Luglio 2024

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    Bellini Nautica, Alessandro Papetti nuovo Financial & Strategic Advisor

    (Teleborsa) – Bellini Nautica, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore della nautica di lusso, ha avviato una collaborazione con Alessandro Papetti in qualità di Financial & Strategic Advisor al fine di supportare la crescita e lo sviluppo delle diverse linee di business. Papetti porta con sé una profonda esperienza nel private equity e nelle operazioni di M&A.Dopo aver lavorato per Chase Gemina e ABN AMRO all’inizio della sua carriera, è diventato direttore degli investimenti presso Arca Impresa Gestioni, per poi entrare in Clessidra al momento del lancio nel 2003 come partner. Nel 2016, lascia Clessidra e lancia ClubInvest, una struttura di investimento innovativa per investitori privati. Nell’aprile 2018 ha raccolto 110 milioni di euro con un veicolo di investimento quotato in Borsa in Italia, Spac Gabelli Value for Italy, veicolo promosso insieme a Gamco, asset manager quotato al NYSE. Negli ultimi anni ha guidato lo sviluppo nel mercato italiano di HLD, la struttura di investimento creata nel 2010 da Jean-Philippe Hecketsweiler, Jean-Bernard Lafonta e Philippe Donnet.”Il gruppo Bellini ha saputo delineare una nuova fase del suo sviluppo, ormai ampiamente avviata, con obiettivi strategici molto chiari che uniscono tradizione ed innovazione – ha commentato Papetti – Per la realizzazione di tale sviluppo la nuova generazione guidata da Battista ha coinvolto profili e competenze di primissimo livello, fornendo un bell’esempio di moderna imprenditoria familiare nel settore della nautica”. LEGGI TUTTO

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    Assogestioni: 1 italiano su 5 investe in fondi comuni, PAC piace ad under 40

