4 Settembre 2023

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    Sochi: accordo sul grano rimane in stallo. Nessun negoziato in vista con l’Ucraina

    (Teleborsa) – Nessuna decisione sul rientro di Mosca nell’accordo sul grano e nessun passo avanti sul fronte del processo di mediazione di pace che la Turchia vorrebbe riprendere tra la Russia e l’Ucraina. L’atteso incontro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, il primo in presenza dopo quasi un anno, non ha prodotto i risultati sperati. Non ci sarà la firma di alcun documento al termine dei colloqui in corso a Sochi tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdogan, ha detto all’agenzia Ria Novosti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La prima parte dei colloqui, durata un’ora e mezza, a cui hanno partecipato anche i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa, – ha fatto sapere Peskov – è stata “molto costruttiva” con uno “scambio completo di informazioni” e una “analisi esaustiva delle relazioni bilaterali”. Oltre all’accordo sul grano nell’agenda dei colloqui anche le situazioni in Ucraina, Siria e Libia. Nel dettaglio Mosca, ha ribadito Putin, accetterà una ripresa dell’intesa per l’esportazione dei cereali ucraini solo quando saranno tolte le restrizioni al proprio export di grano e fertilizzanti. Per Putin “la controffensiva ucraina ha fallito” e all’orizzonte non si vede la prospettiva concreta di negoziati. Il presidente turco ha detto che il suo Paese ha preparato “alcune proposte insieme con l’Onu” che potrebbero convincere la Russia a tornare all’accordo sul grano. Mosca sottolinea infatti che con l’intesa raggiunta nell’estate del 2022 tra Russia e Ucraina con la mediazione di Ankara e delle Nazioni Unite è stato adottato anche un memorandum che prevedeva la rimozione degli ostacoli alle esportazioni di cereali russi, ma che non è mai stato applicato. Se le sanzioni occidentali non colpiscono direttamente le esportazioni di cibo, le restrizioni imposte a livello bancario, logistico e assicurativo creano barriere spesso insormontabili. E questo mentre la produzione russa – 130 milioni di tonnellate di grano previste quest’anno, con 60 milioni che possono essere esportate – secondo Putin potrebbe dare un contributo decisivo a combattere i problemi alimentari dei Paesi più poveri. Lo zar ha sostenuto tra l’altro che le esportazioni del grano ucraino nell’anno in cui è durato l’accordo, fino al luglio scorso, sono andate a beneficio per oltre il 70% dei Paesi più ricchi, e solo in misura del 3% di quelli della fascia più povera. In tale scenario Putin ha accusato gli ucraini di aver utilizzato i corridoi umanitari riservati alle navi nel Mar Nero per attaccare obiettivi militari e civili russi, compresi i gasdotti Turkish Stream e Blue Stream e le navi russe schierate a loro protezione: “Questo non può più essere tollerato”, ha avvertito. Ma il leader russo è sembrato mettere anche in dubbio la necessità dell’accordo, sottolineando che “i prezzi del grano continuano a calare” nonostante la sua sospensione. “Non c’è una mancanza fisica di cibo, ma di una sua equa distribuzione”, ha detto Putin annunciando che entro poche settimane dovrebbe diventare operativa l’iniziativa della Russia di effettuare consegne gratuite di cereali a sei Paesi africani tra i più poveri. Dalle 25mila alle 50mila tonnellate ciascuno dovrebbero essere fornite a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea. “Crediamo che potremo raggiungere presto una soluzione che venga incontro alle aspettative” ha assicurato Erdogan commentando l’accordo sul grano. L’obiettivo di Ankara è quello di riproporsi come mediatrice di pace tra Mosca e Kiev, e su questo Erdogan ha invitato l’Ucraina ad “ammorbidire” la sua posizione.Al centro delle tre ore di colloqui a Sochi argomenti di interesse bilaterale. Sul fronte del nucleare Putin ha annunciato l’avvio l’anno prossimo della prima centrale turca costruita dai russi ad Akkuyu. Erdogan ha parlato di “passi in avanti” per la costruzione della seconda a Sinop, sul Mar Nero. In campo energetico è stato anche creato un gruppo di lavoro per la realizzazione di un hub del gas in Turchia, alimentato dalla materia prima russa. LEGGI TUTTO

