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Benzina, associazioni consumatori: “Necessari provvedimenti urgenti e adeguati per calmierare i prezzi”

(Teleborsa) – Maggiori controlli, taglio delle accise e provvedimenti urgenti per calmierare i prezzi. È quanto chiedono le associazioni dei consumatori che insorgono difronte all’incremento dei listini carburanti che continuano a mantenersi su livelli elevatissimi. Secondo i dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), appena pubblicati, il prezzo della benzina in modalità self service sale a 1,812 euro al litro, il gasolio a 1,868 euro al litro. Ma, in numerosi distributori, non mancano le eccezioni al rialzo.

“In autostrada il prezzo del gasolio in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando sulla A14 il tetto dei 2,5 euro – denuncia il Codacons, che sta monitorando l’andamento dei listini al dettaglio –. In base agli ultimi prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al Ministero delle imprese, sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro/litro; situazione analoga sulla A4 dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro, il diesel 2,459 euro. 2,499 euro/litro il gasolio sulla A21, 2,471 euro/litro sulla A13. Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro, gasolio 2,531 euro”.

Sull’andamento anomalo dei listini alla pompa il Codacons, dopo la denuncia a 104 Procure e Guardia di Finanza, ha presentato ieri l’annunciato esposto all’Antitrust, chiedendo all’autorità di aprire una istruttoria per accertare eventuali pratiche scorrette o cartelli anti-concorrenza. In particolare l’associazione ha chiesto all’Antitrust di “verificare con sollecitudine l’esistenza di eventuali intese vietate e porre subito un freno a tali condotte che stanno arrecando dei gravi danni ai consumatori. L’aumento ingiustificato dei listini alla pompa, così come eventuali intese o illeciti per mantenere elevati i prezzi, crea infatti – sottolinea l’associazione – un duplice danno alla collettività, perché da un lato fa aumentare la spesa per il pieno, dall’altro porta ad effetti indiretti sull’inflazione attraverso incrementi dei prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma”. In tale scenario il Codacons ha chiesto all’Antitrust di “avviare un’istruttoria per verificare l’esistenza di infrazioni ai divieti stabiliti dall’art. 101 TFUE ovvero intese restrittive della concorrenza e dunque utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari ad accertare se ne fatti descritti sussistano eventuali fattispecie di illecito civile e amministrativo nonché eventuali responsabilità e pratiche commerciali vietate e di conseguenza, se accertate, disporne le adeguate sanzioni, l’inibizione della continuazione con rimozione degli effetti, previa sospensione cautelare nelle more dell’istruttoria”, disponendo il sequestro delle bolle di acquisto dei carburanti direttamente presso le società petrolifere nonché presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa in quanto costituenti cose pertinenti al reato necessarie per l’accertamento dei fatti.

Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha fatti sapere di aver scritto al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo la collaborazione del Corpo al fine di acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate.

