Giugno 2025

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    Thales Alenia Space, contratto da 263 milioni di euro con OHB per missione LISA

    (Teleborsa) – Thales Alenia Space, una joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), ha firmato un contratto da 263 milioni di euro con il prime contractor OHB per lo sviluppo di elementi chiave per la missione Laser Interferometer Space Antenna (LISA) dell’ESA. LISA sarà il primo osservatorio spaziale dedicato allo studio delle onde gravitazionali.LISA rileverà le onde gravitazionali, perturbazioni dello spazio-tempo previste dalla teoria generale della relatività di Einstein generate da oggetti massivi in accelerazione, con una sensibilità e in una gamma di frequenze che non possono essere misurate da terra. Questa missione consentirà agli scienziati di studiare le onde gravitazionali generate da diverse tipologie di eventi, dall’interazione di stelle compatte alla fusione di buchi neri supermassicci nel nucleo delle galassie, e di ampliare il nostro orizzonte della struttura primordiale del cosmo fino alle epoche che precedono la formazione delle stelle e delle galassie.La missione LISA sarà caratterizzata da una costellazione di tre satelliti posizionati in formazione triangolare, a una distanza di relativa 2,5 milioni di chilometri, con il centro della formazione che si muoverà lungo l’orbita della Terra intorno al Sole. Ogni satellite trasporterà due masse di riferimento e trasmetterà due raggi laser verso gli altri due satelliti per misurare lo spostamento di queste masse con una precisione dieci volte inferiore a quella di un atomo. Il lancio dei tre satelliti è previsto per il 2035 a bordo di un razzo Ariane 64.La missione LISA: il contributo di Thales Alenia SpaceAnche Leonardo, con le sue tecnologie, contribuirà alla missione LISA fornendo il sistema di micro-propulsori ad alta precisione utilizzato per mantenere i satelliti in condizione “drag-free” ed i raggi laser puntati verso i satelliti a 2,5 milioni di chilometri di distanza durante la fase operativa. LEGGI TUTTO

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    Wizz Air, Moody’s declassa rating a Ba2 con outlook negativo

    (Teleborsa) – Moody’s ha declassato il rating di Wizz Air, compagnia aerea low-cost ungherese, a “Ba2” da “Ba1”. L’outlook rimane “negativo”.”L’azione di rating odierna riflette i deboli indicatori di credito attuali della compagnia, con una ripresa più lenta del previsto, dovuta all’elevato numero di fermi a terra dovuti al problema al motore GTF, che ha portato a costi superiori ai livelli di risarcimento concordati – afferma Dirk Goedde, lead analyst di Moody’s per Wizz Air – Il fermo degli aeromobili ha ostacolato significativamente i piani di crescita di Wizz Air, essenziali per migliorare la redditività. La compagnia aerea fa affidamento sulla crescita per compensare l’aumento dei costi operativi e legati all’inflazione, ma questa strategia è compromessa dall’incapacità di utilizzare appieno la propria flotta”.Nonostante Wizz Air abbia ampliato la sua flotta complessiva, l’effetto annuale dei fermi causati dal problema al motore GTF ha ridotto l’espansione pianificata della sua flotta operativa, con la capacità della compagnia, misurata in posti disponibili per chilometro (ASK), rimasta invariata nell’anno fiscale 2025. Sebbene un miglioramento del load factor di 1 punto percentuale al 91,2% e l’aumento dei rendimenti abbiano contribuito a una crescita del fatturato del 4%, gli aumenti dei costi strutturali hanno avuto un impatto sulla sua redditività, con il margine EBIT rettificato in calo dal 5,8% al 2,8%. Gli aumenti hanno incluso maggiori costi del personale e relativi alla rete, ma anche maggiori costi indiretti derivanti dai fermi, come maggiori costi di manutenzione e un maggiore ammortamento della flotta in crescita, sebbene circa il 20% non fosse operativo.Sebbene Moody’s ritenga che la compagnia possa tornare al suo precedente modello di crescita grazie alle nuove consegne e alla graduale riduzione della parte della flotta messa a terra, gli indicatori di credito rimarranno deboli nei prossimi 12-18 mesi. Sulla base del recente programma di consegne e presupponendo che l’azienda migliorerà ulteriormente i fattori di carico a fronte di yield leggermente inferiori per stimolare la domanda, mentre il RASK (ricavo per chilometro medio di posto) continua a crescere, viene prevista una crescita del fatturato del 12% e del 10% rispettivamente negli anni fiscali 2026 e 2027. Sebbene i recenti ribassi dei prezzi del carburante favoriranno una ripresa del margine, gli aumenti dei costi per il personale e la rete persisteranno, portando a un aumento del margine EBIT rettificato verso il 5% nel 2026, con un certo upside in seguito. Questo aumento porta a un miglioramento del rapporto debito/EBITDA rettificato di Wizz Air verso 5,0x e 4,8x rispettivamente nel 2026 e nel 2027, rispetto al 5,9x dell’anno fiscale 2025. Considerata la continua espansione della flotta, viene prevista una generazione di free cash flow rettificati negativa, che sarà compensata da plusvalenze derivanti da operazioni di vendita e leaseback (a seconda delle decisioni di finanziamento della società) e rimborsi PDP contrattuali. LEGGI TUTTO