    (Teleborsa) – Sono 11,1 milioni gli italiani che sottoscrivono fondi comuni di investimento, per un valore totale investito che ha raggiunto quota 546 miliardi di euro. Rapportato all’intera popolazione del paese, il dato implica un tasso di partecipazione del 18,8%, il che significa che quasi 1 italiano su 5 affida almeno parte dei propri risparmi a questa tipologia di strumento. Lo afferma Assogestioni nell’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni, curato dall’Ufficio Studi dell’Associazione.Il valore medio dell’investimento è di 49.000 euro. Un importo che però varia a seconda del tipo di prodotto scelto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (30.000 euro), più elevato per i sottoscrittori di fondi esteri. Tra questi, il valore dell’investimento medio in fondi cross border si attesta a 55.000 euro. Cifre che però necessitano di una attenta lettura.”L’insieme dei sottoscrittori al suo interno presenta molteplici peculiarità: ad esempio, il patrimonio resta concentrato sul quartile più alto, i cui sottoscrittori detengono circa tre quarti dell’investimento totale – osserva Riccardo Morassut, Senior Research Analyst Ufficio Studi, Assogestioni – Metà degli 11 milioni circa di investitori accede ai fondi con cifre inferiori alla mediana che è pari a circa 20mila euro”.Il gap generazionaleAnalizzando le differenze demografiche, emerge che l’età media nazionale dei sottoscrittori è di 61 anni, con la generazione dei Boomers che pesa per il 41% del totale. A seguire, i risparmiatori della Generazione X con il 29%, le generazioni più anziane (ultra 78enni) che rappresentano il 16% e infine i risparmiatori più giovani (Millennials e Generazione Z), la cui partecipazione è più contenuta e si attesta al 15%.L’investimento medio per fasce di età sottolinea il gap generazionale: per i Boomers, che detengono da soli il 48% del patrimonio complessivo, si attesta a 58.000 euro, cifra che sale a 66.000 per la Silent Generation e 83.000 per la Greatest Generation. Sotto media, ma con un importo comunque rilevante, la Generazione X con 42.000. Per i Millennials, invece, l’investimento medio è di 21.000 euro e per la Gen Z di 13.000, e insieme detengono il 6% del patrimonio.”Rispetto a un anno fa, la partecipazione delle due generazioni più giovani è passata dal 13% al 15% e, di conseguenza, anche il patrimonio detenuto da Millennials e GenZ è salito dal 5% al 6% del totale. Tutto ciò conferma che gli under 40 stanno gradualmente iniziando ad aumentare la quota investita in fondi”, sostiene Morassut.PIC vs PACMa come accedono a questi strumenti? In media, il versamento unico (PIC) rimane la forma prevalente, scelta dal 62% dei risparmiatori, mentre la quota dei sottoscrittori che investe tramite piani di accumulo (PAC) è pari al 21% e in forma mista al 17%. Percentuali, però, ancora una volta stressate dallo spaccato per età, che dimostra comportamenti differenti tra under 40 e generazioni più anziane.”Tra le evidenze più interessanti dell’Osservatorio – prosegue Morassut – emerge la propensione di Millennials e Generazione Z a prediligere i PAC, che permettono di investire gradualmente attraverso versamenti periodici che possono avere entità anche molto contenute. Infatti, supera il 50% la quota dei sottoscrittori più giovani che investe in questo modo. Si tratta di una modalità efficiente, che aiuta l’investitore da un punto di vista comportamentale, eliminando il fattore market timing. Viceversa, oltre il 70% dei Boomers e l’80% della Silent Generation sceglie di investire in un’unica soluzione (PIC)”.La differenza uomo-donna nell’universo dei sottoscrittori italiani si sta progressivamente annullando, in favore di un sostanziale equilibrio tra i generi, con le donne che oggi rappresentano il 47% degli investitori contro il 53% degli uomini. Anche l’investimento medio di uomini e donne si sta avvicinando nei valori: infatti, i primi investono circa 51.000 euro, contro i 47.000 delle donne.L’affetto per lo sportello e l’home biasDue aspetti indagati dall’Osservatorio riguardano alcuni cliché sugli investitori locali. Il 95% dei fondi italiani viene distribuito tramite gli sportelli bancari, ma il canale di distribuzione delle reti di consulenti finanziari ha un peso maggiore per i fondi cross border, acquistati in questa modalità per il 48% e solo per il 52% tramite le banche.A livello di asset allocation, l’Osservatorio evidenzia valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi di diritto italiano prevale la componente obbligazionaria (36%) e flessibile (34%), a cui seguono gli investimenti in fondi bilanciati (19%) e azionari (11%). Tra i prodotti esteri è più marcata la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 50%. Resta stabile attorno al 30% il peso dei fondi obbligazionari, mentre diminuisce la quota dei fondi flessibili e bilanciati (all’11% e 10%).Lo studio del portafoglio dei sottoscrittori italiani per aree geografiche mostra infine una prevalenza di Europa e America, entrambe al 32%. L’allocazione all’Italia pesa per il 16% del portafoglio generale, di cui il 13% in obbligazioni e il 3% in azionario italiano. “Un 16% di home bias non è poco, considerando che Borsa Italiana pesa lo 0,6% della capitalizzazione mondiale”, sottolinea Morassut.Un’Italia spaccata a metàIn aggiunta al quadro nazionale, è interessante notare le diverse specificità geografiche, a cominciare dal tasso di partecipazione, che indica la percentuale di sottoscrittori in rapporto alla popolazione residente (dati Istat). Anzitutto, i dati delineano un Paese spaccato in due, con il 64% dei sottoscrittori che risiedono in Nord Italia.La regione con il tasso di partecipazione più alto è l’Emilia-Romagna con il 29,3%, seguita da Lombardia (27,1%), Piemonte (26,6%) e Liguria (25,1%).Liguria, Lombardia e Piemonte sono anche le regioni in cui l’investimento medio è più alto e pari rispettivamente a 55.212, 54.971 e 54.841 euro. In Emilia-Romagna si attesta a 53.184 euro.Le Regioni del Nord d’Italia sono le prime per investimento complessivo: i sottoscrittori residenti in questa area detengono il 69% del totale. Nel dettaglio, al Nord-Ovest va il 43%, mentre al Nord-Est il 26%. Gli investitori del Sud hanno il 9% del portafoglio generale e quelli delle isole il 4%.(Foto: Photo by Mathieu Stern on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, frenata nel I trimestre 2024: circa 155mila compravendite (-7,2%)

