Giugno 2025

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    Criptovalute, Giorgetti: utilizzo illecito minaccia alla sicurezza economica e finanziaria di un Paese

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Economia, GiancarloGiorgetti, ha dichiarato “le minacce alla sicurezza economica e finanziaria di un Paese si annidano anche nelle reti dell’evasione fiscale, nel riciclaggio, nelle frodi internazionali, nell’utilizzo illecito delle criptovalute e degli sperperi di risorse pubbliche. Sono minacce subdule, ma altrettanto capaci di minare le fondamenta di uno Stato”. Intervenendo alla festa della Guardia di Finanza, Giorgetti ha sottolineato che la legalità dell’economia in uno Stato “equivale a proteggere la stabilità, la coesione sociale e la stessa democrazia”. “Si tratta decisamente di una delle più importanti sfide che le democrazie moderne si trovano ad affrontare”, ha proseguito. Il ministro ha poi sottolineato che “è di tutta evidenza che proteggere grandezze economiche nazionali come il reddito, il risparmio e la spesa non può essere un’opzione, ma deve essere un imperativo. Una necessità e un dovere per tutti gli attori coinvolti, a cominciare dal governo, ma anche per altre istituzioni”. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare, ICCF : “Settore ricco di prospettive per le aziende italiane”

    (Teleborsa) – Sul fronte dell’export, il Made in Italy agroalimentare ha raggiunto nel 2024 i 70 miliardi di euro, con l’11% dell’export totale italiano. L’export verso la Cina, sebbene in crescita (+30% rispetto al pre-pandemia), resta limitato rispetto al potenziale, rappresentando poco più di 630 milioni di euro. I prodotti più esportati includono cioccolato, caffè, latticini, vino, pasta e carne. La Cina, da parte sua, mostra una forte dipendenza dalle importazioni alimentari (oltre 215 miliardi di dollari nel 2024) ed è impegnata in una profonda riforma normativa e tecnologica, culminata nella nuova Legge sulla Sicurezza Alimentare (2023) e nel Piano per l’Agricoltura Intelligente (2024–2028). Il contesto commerciale è però complesso: le tensioni tra UE e Cina hanno portato all’introduzione di dazi reciproci su prodotti strategici, inclusi quelli agroalimentari. Le imprese italiane sono quindi chiamate ad adottare strategie proattive per affrontare le barriere tariffarie e non, diversificare i mercati e valorizzare le opportunità offerte dalla crescente domanda cinese di qualità e sicurezza alimentare. È quanto emerge dalla XVI edizione del Rapporto Cina di Italy China Council Foundation-ICCF, presentata oggi all’Auditorium Ferrero della SDA Bocconi School of Management, a Milano. All’evento ufficiale per l’uscita di “Cina 2025 – Scenari economici e politici: nuove frontiere per le imprese dell’agroalimentare tra Italia e Cina” hanno partecipato il console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, Liu Kan, il dean della SDA Bocconi, Stefano Caselli, il presidente ICCF, Mario Boselli, e numerosi soci, imprenditori e professionisti in rappresentanza delle aziende che fanno parte del network ICCF.”La complessità del momento storico che stiamo vivendo è sotto gli occhi di tutti – ha detto Boselli –, aggravata dalla rapidità con cui gli scenari internazionali stanno mutando intorno a noi. Proprio per questo motivo, il Rapporto Cina del nostro Centro Studi rappresenta un punto di riferimento essenziale per imprese e individui che