Giugno 2025

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    Unicredit-BPM, ok condizionato dall’UE all’OPS

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del Regolamento UE sulle concentrazioni (EUMR), il progetto di acquisizione di Banco BPM (BPM) da parte di UniCredit. L’approvazione odierna della fusione da parte della Commissione, si legge in una nota, “è subordinata al pieno rispetto degli impegni assunti da UniCredit per rispondere alle preoccupazioni della Commissione relative al livello di concorrenza nel settore bancario italiano”. Parallelamente, la Commissione ha respinto la richiesta dell’autorità garante della concorrenza italiana di rinviare la concentrazione alla sua valutazione.L’indagine della CommissioneUniCredit e BPM forniscono entrambe servizi di corporate banking a piccole e medie imprese (“PMI”) e grandi imprese (“LCC”), nonché servizi bancari al dettaglio, assicurativi e di gestione patrimoniale. UniCredit opera in modo significativo in Italia, Germania e nell’Europa centrale e orientale. BPM opera principalmente in Italia.L’indagine della Commissione ha rilevato cheA livello locale, “l’operazione proposta solleverebbe preoccupazioni in termini di concorrenza nei mercati dei depositi e dei prestiti, sia per i consumatori al dettaglio che per i servizi bancari alle PMI. Data la forte sovrapposizione orizzontale tra le attività e le filiali delle società in 181 aree locali, la Commissione temeva che le società potessero aver acquisito un eccessivo potere di mercato, con il potenziale conseguente aumento dei prezzi e una riduzione della concorrenza in tali aree”.A livello regionale, invece, “l’operazione proposta non solleverebbe preoccupazioni in termini di concorrenza per i servizi bancari delle LCC, poiché diversi altri concorrenti consolidati rimarrebbero attivi sul mercato anche dopo l’operazione”.Inoltre, l’operazione non solleva preoccupazioni in merito a possibili rischi di coordinamento nel mercato bancario italiano, a causa della natura frammentata e competitiva del mercato; della scarsa trasparenza dei prezzi al consumo; e dello scarso monitoraggio da parte dei concorrenti del loro rispettivo comportamento sul mercato, sia a livello regionale che provinciale.Le misure correttive propostePer rispondere alle preoccupazioni della Commissione in materia di concorrenza, UniCredit si impegna a cedere 209 filiali fisiche situate in aree locali problematiche con sovrapposizioni in tutta Italia.Questi impegni “affrontano pienamente le preoccupazioni in materia di concorrenza individuate dalla Commissione, eliminando la sovrapposizione orizzontale tra le attività delle società in tali aree e garantendo il mantenimento della concorrenza”.A seguito del riscontro positivo ricevuto durante il test di mercato, la Commissione ha concluso che “l’operazione, come modificata dagli impegni, non solleverà più preoccupazioni in materia di concorrenza nei mercati dei depositi e dei prestiti, sia per i consumatori al dettaglio che per il settore bancario delle PMI. Questo perché, a seguito della cessione, le quote di mercato combinate dell’entità risultante dalla fusione nelle aree locali interessate saranno moderate”.L’approvazione, si legge nella nota di Bruxelles, “resta condizionata al rispetto integrale degli impegni, sotto controllo di un fiduciario indipendente supervisionato dalla Commissione”.Rigetto della richiesta di rinvioParallelamente, la Commissione ha respinto la richiesta dell’autorità garante della concorrenza italiana di rinviarle la concentrazione per la valutazione ai sensi della normativa italiana sulla concorrenza.L’articolo 9, paragrafo 3, del Regolamento UE sulle concentrazioni consente alla Commissione di rinviare in tutto o in parte la valutazione di un caso a uno Stato membro, a condizione che gli effetti sulla concorrenza siano limitati ai mercati all’interno di tale Stato membro. Nel decidere se accettare o respingere tale richiesta di rinvio, la Commissione tiene conto, tra l’altro, di quale autorità sia nella posizione migliore per trattare il caso.La Commissione ha concluso che non sussistono motivi validi che giustifichino il rinvio dell’operazione all’Italia in applicazione dell’articolo 9, paragrafo 3, del Regolamento (UE) n. 2018/689. La Commissione “ha un interesse particolare a garantire il mantenimento della concorrenza in settori quali quello bancario e assicurativo”, che rivestono un’importanza cruciale per lo sviluppo economico dell’Unione dei mercati dei capitali e dell’Unione del risparmio e degli investimenti. Inoltre, la Commissione è nella posizione ideale per trattare l’operazione, avendo maturato una “significativa competenza nell’analisi dei mercati bancari”. La Commissione ha pertanto respinto la richiesta. LEGGI TUTTO

