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Banche UE, DBRS: rischi di perdite non realizzate gestibili, ma sfide rimangono

(Teleborsa) – I problemi di , che hanno portato al suo fallimento, non sono presenti nella stessa misura all’interno del sistema bancario dell’Unione europea. In particolare, le banche del Vecchio Continente hanno generalmente un’esposizione inferiore ai titoli a reddito fisso, basi di deposito retail più stabili e un quadro normativo che include politiche di gestione del rischio di tasso di interesse più rigide anche per le banche più piccole. Lo afferma DBRS Morningstar in un nuovo report sul tema.

“DBRS Morningstar ritiene che le perdite non realizzate delle banche dell’UE nei loro portafogli obbligazionari non siano una fonte di instabilità sistemica. Tuttavia, il pieno impatto dell’attuale instabilità finanziaria è ancora da vedere”, ha dichiarato Pablo Manzano, Vice President del team Global Financial.

L’analisi sottolinea comunque che le variazioni dei tassi di interesse stanno creano sfide per le banche e occorrere monitorare attentamente le posizioni di liquidità delle banche dell’UE, nonché la loro esposizione ai titoli a reddito fisso.

“I recenti fallimenti ci mostrano che le corse agli sportelli e le crisi di liquidità possono svilupparsi a una velocità mai vista prima – ha affermato Maria Rivas, del team Global Financial – Sono necessari ulteriori strumenti per affrontare le crisi di liquidità e questa recente esperienza potrebbe fornire un contributo molto prezioso per l’attuale revisione del quadro dell’UE per la gestione delle crisi bancarie e l’assicurazione dei depositi”.

Analizzando il sostegno delle autorità svizzere a , con una iniziazione di liquidità da CHF 50 miliardi, DBRS Morningstar afferma di non prevedere che misure simili siano necessarie per altre banche europee, poiché il Credit Suisse stava già affrontando continue sfide di conformità e ristrutturazione specifiche per il suo franchising, con il tutto che è stato accentuato dall’attuale volatilità del mercato.

Rispetto a SVB Financial Group, “in Europa le banche hanno una quota minore di titoli di debito e il mark to market non si riflette nei coefficienti patrimoniali”. Questi titoli – contabilizzati al loro Amortized Cost (AC) – variano in media dal 18% dei total asset (nel caso delle banche italiane) a quasi lo 0% (in Finlandia, Svezia e Paesi Bassi), secondo dati alla fine giugno 2022.

Inoltre, gli analisti non si aspettano che le banche UE registrino queste significative perdite non realizzate per due motivi principali. In primo luogo, a differenza di SVB, le banche dell’UE non hanno bisogno di vendere i propri portafogli obbligazionari per riposizionare il proprio bilancio al fine di aumentare la sensibilità delle attività ai tassi di interesse. Le banche dell’UE hanno loan book più grandi (55% degli asset contro il 35% nel caso di SVB) e su questi c’è già un repricing (dato che un’ampia percentuale sono prestiti a tasso variabile).

In secondo luogo, le basi di deposito complessive delle banche dell’UE sono più solide rispetto a quelle di SVB. Le banche dell’UE hanno una percentuale molto maggiore di depositi retail, rispetto a SVB che aveva principalmente depositi aziendali. Il finanziamento da depositi retail è generalmente a basso costo e più vischioso, consentendo a una banca di resistere meglio alle crisi di liquidità.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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