desiderano comprendere i principali cambiamenti in atto in Cina e nei suoi rapporti bilaterali e multilaterali”.In Cina – rileva il rapporto – il settore terziario continua a rappresentare il principale motore della crescita economica del Paese, mentre l’industria manifatturiera ad alta tecnologia e i veicoli a nuova energia svolgono un ruolo trainante nel comparto secondario. Nel 2024 il PIL ha registrato un’espansione del 5%, sostenuta da una solida performance dell’export e da misure di stimolo mirate. Tale crescita ha mostrato un’ulteriore accelerazione nel primo trimestre del 2025, raggiungendo il 5,4%. Permangono tuttavia alcune sfide. La domanda interna si mantiene contenuta, con un’inflazione prossima allo zero e segnali persistenti di pressione deflazionistica. Il settore immobiliare continua a mostrare tendenze al ribasso, nonostante le iniziative promosse dalle autorità centrali. Dal punto di vista politico, il 2025 rappresenta un anno cruciale in quanto segna la conclusione del XIV Piano Quinquennale e del programma Made in China 2025, i cui progressi risultano evidenti in ambiti strategici come l’intelligenza artificiale, i veicoli elettrici e lo sviluppo delle energie rinnovabili. In ambito tecnologico resta aperta la sfida relativa alla produzione e alla piena autosufficienza nel settore dei semiconduttori. Le priorità per il prossimo ciclo di sviluppo sono: promozione del benessere della popolazione, incentivazione dei consumi, sostegno al settore privato, riforme socio-sanitarie e transizione ecologica. A livello sociale, il documento segnala due fenomeni emergenti: una crescente attenzione verso l’equilibrio vita-lavoro e nuove aspettative da parte delle giovani generazioni, sia in ambito professionale che valoriale. Si evidenzia inoltre una maggiore sensibilità rispetto al tema del femminismo.Nel 2024, il commercio estero cinese ha raggiunto valori record, con una crescita delle esportazioni trainata da settori tecnologici e manifatturieri (hi-tech, veicoli, elettronica), mentre l’import si è concentrato su componenti strategici come circuiti integrati e minerali. Le relazioni con ASEAN, UE e USA restano centrali: l’ASEAN si conferma primo partner commerciale, mentre persistono squilibri con UE e USA a favore di Pechino. L’Italia, quarto partner cinese in Europa, mostra un deficit commerciale crescente, dovuto a un’importazione elevata e a difficoltà di penetrazione nel mercato cinese. Nel 2024 gli investimenti all’estero si sono diretti verso energia, materie prime e high-tech, con particolare focus su ASEAN e Africa. Gli investimenti in Europa si sono concentrati nel settore dei veicoli elettrici, soprattutto in Ungheria. Al contrario, gli investimenti in entrata in Cina sono in calo, nonostante riforme per attrarre capitale straniero nei settori tecnologici e avanzati. In questo contesto, i primi mesi dell’anno sono stati segnati dal ritorno di Trump alla Casa Bianca e dall’escalation della guerra dei dazi. Le relazioni con l’UE appaiono in fase di ricalibrazione mentre il rapporto bilaterale con l’Italia si sviluppa sotto l’egida del nuovo Piano d’Azione (2024-2027). Infine, la Cina continua a rafforzare legami bilaterali e regionali in Asia, Africa, Medio Oriente e Asia Centrale per consolidare la sua strategia globale in un contesto multipolare. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare, ICCF : “Settore ricco di prospettive per le aziende italiane”