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    Gas, Intesa: scorte record, ma pesano minacce di interruzioni forniture

    (Teleborsa) – Nonostante una domanda inferiore al normale e scorte quasi piene, le preoccupazioni principali per il mercato del gas europeo riguardano l’offerta, a causa di un’intensa stagione di manutenzione in Norvegia, dei rischi geopolitici legati alla guerra Russia-Ucraina e di un potenziale sciopero in Australia, che potrebbe limitare le esportazioni globali di GNL e aumentare la concorrenza tra Europa e Asia per il carburante. Lo afferma Daniela Corsini, Senior Economist di Intesa Sanpaolo, in una nota sul tema.Viene fatto notare che in Europa i livelli di stoccaggio del gas sono i più alti mai registrati in questo periodo dell’anno: i depositi erano pieni al 93,1% al 2 settembre, un nuovo record, contro una media quinquennale dell’81,4% e un minimo del 2021 di appena 68,1% pieno. Pertanto, gli stoccaggi europei potrebbero raggiungere la loro piena capacità entro la fine di settembre.La domanda europea di gas è destinata a rimanere limitata, secondo l’analista: la domanda totale di gas è inferiore di circa il 15% rispetto alla media quinquennale, anche considerando l’impatto meteorologico, e potrebbe rimanere inferiore del 10% alla media almeno fino alla metà del 2024 a causa dell’ottimizzazione dei processi, del risparmio di carburante, dell’indebolimento della produzione industriale e dell’aumento dei rischi di recessione.I rischi sui prezzi rimangono comunque orientati al rialzo in inverno, a causa delle minacce di interruzioni dell’approvvigionamento, di condizioni meteorologiche possibilmente sfavorevoli, della concorrenza dell’Asia nei mercati del GNL e dell’incertezza sulla produzione di energia da fonti nucleari o rinnovabili.In nessuno scenario, si legge nell’analisi di Intesa Sanpaolo, i prezzi del gas torneranno presto alla media del periodo 2015-2019 di 17,5 EUR/MWh a causa di un passaggio strutturale dal gasdotto russo al GNL via mare. LEGGI TUTTO

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    Bollette gas, Associazioni dei consumatori: “Stangata per le famiglie”