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    Unicredit: nessun conflitto da presenza in Russia, attività drasticamente ridotte

    (Teleborsa) – “Contrariamente ad alcune informazioni pubbliche circolate, la presenza di Unicredit in Russia non è in conflitto con alcuna posizione internazionale”. E’ quanto ribadisce, in una nota, la banca di Piazza Gae Aulenti aggiungendo che “rispetta pienamente tutte le leggi applicabili e il quadro sanzionatorio (di cui l’Italia è firmataria) e opera secondo standard più stringenti o in linea con tutti i requisiti dell’Autorità di vigilanza dell’UE, che sono ancora più rigorosi rispetto alla legislazione e al regime delle sanzioni”.UniCredit – come altre società internazionali, italiane ed europee, comprese grandi banche – ha ancora attività in Russia, che sono state drasticamente ridotte dall’inizio del conflitto, a un ritmo più veloce di qualsiasi altra società concorrente”. Il che – aggiunge – “ha portato a un’attività completamente isolata, segregata dal resto del Gruppo, con meno di un miliardo di euro di prestiti e depositi verso società russe e con una potenziale perdita completamente coperta da una piccola frazione del nostro capitale in eccesso”. LEGGI TUTTO

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    Crediti 4.0, parte la ri-prenotazione. Cataldi (commercialisti): “Poca chiarezza e portale in tilt”

    (Teleborsa) – È partita il 17 giugno la nuova finestra per la prenotazione del credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali 4.0. Una partenza attesa, che però si è trasformata subito in una corsa a ostacoli, con un “colpo di scena” che ha spiazzato molti operatori, come denuncia Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. “A poche settimane dal decreto che aveva approvato il modello per le comunicazioni preventive, un secondo provvedimento ha modificato in modo sostanziale la procedura, fornendo nuove regole per gli investimenti in leasing, aggiornamenti ai modelli e chiarimenti sui termini –spiega Cataldi –. Ma la vera sorpresa riguarda chi aveva già inviato le comunicazioni secondo il decreto del 24 aprile: per mantenere la priorità acquisita – fondamentale in ottica Click Day – sarà necessario trasmettere una nuova domanda entro il 17 luglio”.Una situazione resa ancora più complicata da diversi malfunzionamenti della piattaforma: caricamenti bloccati, errori senza spiegazione e istanze che solo dopo numerosi tentativi sono state effettivamente accettate.”Non è accettabile imporre un cambio di regole a meno di trenta giorni dall’entrata in vigore del sistema – spiega Francesco Paolo Fabbri, consigliere dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti – e pretendere che gli operatori si adeguino in tempi così ristretti. L’abbiamo detto un anno fa con il concordato preventivo biennale e lo ribadiamo oggi: ogni nuovo adempimento o modifica normativa deve prevedere almeno 60 giorni per l’adeguamento, tanto più se si adotta la logica del Click Day, che impone precisione e rapidità. Il nostro appello resta quello di una programmazione più chiara e per strumenti digitali realmente affidabili, all’altezza delle scadenze che lo stesso legislatore impone”. LEGGI TUTTO

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    Assistenza domiciliare, siglato accordo tra Generali Welion e ItaliAssistenza