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    USA, frenano a maggio i prezzi import/export

    (Teleborsa) – Risultano in frenata i prezzi import-export statunitensi, nel mese di maggio. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Labour Statistics americano, i prezzi import hanno segnato una variazione nulla rispetto al +0,1% di aprile e contro il -0,2% indicato dal consensus.Su base annua, i prezzi import registrano una salita pari a +0,2%. Al netto delle importazioni di petrolio i prezzi hanno registrato una variazione pari a +0,3% su mese e +1,7% su anno.I prezzi export hanno riportato un -0,9% dal +0,1% del mese precedente e contro il +0,2% del consensus.Su anno il dato evidenzia un incremento dell’1,7%. Al netto dei prodotti agricoli i prezzi alle esportazioni registrano un -1% su mese e +1,7% su anno. LEGGI TUTTO

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    La BCE lancia il sistema unico di gestione del collaterale

    (Teleborsa) – L’Eurosistema, ovvero la BCE e le banche centrali dell’area euro, ha lanciato con successo il nuovo Eurosystem Collateral Management System (ECMS) unificato, il 16 giugno 2025, dopo il completamento della migrazione alla nuova configurazione nel fine settimana del 13-15 giugno.L’ECMS gestisce le attività utilizzate come garanzia nelle operazioni di credito dell’Eurosistema. Insieme agli altri Servizi TARGET, l’ECMS garantirà la libera circolazione di contante, titoli e garanzie in tutta Europa, si legge in una nota.Il software e l’ambiente per il nuovo sistema sono stati forniti dalla Deutsche Bundesbank, dal Banco de Espana, dalla Banque de France e dalla Banca d’Italia, le quattro banche centrali nazionali che fungono da fornitori di servizi per i Servizi TARGET (T2, TARGET2-Securities e TIPS).Con l’entrata in funzione dell’ECMS, l’Eurosistema offre ora un sistema unico che armonizza la gestione delle garanzie per le operazioni di credito dell’Eurosistema. L’ECMS sostituisce i singoli sistemi nazionali di gestione delle garanzie precedentemente gestiti dalle 20 banche centrali nazionali dell’area euro. Inoltre, l’ECMS faciliterà il regolare flusso di contante, titoli e garanzie all’interno dell’area euro migliorando le funzionalità di gestione della liquidità dei servizi TARGET. LEGGI TUTTO

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    USA, vendite al dettaglio calano oltre attese a maggio

    (Teleborsa) – Frenano più delle attese le vendite al dettaglio negli Stati Uniti. Nel mese di maggio, si è registrata una variazione negativa dello 0,9% su base mensile a 715,4 miliardi di dollari, dopo il -0,1% del mese precedente (rivisto da +0,1%). Il dato comunicato dall’US Census Bureau è peggiore delle attese degli analisti che avevano stimato un calo dello 0,5%.Su base annua si è registrato un aumento del 3,3% dopo il +5% del mese precedente.Il dato “core”, ossia le vendite al dettaglio escluse le auto, registra un +0,1% su base mensile, come nel mese precedente.(Foto: Dimitris Vetsikas / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Coralogix valutata oltre 1 miliardo di dollari in round di Serie E