    (Teleborsa) – Nei primi tre mesi dell’anno il mercato immobiliare residenziale a livello nazionale è calato del -7,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con 154.770 compravendite. Tra le principali città metropolitane, il calo maggiore si registra a Milano (-13,2% e 5.141 transazioni), seguita da Torino (-10,2% e 3.193 transazioni) e Roma (-6,9% e 7.703 transazioni). Inoltre, se si considerano esclusivamente le nuove abitazioni vendute nelle grandi città (1.624 in totale), la quota non arriva al 7% rispetto al totale delle vendite, con un calo delle transazioni del -23% rispetto allo stesso periodo del 2023. È quanto emerge dall’analisi di Abitare Co. – società di intermediazione e servizi immobiliari specializzata in nuove costruzioni – sui dati pubblicati dall’Osservatorio Mercato Immobiliare (OMI) – Agenzia delle Entrate. Tra le principali motivazioni della frenata del mercato immobiliare l’analisi rileva la mancanza di offerta di nuove case e ad alta efficienza energetica, l’incertezza sulle prospettive della propria situazione economica e il calo del potere d’acquisto, il segno negativo degli investimenti nel residenziale (-35% nel I trim. 2024) e il ritiro dal mercato di immobili ristrutturati con il Superbonus per la maggiore tassazione dovuta alle eventuali plusvalenze.Per quanto riguarda le abitazioni comprate grazie ad un mutuo “ci troviamo ai minimi storici con poco più di 56mila transazioni, pari al 40% del totale” sottolinea Abitare Co. La quota di famiglie che acquistano tramite mutuo è andata a diminuire di anno in anno in corrispondenza all’aumento del costo del denaro adottato dalla BCE per contrastare l’inflazione. Nell’epoca pre Covid, a livello nazionale, le famiglie che acquistavano casa con un mutuo rappresentavano circa il 53% del totale; questo significa che in meno di cinque anni gli acquirenti di casa che fanno ricorso al mutuo sono calati di tredici punti percentuali.”Nonostante l’ultimo trimestre dello scorso anno abbia registrato un rallentamento della curva negativa delle compravendite (-3,3% sul quarto trimestre 2022), i primi tre mesi del nuovo anno rimangono ancora saldamente in territorio negativo – dichiara Giuseppe Crupi, Ceo di Abitare Co. –. Sono vari i fattori che frenano una reale ripresa degli scambi. Il prezzo di vendita, cresciuto in questi anni con variazioni annue a due cifre nelle principali città, confrontato col potere d’acquisto delle famiglie, sta frenando la propensione all’acquisto; la difficoltà di accesso al credito di molti: non è una sorpresa constatare che neppure il 40% dei compratori oggi accende un mutuo. Manca poi l’offerta di un prodotto nuovo, ad alta efficienza energetica, che si rivolga ad una fascia di acquirenti con budget di spesa non altissimi, come i giovani che vorrebbero comprare la loro prima casa e che sono i più sensibili alle tematiche ambientali”. Nel dettaglio la mancanza di offerta di nuove case pesa in maniera particolare sull’andamento delle compravendite relativo a questo segmento. Solo Milano registra una quota superiore al dieci per cento (12,6%) con 648 compravendite. A Roma sono state vendute 670 nuove case nel primo trimestre di quest’anno che corrisponde a una quota solo dell’8,7% sul totale delle vendite. Nelle altre grandi città del Paese le vendite di nuove case non raggiungono neppure le cento unità, alla fine del trimestre. A Firenze ci sono state 92 vendite (8,1% sul totale), a Napoli solo 35 (1,9% sul totale) e addirittura a Genova le vendite di nuove case in tre mesi sono state solamente otto (lo 0,4% sul totale). L’incertezza sulle prospettive della propria situazione economica e il calo del potere d’acquisto rappresentano un fattore importante che influenza le scelte famigliari, soprattutto quelle che presuppongono un ingente impegno di capitale, come l’acquisto della casa. La propensione al risparmio, dopo aver raggiunto valori massimi nel 2020 in corrispondenza della pandemia, è gradualmente diminuita negli anni successivi per sostenere le spese familiari e per compensare la perdita del potere di acquisto causata dall’inflazione.Gli investimenti nel residenziale hanno subito un forte calo di oltre 50 punti percentuali a partire dalla fine del 2022 e per tutto il 2023, principalmente a causa dell’aumento dei tassi di interesse. I 120 milioni di euro investiti nel residenziale italiano nel primo trimestre 2024 confermano la tendenza negativa con un calo del 35% circa rispetto al primo trimestre del 2023. In una città come Milano, che polarizza circa l’80% degli investimenti, il calo tendenziale oggi è del 28%.La domanda di nuove case, non solo di fascia alta, apprezza particolarmente le tematiche relative agli investimenti legati al consumo energetico, all’impatto ambientale e ai servizi comuni dedicati alle persone. Purtroppo, l’offerta di queste abitazioni è ancora molto bassa.Una parte di domanda si è ritirata dal mercato dopo aver ristrutturato casa col Superbonus. Contando la tassazione delle plusvalenze e il trasferimento delle detrazioni, è sempre possibile vendere un immobile su cui si sono effettuati lavori di efficientamento agevolati con il Bonus 110%, ma è anche vero – sottolinea Abitare Co. – che ci sono diversi aspetti a cui prestare attenzione. Uno di questi è legato all’aumento del valore dell’immobile determinato dai lavori di efficientamento: questo aumento di valore, pur essendo positivo, porta a una maggiore tassazione al momento della vendita, soprattutto tenendo conto delle nuove disposizioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2024.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Emissioni, Salvini avverte: “no dell’Italia a qualsiasi nuova tassa”