    (Teleborsa) – Generali Welion, società di welfare integrato del Gruppo Generali e ItaliAssistenza, leader nell’assistenza domiciliare del Gruppo Zambon, hanno sottoscritto un accordo commerciale esclusivo per un programma di assistenza domiciliare dedicato alle persone fragili. Il servizio di assistenza domiciliare è organizzato e messo a disposizione da Generali Welion ed erogato da ItaliAssistenza, società che vanta un network di oltre 180 centri in grado di raggiungere ogni anno oltre 40mila famiglie. Si articola lungo un percorso personalizzato sulla base delle condizioni dell’assistito e della disponibilità del suo caregiver, che sarannosupportarti da un “Case Manager” dedicato alle loro esigenze per tutta la durata del programma, oltre a una rete di professionisti socio-assistenziali e sanitari per l’erogazione di prestazioni domiciliari e da remoto. Grazie a operatori adeguatamente formati, lo sportello di ascolto e orientamento inquadra le necessità del caregiver e del suo famigliare fragile e offre le informazioni sui servizi sanitari e socio-assistenziali disponibili. Successivamente il “Case Manager” analizza lo stato di salute, le abilità funzionali, il contesto familiare e abitativo e l’ambiente psico-sociale dell’assistito per redigere un piano personalizzato che tenga conto dei bisogni assistenziali, degli obiettivi da perseguire e degli interventi necessari, con attenzione sia all’assistito sia al caregiver al fine di migliorare la qualità di vita, loro e dei loro cari.”Come Generali abbiamo l’ambizione di essere Partner di Vita delle persone in ogni momento rilevante: lo facciamo – ha dichiarato Francesco Bardelli, chief health & welfare di Generali Italia e ceo di Generali Welion – analizzando il contesto, progettando soluzioni innovative e stringendo partnership strategiche di valore per creare, come in questo caso, un ecosistema di prevenzione e protezione in ambito salute. Vogliamo dare una risposta concreta a un’esigenza del Paese: oggi in Italia, sono 4 milioni le persone non autosufficienti over 65, un numero destinato a raddoppiare entro il 2050, mentre sono solo 2,8 milioni i caregiver familiari,75% dei quali è donna. Il servizio di assistenza domiciliare, reso possibile grazie a una realtà leader nel settore come ItaliAssistenza, integra la nostra offerta e interviene in tutte le fasi di cura, dalla prevenzione all’accessibilità, fino all’assistenza, grazie un Network Sanitario capillare e a servizi innovativi”.”Questa partnership ripensa all’assistenza domiciliare – ha osservato Andrea Di Lemma, direttore generale di ItaliAssistenza – innovando il modello di presa in carico della fragilità a beneficio dell’intero sistema salute. Un nuovo servizio che integra assistenza domiciliare con evoluti strumenti digitali ponendo al centro la persona e chi se ne prende cura, grazie ad un unico punto di accesso. Così facendo – oltre a rafforzare la professionalità del servizio – offre continuità, integrazione e vicinanza, garantendo quel tocco umano che rappresenta il vero valore aggiunto della prestazione”. LEGGI TUTTO

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    Deboli le Borse europee orfane di Wall Street

    (Teleborsa) – Tutti negativi gli indici di Piazza Affari e degli altri principali listini europei, in una seduta che vede scarsi volumi a causa della chiusura oggi dei mercati americani, per il Juneteenth National Independence Day, una festa federale degli Stati Uniti che commemora la liberazione degli schiavi afroamericani.L’attenzione degli investitori resta concentrato sulle banche centrali. Ieri sera, la Federal Reserve ha mantenuto invariata la politica monetaria al 4,25-4,5%, come ampiamente previsto. Il dot plot ha segnalato ancora due tagli di 25 punti base nel 2025 e le previsioni sul PIL sono state riviste al ribasso. Oggi, la Banca d’Inghilterra, senza sorprese, ha deciso di mantenere i tassi d’interesse fermi al 4,25%, a causa di un”inflazione ancora alta in Regno Unito. La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha abbassato il tasso di 0,25 punti percentuali allo 0%, ribadendo la propria disponibilità ad agire all’occorrenza sul mercato dei cambi. La Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, ha ridotto il costo del denaro dal 4,5% al 4,25%, affermando che le prospettive economiche sono incerte, ma se l’economia evolverà in linea generale come attualmente previsto, il tasso di riferimento verrà ulteriormente ridotto nel corso del 2025. Nel frattempo, gli addetti ai lavori osservano attentamente il possibile coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran.Sul mercato valutario, poco mosso l’Euro / Dollaro USA, che scambia sui valori della vigilia a 1,148. L’Oro continua la seduta sui livelli della vigilia, riportando una variazione pari a -0,07%. Seduta positiva per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che mostra un guadagno dell’1,22%.Lieve calo dello spread, che scende a +91 punti base, mentre il rendimento del BTP a 10 anni si attesta al 3,41%.Nello scenario borsistico europeo soffre Francoforte, che evidenzia una perdita dello 0,71%, pensosa Londra, con un calo frazionale dello 0,26%, e preda dei venditori Parigi, con un decremento dello 0,86%. A Piazza Affari, il FTSE MIB è in calo (-0,82%) e si attesta su 39.095 punti; sulla stessa linea, perde terreno il FTSE Italia All-Share, che retrocede a 41.513 punti, ritracciando dello 0,81%.Maglia rosa tra i titoli del FTSE MIB a mostrare un buon guadagno, ENI ottiene un +0,61%.I più forti ribassi, invece, si verificano su Telecom Italia, che continua la seduta con -3,76%.Si concentrano le vendite su Nexi, che soffre un calo del 2,86%.Vendite su Moncler, che registra un ribasso del 2,75%.Seduta negativa per Banco BPM, che mostra una perdita del 2,26%.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, Garofalo Health Care (+1,57%), MFE A (+0,57%), GVS (+0,55%) e Juventus (+0,52%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Maire, che ottiene -2,61%.Sotto pressione Ferragamo, che accusa un calo del 2,52%.Scivola The Italian Sea Group, con un netto svantaggio del 2,27%. LEGGI TUTTO