    (Teleborsa) – Coralogix, piattaforma di analisi dei dati, ha annunciato un round di finanziamento di Serie E da 115 milioni di dollari. Il round è stato guidato da NewView Capital, una società di venture capital con sede in California, con la partecipazione del Canada Pension Plan Investment Board (CPPIB) e di NextEquity, la società di venture capital fondata dagli ex dirigenti Apple Avie Tevanian e Fred Anderson. Il round porta la valutazione di Coralogix a oltre 1 miliardo di dollari.Tutti gli investitori esistenti, tra cui Advent International, Brighton Park Capital, Revaia, Greenfield Partners, Red Dot Capital Partners, O.G. Tech, Joule Capital Partners e Maor Investments, sono tornati per sostenere la continua crescita e la leadership di Coralogix nell’osservabilità basata sull’intelligenza artificiale.Coralogix ha anche annunciato il suo nuovo agente di intelligenza artificiale Olly. Gli annunci seguono l’acquisizione di Aporia, azienda innovativa nel campo dell’osservabilità e dei guardrail basati sull’intelligenza artificiale, avvenuta nel dicembre 2024, e il recente lancio di Coralogix AI Center, la prima piattaforma di osservabilità basata sull’intelligenza artificiale che fornisce insight non solo sulle prestazioni, ma anche sulla qualità, la sicurezza e la governance delle sue risposte.(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    BCE, la ricetta di Lagarde per l’Euro: è il momento di aumentare il suo posizionamento globale

    (Teleborsa) – La presidente della BCE, ChristineLagarde, ha dichiarato che “questo è il momento globale dell’euro”. In un editoriale sul Financial Times, Lagarde ha illustrato la tesi secondo la quale i rimescolamenti degli equilibri globali innescati dai cambiamenti geopolitici e dai dazi dell’amministrazione Trump hanno messo in discussione alcuni cardini dei passati decenni, tra cui “anche il ruolo dominante del dollaro statunitense”. Una situazione che crea un’opportunità di aumentare il posizionamento globale dell’euro, cosa che “porterebbe benefici tangibili – ha spiegato –: costi di finanziamento più bassi, minore esposizione alle fluttuazioni valutarie e isolamento da sanzioni e misure coercitive”. “Affinché l’euro possa raggiungere il suo pieno potenziale, l’Europa deve rafforzare tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridica e istituzionale”, ha però evidenziato la presidente della Banca Centrale Europea.Per fare ciò bisogna affrontare le sfide strutturali, come la crescita economica che procede a rilento, ma anche la frammentazione dei mercati dei capitali in Europa, così come “l’offerta di titoli sicuri di alta qualità”, un punto in cui, secondo Lagarde, l’Unione è in ritardo. “Dobbiamo agire risolutamente per assumere maggior controllo in Europa del nostro destino”, ha sottolineato.Lagarde ha ricordato che “la posizione globale dell’euro si basa sul ruolo dell’Europa nel commercio. L’UE è il principale operatore commerciale al mondo: è il partner principale di 72 paesi, che rappresentano quasi il 40% del PIL globale. Ciò si riflette nella quota dell’euro come valuta di fatturazione, che si attesta intorno al 40%. L’UE deve sfruttare questa posizione a proprio vantaggio stipulando nuovi accordi commerciali”.”La fiducia degli investitori in una valuta è in ultima analisi legata alla solidità delle istituzioni che la sostengono – ha proseguito –. Certo, l’UE non è facile da comprendere dall’esterno. Ma il suo processo decisionale strutturato e inclusivo garantisce pesi e contrappesi, stabilità e certezza politica. Il rispetto dello Stato di diritto e l’indipendenza di istituzioni chiave, come la BCE, sono vantaggi comparativi cruciali che l’UE dovrebbe sfruttare”. “Per rafforzare ulteriormente questi vantaggi, dobbiamo riformare la struttura istituzionale dell’Europa – ha suggerito la presidente della BCE –. Non si può più permettere che un singolo veto ostacoli gli interessi collettivi degli altri 26 Stati membri. Un maggior numero di votazioni a maggioranza qualificata in settori critici consentirebbe all’Europa di parlare con una sola voce”. LEGGI TUTTO

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    Agricoltura, Istat: aggiornamento per paniere