    (Teleborsa) – Sul fronte dell’export, il Made in Italy agroalimentare ha raggiunto nel 2024 i 70 miliardi di euro, con l’11% dell’export totale italiano. L’export verso la Cina, sebbene in crescita (+30% rispetto al pre-pandemia), resta limitato rispetto al potenziale, rappresentando poco più di 630 milioni di euro. I prodotti più esportati includono cioccolato, caffè, latticini, vino, pasta e carne. La Cina, da parte sua, mostra una forte dipendenza dalle importazioni alimentari (oltre 215 miliardi di dollari nel 2024) ed è impegnata in una profonda riforma normativa e tecnologica, culminata nella nuova Legge sulla Sicurezza Alimentare (2023) e nel Piano per l’Agricoltura Intelligente (2024–2028). Il contesto commerciale è però complesso: le tensioni tra UE e Cina hanno portato all’introduzione di dazi reciproci su prodotti strategici, inclusi quelli agroalimentari. Le imprese italiane sono quindi chiamate ad adottare strategie proattive per affrontare le barriere tariffarie e non, diversificare i mercati e valorizzare le opportunità offerte dalla crescente domanda cinese di qualità e sicurezza alimentare. È quanto emerge dalla XVI edizione del Rapporto Cina di Italy China Council Foundation-ICCF, presentata oggi all’Auditorium Ferrero della SDA Bocconi School of Management, a Milano. All’evento ufficiale per l’uscita di “Cina 2025 – Scenari economici e politici: nuove frontiere per le imprese dell’agroalimentare tra Italia e Cina” hanno partecipato il console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, Liu Kan, il dean della SDA Bocconi, Stefano Caselli, il presidente ICCF, Mario Boselli, e numerosi soci, imprenditori e professionisti in rappresentanza delle aziende che fanno parte del network ICCF.”La complessità del momento storico che stiamo vivendo è sotto gli occhi di tutti – ha detto Boselli –, aggravata dalla rapidità con cui gli scenari internazionali stanno mutando intorno a noi. Proprio per questo motivo, il Rapporto Cina del nostro Centro Studi rappresenta un punto di riferimento essenziale per imprese e individui che desiderano comprendere i principali cambiamenti in atto in Cina e nei suoi rapporti bilaterali e multilaterali”.In Cina – rileva il rapporto – il settore terziario continua a rappresentare il principale motore della crescita economica del Paese, mentre l’industria manifatturiera ad alta tecnologia e i veicoli a nuova energia svolgono un ruolo trainante nel comparto secondario. Nel 2024 il PIL ha registrato un’espansione del 5%, sostenuta da una solida performance dell’export e da misure di stimolo mirate. Tale crescita ha mostrato un’ulteriore accelerazione nel primo trimestre del 2025, raggiungendo il 5,4%. Permangono tuttavia alcune sfide. La domanda interna si mantiene contenuta, con un’inflazione prossima allo zero e segnali persistenti di pressione deflazionistica. Il settore immobiliare continua a mostrare tendenze al ribasso, nonostante le iniziative promosse dalle autorità centrali. Dal punto di vista politico, il 2025 rappresenta un anno cruciale in quanto segna la conclusione del XIV Piano Quinquennale e del programma Made in China 2025, i cui progressi risultano evidenti in ambiti strategici come l’intelligenza artificiale, i veicoli elettrici e lo sviluppo delle energie rinnovabili. In ambito tecnologico resta aperta la sfida relativa alla produzione e alla piena autosufficienza nel settore dei semiconduttori. Le priorità per il prossimo ciclo di sviluppo sono: promozione del benessere della popolazione, incentivazione dei consumi, sostegno al settore privato, riforme socio-sanitarie e transizione ecologica. A livello sociale, il documento segnala due fenomeni emergenti: una crescente attenzione verso l’equilibrio vita-lavoro e nuove aspettative da parte delle giovani generazioni, sia in ambito professionale che valoriale. Si evidenzia inoltre una maggiore sensibilità rispetto al tema del femminismo.Nel 2024, il commercio estero cinese ha raggiunto valori record, con una crescita delle esportazioni trainata da settori tecnologici e manifatturieri (hi-tech, veicoli, elettronica), mentre l’import si è concentrato su componenti strategici come circuiti integrati e minerali. Le relazioni con ASEAN, UE e USA restano centrali: l’ASEAN si conferma primo partner commerciale, mentre persistono squilibri con UE e USA a favore di Pechino. L’Italia, quarto partner cinese in Europa, mostra un deficit commerciale crescente, dovuto a un’importazione elevata e a difficoltà di penetrazione nel mercato cinese. Nel 2024 gli investimenti all’estero si sono diretti verso energia, materie prime e high-tech, con particolare focus su ASEAN e Africa. Gli investimenti in Europa si sono concentrati nel settore dei veicoli elettrici, soprattutto in Ungheria. Al contrario, gli investimenti in entrata in Cina sono in calo, nonostante riforme per attrarre capitale straniero nei settori tecnologici e avanzati. In questo contesto, i primi mesi dell’anno sono stati segnati dal ritorno di Trump alla Casa Bianca e dall’escalation della guerra dei dazi. Le relazioni con l’UE appaiono in fase di ricalibrazione mentre il rapporto bilaterale con l’Italia si sviluppa sotto l’egida del nuovo Piano d’Azione (2024-2027). Infine, la Cina continua a rafforzare legami bilaterali e regionali in Asia, Africa, Medio Oriente e Asia Centrale per consolidare la sua strategia globale in un contesto multipolare. LEGGI TUTTO