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    Transizione energetica, gruppo Havas: “Italia pronta, ma serve più consapevolezza”

    (Teleborsa) – Il 95% degli italiani considera fondamentale l’indipendenza energetica, ma oltre la metà dichiara difficoltà a orientarsi sui temi dell’energia. Il consenso sul nucleare cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza dopo una corretta informazione, segno che una comunicazione chiara e accessibile può incidere significativamente sulla percezione pubblica delle nuove tecnologie. Questi alcuni dei principali risultati di una ricerca del gruppo Havas presentata oggi presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, nel corso dell’evento “Transizione energetica: un progetto comune per l’Italia”, su iniziativa dei deputati Annarita Patriarca e Alessandro Cattaneo.”Il disegno energetico dell’Italia, in un contesto di forte tensione internazionale – ha detto, aprendo i lavori, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin – guarda alla sicurezza degli approvvigionamenti e agli obiettivi di crescita delle rinnovabili indicati dal PNIEC. Lontani dalle ideologie, guardiamo con fiducia alle nuove opportunità per la decarbonizzazione. Proprio nei giorni scorsi siamo entrati nell’Alleanza Ue per il Nucleare, aggiungendo un nuovo tassello ad un lavoro molto articolato, in ambito nazionale, per aprire la strada a questa fonte pulita, stabile e sostenibile”.”In un momento storico in cui il nostro Paese è chiamato a compiere scelte decisive per il futuro, il tema dell’energia – ha dichiarato Cattaneo – non può essere rimandato. L’Italia ha bisogno di una transizione energetica che sia davvero sostenibile,soprattutto dal punto di vista economico e sociale, di un costo dell’energia più accessibile per i cittadini e per le imprese, oltre che di una maggiore indipendenza energetica. Il nucleare può rispondere a tutte queste esigenze in maniera appropriata, specialmente se inserito in una politica energetica integrata, per coprire sia il medio che il lungo termine”.”La transizione energetica, – ha sottolineato Patriarca – e più in generale quella ecologica, non è in alcun modo messa in discussione. Al contrario, torna ad occupare una posizione centrale all’interno di un percorso strategico e consapevole, volto a coniugare in modo equilibrato la tutela dell’ambiente con le imprescindibili esigenze di approvvigionamento e sicurezza energetica”.Gli italiani si dimostrano pronti ad affrontare la transizione energetica, ma chiedono una maggiore chiarezza e informazione. Il 52% della popolazione dichiara di avere difficoltà a orientarsi nel panorama energetico, mentre il 45% ritiene necessarie campagne di educazione e sensibilizzazione pubblica. Un tema particolarmente rilevante è quello del nucleare di nuova generazione: il 46% degli italiani è favorevole alla costruzione di nuove centrali, ma questa percentuale cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza quando vengono fornite informazioni specifiche su sicurezza, smaltimento delle scorie e tecnologie di IV generazione. Un dato che conferma quanto l’accesso a informazioni tecniche, affidabili e ben comunicate possa incidere sulla formazione dell’opinione pubblica, soprattutto su temi complessi e spesso polarizzanti.”I dati presentati oggi in anteprima con la nostra ricerca – ha commentato Tomassini, vice president di Havas PR – evidenziano chiaramente come gli italiani siano fortemente favorevoli alle tre direttrici principali che ispirano il piano di transizione energetica del nostro Paese: la sostenibilità ambientale, la riduzione dei costi e l’indipendenza energetica. Tuttavia, quando si entra nel merito del piano e delle fonti di approvvigionamento, emerge una minore chiarezza. