18 Marzo 2024

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    ProSiebenSat.1, Markus Breitenecker entra nell’Executive Board

    (Teleborsa) – ProSiebenSat.1, primario gruppo radio televisivo tedesco che ha MFE tra gli azionisti, ha nominato Markus Breitenecker (attualmente CEO di ProSiebenSat.1 PULS4) nel Group Executive Board a partire da 1 aprile 2024. La nomina è arrivata per “rafforzare ulteriormente l’orientamento strategico sul segmento Entertainment”, si legge in una nota.Insieme al CEO Bert Habets, Markus Breitenecker assumerà la direzione del segmento Entertainment, di importanza strategica, in qualità di Chief Operating Officer. Il suo focus sarà sui settori dello streaming e delle piattaforme digitali. Sarà inoltre responsabile delle attività country in Svizzera e Austria.Il media manager austriaco Markus Breitenecker è amministratore delegato del gruppo ProSiebenSat.1 in Austria dal 1998. Durante questo periodo ha trasformato ProSiebenSat.1 PULS4 nel più grande gruppo televisivo privato e Joyn nel più grande servizio di streaming del paese.Dopo più di cinque anni con l’azienda, Christine Scheffler ha chiesto al Consiglio di Sorveglianza di rescindere il suo contratto a partire dal 31 marzo 2024, a causa di posizioni divergenti sui prossimi passi.In futuro l’Executive Board di ProSiebenSat.1 Media SE sarà composto da Bert Habets (CEO), Martin Mildner (CFO) e Markus Breitenecker (COO). Il Leadership Team di Seven.One Entertainment Group (segmento Entertainment) sarà in futuro composto da Bert Habets (CEO), Markus Breitenecker (COO), Henrik Pabst (CCO) e Dr. Stefan Endrib (CFO).(Foto: Credit: ProSiebenSat.1 Media) LEGGI TUTTO

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    Credit Outlook 2024: “Rischio di default per le imprese non-finanziarie italiane resta alto”