    (Teleborsa) – In Europa l’Italia sarà “contraria” a qualsiasi intervento che preveda una nuova tassa sulle emissioni, “a meno che non vi sia una soluzione globale”. Lo detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea annuale di Assarmatori a Roma. “Il voto dell’Italia sarà contrario a qualsiasi intervento che preveda una nuova tassa sulle emissioni. A meno che non ci sia una soluzione globale”, ha detto Salvini, segnalando come si “vociferi” che a Bruxelles si vorrebbe riprendere in mano la direttiva sulla tassazione dell’energia (ETD).”Non è il momento – ha detto ancora – di imporre nuove tasse a carico delle aziende italiane ed europee”. Il 2023 “è stato l’anno record mondiale storico di emissioni di CO2, nonostante gli investimenti miliardari”, ha segnalato Salvini che appunto ha sottolineato come “mentre l’Europa utilizza risorse per abbattere di poco le emissioni, la Cina e l’India si avviano verso il picco, quindi se la decarbonizzazione è un bene, nello stesso tempo si combatte “una battaglia impari e suicida” se non si trova una soluzione globale. LEGGI TUTTO

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    Technogym, Equita conferma stime e target in attesa della semestrale

    (Teleborsa) – Equita ha confermato raccomandazione (Buy) e target price (10,9 euro per azione) sul titolo Technogym, società quotata su Euronext Milan e attiva nella fornitura di tecnologie, servizi e prodotti di design per il settore Fitness e Wellness, in attesa della semestrale che sarà diffusa il 2 agosto, da cui è atteso un newsflow supportive e pienamente coerente con le attese FY.Gli analisti scrivono che la società appare piuttosto fiduciosa sulle guidance, forte anche della visibilità fornita dal portafoglio ordini sia in termini di fatturato che di margini e dei ritorni attesi dalle Olimpiadi in termini di forza del marchio (con la recente inaugurazione del nuovo flagship store a Parigi, proprio a ridosso dell’evento).Viene fatto notare che il titolo tratta a 19.4x adj. PE 12m fwd ex-cash, vs. 23.5x di media storica pre-pandemia (con leggero debito), “valutazioni attraenti su utili che godono di buona visibilità, per un gruppo che vanta forti fondamentali (EBITDA margin a circa il 19%, cassa netta pari a circa il 10% della market cap, FCF/EBITDA a circa il 50%) e crescite sostenibili (in particolare grazie a posizionamento nei club di fascia alta, esposizione alla crescente domanda per health longevity e prevenzione, forte posizionamento nel Middle East)”, si legge nella ricerca. LEGGI TUTTO

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    UE vende all’asta 3,1 milioni di quote di emissione a 66,71 euro/t