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, come il nucleare di nuova generazione, la ricerca mostra che una corretta informazione sulle caratteristiche specifiche dell’innovazione può modificare significativamente la percezione degli italiani. Inoltre, emergono differenze rilevanti tra uomini e donne e tra le diverse fasce d’età, che suggeriscono la necessità di strategie comunicative e informative mirate”.”Oggi – ha detto Alasdhair Macgregor Hastie, vp & executive creative director Havas Milan e BETC Paris – non parliamo solo di energia, ma di futuro. E il futuro coinvolge emozioni, percezioni, fiducia. La transizione energetica non si realizza solo con dati e infrastrutture, ma con il modo in cui viene percepita. E il percepito dipende da come questa viene raccontata. In questo, l’alleanza tra le menti dei creativi e quelle dei decisori diventa cruciale per potere attuare questa transizione”.L’indipendenza energetica è una priorità per il 95% degli italiani, ma solo il 37% sarebbe disposto a sostenere costi maggiori per raggiungerla. Questo divario tra consapevolezza e disponibilità all’azione evidenzia la necessità di una narrazione più efficace sui benefici collettivi e di lungo periodo.Per quanto riguarda le previsioni future sui costi dell’energia fra gli italiani prevale un certo pessimismo: il 62% si aspetta aumenti in bolletta (21% “significativi” e il 41% “moderati”), mentre una riduzione è attesa solo dal 14%. Speculazione dei mercati (33%) e logiche geopolitiche e crisi internazionali (24%) sono le principali cause di questo scetticismo.Accanto a questi aspetti, resta forte l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, considerata prioritaria dall’84% degli intervistati, con una sensibilità particolarmente marcata tra le donne. Tuttavia, la disponibilità a sostenere costi aggiuntivi per utilizzare energia più pulita rimane limitata, segno che anche su questo fronte serve un maggiore coinvolgimento e una comunicazione più incisiva.Infine, il tema del costo dell’energia si conferma centrale: il 93% degli italiani lo considera prioritario, e il 62% prevede aumenti in bolletta, attribuendoli a speculazioni di mercato e instabilità geopolitica. Le fonti di informazione più utilizzate restano Internet, media tradizionali, blog e forum, ma la frammentarietà dell’ecosistema informativo contribuisce alla confusione e alla sfiducia. L’87% degli italiani infatti, legge la bolletta, anche se al 41% della popolazione non è chiara la composizione delle voci e i relativi importi e il 19% guarda solo il costo finale e la scadenza. Che il costo dell’energia sia un tema sempre sentito lo conferma il 78% di chi si “informa” in materia, scegliendo per lo più internet come fonte per ottenere informazioni (69%), seguito dai media (24%), da blog e forum dedicati (24%) e da familiari e amici (23%).Dall’evento promosso da Havas PR emerge un quadro di un Paese consapevole e pronto ad affrontare le grandi sfide della transizione energetica, ma che necessita di un maggiore coinvolgimento e di un’informazione più capillare sulle tecnologie emergenti, sulle strategie e sul ruolo attivo che ogni cittadino è chiamato a svolgere in questa trasformazione epocale LEGGI TUTTO

