Aprile 2023

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    Germania, ordini industria febbraio balzano oltre attese

    (Teleborsa) – Continuano ad aumentare gli ordinativi all’industria in Germania nel mese di febbraio. Secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica Destatis, si è registrato un aumento degli ordinativi del 4,8% su base mensile, mentre il consensus era per una salita più contenuta, ovvero dello 0,3% dopo il +0,5% del mese precedente (dato rivisto da +1%).Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente gli ordinativi risultano ancora in calo del 5,9% contro il precedente -12%.Nel dettaglio, gli ordini domestici sono cresciuti del 5,6% rispetto al mese precedente, mentre quelli esteri hanno registrato un aumento del 4,2%. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Fitto: “Governo riferirà a Camere”, Ue apre a collaborazione

    (Teleborsa) – “Il Governo accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, intanto perché non vi è nessuna difficoltà a farlo, ma soprattutto perché la consideriamo un’opportunità. Lo ha detto il Ministro per Affari Europei, il PNRR, il Sud e la Politica di coesione Raffaele Fitto che ha parlato anzi di “un’ottima occasione di confronto per approfondire e chiarire il merito delle questioni”. LEGGI TUTTO

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    Wall Street zavorrata dalle vendite dopo dati macro deludenti

    (Teleborsa) – Sessione debole per il listino USA, che alla fine ripiega in territorio negativo, sul prevalere di timori legati ad una possibile recessione. L’annuncio di un taglio a sorpresa della produzione Opec, infatti, ha alimentato una nuova impennata delle quotazioni petrolifere, che potrebbe costringere la Fed a nuove strette monetarie, con probabili ricadute negative sull’economia. I dati macro di oggi sugli ordini all’industria e sugli applicativi alle assunzioni (rapporto JOLTS) sono apparsi deludenti ed hanno contribuito a rafforzare queste aspettative. Al momento l’indice Dow Jones scambia con un calo dello 0,67%, interrompendo la serie di quattro rialzi consecutivi iniziata mercoledì scorso; sulla stessa linea, cede alle vendite l’S&P-500, che retrocede a 4.102 punti. Leggermente negativo il Nasdaq 100 (-0,25%); con analoga direzione, in lieve ribasso l’S&P 100 (-0,29%).Apprezzabile rialzo nell’S&P 500 per il comparto utilities. Nel listino, le peggiori performance sono quelle dei settori beni industriali (-2,17%), energia (-1,65%) e materiali (-1,36%).In cima alla classifica dei colossi americani componenti il Dow Jones, Nike (+1,46%), Amgen (+1,08%), Salesforce, (+0,87%) e Johnson & Johnson (+0,83%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Caterpillar, che prosegue le contrattazioni a -5,06%.Spicca la prestazione negativa di Travelers Company, che scende del 2,22%.3M scende del 2,01%.Calo deciso per Dow,, che segna un -1,72%.Tra i best performers del Nasdaq 100, Electronic Arts (+3,25%), Atlassian (+2,37%), CrowdStrike Holdings (+1,38%) e Adobe Systems (+1,37%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Sirius XM Radio, che ottiene -3,41%.Sotto pressione Charter Communications, con un forte ribasso del 2,68%.Soffre Marvell Technology, che evidenzia una perdita del 2,43%.Preda dei venditori Lam Research, con un decremento del 2,36%. LEGGI TUTTO

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    Trawell: Debach ancora nel CdA, rimessa solo carica investor relator

    (Teleborsa) – TraWell Co, attiva nei servizi di protezione, deposito bagagli, prodotti e servizi accessori ai viaggiatori, precisa, in relazione alla nomina dell’investor relator, che David Debach, Consigliere di Amministrazione della società, si è dimesso dalla (sola) funzione di Investor Relator in data 29 marzo 2023 (con decorrenza dalla data in cui è stato nominato il sostituto).Le dimissioni – sottolinea una nota – sono motivate dalla necessità che Debach si occupi del business development della Società, anche in considerazione dei positivi risultati preconsuntivi e del Nuovo Piano Strategico approvato in data 3 aprile 2023, concentrando quindi la propria attività sulle sue specifiche deleghe d Consigliere di Amministrazione, permettendo al contempo la nomina di un nuovo Investor Relator nella persona di Rudolph Gentile. LEGGI TUTTO

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    Imprese: quante si ritengono a rischio con crisi energetica?