    (Teleborsa) – L’Istat, con gli indici relativi all’anno 2024, avvia la diffusione delle serie degli indici mensili e annuali nella nuova base 2020=100 dei prezzi dei prodotti acquistati e venduti dagli agricoltori. In occasione dell’aggiornamento della base degli indici, ogni cinque anni l’Istat rivede e aggiorna il paniere di riferimento della rilevazione, le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono al calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti agricoli. Per il ribasamento 2020, il paniere nazionale utilizzato per la costruzione della serie degli indici mantiene i 109 prodotti elementari venduti dagli agricoltori e i 146 prodotti acquistati dagli agricoltori già inseriti nel paniere in base 2015. Sono stati invece aggiornati sia i panieri provinciali sia le strutture di ponderazione.Le Camere di commercio (CCIAA) che partecipano all’indagine sono 54 e rappresentano 78 province (come nella precedente base 2015), garantendo una copertura territoriale del 75,3% in termini di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Le quotazioni di prezzo che entrano nel calcolo degli indici dei prodotti agricoli sono oltre 6.700 ogni mese. Confrontando, per gli anni di sovrapposizione (2021-2023), le serie di indicatori in base 2020 con quella in base 2015, – fa sapere l’Istat in una nota – come per i prodotti venduti vi sia una quasi completa sovrapposizione dei rispettivi profili tendenziali, con differenze che non vanno oltre 1,5 punti percentuali. Nel caso dei prodotti acquistati, gli indici nella nuova base mostrano una dinamica lievemente più accelerata fino al 2023 e più moderata sul finire dello stesso anno.L’Istat, con gli indici relativi all’anno 2024, avvia la diffusione delle serie degli indici mensili e annuali nella nuova base 2020=100 dei prezzi dei prodotti acquistati e venduti dagli agricoltori. In occasione dell’aggiornamento della base degli indici, ogni cinque anni l’Istat rivede e aggiorna il paniere di riferimento della rilevazione, le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono al calcolo degli indici dei prezzi dei prodotti agricoli. Per il ribasamento 2020, il paniere nazionale utilizzato per la costruzione della serie degli indici mantiene i 109 prodotti elementari venduti dagli agricoltori e i 146 prodotti acquistati dagli agricoltori già inseriti nel paniere in base 2015. Sono stati invece aggiornati sia i panieri provinciali sia le strutture di ponderazione. Le Camere di commercio (CCIAA) che partecipano all’indagine sono 54 e rappresentano 78 province (come nella precedente base 2015), garantendo una copertura territoriale del 75,3% in termini di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Le quotazioni di prezzo che entrano nel calcolo degli indici dei prodotti agricoli sono oltre 6.700 ogni mese.Quotazioni di prezzo Dei 109 prodotti utilizzati per calcolare gli indici dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori, 107 sono oggetto di rilevazione sul territorio attraverso le Camere di commercio, che si occupano anche della rilevazione delle quotazioni per 115 dei 146 prodotti acquistati dagli agricoltori. I prezzi dei prodotti non rilevati dalle Camere di commercio sono acquisiti direttamente dall’Istat. Nel complesso sono 6.735 le quotazioni di prezzo utilizzate ogni mese per stimare gli indici dei prodotti agricoli, di cui 3.578 servono per la stima degli indici dei prodotti acquistati e 3.157 per quelli dei prodotti venduti. Le regioni che partecipano all’indagine e che rappresentano almeno il 10% delle quotazioni complessive sono l’Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. Le prime due contribuiscono rispettivamente con il 13,69% e l’11,66% delle quotazioni, mentre il Piemonte e la Lombardia con il 10% delle quotazioni.La struttura di ponderazioneAnalizzando in dettaglio le caratteristiche delle nuove strutture di ponderazione, si evidenzia che per gli indici dei prodotti venduti dagli