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    Energia: 465 miliardi di investimenti in elettronica di potenza in UE nel 2030

    (Teleborsa) – La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è destinata ad aumentare del 79% entro il 2030, segnando una svolta verso la decarbonizzazione. Tuttavia, questa transizione energetica, per essere competitiva e sicura, richiede un adeguato sviluppo dell’elettronica di potenza, che rappresenta l’intelligenza del sistema energetico del futuro. Fondamentale per la gestione dei flussi energetici, per l’efficienza operativa delle infrastrutture e per un uso ottimale delle risorse rinnovabili, l’elettronica di potenza è anche un asset strategico per evitare che una dipendenza energetica e tecnologica si trasformi in una dipendenza anche sulla sicurezza. A fare il punto è l’analisi “Le tecnologie net-zero per la competitività e la sicurezza dell’Europa”, realizzata da TEHA Group (The European House – Ambrosetti), presentata al Technology Forum 2025, il principale appuntamento sui temi della ricerca, dell’innovazione e dell’impresa, organizzato a Stresa da TEHA Group. Nei prossimi 5 anni l’Europa investirà 1.550 miliardi di dollari per sostenere le energie rinnovabili, lo stoccaggio e le reti, con una quota significativa, stimata tra i 310 e i 465 miliardi di dollari, che sarà destinata proprio all’elettronica di potenza. L’Europa si conferma inoltre leader globale nel settore, seconda al mondo (preceduta dalla Cina con 58,3 miliardi di dollari) per export con un valore di 19,6 miliardi di dollari, ma emergono segnali preoccupanti: l’import di tecnologie cresce più rapidamente dell’export (+162% rispetto a +103%), accentuando squilibri competitivi di natura geopolitica, come aiuti di stato e dumping. “A fronte di un mercato interno in forte crescita e di una concorrenza “geostrategica”, diventa urgente – sottolinea il rapporto – aggiornare la Politica Energetica Europea, introducendo una revisione normativa incisiva che valorizzi il mercato interno e sostenga le imprese europee. Una strategia di questo tipo, oltre a garantire la sicurezza energetica e tecnologica, potrebbe invertire il trend commerciale, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto tra il 2026 e il 2030, e rendendo l’elettronica di potenza il pilastro fondamentale per una transizione energetica sostenibile e competitiva”.Vi è inoltre un importante aspetto di sicurezza da considerare. “L’elettronica di potenza – rileva TEHA Group – rappresenta l’intelligenza del sistema elettrico e il suo sistema di difesa rispetto ad attacchi cibernetici sempre più frequenti in un contesto di guerre ibride. Non controllare queste tecnologie significa esporsi a dei rischi di sabotaggio (cosiddetti Deny of Service) che, nel caso dei sistemi energetici, corrisponde alla possibilità di innescare blackout duraturi in grado di mettere in crisi i nostri sistemi economici, sociali e democratici”. “Per garantire la competitività, la sostenibilità e la sicurezza dell’Unione Europea, è fondamentale riconoscere l’elettronica di potenza come una tecnologia chiave per affrontare le sfide della transizione verde e della decarbonizzazione – sottolinea Alessandro Viviani, associate partner e head of GreenTech Hub di TEHA Group –. Il processo di elettrificazione, guidato dalla crescita del 45% delle rinnovabili in Europa tra il 2010 e il 2022, richiede un profondo cambiamento del sistema elettrico. Inoltre, in un contesto internazionale sempre più instabile, è necessario declinare gli obiettivi UE di decarbonizzazione in strategie che rafforzino la competitività delle filiere tecnologiche e riducano le dipendenze strategiche. Prioritizzare le proprie filiere tecnologiche significa costruire ecosistemi forti e inclusivi, garantendo crescita sostenibile, stabilità sociale e soprattutto indipendenza strategica. Solo con una governance unitaria e visione condivisa l’Europa potrà riaffermare la propria leadership globale, mettendo la tecnologia al servizio del progresso, della sostenibilità e della sicurezza dei cittadini”. Dall’elettronica di potenza fino a 705 miliardi di valore aggiunto – L’elettronica di potenza è il cuore tecnologico della transizione energetica e la tecnologia abilitante fondamentale per il funzionamento dei futuri sistemi energetici. Sebbene spesso invisibile agli utenti finali, svolge un ruolo determinante lungo tutta la catena del valore dell’energia, agendo come l’infrastruttura intelligente che gestisce ogni fase del flusso elettrico: dalla generazione allo stoccaggio, dalla trasmissione all’uso finale. In un contesto in cui l’elettrificazione rappresenta il pilastro dell’evoluzione industriale dell’UE, il ruolo strategico dell’elettronica di potenza diventa ancora più evidente: senza di essa, un sistema energetico sostenibile e innovativo non sarebbe possibile. Proprio per questo, – si legge nel rapporto – l’Unione Europea sta investendo significativamente in questo settore e, tra il 2026 e il 2030, si stima che in media saranno destinati tra i 62 e i 93 miliardi di dollari all’anno alle tecnologie di elettronica di potenza nel settore energetico. Inoltre, negli ultimi dieci anni (2013-2023), le importazioni europee di tecnologie legate all’elettronica di potenza sono aumentate molto più delle esportazioni, con un disavanzo di 28,8 miliardi di dollari. Uno squilibrio che mette in evidenza una debolezza strutturale: pur essendo la seconda economia mondiale per export, l’Europa non coglie pienamente le opportunità sul mercato interno, favorendo una crescente dipendenza da fornitori