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    Agroalimentare, ICCF : “Settore ricco di prospettive per le aziende italiane”

    (Teleborsa) – Sul fronte dell’export, il Made in Italy agroalimentare ha raggiunto nel 2024 i 70 miliardi di euro, con l’11% dell’export totale italiano. L’export verso la Cina, sebbene in crescita (+30% rispetto al pre-pandemia), resta limitato rispetto al potenziale, rappresentando poco più di 630 milioni di euro. I prodotti più esportati includono cioccolato, caffè, latticini, vino, pasta e carne. La Cina, da parte sua, mostra una forte dipendenza dalle importazioni alimentari (oltre 215 miliardi di dollari nel 2024) ed è impegnata in una profonda riforma normativa e tecnologica, culminata nella nuova Legge sulla Sicurezza Alimentare (2023) e nel Piano per l’Agricoltura Intelligente (2024–2028). Il contesto commerciale è però complesso: le tensioni tra UE e Cina hanno portato all’introduzione di dazi reciproci su prodotti strategici, inclusi quelli agroalimentari. Le imprese italiane sono quindi chiamate ad adottare strategie proattive per affrontare le barriere tariffarie e non, diversificare i mercati e valorizzare le opportunità offerte dalla crescente domanda cinese di qualità e sicurezza alimentare. È quanto emerge dalla XVI edizione del Rapporto Cina di Italy China Council Foundation-ICCF, presentata oggi all’Auditorium Ferrero della SDA Bocconi School of Management, a Milano. All’evento ufficiale per l’uscita di “Cina 2025 – Scenari economici e politici: nuove frontiere per le imprese dell’agroalimentare tra Italia e Cina” hanno partecipato il console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano, Liu Kan, il dean della SDA Bocconi, Stefano Caselli, il presidente ICCF, Mario Boselli, e numerosi soci, imprenditori e professionisti in rappresentanza delle aziende che fanno parte del network ICCF.”La complessità del momento storico che stiamo vivendo è sotto gli occhi di tutti – ha detto Boselli –, aggravata dalla rapidità con cui gli scenari internazionali stanno mutando intorno a noi. Proprio per questo motivo, il Rapporto Cina del nostro Centro Studi rappresenta un punto di riferimento essenziale per imprese e individui che desiderano comprendere i principali cambiamenti in atto in Cina e nei suoi rapporti bilaterali e multilaterali”.In Cina – rileva il rapporto – il settore terziario continua a rappresentare il principale motore della crescita economica del Paese, mentre l’industria manifatturiera ad alta tecnologia e i veicoli a nuova energia svolgono un ruolo trainante nel comparto secondario. Nel 2024 il PIL ha registrato un’espansione del 5%, sostenuta da una solida performance dell’export e da misure di stimolo mirate. Tale crescita ha mostrato un’ulteriore accelerazione nel primo trimestre del 2025, raggiungendo il 5,4%. Permangono tuttavia alcune sfide. La domanda interna si mantiene contenuta, con un’inflazione prossima allo zero e segnali persistenti di pressione deflazionistica. Il settore immobiliare continua a mostrare tendenze al ribasso, nonostante le iniziative promosse dalle autorità centrali. Dal punto di vista politico, il 2025 rappresenta un anno cruciale in quanto segna la conclusione del XIV Piano Quinquennale e del programma Made in China 2025, i cui progressi risultano evidenti in ambiti strategici come l’intelligenza artificiale, i veicoli elettrici e lo sviluppo delle energie rinnovabili. In ambito tecnologico resta aperta la sfida relativa alla produzione e alla piena autosufficienza nel settore dei semiconduttori. Le priorità per il prossimo ciclo di sviluppo sono: promozione del benessere della popolazione, incentivazione dei consumi, sostegno al settore privato, riforme socio-sanitarie e transizione ecologica. A livello sociale, il documento segnala due fenomeni emergenti: una crescente attenzione verso l’equilibrio vita-lavoro e nuove aspettative da parte delle giovani generazioni, sia in ambito professionale che valoriale. Si evidenzia inoltre una maggiore sensibilità rispetto al tema del femminismo.Nel 2024, il commercio estero cinese ha raggiunto valori record, con una crescita delle esportazioni trainata da settori tecnologici e manifatturieri (hi-tech, veicoli, elettronica), mentre l’import si è concentrato su componenti strategici come circuiti integrati e minerali. Le relazioni con ASEAN, UE e USA restano centrali: l’ASEAN si conferma primo partner commerciale, mentre persistono squilibri con UE e USA a favore di Pechino. L’Italia, quarto partner cinese in Europa, mostra un deficit commerciale crescente, dovuto a un’importazione elevata e a difficoltà di penetrazione nel mercato cinese. Nel 2024 gli investimenti all’estero si sono diretti verso energia, materie prime e high-tech, con particolare focus su ASEAN e Africa. Gli investimenti in Europa si sono concentrati nel settore dei veicoli elettrici, soprattutto in Ungheria. Al contrario, gli investimenti in entrata in Cina sono in calo, nonostante riforme per attrarre capitale straniero nei settori tecnologici e avanzati. In questo contesto, i primi mesi dell’anno sono stati segnati dal ritorno di Trump alla Casa Bianca e dall’escalation della guerra dei dazi. Le relazioni con l’UE appaiono in fase di ricalibrazione mentre il rapporto bilaterale con l’Italia si sviluppa sotto l’egida del nuovo Piano d’Azione (2024-2027). Infine, la Cina continua a rafforzare legami bilaterali e regionali in Asia, Africa, Medio Oriente e Asia Centrale per consolidare la sua strategia globale in un contesto multipolare. LEGGI TUTTO