    (Teleborsa) – Le associazioni dei consumatori insorgono contro l’aumento delle tariffe del gas annunciato oggi dall’Arera. Secondo quanto stabilito dall’Autorità dal 1 agosto 2023 la bolletta del gas sale del 2,3% nel mercato tutelato. Il rialzo delle tariffe del gas è un “pessimo segnale” per Assoutenti, che calcola le ripercussioni per le tasche delle famiglie. “Un rialzo allarmante – rileva l’Unione Nazionale Consumatori – il fatto che il gas salga in agosto, nonostante i consumi siano ridotti all’osso e a fine luglio gli stoccaggi fossero già all’87%, anche se ora non produce effetti concreti per le tasche dei consumatori, non può che preoccuparci in vista dell’imminente avvio della prossima stagione termica”. “L’aumento delle bollette del gas – commenta la Coldiretti – pesa su imprese e famiglie costrette a fare i conti con i pesanti effetti dell’inflazione sui consumi”.”Con l’aumento del 2,3% disposto da Arera per il mese di agosto la bolletta del gas sul mercato tutelato, a tariffe costanti, raggiunge quota 1.267 euro a nucleo, equivalente ad un maggior esborso di circa +29 euro all’anno a famiglia rispetto alle tariffe in vigore a luglio. Sommati ai 644 euro annui per la luce, la spesa di una famiglia per le forniture energetiche (agosto 2023/luglio 2024) raggiunge così il totale di 1.911 euro – analizza Assoutenti –. Nel confronto con lo stesso periodo del 2021, e tralasciando il 2022 quando i prezzi hanno raggiunto livelli astronomici, la bolletta del gas risulta più salata del 6,9% (ossia +82 euro annui a nucleo), e addirittura del +50,2% rispetto ad agosto 2020, pari ad una maggiore spesa annua da +424 euro a nucleo”. “Al di là dell’entità dell’aumento disposto oggi da Arera, quel che ci preoccupa sono i segnali che giungono dai mercati internazionali dell’energia – afferma il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. In vista dell’arrivo dei mesi freddi e con la corsa agli accaparramenti, il rischio è quello di una impennata delle quotazioni che si riverserebbe in modo diretto sulle tariffe dei prossimi mesi e, quindi, sulle tasche degli italiani. Il Governo non deve farsi trovare impreparato e deve studiare ogni possibile azione di contrasto per evitare il dramma delle bollette vissuto negli ultimi due anni nel nostro paese”.”Il rischio che a ottobre, con la riaccensione dei caloriferi e la ripresa della domanda, arrivi una stangata per le famiglie è oramai un’amara realtà. Per questo il Governo non solo deve subito rinnovare anche per il quarto trimestre la riduzione dell’Iva sul gas al 5%, ma farebbe bene anche rimettere almeno parte degli sconti sugli oneri di sistema tolti da aprile – afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori –. Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori, per una famiglia tipo in tutela il +2,3% significa spendere 28 euro in più su base annua. La spesa totale nei prossimi dodici mesi (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal 1° agosto 2023 al 31 luglio 2024, nell’ipotesi di prezzi costanti) sale così a 1267 euro, che sommati ai 644 della luce, determinano una stangata complessiva pari a 1911 euro. Inoltre, se il prezzo del gas sale ora solo del 2,3%, rispetto ai tempi pre-crisi, ovvero nel confronto con agosto 2020, il rialzo è spropositato: +50,2%. Rispetto alla spesa complessiva del 2020, pari a 975 euro, ora si pagano ben 292 euro in più, +29,9 per cento”.”Una preoccupante inversione di tendenza con la spesa energetica che ha un doppio effetto negativo perché – sottolinea la Coldiretti – riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare. Una tendenza che rischia di accentuarsi per le tensioni internazionali nei mesi più freddi in cui più elevati sono i consumi e di conseguenza gli impatti economici. Il costo dell’energia – continua la Coldiretti – si riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione. La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea”. LEGGI TUTTO

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    Air France-KLM e Airbus, verso JV per supporto a componenti Airbus A350

    (Teleborsa) – Air France-KLM e Airbus hanno avviato trattative esclusive per costituire una joint venture per la fornitura su base mondiale di servizi di manutenzione dei componenti dell’Airbus A350 (gestione della catena di fornitura, riparazioni e creazione di un pool mondiale di componenti aeronautici).Sarebbe una joint venture paritetica e unirebbe le competenze di Air France Industries KLM Engineering & Maintenance e Airbus, comportando un’offerta commerciale ottimizzata, volta a soddisfare al meglio le crescenti esigenze di manutenzione a lungo termine della flotta mondiale di Airbus A350 (più di 1.000 aeromobili ordinati e 550 attualmente in servizio in tutto il mondo). L’obiettivo è che la joint venture sia operativa entro la prima metà del 2024.”Questo progetto mira a portare ai clienti la migliore esperienza delle nostre due società su un prodotto high-tech come l’A350 – ha commentato Anne Brachet, Vicepresidente esecutivo di Air France-KLM Engineering & Maintenance – Riusciremo a rispondere al meglio alle esigenze del mercato, e a garantire la soddisfazione dei nostri clienti nel lungo periodo, con soluzioni di supporto sempre reattive, di alta qualità e al giusto prezzo”.”Il nostro obiettivo è offrire il miglior servizio ai nostri clienti e, man mano che la flotta mondiale di A350 cresce, aumenta anche il supporto necessario – ha dichiarato Cristina Aguilar, Senior Vice President Customer Services di Airbus – Air France-KLM Engineering & Maintenance e Airbus hanno un rapporto di lunga data e la condivisione delle nostre competenze e capacità complementari sui componenti dell’A350 fornirà un servizio migliore”. LEGGI TUTTO