esterni, in particolare dalla Cina, il cui export verso l’UE è cresciuto del 83% negli ultimi dieci anni.Secondo un’analisi di TEHA Group, un cambio di paradigma nelle catene di fornitura dell’elettronica di potenza potrebbe invertire questa tendenza, con una riduzione del 70% delle importazioni e un aumento del 50% delle esportazioni, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto cumulato nei Paesi dell’UE27 tra il 2026 e il 2030. Si tratta di un valore tre volte superiore alla crescita prevista del PIL europeo tra il 2024 e il 2025 (243 miliardi di dollari) e potrebbe essere raggiunto senza ulteriori spese pubbliche, ma che richiede un intervento strategico che rafforzi la leadership tecnologica europea, per ridurre la dipendenza da Paesi terzi. Una “Total Security” per difendersi dalla concorrenza e dipendenza cinese – La Cina rappresenta il principale concorrente globale nel settore delle tecnologie per la transizione energetica. Tra il 2015 e il 2022, il Paese ha sostenuto direttamente il comparto elettrico con sussidi pari a 1,2 miliardi di dollari, accompagnati da politiche di supporto mirate a tutte le filiere tecnologiche correlate. Inoltre, gli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo sono stati 3,2 volte superiori rispetto a quelli dell’Unione Europea. Questo approccio non solo ha contribuito a ridurre significativamente i costi delle tecnologie, ma ha anche rafforzato la capacità delle imprese cinesi di innovare e anticipare i trend di mercato, consolidando un vantaggio competitivo che rischia di rendere obsolete molte soluzioni europee. Basti pensare che nel mercato degli inverter fotovoltaici la Cina domina con 9 aziende tra le prime 10 al mondo, rappresentando il 76% del commercio globale. Il rischio, però, è quello di generare una sovrapproduzione in alcune tecnologie: si stima infatti che la domanda interna cinese prevista per il 2030 risulterà inferiore rispetto alla capacità produttiva pianificata, suggerendo che una parte consistente della produzione sarà destinata all’export, aumentando ulteriormente la pressione competitiva sulle industrie europee. Si rende quindi necessario per l’UE – evidenzia il rapporto – il rafforzamento delle capacità produttive e delle catene di approvvigionamento: non è solo una questione economica, ma una priorità strategica per la sicurezza, la competitività e l’autonomia tecnologica dell’Europa. Per questo, sottolinea la ricerca firmata TEHA Group, per assicurare il futuro dell’UE è indispensabile investire in un approccio di Total Security, che integri le dimensioni militari, economiche, tecnologiche ed energetiche e garantisca la protezione delle infrastrutture critiche europee. Tutelare e rafforzare la filiera europea dell’elettronica di potenza deve essere una priorità strategica per l’Unione Europea, per favorire la transizione energetica e per mettere in sicurezza le infrastrutture energetiche su cui si fonderà l’Europa di domani.Le proposte TEHA per dare centralità alla filiera europea dell’elettronica di potenza – Per garantire un futuro competitivo e sicuro all’Europa, è fondamentale risolvere le incongruenze tra la normativa vigente, come il Net Zero Industry Act (NZIA), e la rinnovata agenda politica europea, che punta a coniugare sostenibilità, competitività e sicurezza strategica. In questo contesto, TEHA propone un insieme di azioni atte a valorizzare la filiera dell’elettronica di potenza, così da renderla un pilastro della transizione energetica e della sicurezza dell’Unione Europea.Posizionare l’elettronica di potenza al centro del dibattito europeo sulla green transition: La proposta mira a rafforzare la competitività del mercato europeo, promuovendo il riconoscimento dell’elettronica di potenza come leva strategica per la transizione verde. Sebbene queste tecnologie svolgano un ruolo cruciale nelle infrastrutture energetiche, garantendone intelligenza, operatività ed efficienza, il quadro normativo attuale (incluso il Net-Zero Industry Act) non ne valorizza pienamente il potenziale. Si propone pertanto di aggiornare la normativa europea per includere esplicitamente l’elettronica di potenza tra le tecnologie strategiche, al fine di sostenere lo sviluppo industriale interno e ridurre gli squilibri competitivi rispetto ad altri attori globali. In parallelo, l’introduzione di criteri ESG obbligatori per l’accesso al mercato europeo rappresenterebbe uno strumento utile per rafforzare la sostenibilità e la sicurezza delle filiere, premiando gli operatori più responsabili.Riconoscere il ruolo strategico dell’elettronica di potenza per la sicurezza europea: La seconda proposta sottolinea la necessità di integrare il contributo delle infrastrutture energetiche e delle tecnologie associate all’interno degli obiettivi del «White Paper for European Defence – Readiness 2030». Questo approccio di Total Security è essenziale per ridurre la dipendenza strategica dell’UE da tecnologie chiave estere, abbassando la soglia del 50% prevista dal NZIA per garantire una maggiore resilienza nelle aste. Inoltre, TEHA propone di avviare un dibattito a livello europeo sull’inclusione di criteri no-price, come resilienza, sostenibilità e cybersecurity, nei meccanismi di supporto, con particolare attenzione ai sistemi di accumulo.Infine, TEHA invita le imprese europee del settore a unirsi in una call to action condivisa per valorizzare il know-how tecnologico del continente, rafforzare la competitività industriale e difendere la sicurezza delle infrastrutture critiche, sempre più centrali per il futuro dell’Europa. LEGGI TUTTO