    (Teleborsa) – L’Unione europea ha venduto 3,1 milioni di quote di emissione (EUA) sull’European Energy Exchange (EEX) a 66,71 euro per tonnellata nella giornata odierna, secondo il resoconto dello stesso exchange.L’European Union Allowance (EUA) è il nome ufficiale delle quote di emissione europee; ognuna di esse consente al possessore di emettere una tonnellata di CO2 o di altro gas serra equivalente. LEGGI TUTTO

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    Azionario USA, Goldman: vulnerabile a delusioni con valutazioni elevate e concentrazione

    (Teleborsa) – Il primo semestre del 2024 ha esteso il potente rally degli asset rischiosi iniziato nell’ottobre dello scorso anno che ha portato le azioni globali in rialzo di circa il 30%. In particolare, la prima metà del 2024 è stata la 21esima migliore dal 1900 per il mercato statunitense. Con l’ingresso nella seconda metà dell’anno, i rischi per i detentori di azioni però aumentano, dice Goldman Sachs in una ricerca sul tema.L’andamento del mercato statunitense riflette un punto di flessione nell’ottimismo iniziato con notizie positive sull’inflazione e sulla crescita degli Stati Uniti e ha promosso una forte recovery dei prezzi azionari quando la combinazione di soft landing e tagli dei tassi è stata scontata. Mentre i sette tagli dei tassi statunitensi previsti all’inizio di quest’anno sono svaniti, le azioni sono state sostenute da una serie di sorprese macro positive e dall’ottimismo sull’intelligenza artificiale che ha spinto Nasdaq. “Con l’ingresso nella seconda metà dell’anno, i rischi per gli equity holder stanno aumentando – sottolineano però gli esperti – È anche un ambiente insolito, con valutazioni elevate e una maggiore attenzione al rischio politico”.Secondo Goldman Sachs, le valutazioni elevate rendono le azioni più vulnerabili alle delusioni. Pur riconoscendo che le valutazioni sono un indicatore inadeguato dei rendimenti a breve termine, tendono ad amplificare l’impatto dei movimenti del mercato se altri fondamentali iniziano a cambiare. Le valutazioni delle azioni statunitensi, in particolare, sono diventate “eccessive”. La capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 si è discostata notevolmente da quella degli altri mercati dalla fine della crisi finanziaria. Sebbene ciò abbia riflesso una crescita più forte degli utili fondamentali, l’attuale livello delle valutazioni implica che tale “eccezionalismo” è destinato a continuare anche in futuro.L’attuale multiplo forward di 21,6 è superiore al range degli ultimi 20 anni. Ciò riflette in parte le valutazioni più elevate dei titoli tecnologici dominanti, ma anche escludendoli, il mercato statunitense viene scambiato a oltre 18x, ben al di sopra della sua media ventennale, nonostante tassi di interesse più elevati rispetto a quelli tipici di quel periodo.”Oltre alle valutazioni elevate, la maggiore concentrazione dei mercati azionari aumenta notevolmente i rischi – si legge nella ricecra – Sebbene l’importanza del mercato azionario statunitense, del settore tecnologico e delle più grandi aziende non rifletta “esuberanza irrazionale”, ma un lungo periodo di fondamentali superiori, aumenta comunque i rischi per gli investitori. Sebbene la crescente concentrazione azionaria sia stata una caratteristica di molti mercati, essa riceve maggiore attenzione e ha il maggiore impatto negli Stati Uniti, dove le prime 7 società (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Meta Platforms, Tesla) hanno contribuito a oltre il 60% del rendimento dell’indice S&P 500 da inizio anno, anche se pure il peso elevato dei GRANOLAS (Gsk, Roche, Asml, Nestlé, Novartis, Novo Nordisk, L’Oreal, Lvmh, AstraZeneca, Sap e Sanofi) in Europa è stato una caratteristicaNell’S&P 500 il grado di concentrazione dei titoli è “estremo”: le prime 10 società hanno il peso più elevato nell’indice dal 1929.”Le valutazioni delle principali società tecnologiche, pur non essendo a nostro avviso una bolla, sono comunque aumentate notevolmente quest’anno – dice Goldman Sachs – I cinque titoli tecnologici a mega capitalizzazione negli Stati Uniti vengono scambiati a 8x EV/Sales, rispetto a 3x per il titolo mediano S&P 500, mentre il PE è più alto relativamente al ROE per il settore tech rispetto ad altri”. Questa concentrazione rende la crescita degli utili in entrata nel secondo trimestre un potenziale catalyst significativo per la direzione azionaria.In termini di utili del secondo trimestre, il consensus prevede una crescita del 9% a/a per l’S&P500, che sarebbe il trimestre più forte dal quarto trimestre del 2021. Le sei maggiori società tecnologiche (AMZN, AAPL, GOOGL, META, MSFT e NVDA) sono si prevede che gli utili crescano del 30% a/a, rispetto al 5% del resto del mercato. “Eventuali delusioni rischiano di essere pesantemente punite”, si legge nel rapporto.Un altro elemento citato è che i flussi cumulativi transfrontalieri e di ETF si sono concentrati in gran parte negli Stati Uniti, rafforzando ulteriormente i rischi di eventuali delusioni. D’altro canto, però, ora c’è molto denaro parcheggiato nei fondi del mercato monetario che potrebbe spostarsi se/quando la Fed taglierà. La visione di “molto” dipende però dalla prospettiva. Dal 2000 quasi 3 mila miliardi sono in fondi del mercato monetario: ma in termini di allocazione, probabilmente i fondi del mercato monetario non sono così grandi rispetto agli anni 80/90 o 2000. LEGGI TUTTO