    (Teleborsa) – Resta ancora elevato il rischio di default per le imprese non finanziarie italiane. La probabilità di default a dicembre 2023 è salita al 6,22% contro il 5,68% di un anno prima, un valore ben superiore ai livelli pre-Covid (a fine 2019 era al 4,45%). Un trend che potrebbe però stabilizzarsi nel 2024: in uno scenario più favorevole, la probabilità di default scenderebbe al 6,13%, mantenendosi in ogni caso al di sopra del 6%, livello mai raggiunto prima del dicembre 2023. In uno scenario con alcuni elementi peggiorativi rispetto all’attuale situazione economica, la probabilità di default è prevista in ulteriore salita al 6,39%. È quanto emerge dal Credit Outlook 2024 di Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e delle emissioni di titoli di debito. “Il trend negativo riscontrato a partire dal periodo pandemico non è ancora stato riassorbito e gli stress macroeconomici sequenziali, causati da tensioni geopolitiche, inasprimento delle condizioni di finanziamento e dinamiche inflattive – commenta Fabrizio Negri, Ceo di Cerved Rating Agency – continuano a influenzare il rischio di credito delle imprese italiane. In particolare, in rialzo dei tassi iniziato nell’estate 2022 ha contribuito al peggioramento della PD e prevediamo che la permanenza prolungata su livelli elevati possa ancora pesare sul merito creditizio. Questo elemento, congiuntamente agli altri fattori, continua a influenzare il rischio di credito delle imprese italiane, che vediamo però in lieve flessione nello scenario più positivo atteso a fine 2024”.L’aumento della rischiosità di portafoglio nell’ultimo triennio è evidente dalla variazione della percentuale di soggetti valutati con un rating positivo (Investment Grade) nel campione di oltre 15mila società di capitali cui Cerved Rating Agency ha assegnato un rating creditizio: si è scesi infatti dal 56,7% di dicembre 2019 al 40,8% di dicembre 2023, invertendo sostanzialmente le proporzioni tra le imprese che si rivelano solide dal punto di vista finanziario e quelle invece più fragili.Secondo le stime del Credit Outlook 2024 la probabilità di default al 2024 per le imprese non-finanziarie italiane va dal 6,13% nel caso più favorevole e probabile, al 6,82% in quello peggiore. Per rappresentare meglio la potenziale evoluzione del rischio di credito, infatti, si sono ipotizzati tre diversi scenari. Nello scenario base Cerved assume che le tensioni geopolitiche persistano, ma con ricadute limitate: l’attività economica si consoliderebbe nella seconda metà del 2024 – supportata dalla diminuzione dell’inflazione, dal taglio dei tassi d’interesse e da una maggiore solidità del mercato del lavoro – e questo abbasserebbe il rischio di default dall’attuale 6,22% al 6,13%. Nello scenario intermedio, invece, il tasso salirebbe al 6,39% a causa di un peggioramento delle attuali condizioni economiche, dovuto a un possibile inasprimento dei conflitti in atto, a un rinvio del taglio dei tassi da parte della BCE e a ritardi nell’attuazione del PNRR. Infine, nel caso di uno scenario estremamente grave, caratterizzato da un’estensione dei conflitti, dal rischio concreto di stagflazione sia negli Stati Uniti sia in UE, da tassi di interesse più elevati e dalla sospensione dei piani del PNRR, la probabilità di default potrebbe raggiungere addirittura il 6,82%, con un forte deterioramento della qualità del credito e una sensibile migrazione delle imprese valutate verso le classi di rating peggiorative.Se si analizzano i settori produttivi si assiste però a fenomeni molto differenti per via del diverso andamento del mercato: da un lato, il turismo e la ristorazione, l’industria farmaceutica e l’ICT hanno alte probabilità di vedere ridotto, anche sensibilmente, il rischio di default, mentre settori manifatturieri come il tessile e l’industria della gomma e della plastica, ma anche l’agricoltura, registrerebbero un ulteriore aumento del rischio di credito. Lo stesso dicasi per le dimensioni di impresa: le grandi aziende vedrebbero ridursi il rischio di default del 4% mentre le piccole solo dell’1%, a causa della maggior fragilità dal punto di vista finanziario. LEGGI TUTTO

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    Interpump, utile 2023 sale a 277,5 milioni. Dividendo di 0,32 euro

    (Teleborsa) – Interpump, gruppo che fa parte del FTSE MIB ed è attivo nella produzione di pompe ad acqua e nel settore oleodinamico, ha chiuso il 2023 con vendite nette pari a 2.240 milioni di euro, in crescita del 7,8% rispetto al 2022 (+5,1% la crescita a parità di perimetro). Focalizzandosi sulle divisioni operative del Gruppo, la divisione Olio ha registrato una crescita del 6% (+4,4% a parità di perimetro) mentre la divisione Acqua del 12,9% (+7,3% a parità di perimetro).L’EBITDA ha registrato una crescita del 9% portandosi a 536,7 milioni di euro (+6,6% a parità di perimetro). L’incidenza sulle vendite è stata pari al 24% (la medesima incidenza si registra a parità di perimetro), rispetto al 23,7% registrato nel precedente esercizio. L’utile netto consolidato di periodo è passato dai 269,7 milioni di euro ai 277,5 milioni di euro, in crescita del 2,9%.”I risultati del 2023 sono di piena soddisfazione – ha commentato il presidente Fulvio Montipò – Pur in un contesto internazionale difficile, il gruppo ha registrato una crescita organica del fatturato che sfiora il 7% e il record storico di EBITDA margin”.Al 31 dicembre 2023 la posizione finanziaria netta è risultata pari a 486,5 milioni di euro, rispetto ai 541,8 milioni al 31 dicembre 2022. Le attività alle quali sono state dedicate le maggiori risorse sono state quelle di sviluppo con complessivamente 222,5 milioni, di cui 164,9 milioni per investimenti e 57,6 milioni per acquisto di partecipazioni. Nel periodo di riferimento sono stati pagati dividendi per 34,7 milioni e incassati 2,2 milioni dalla cessione di azioni proprie ai beneficiari di stock option.Il Consiglio di Amministrazione nella seduta odierna ha deliberato di proporre all’Assemblea degli Azionisti di approvare la distribuzione di un dividendo pari a 0,32 euro per azione (0,30 euro nell’esercizio precedente).Per l’esercizio in corso, Interpump “confida di consolidare i buoni risultati conseguiti nell’esercizio appena trascorso, nonostante un quadro internazionale che rimane molto complesso”. Sulla base degli indicatori disponibili, prevede un fatturato per l’intero esercizio 2024, su base organica, sostanzialmente stabile. Sul piano della profittabilità, ha come obiettivo “la protezione dell’eccellente risultato conseguito nel 2023”. LEGGI TUTTO

