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Giansanti: “Surplus agro-industriale positivo per 7,5%”

(Teleborsa) – “È evidente che gli effetti del cambiamento climatico sono davanti a tutti noi. Alla luce di quello che dice il ministro Giorgetti (ossia che la manovra economica sarà complicata e non si potrà fare tutto ndr) io ho un pò le mani legate perché avrei tanto da chiedere al Governo. In un mercato così difficile, noi oggi abbiamo un settore primario condizionato dalla speculazione e dalla necessità del Governo di far scendere i prezzi al consumo”. È quanto ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervenendo al Meeting di Rimini. “Riteniamo – ha aggiunto – che il modello francese, basato su come si va a formare il prezzo della filiera industria basato su come si va a formare il prezzo della filiera industriale, sia il modello giusto. So a quanto vendo il mio latte. Quando uno va a comprare il latte non lo compra per il cartone ma per il latte dentro, quindi devo capire se il valore del latte vale il 25% del prezzo alla vendita, il rimanente 75% è tra cartone, pubblicità e tutti quelli che sono i passaggi a valle dei margini di guadagno. Una legge come quella francese – ha concluso – che permette di stabilire quali sono e come si stabilisce il margine all’interno della filiera industriale sarebbe opportuna. Poi ci sono altre misure, come quella voluta dal ministro Lollobrigida insieme al ministro Giorgetti, quella della card che a mio avviso va rilanciata per l’anno prossimo, mettendo al centro i prodotti dell’agricoltura che sono direttamente sul banco della grande distribuzione, quindi ortofrutticoli e carni. Ma, soprattutto, chiediamo al governo un costo del lavoro più basso perché dove i margini sono strettissima la differenza la si fa sui costi”.

“Mentre tutto va male, il sistema agro-industriale del Paese, negli ultimi anni, è invece andato molto bene. Il surplus commerciale oggi è positivo per 7,5 miliardi e quindi, se ripensiamo al 2015, l’anno di Expo, eravamo con una bilancia commerciale negativa e con un valore dell’export di 28 miliardi, oggi siamo a 62 miliardi e con una bilancia commerciale positiva di 7,5 miliardi” ha detto Giansanti a margine del Meeting di Rimini. “E, soprattutto – ha aggiunto – con un dato molto interessante che è quello delle esportazioni nei Paesi extra-Ue. Mentre la Francia è scesa dal 19% al 17% l’Italia è aumentata, nello stesso periodo del 12%. Questo sta a significare che i nostri prodotti sui mercati internazionali performano e performano bene. In dieci anni dal 2013 al 2022”.

Giansanti ha poi posto l’accento sui danni relativi all’alluvione in Emilia-Romagna. “Ci troviamo di fronte a qualcosa di storico negativo, perché i danni sono stati incalcolabili. Si stima una variabile tra un miliardo e mezzo e 2 miliardi per ora stimati da aziende agricole. Abbiamo avuto una serie di incontri anche nelle settimane scorso col governo. Mi auguro e spero che rispetto a quanto definito col governo si passi adesso alla perimetrazione e definizione delle aree colpite dai danni e che nel minor tempo possibile possano arrivare i ristori – ha detto il presidente di Confagricoltura – Mi dice, il governo, che entro autunno questi ristori arriveranno. Aspettiamo fiduciosi e sono convinto che le promesse seguono i fatti, perché se ciò non dovesse avvenire non c’è solo un problema di danno nell’anno in corso, ma anche di continuità aziendale perché se non ho le risorse per poter far fronte alle necessità per l’anno prossimo mi troverei in difficoltà e perderei due anni. L’importante non farsi tirare per la giacca da nessuno, perché le cose vanno fatte bene perché le imprese non possono aspettare e non possono essere tirate per la giacca. Vedo che c’è molta polemica da una parte e dall’altra, noi siamo imprenditori. Noi vogliamo parlare con governo nazionale, regionale, ognuno che ha responsabilità deve far fronte alle proprie responsabilità”.

Sul fronte del salario minimo, per il presidente di Confagricoltura, la centralità va data alla contrattazione. “Io credo nel contratto che firmiamo con i sindacati – ha commentato Giansanti –. Nel momento in cui viene stabilita una tariffa oraria con i rappresentanti dei lavoratori, ritengo che quella tariffa prevista sia equa. L’elemento su cui bisogna continuare a lavorare è la centralità dei contratti di lavoro. Il problema sta nei contratti ‘pirata’. Anche in agricoltura – ha spiegato – noi abbiamo una serie di soggetti che si presentano alle porte delle aziende, che non sono necessariamente ‘caporali’ visto che si sono dati una veste giuridica e fanno anche la fattura, che offrono proposte estremamente vantaggiose, che vanno a destrutturare la contrattazione tra le associazione che rappresentano le imprese e i sindacati che rappresentano i lavoratori. È evidente che la centralità deve essere all’interno del contratto e soprattutto nella possibilità di costruire un modello in cui alla domanda corrisponda l’offerta, mentre oggi purtroppo a domanda non sempre corrisponde un’offerta ed è quello lo spazio in cui spesso si incunea quel mondo grigio con contratti che non richiamano né i contratti dell’agricoltura né i contratti del commercio e che rischiano di destrutturare il sistema, creando condizioni di disparità sia fra i lavoratori che fra le stesse imprese: l’azienda che ha un costo del lavoro più basso – ha proseguito – risulta più competitiva rispetto a quella vicina che rispetta il contratto di lavoro con le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori. Definire un numero per il salario minimo non significa nulla perché a quel punto dovremmo indicare anche il salario massimo per definire tutti i livelli e le scalette: ecco perché la centralità va data alla contrattazione”.

Infine, parlando di migranti, Giansanti ha affermato che “il modello dei flussi va migliorato”. “Certamente come dato positivo – ha detto – riscontriamo l’aumento del numero delle persone che sono state assegnate rispetto al governo precedente. È troppo lungo e complesso il modello con cui si regola l’ingresso. Primo perché c’è il click day, quindi troppo spesso la domanda di una azienda che ha bisogno viene scartata perché ci mette troppo a caricarla, poi i tempi per avere l’autorizzazione: noi generalmente facciamo la domanda un anno per l’altro mentre invece dovremmo fare la domanda per l’anno in corso. Poi c’è il tema della formazione che diventa fondamentale. Noi dobbiamo fare la formazione su questi operai direttamente nei loro paesi di origine”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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