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    Borse europee negative dopo inflazione, occhi a forum BCE a Sintra

    (Teleborsa) – Giornata difficile per Piazza Affari, che scambia in ribasso, assieme agli altri Eurolistini. Oggi il focus è sugli interventi al forum delle banche centrali di Sintra organizzato dalla BCE, in particolare sul panel che vede la partecipazione di Christine Lagarde e Jerome Powell.Sul fronte macroeconomico, l’Istat ha comunicato che in Italia a maggio 2024, rispetto al mese precedente, sono diminuiti gli occupati (dopo tre mesi di crescita), sono rimasti stabili i disoccupati e sono aumentati gli inattivi. L’Eurostat ha invece comunicato che l’inflazione dell’Eurozona è diminuita al +2,5% su base annua a giugno (anche se la componente cruciale dei servizi è rimasta alta), mentre il tasso di disoccupazione di maggio è rimasto stabile al 6,4%.L’Euro / Dollaro USA continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a -0,17%. Seduta in frazionale ribasso per l’oro, che lascia, per ora, sul parterre lo 0,33%. Segno più per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), in aumento dello 0,91%.Avanza di poco lo spread, che si porta a +151 punti base, evidenziando un aumento di 2 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari al 4,12%.Tra le principali Borse europee preda dei venditori Francoforte, con un decremento dell’1,14%, piccola perdita per Londra, che scambia con un -0,4%, e si concentrano le vendite su Parigi, che soffre un calo dello 0,87%.A Piazza Affari, il FTSE MIB è in calo (-1,14%) e si attesta su 33.333 punti; sulla stessa linea, perde terreno il FTSE Italia All-Share, che retrocede a 35.501 punti, ritracciando dell’1,11%. In rosso il FTSE Italia Mid Cap (-0,95%); sulla stessa linea, in frazionale calo il FTSE Italia Star (-0,45%).Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, sostanzialmente tonico Saipem, che registra una plusvalenza dell’1,13%. Guadagno moderato per Tenaris, che avanza dell’1,02%. Piccoli passi in avanti per ENI, che segna un incremento marginale dello 0,89%. Giornata moderatamente positiva per DiaSorin, che sale di un frazionale +0,64%.I più forti ribassi, invece, si verificano su Stellantis, che continua la seduta con -3,58%. Vendite su Iveco, che registra un ribasso del 3,53%. Seduta negativa per Brunello Cucinelli, che mostra una perdita del 2,88%. Sotto pressione BPER, che accusa un calo del 2,24%.Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, D’Amico (+3,74%), Technoprobe (+2,10%), Pharmanutra (+0,83%) e Tinexta (+0,75%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su GVS, che prosegue le contrattazioni a -3,45%. Scivola Buzzi Unicem, con un netto svantaggio del 3,27%. In rosso SOL, che evidenzia un deciso ribasso del 3,27%. Spicca la prestazione negativa di LU-VE Group, che scende del 2,91%. LEGGI TUTTO