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    La Bank of England non sorprende: tassi d’interesse fermi al 4,25%

    (Teleborsa) – Nessuna sorpresa dalla Bank of England, che ha deciso di mantenere i tassi d’interesse fermi al 4,25%, come largamente atteso dagli analisti, che si attendevano una impostazione restrittiva a causa di un”inflazione ancora alta in Regno Unito. Il Comitato di Politica Monetaria (MPC) nella riunione conclusasi oggi 18 giugno 2025, ha votato con una maggioranza di 6 a 3 il mantenimento di un tasso di sconto al 4,25%. Tre membri avrebbero preferito ridurre il tasso di 25 punti base al 4%.Negli ultimi due anni si è registrato un processo disinflazionistico, con il venir meno degli shock esterni e grazie all’orientamento restrittivo della politica monetaria, che ha attenuato gli effetti di secondo livello e stabilizzato le aspettative di inflazione a lungo termine. Ciò ha consentito al MPC di ridurre gradualmente un certo grado di restrizione monetaria, mantenendo al contempo il tasso di sconto in territorio restrittivo in modo da continuare a contenere le pressioni inflazionistiche persistenti.La crescita rallentaLa crescita del PIL del Regno Unito è rimasta debole e il mercato del lavoro ha continuato a indebolirsi, offrendo segnali più chiari che, nel tempo, si è generato un certo margine di inattività. Gli indicatori di crescita salariale hanno continuato a moderarsi e, come a maggio, il Comitato prevede un rallentamento significativo per il resto dell’anno. Il Comitato rimane vigile nella misura in cui l’allentamento delle pressioni salariali si rifletterà sull’inflazione.La BoE ha preso atto dei “progressi nei negoziati sul commercio” fra Stati Uniti, da un lato, e Regno Unito e Cina dall’altro, ma ritiene che l’assetto futuro dei dazi sia caratterizzato da elevata incerta e questo accresce i rischi per il commercio globale. Inflazione ancora troppo elevataL’inflazione annuale è salita al 3,4% a maggio dal 2,6% di marzo, in linea con le aspettative contenute nel Rapporto sulla politica monetaria di maggio. L’aumento è dovuto in gran parte ai prezzi di alcuni beni regolamentati e agli aumenti dei prezzi dell’energia. IL comitato prevede che l’inflazione rimarrà sui livelli attuali per tutto il resto dell’anno, prima di tornare verso l’obiettivo il prossimo anno.L’incertezza consiglia approccio prudenteL’incertezza globale rimane elevata. I prezzi dell’energia sono aumentati a causa dell’escalation del conflitto in Medio Oriente. Per questo il Comitato continuerà a prestare attenzione alla crescente imprevedibilità del contesto economico e geopolitico e continuerà ad aggiornare la sua valutazione dei rischi per l’economia.Permangono ancora rischi nei due sensi per l’inflazione. Il Comitato continuerà a monitorare attentamente i rischi di persistenza dell’inflazione e ciò che i dati potrebbero rivelare sull’equilibrio tra domanda e offerta aggregata nell’economia. Per questo motivo il MPC giudica “appropriato” un approccio graduale e cauto all’ulteriore allentamento delle restrizioni monetarie e conferma che la politica monetaria non segue un percorso predefinito. La politica monetaria dovrà continuare a rimanere restrittiva per un periodo sufficientemente lungo, finché i rischi di un ritorno sostenibile dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine non si saranno ulteriormente dissipati. Il Comitato deciderà il grado appropriato di restrizione della politica monetaria a ogni riunione. LEGGI TUTTO