Per l’Unione Nazionale Consumatori (Unc), tuttavia, la responsabilità dell’aumento dei prezzi è da attribuire al rialzo delle accise deciso dal governo Meloni. “Nessuna speculazione sui carburanti. Il rincaro, almeno per il momento, – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – è dovuto esclusivamente alla scelta sciagurata e miope del Governo Meloni di voler spennare come polli gli automobilisti, facendo scattare il rialzo delle accise. Infatti, a parte i soliti furbetti del quartierino che non mancano mai, secondo i dati ufficiali del Mase, in media nazionale la benzina sale rispetto alla rilevazione del 31 dicembre di 16,79 centesimi per la benzina e di 16 cent per il gasolio, ossia addirittura sotto ai 18,3 cent che matematicamente dipendono dall’aumento di 15 cent delle accise + Iva. Insomma una bufala gonfiata ad arte dal Governo per tentare di scagionarsi dalle sue responsabilità. Una stangata, rispetto a settimana scorsa, pari a 8 euro e 40 cent per un pieno da 50 litri di benzina e 8,01 euro per il gasolio, rispettivamente 201 e 192 euro all’anno per una famiglia che fa due pieni al mese. Oggi pomeriggio il Governo deve rivedere la sua posizione ripristinando il taglio di 25 cent, 30,5 con Iva, che Draghi aveva fatto dal 22 marzo al 31 dicembre. Infatti, nonostante questo sconto, il 2022 si chiude con il prezzo medio, in termini nominali, più elevato di sempre. Peggio anche rispetto al 2002, l’anno catastrofico nel quale la benzina in modalità self arrivò a 1,786 e il gasolio a 1,706, ben sotto alla media dello scorso anno pari, rispettivamente, i 1,812 e 1,815. Inoltre vanno considerati i possibili effetti legati alle ritorsioni russe al tetto Ue al prezzo del petrolio. Ora, per colpa del Governo Meloni, – conclude Dona – un litro di benzina costa, rispetto a un anno fa, quasi 8 cent in più, con un rialzo del 4,5%, pari a un aggravio di 3 euro e 93 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio sale del 16,9%, 27 cent al litro, pari a 13 euro e 51 cent a rifornimento”.

Secondo Federconsumatori gli attuali prezzi dei carburanti “sono ben al di sopra del livello su cui si dovrebbero attestare, al di là dell’applicazione piena dell’accisa, il cui sconto è terminato il 31 dicembre, soprattutto se si comparano ai prezzi praticati in passato con condizioni simili a quelle attuali nei mercati petrolifero e valutario”. Stando ai dati dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, tenendo conto sia dell’andamento delle quotazioni dei prodotti petroliferi, sia dell’andamento del cambio euro/dollaro, la benzina oggi dovrebbe costare almeno 8 centesimi di meno al litro e il gasolio ben 19 centesimi in meno. Questo – prosegue l’associazione – “comporta un aggravio annuo, in termini diretti, per ciascun automobilista che effettua un rifornimento di 2 pieni al mese, di 96 euro nel caso della benzina, di 228 euro per il diesel. A ciò si aggiungono le gravi ricadute indirette che gli aumenti dei carburanti determinano sull’andamento dei prezzi dei beni (trasportati per oltre l’86% su gomma) e dei servizi, che secondo le nostre stime ammontano a circa 126 euro annui di spesa in più per famiglia”. I calcoli – spiega Federconsumatori – “sono effettuati al netto della tassazione e mettono in evidenza come le speculazioni siano in atto da tempo, in forma più o meno acuta, come noi da mesi denunciamo, invocando, purtroppo inascoltati, la costituzione di appositi Osservatori territoriali per il monitoraggio e il contrasto del fenomeno: il ripristino pieno delle accise non fa che peggiorare una situazione già insostenibile. Perciò non basta mettere in campo controlli a tappeto, pur necessari sin da prima, ma servono provvedimenti urgenti e adeguati per calmierare i prezzi dei carburanti e farli tornare alla normalità. Un’azione su più fronti, che riproponga, anche in maniera temporanea, lo sconto sulle accise, che stride fortemente con certe misure della manovra come quelle prese a favore dei club calcistici di Serie A o come l’iniqua flat-tax per le partite IVA e che metta nell’agenda di governo una seria riforma della tassazione sui carburanti”. Una riforma che per Federconsumatori deve essere basata su tre punti fondamentali: eliminazione di quote di accisa obsolete e ingiustificate, che portano il livello di tassazione italiano molto al di sopra degli altri Paesi europei; introduzione dell’accisa mobile, in grado di autoregolarsi al ribasso quanto le quotazioni dei prodotti petroliferi oltrepassino una soglia stabilita; scorporo dell’accisa dall’applicazione dell’IVA sui carburanti, l’ingiusta tassa sulla tassa.

“Attraverso quest’azione combinata – conclude Federconsumatori – sarà possibile contenere in maniera significativa i prezzi dei carburanti e ridurre una tassazione che, oggi, arriva addirittura a circa il 60% del costo complessivo del carburante.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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