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    Wall Street in stand-by, frena il settore dei chip

    (Teleborsa) – Nessuna variazione significativa per il listino USA, con il Dow Jones che si attesta sui valori della vigilia a 42.125 punti, mentre, al contrario, cede alle vendite l’S&P-500, che retrocede a 5.956 punti.Sotto la parità il Nasdaq 100, che mostra un calo dello 0,70%; con analoga direzione, leggermente negativo l’S&P 100 (-0,55%).Risultato positivo nel paniere S&P 500 per i settori beni di consumo per l’ufficio (+0,62%), energia (+0,49%) e utilities (+0,48%). Tra i peggiori della lista del paniere S&P 500, in maggior calo i comparti telecomunicazioni (-1,35%), informatica (-0,73%) e materiali (-0,69%).Pesa la debolezza dei titoli azionari del settore dei chip dopo che il Wall Street Journal ha riportato che l’amministrazione Trump punta a imporre nuovi ostacoli normativi alle apparecchiature per semiconduttori statunitensi spedite in Cina. Nel frattempo, il governatore della Fed, Chris Waller, ha dichiarato che la banca centrale dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di tagliare i tassi di interesse nella prossima riunione, dati i recenti dati sull’inflazione contenuta e il fatto che qualsiasi shock sui prezzi dovuto ai dazi sulle importazioni sarà di breve durata. LEGGI TUTTO

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    Wall Street in stand-by, frena il settore dei chip