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    MEF, mandato a banche per emissione del nuovo BTP€i a 10 anni

    (Teleborsa) – Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha comunicato di aver affidato a Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, BofA, Citibank, HSBC e Société Générale il mandato per il collocamento sindacato di un nuovo benchmark BTP€i a 10 anni. Il titolo indicizzato all’inflazione dell’area euro con esclusione dei prodotti a base di tabacco avrà scadenza 15 maggio 2036, si legge in una nota.La transazione sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato. L’asta BTP€i prevista per il 22 marzo potrebbe pertanto essere cancellata. LEGGI TUTTO

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    Mercati europei poco mossi in attesa delle banche centrali

    (Teleborsa) – Seduta poco mossa per le Borse europee, all’inizio di una settimana piena di appuntamenti importanti sul fronte delle banche centrali. Nei prossimi giorni gli occhi saranno puntati sulle riunioni di Fed, BoJ e BoE. In particolare, la BoJ potrebbe abbandonare già domani la politica ultra-espansiva, mentre saranno importanti i segnali che arriveranno dal grafico a punti che sintetizza le posizioni del Consiglio Direttivo della Federal Reserve dopo gli ultimi dati più forti delle attese.Sul fronte macroeconomico, confermata in decelerazione (+2,6% su anno) l’inflazione dell’Eurozona nel mese di febbraio, mentre diminuisce il surplus della bilancia commerciale dell’Eurozona nel mese di gennaio.L’Euro / Dollaro USA continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a +0,05%. L’Oro mostra un timido guadagno, con un progresso dello 0,25%. Lieve aumento per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che mostra un rialzo dello 0,42%.Retrocede di poco lo spread, che raggiunge quota +125 punti base, mostrando un piccolo calo di 2 punti base, mentre il rendimento del BTP a 10 anni si attesta al 3,69%.Tra gli indici di Eurolandia senza slancio Francoforte, che negozia con un +0,19%, Londra è stabile, riportando un moderato +0,19%, e andamento cauto per Parigi, che mostra una performance pari a +0,15%.Piazza Affari continua la seduta con un guadagno frazionale sul FTSE MIB dello 0,22%; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share avanza in maniera frazionale, arrivando a 36.182 punti. In frazionale progresso il FTSE Italia Mid Cap (+0,55%); con analoga direzione, poco sopra la parità il FTSE Italia Star (+0,36%).Tra i best performers di Milano, in evidenza DiaSorin (+3,25%), Leonardo (+2,68%), Banca MPS (+2,25%) e Stellantis (+1,58%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Iveco, che ottiene -3,36%. Nexi scende del 3,09%. Calo deciso per Brunello Cucinelli, che segna un -2,6%. Sotto pressione Amplifon, con un forte ribasso dell’1,67%.Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, MFE A (+4,89%), Tamburi (+4,35%), MFE B (+4,33%) e Seco (+3,73%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su MARR, che prosegue le contrattazioni a -2,20%. Soffre Ferretti, che evidenzia una perdita del 2,13%. Preda dei venditori Sanlorenzo, con un decremento del 2,02%. Si concentrano le vendite su Sesa, che soffre un calo dell’1,66%. LEGGI TUTTO

