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Colf e badanti, rischio stangata per le famiglie: ecco perchè

(Teleborsa) – Scade oggi, martedì 10 gennaio, il termine per versare i contributi previdenziali di colf e badanti relativi al quarto e ultimo trimestre 2022 (ottobre-dicembre), alla quale è obbligatorio aggiungere l’importo previsto per la Cassa Colf che è pari a 0,06 euro orarie.
Nel frattempo, aumenta la preoccupazione per una possibile stangata pronta ad abbattersi sulle famiglie (già alle prese con il caro bollette) che potrebbero pagare dal prossimo gennaio per l’aiuto domestico oltre il 9% in più a causa dell’adeguamento automatico delle retribuzioni all’inflazione che potrebbe scattare in assenza di accordo tra associazioni datoriali e sindacati, un aumento che potrebbe spingere molte persone a ridurre le ore o a rifugiarsi nel sommerso.

L’allarme sull’aumento dei costi è stato lanciato dalla Fidaldo, la Federazione italiana del lavoro domestico, mentre a sottolineare i rischi di aumento del sommerso è il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini.

Secondo i calcoli di Fidaldo per una badante a tempo pieno l’aumento sarebbe di circa 125 euro al mese che considerando anche tredicesima, ferie e Tfr porterebbe a un incremento annuo che sfiora i 2mila euro. Il contratto prevede che in assenza di accordo sindacale scatti un adeguamento all’inflazione dell’80% dell’indice dei prezzi di novembre che al momento su base provvisoria è all’11,8%. In pratica l’aumento potrebbe raggiunger il 9,44%. Se poi la famiglia deve occuparsi di una persona non autosufficiente la spesa può arrivare (comprese le sostituzioni per le ferie e i riposi della badante principale) fino a 30mila euro annui e l’aggravio sfiorare i 3mila.

“L’auspicio – ha sottolineato Fidaldo – è che attraverso un confronto con le parti sociali si possa arrivare ad uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi che peseranno sui budget familiari già gravati dagli aumenti del prezzo del gas e delle bollette”. Questi aumenti saranno compensati solo in parte dagli adeguamenti delle pensioni che recupereranno il 7,3% solo nel caso di assegni fino a quattro volte il minimo (gli altri hanno incrementi più bassi fino ad appena il 2,55% per quelli oltre dieci volte) e dal rinnovo dei contratti collettivi scaduti di altri comparti, ove venissero rinnovati nel corso del 2023.

“Le famiglie – spiega Zini – potrebbero decidere a fronte di questo aumento dei costi di ridurre le ore della propria assistente familiare o di dichiararne di meno ma c’è anche il rischio per molte donne di rinunciare al lavoro e tornare a casa perché diventa conveniente, a fronte di un lavoro a basso salario e della possibilità di avere la Naspi o assegni unici più consistenti, non affrontare la spesa del lavoro domestico”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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