    (Teleborsa) – Nonostante la severità e la pervasività dell’impatto della crisi energetica, a fine 2022, le imprese italiane non intravedevano seri rischi operativi per la propria attività, almeno in relazione al primo semestre del 2023. Lo rileva il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi diffuso dall’Istat dal quale emerge che a fine 2022 il 50,2% delle unità della manifattura e il 58,9% di quelle dei servizi ritenevano “solida” l’attività della propria impresa, e il 36,3 e il 26,4% la riteneva “parzialmente solida”; a fine 2022, si riteneva seriamente o parzialmente a rischio circa il 10% delle imprese di entrambi i comparti. Tra i nove comparti con una quota di imprese solide o parzialmente solide superiore alla media nazionale troviamo alcuni dei principali settori del Made in Italy e del modello di specializzazione italiano: macchinari, automobili, altri mezzi di trasporto, bevande, pelli. Al contrario, nei comparti di alimentare, tessile e abbigliamento, legno e mobili la quota di unità che si considera solida è inferiore rispetto alla media della manifattura, e particolarmente esigua nel comparto della stampa. Nel terziario, invece, diffusa percezione di solidità tra le unità dei servizi di informazione e comunicazione (oltre il 73%), mentre la maggiore percentuale di imprese a rischio e parzialmente a rischio si riscontra nei servizi alle imprese e negli altri servizi (composti prevalentemente da attività di servizi alla persona). Le imprese manifatturiere hanno reagito agli shock sui prezzi dei beni energetici e intermedi aumentando i prezzi di vendita (in misura pari al 60% delle imprese colpite dal lato dell’approvvigionamento energetico e al 67% di quelle interessate da aumenti di costi di prodotti intermedi); le imprese più grandi hanno fatto ampio ricorso anche alla rinegoziazione dei contratti. L’aumento dei prezzi è stato superiore alla media manifatturiera nei comparti di alimentari, bevande, tessile, carta, gomma e plastica, mentre risulta relativamente meno praticato nell’abbigliamento, nel coke e raffinazione, nella farmaceutica e nei mezzi di trasporto (ad esclusione degli autoveicoli). In questi ultimi settori (con l’eccezione dell’abbigliamento), appare più frequente la riduzione dei margini di profitto. Nel terziario l’aumento dei prezzi di vendita è stato meno diffuso (è stato utilizzato da poco più del 30% delle unità, ma in quelle del turismo la quota supera il 56%); si è fatto invece maggiormente ricorso alla riduzione dei margini di profitto (46,5%), al risparmio energetico e alla ricerca di autosufficienza energeticaDal report emerge che rispetto a inizio 2022, il margine operativo lordo (Mol) è diminuito per oltre la metà delle unità della manifattura; nel 5% dei casi essi sono divenuti negativi; il 30,9% delle imprese è riuscito a salvaguardare i margini, l’8,8% li ha addirittura aumentati. La quota di imprese il cui Mol si è ridotto supera il 50% in 18 comparti su 23, con picchi particolarmente elevati nei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli (81,4%) e nelle bevande (72,1%); le uniche eccezioni sono Coke e raffinati, Prodotti da minerali non metalliferi, Elettronica, Altre manifatturiere. LEGGI TUTTO

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    CNH Industrial annuncia l'offerta di nuove oobbligazioni

    (Teleborsa) – CNH Industrial ha annunciato oggi che la propria controllata CNH Industrial Capital LLC, braccio finanziario nordamericano del Gruppo, intende offrire nuove obbligazioni subordinatamente alle condizioni di mercato. Le obbligazioni saranno garantite da CNH Industrial Capital America LLC e New Holland Credit Company LLC, ciascuna interamente controllata da CNH Industrial Capital LLC. CNH Industrial Capital LLC intende impiegare i proventi dell’offerta per accrescere il capitale circolante e altre esigenze aziendali o per rimborsare debiti di CNH Industrial Capital LLC giunti a scadenza. LEGGI TUTTO

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    Segni (Intesa): responsabilità nuove verso stakeholder, attenzione a giovani

    (Teleborsa) – “Intesa Sanpaolo è una banca universale, quindi i suoi stakehoder sono potenzialmente tutti, da aziende agli enti, dalle autorità agli azionisti, dalle persone ai media. Questo comporta grandi opportunità, per le interazioni con il mondo esterno, ma anche delle responsabilità nuove, a cui gli intermediari non pensavano fino a pochi anni fa”. Lo ha affermato Laura Segni, responsabile Legal Advisory della Divisione IMI Corporate & Investment Baking di Intesa Sanpaolo, all’evento “Il mercato italiano dei capitali: quale futuro?” presso l’Università Bocconi.”Il gruppo ritiene di dover dare delle risposte sulla transazione energetica, il cambiamento climatico, l’educazione finanziaria, l’innovazione e la trasformazione digitale”, ha spiegato.Guardando al miglioramento dei mercati dei capitali, Segni ha sottolineato che “non si tratta solo di regolamenti e cultura di vigilanza, ma anche di guardare a un nuovo mondo, fatto da persone giovani che pongono questioni nuove a cui fino a pochi anni fa gli intermediari non dovevano pensare”.”Il che – ha aggiunto – ci pone delle responsabilità chiare e comporta una serie di oneri derivanti dalle legittime aspettative di questi stakeholder e una serie di nuovi obblighi, che sono imposti da una normativa sempre più articolata e ulteriore, cioè che si aggiunge, rispetto a quella che già disciplina i mercati finanziari e che gli intermediari devono applicare”. LEGGI TUTTO

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    Serra (Algebris): essenziale aumentare i multipli per attirare aziende in Borsa

    (Teleborsa) – “È cruciale che gli italiani capiscano di non mettere i propri soldi solo in BTP o aziende americane, ma anche in aziende italiane. Mentre in Inghilterra gli imprenditori investono nelle aziende del paese, qua sono tutti esterofili, ovvero prendono i soldi e li investono all’estero. Quindi siamo molto banco-centrici anche perchè i soldi finiscono sull’S&P 500”. Lo ha affermato Davide Serra, fondatore e amministratore delegato di Algebris, all’evento “Il mercato italiano dei capitali: quale futuro?” presso l’Università Bocconi.Secondo Serra, “un aspetto cruciale è aumentare i multipli di Borsa. Perché le grandi aziende non si vogliono quotare in Italia? Barilla, per fare un esempio, si dovrebbe quotare a un multiplo molto più basso dei concorrenti e quindi sceglie di non farlo”.L’AD di Algebris ha poi sostenuto che molte occasioni si trovano nelle aziende di piccole e medie dimensioni italiane, che trattano spesso con un forte sconto rispetto ai peer europei, ma garantiscono negli anni grandi risultati. “Il FTSE MIB è composto in grande parte da aziende con partecipazioni statali, con performance non sempre brillanti, mentre aziende sullo STAR o l’AIM hanno fatto anche +400% in pochi anni”, ha evidenziato. LEGGI TUTTO