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    Salcef, Banca Akros alza target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Banca Akros ha incrementato il target price (a 30,00 euro per azione dai precedenti 28,50 euro, +5%) e confermato la raccomandazione (Buy) sul titolo Salcef, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nel settore delle infrastrutture ferroviarie, dopo la diffusione dei risultati 2023.Tra i messaggi più importanti emersi dalla conference call c’è il fatto che la posizione finanziaria netta dovrebbe rimanere pressoché stabile nel 2024, grazie a un livello record di CAPEX e al pagamento dei dividendi; si prevede che il 2024 sarà un anno di “picco” per gli investimenti.Inoltre, la società prevede che il Book-to-Bill sarà superiore a 1,0x anche nel 2024, escludendo l’accordo quadro da 1 miliardo di euro di RFI, previsto nel 2024; “le opportunità sono tante, in Italia e all’estero”, scrivono gli analisti. LEGGI TUTTO

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    A2A, S&P conferma rating “BBB/A-2” con outlook stabile

    (Teleborsa) – S&P Global Ratings ha confermato il rating “BBB/A-2” di A2A, multi-utility italiana quotata su Euronext Milan, a seguito dell’accordo stretto dalla società per l’acquisto del 90% delle attività di distribuzione di energia elettrica di Enel nelle province di Milano e Brescia. Anche l’outlook si conferma stabile.Gli analisti scrivono che i piani di A2A per l’acquisto del 90% delle attività di distribuzione di energia elettrica di Enel nelle province di Milano e Brescia per circa 1,2 miliardi di euro rappresentano un’acquisizione “considerevole”, considerando che il prezzo di vendita è pari a circa il 22% del debito 2023 di A2A.Anche se questo avrebbe un effetto significativo sulle metriche di leva finanziaria di A2A, S&P prevede che A2A sosterrà un rapporto Funds from Operations (FFO)/debito ben al di sopra del 23% grazie alle misure correttive annunciate dalla società l’11 marzo e al fermo impegno di A2A a mantenere un rating “BBB”. S&P monitorerà da vicino i tempi e l’efficacia di queste misure nel corso del 2024.L’operazione con Enel rientra nel nuovo piano strategico di A2A per il periodo 2024-2035, che prevede una maggiore focalizzazione sulle attività a bassa volatilità, in particolare sulle reti elettriche regolamentate, e su uno sviluppo più lento delle fonti rinnovabili.L’outlook stabile indica che S&P si attende che le misure correttive di A2A sostengano il rapporto FFO/debito ben al di sopra del 23% nel 2024 e vicino al 25% entro la fine del 2025, entro le soglie per il rating “BBB”. LEGGI TUTTO

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    Private equity, AIFI: cresce l’interesse dei fondi pan europei sull’Italia

    (Teleborsa) – I fondi pan europei hanno investito 60 miliardi di euro di solo di capitale di rischio in Italia negli ultimi dieci anni, quasi il 70% del totale del mercato italiano. Nel complesso sono stati realizzati 650 investimenti che hanno coinvolto oltre 450 società. Lo afferma AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) al termine del Consiglio Direttivo che ha fatto il punto sul roadshow istituzionale che si è tenuto a Londra qualche giorno fa.”Negli ultimi dieci anni abbiamo visto l’operatività di 190 soggetti e nel 45% dei casi hanno realizzato più di una operazione nel nostro Paese – dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI – Gli operatori che avevano investito nel 2013 in Italia erano 21 contro i 62 del 2022. Questo conferma il crescente interesse degli operatori nei confronti delle imprese italiane”.Entrando nello specifico degli investimenti, il primo settore risulta essere quello dei beni e servizi industriali seguito dall’Ict e dal medicale e biotecnologie a dimostrazione dell’interesse degli operatori sia verso settori tradizionali sia verso quelli più innovativi.Nella tipologia di operazioni, prevalgono i buy out anche se negli ultimi anni è cresciuto il peso delle infrastrutture che attraggono investimenti di dimensioni significative; l’ammontare medio per singola operazione è passato da 57 milioni di euro nel 2013 a 118 milioni di euro nel 2022. Rispetto ai disinvestimenti effettuati, nel caso in cui le aziende siano state vendute a operatori industriali il 100% delle target companies ha mantenuto headquarter e uffici in Italia. LEGGI TUTTO