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TIM, si apre la tre giorni di riunioni: al vaglio l’offerta Kkr

(Teleborsa) – In vista di una decisione epocale per Tim, quella della vendita della rete NetCo a Kkr, il cda torna a Milano. La riunione, nella sede legale della società iniziata poco dopo le 14.30. L’ad Pietro Labriola è arrivato negli uffici in mattinata, i consiglieri invece sono stati visti entrare alla spicciolata dopo le 13. Una riunione del Collegio Sindacale ha preceduto la riunione dei consiglieri.

Questa mattina la Uilcom Uil alla vigilia delle due convocazioni del cda di Tim ha chiesto ai consiglieri di amministrazione “di non dare l’ok al piano di scorporo della rete”. “Ci preme rappresentare – si legge in una nota della Uilcom che riteniamo assolutamente sbagliato il modo con cui si sta decidendo il destino di questa azienda e delle persone che ci lavorano. Noi siamo all’oscuro degli effetti che questa eventuale scelta, unica nel suo contesto, provocherebbe. Nessun confronto c’è stato, malgrado i ripetuti inviti al governo per aprirlo. Nessun dialogo su questo tema con l’azienda. Non ci sembra – prosegue la nota – che sia questo il metodo più corretto e trasparente per decidere. Da qui l’invito a non prendere decisioni da parte del cda. Confermiamo la nostra disponibilità ad essere ascoltati dallo stesso consiglio di amministrazione per rappresentare, almeno a loro, la nostra visione e magari potere avere lumi su un progetto che nessuno ha voluto rappresentare al Sindacato. Noi continuiamo a credere che bisogna ricercare altre soluzioni. Certamente in assenza di un vero confronto, valuteremo tutte le possibilità per difendere una realtà come Tim e le persone che ci lavorano”.

“L’unica offerta per Tim che, come organizzazione sindacale, possiamo ritenere accettabile, è quella che saprà essere socialmente sostenibile, con garanzie occupazionali nel presente e nei prossimi anni per gli oltre 37mila lavoratori, sorretta da un preciso disegno industriale, che non contempli cioè smantellamenti o vendite pezzo per pezzo – sottolinea in na nota Stefano Conti, segretario nazionale Ugl Telecomunicazioni –. Va sottolineato poi che, dall’esito della vertenza Tim, dipendono anche le sorti dell’intero settore delle Tlc, che necessita di urgenti interventi strutturali a sostegno, ormai non più rinviabili. Così come resta fondamentale la presenza dello Stato nella Rete per difendere un asset strategico nazionale e garantire la tutela dei dati sensibili. Chiediamo pertanto una convocazione da parte del Governo per conoscere il destino della più grande azienda di telecomunicazioni in Italia e di migliaia di famiglie”.

Sempre oggi il fondo lussemburghese Merlyn ha scritto al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti chiedendo un incontro per presentare il piano elaborato per Tim, alternativo alla vendita della rete a Kkr che ha presentato un’offerta vincolante che viene discussa oggi e domenica dal cda. Il ministero dell’Economia ha espresso ufficialmente, nelle scorse settimane, la volontà di far parte del piano di Kkr rilevando una quota azionaria della futura società che nascerà con lo scorporo della rete. Per Merlyn il progetto alternativo è caratterizzato da “un piano industriale di rilancio che riteniamo possa massimizzare il valore per tutti gli stakeholder della società”. “Il piano alternativo redatto è allineato alla visione del Governo e massimizza il valore per tutti gli azionisti e stakeholder del gruppo salvaguardando l’occupazione, l’esecuzione del Pnrr e gli interessi del Paese e dell’agenda digitale. È per tale motivo che avremmo piacere di incontrarla – si legge nella lettera – per poterle raccontare questo piano e, se permette, questo sogno di italiani che vogliono solo permettere a Tim, alla vecchia Telecom forse figlia di una privatizzazione affrettata, di tornare in possesso del proprio futuro”.

Nel pomeriggio Merlyn ha fatto sapere di aver ribadito a TIM di avere più dossier titoli, per una quota del capitale inferiore al 3%. “Parimenti – spiega Merlyn in una nota – è stata data disclosure di un solo dossier titoli per dimostrare correttamente il suo essere azionista. Lo stesso ha fatto RN Capital che ha dichiarato un dossier titoli di Stefano Siragusa. Il fondo dichiara che la somma di tutti i suoi dossier portano a una quota inferiore al 3%. Non è compito della società verificare le quote, ma ascoltare gli azionisti. Quello che stupisce è che la società si rifiuti di ascoltare le idee degli azionisti grandi o piccoli nonostante questo sia previsto dal codice di engagement della società pubblicato sul sito. Con sconcerto assistiamo alla mancanza di rispetto del mercato e della governance e ribadiamo la nostra intenzione da azionisti di presentare al mercato la nostra visione di TIM per il bene di tutti gli azionisti”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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