poco più di 600 nel 2017), mentre i livelli occupazionali dei principali operatori FWA (Eolo e Linkem) nel periodo osservato siano cresciuti di circa 200 unità, e che anche alcuni tra gli operatori di minori dimensioni considerati nel campione analizzato nel 2017-21 hanno visto, seppure in misura contenuta, aumenti dei livelli occupazionali. LEGGI TUTTO