    (Teleborsa) – Nessuna variazione significativa per il listino USA, con il Dow Jones che si attesta sui valori della vigilia a 42.125 punti, mentre, al contrario, cede alle vendite l’S&P-500, che retrocede a 5.956 punti.Sotto la parità il Nasdaq 100, che mostra un calo dello 0,70%; con analoga direzione, leggermente negativo l’S&P 100 (-0,55%).Risultato positivo nel paniere S&P 500 per i settori beni di consumo per l’ufficio (+0,62%), energia (+0,49%) e utilities (+0,48%). Tra i peggiori della lista del paniere S&P 500, in maggior calo i comparti telecomunicazioni (-1,35%), informatica (-0,73%) e materiali (-0,69%).Pesa la debolezza dei titoli azionari del settore dei chip dopo che il Wall Street Journal ha riportato che l’amministrazione Trump punta a imporre nuovi ostacoli normativi alle apparecchiature per semiconduttori statunitensi spedite in Cina. Nel frattempo, il governatore della Fed, Chris Waller, ha dichiarato che la banca centrale dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di tagliare i tassi di interesse nella prossima riunione, dati i recenti dati sull’inflazione contenuta e il fatto che qualsiasi shock sui prezzi dovuto ai dazi sulle importazioni sarà di breve durata. LEGGI TUTTO

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    Wall Street in stand-by, frena il settore dei chip

    (Teleborsa) – Nessuna variazione significativa per il listino USA, con il Dow Jones che si attesta sui valori della vigilia a 42.125 punti, mentre, al contrario, cede alle vendite l’S&P-500, che retrocede a 5.956 punti.Sotto la parità il Nasdaq 100, che mostra un calo dello 0,70%; con analoga direzione, leggermente negativo l’S&P 100 (-0,55%).Risultato positivo nel paniere S&P 500 per i settori beni di consumo per l’ufficio (+0,62%), energia (+0,49%) e utilities (+0,48%). Tra i peggiori della lista del paniere S&P 500, in maggior calo i comparti telecomunicazioni (-1,35%), informatica (-0,73%) e materiali (-0,69%).Pesa la debolezza dei titoli azionari del settore dei chip dopo che il Wall Street Journal ha riportato che l’amministrazione Trump punta a imporre nuovi ostacoli normativi alle apparecchiature per semiconduttori statunitensi spedite in Cina. Nel frattempo, il governatore della Fed, Chris Waller, ha dichiarato che la banca centrale dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di tagliare i tassi di interesse nella prossima riunione, dati i recenti dati sull’inflazione contenuta e il fatto che qualsiasi shock sui prezzi dovuto ai dazi sulle importazioni sarà di breve durata. LEGGI TUTTO

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    Commercialisti, costruire modello economico e sociale che valorizzi “capitale umano”