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    KLM contro il governo olandese per il limite dei voli a Schiphol

    (Teleborsa) – La limitazione del numero di voli all’aeroporto Schiphol di Amsterdam, a partire dal 2024, è sul tavolo del governo olandese, ma è oggetto di forte contestazione da parte della compagnia di bandiera KLM e degli operatori del settore aereo.Il Ministro dei Trasporti Mark Harbers ha confermato l’intenzione di imporre il limite massimo, con entrata in vigore nel 2024 previa approvazione della Commissione europea.Ourania Georgoutsakou, direttore generale di Airlines For Europe (A4E), ha parlato di decisione arbitraria. In una nota KLM ha sottolineato che “gli obiettivi in materia di rumore possono essere raggiunti in modo migliore, a tutto vantaggio dei residenti locali, del clima, delle compagnie aeree e dell’economia olandese”. LEGGI TUTTO

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    Orange, prima emissione sustainability-linked per 500 milioni di euro

    (Teleborsa) – Orange, la più grande società francese attiva nel campo delle telecomunicazioni, ha completato con successo la sua prima emissione di obbligazioni sustainability-linked per un importo pari a 500 milioni di euro. Il bond è legato all’obiettivo della società di ridurre del 45% le proprie emissioni assolute di gas serra (Scope 1, 2 e 3) entro il 2030 (rispetto al 2020) e il suo impegno a fornire sostegno digitale e formazione ai beneficiari esterni (6 milioni di beneficiari cumulativamente tra il 2021 e il 2030).Con una sottoscrizione in eccesso di 5 volte, l’emissione consente a Orange di prolungare la scadenza del suo debito e di diversificare le sue fonti di finanziamento a condizioni ottimali, si legge in una nota. La cedola è del 3,875%, la scadenza al 2035.”Questa transazione inaugurale sustainability-linked è stata accolta molto bene, dimostrando la fiducia dei mercati nella forza finanziaria, nella strategia e nella capacità del gruppo di realizzare le sue ambizioni ESG”, ha commentato il CFO Laurent Martinez. LEGGI TUTTO

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    Finanza.tech, famiglia Occhinegro sale al 90% della società controllante

    (Teleborsa) – Finanza.tech, società fintech quotata su Euronext Growth Milan, ha reso noto che il CEO Nicola Occhinegro ha rilevato il 5% delle quote della controllante Sursum Corda, titolare del 75% delle azioni di Finanza.tech. La famiglia Occhinegro (Nicola Occhinegro con l’80,98% e Marilena Bianco con il 9,02%) ha ora il 90% di Sursum Corda.”L’incremento della partecipazione del nostro CEO e founder nella controllante Sursum Corda rappresenta un forte segnale di fiducia nelle prospettive di crescita del gruppo, nonché di motivazione verso il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi, certi che questi possano essere percepiti dagli investitori e dal mercato”, ha commentato il presidente Stefano Tana. LEGGI TUTTO

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    Alerion, aggiornamento sul buyback

    (Teleborsa) – Alerion Clean Power ha informato di aver acquistato, dal 28 agosto al 1° settembre 2023, complessivamente 4.291 azioni proprie al prezzo medio di 28,5826 euro per azione, per un controvalore complessivo di 122.647,94 euro, nell’ambito dell’autorizzazione all’acquisto deliberata dall’Assemblea degli Azionisti del 20 aprile 2023.Il numero complessivo delle azioni proprie detenute da Alerion al 1° settembre, è pari a 419.590 rappresentative dello 0,77373% del capitale sociale.Sul listino milanese, oggi, frazionale ribasso per Alerion Clean Power, che chiude gli scambi con una perdita dello 0,69%. LEGGI TUTTO