    (Teleborsa) – “Il mercato del lavoro, il diritto del lavoro e la consulenza specialistica sono ambiti strettamente legati. Il diritto del lavoro disciplina le dinamiche occupazionali, tutela i lavoratori e incide su aspetti cruciali come la sicurezza. Come ricordava Gino Giugni, si tratta di una disciplina autonoma e viva, parte integrante della cultura giuridica, non una mera applicazione normativa. Il commercialista del lavoro si confronta quotidianamente con la complessità di questo sistema, che richiede competenze personalizzate e relazioni dirette, difficilmente replicabili da strumenti automatizzati come l’intelligenza artificiale”. Lo ha dichiarato Nicola Bellomo, segretario generale dell’Associazione Nazionale Commercialisti Area Lavoro, al forum “Il mercato del lavoro regolare tra occupabilità e occupazione, scenari attuali e prospettive future” che si è svolto a Palazzo Calabritto, sede dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli, presieduto da Eraldo Turi.”Il mondo del lavoro sta vivendo una trasformazione costante, spinta da tecnologia, cambiamenti demografici, transizioni ambientali e nuove logiche economiche globali. In questo contesto – ha sottolineato Angela Labattaglia, vicepresidente dell’Odcec di Napoli –, occupazione e occupabilità devono essere considerate in modo integrato. Oggi, trovare e mantenere un impiego richiede formazione continua, flessibilità e capacità di adattarsi a mercati in evoluzione. Questo scenario sollecita imprese e istituzioni a investire sulle persone e a promuovere politiche del lavoro moderne, inclusive e strategiche. Le sfide sono molte, ma offrono l’opportunità di costruire un sistema economico e sociale più equo, innovativo e orientato alla valorizzazione del potenziale individuale”.”Il mondo del lavoro – ha detto Antonello Lilla, dirigente dell’area manageriale entrate contributive Inps di Napoli – vive un momento di salute. In particolare, nel Mezzogiorno stanno crescendo le aziende e il lavoro stabile. Confidiamo in un’ulteriore spinta delle nuove assunzioni a tempo indeterminato grazie alle agevolazioni previste dal decreto Coesione andate in vigore. Gli incentivi sono previsti per donne di qualsiasi età che non siano state occupate nei due anni precedenti e i giovani under 35 che non abbiano rapporti di lavoro a tempo indeterminato negli ultimi due anni. L’intento di questo decreto è di creare occupazione stabile e instillare nella popolazione inattiva che in Italia tocca i 12 milioni la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro”. Bruno Anastasio, presidente della Commissione area lavoro e previdenza dell’Odcec di Napoli, ha evidenziato che “mercato globale, dumping contrattuale, salario minimo e capacità produttiva e reddituale delle imprese sono fattori essenziali per garantire salari dignitosi, promuovere la formazione e migliorare la qualità della vita. Tuttavia, resta ancora molto da fare per diffondere una cultura imprenditoriale che sappia valorizzare la competitività senza basarsi esclusivamente sulla riduzione del costo del lavoro. È inoltre necessario individuare correttivi efficaci per tutelare i nostri mercati da aziende che ignorano completamente i principi etici”.Per Adele Pomponio, dirigente Inail, “l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro è al fianco delle imprese e del mondo del lavoro, perché costruire un’azienda sana significa non solo creare occupazione, ma anche promuovere il rispetto delle regole e della legalità. Il nostro obiettivo è sviluppare un sistema integrato di salute e sicurezza che accompagni le aziende nel loro percorso di crescita. L’istituto mette a disposizione incentivi e finanziamenti alle realtà che investono concretamente nella tutela della salute e nella sicurezza dei lavoratori. Sosteniamo, inoltre, le imprese che credono nella sostenibilità: i nostri bandi attribuiscono punteggi premianti a chi sceglie di investire in modelli produttivi responsabili. Un’impresa sostenibile è più competitiva e in grado di generare maggiore occupazione sul mercato”.Sull’importanza di sostenere chi fa impresa è intervenuto anche Salvatore Stifanelli, numero uno dei commercialisti di Barcellona Pozzo di Gotto. “Le politiche del governo – ha detto Stifanelli – sono orientate principalmente a favorire l’incremento dell’occupazione, attraverso incentivi alla nuova assunzione. Si tratta di una scelta in linea con le indicazioni europee ed è certamente condivisibile. Tuttavia, si tende a trascurare chi fa impresa da anni, garantendo continuità occupazionale e accompagnando i propri dipendenti fino alla pensione. Queste realtà, che rappresentano una componente fondamentale del tessuto produttivo, spesso restano escluse dalle agevolazioni statali. Un approccio di questo tipo non valorizza adeguatamente la stabilità e la responsabilità sociale dell’impresa”.Al convegno, moderato da Alessandro Iovino, sono intervenuti Enrica Codeluppi, direttrice generale di Form-App; Stefania Trippetti, referente nazionale del Fondo Conoscenza; Marco Menicucci, Commissione Diritto del Lavoro e Processo del Lavoro del Consiglio Nazionale Forense e segretario di Agi Campania; e Giancarlo Sponchia, presidente nazionale Anviv.Nella sessione pomeridiana si è svolta la tavola rotonda con Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione ed ex direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, docente di Diritto della Sicurezza del Lavoro all’Università degli Studi di Milano; Maurizio Gandolfo Ballistreri, professore di Diritto del Lavoro al Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina; Maurizio Centra, presidente della Commissione Diritto del Lavoro dell’Odcec di Roma; e Giuseppe Cantisano, dirigente dell’Ispettorato del Lavoro Area Metropolitana di Napoli. 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