agricoltori, i gruppi di spesa che mostrano un peso relativo superiore al 10% sono nell’ordine: Animali, Ortaggi e piante, Vino, Prodotti da animali e Frutta. L’aumento più elevato in termini di peso rispetto alla base 2015 è quello registrato dalla divisione Prodotti vegetali esclusi frutta e ortaggi (+7,54 p.p.), dovuto principalmente all’aumento del peso del Vino (+13,73, p.p.) e, in misura minore, a quello delle Piante industriali (+0,07 p.p.); diminuisce invece il peso dei Cereali (-2,54 p.p.) e della Frutta (-2,53 p.p.). Si riduce inoltre il peso della divisione Animali e prodotti da animali (-6,38 p.p.). Per i prodotti acquistati dagli agricoltori, aumenta il peso dei consumi intermedi (+2,61 p.p.) e si riduce quellodegli Investimenti (-2,61 p.p.). L’incremento del peso dei consumi intermedi è dovuto principalmente a Mangimi (+7,40 p.p.) e a Energia e Lubrificanti (+1,94 p.p.). Per gli Investimenti il calo è dovuto alla diminuzione del peso dei Beni Strumentali (-2,92 p.p.).La base territoriale e il grado di copertura dell’indagine Con la base 2020 la copertura complessiva dell’indice, misurata in termini di Superficie Agricola Utilizzata (SAU), è rimasta pressoché invariata rispetto alla precedente base, risultando pari al 75,3%. La copertura è totale in sette regioni (Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo e Molise), mentre resta parziale nelle altre, in particolare nelle Marche (55,8 %), in Sicilia (47,4 %) e in Sardegna (49,2%). La Basilicata non partecipa all’indagine, mentre la Valle d’Aosta è stata esclusa dal campione.Le serie degli indici nella base 2020=100 Con riferimento al periodo 2006-2024, le variazioni tendenziali degli indici dei prodotti venduti e degli indici dei prodotti acquistati dagli agricoltori mostrano un profilo simile, anche se, a periodi alterni, le une si mantengono al di sopra delle altre. In effetti, il differenziale calcolato sui rispettivi tassi di crescita oscilla attorno allo zero, toccando il punto di minimo (-4,1 p.p.) nel 2022 e quello di massimo (6,7 p.p.) nel 2024. Focalizzando l’attenzione sull’ultimo periodo, la dinamica tendenziale dei due indici è concorde fino al 2022, sebbene sia lievemente più moderata per gli indici dei prezzi dei prodotti venduti. Dal 2023 la variazione dei due indici è invece di segno opposto: i prezzi dei prodotti venduti aumentano su base tendenziale dell’1,9%nel 2023 e dell’1,1% nel 2024, mentre quelli dei prodotti acquistati diminuiscono dell’1,9% nel primo anno e del 4,5% nel secondo. In particolare, considerando il quadriennio 2021-2024, i prezzi dei prodotti acquistati evidenziano una crescita del +9,0% nel 2021 e del +24,1% nel 2022 e un calo dell’1,9% nel 2023 e del 4,5% nel 2024.Questa dinamica appare in larga parte condizionata, sia direttamente sia indirettamente, dai prodotti energetici per gli effetti che questi esercitano su altri gruppi di prodotto quali i Concimi e Ammendanti e i Mangimi. Dall’analisi dei contributi di ciascun gruppo di prodotto alla dinamica dell’indice aggregato,emerge come la crescita del 9,0% registrata nel 2021 è spiegata in primis dal gruppo Mangimi (4,4 p.p.),seguito da Energia e lubrificanti (1,8 p.p.) e infine da Concimi e Ammendanti (1,1 p.p.). Nel 2022, il sostegno maggiore alla crescita dell’indice dei prodotti acquistati (24,1%) si deve a Energia e lubrificanti (8,5 p.p.), a Mangimi (7,3 p.p.) e a Concimi e Ammendanti (4,0 p.p.). Alla fase di flessione degli anni 2023 e 2024 (rispettivamente -1,9% e -4,5%) contribuiscono in misura più elevata i Mangimi (-1,7 p.p. nel 2023 e -2,3 p.p. nel 2024), l’Energia e lubrificanti (-1,4 p.p. e -2,2 p.p.) e i Concimi e Ammendanti (-1,3 p.p. e -1 p.p.). Da segnalare, tra i Beni di investimento, i Beni strumentali, i cui prezzi mostrano un andamento positivo nell’intero quadriennio fornendo un contributo alla variazione dell’indice pari a 1,4 p.p. nel 2022, 1,2 p.p. nel 2023 e 0,4 p.p. nel 2024.Anche per gli indici dei prezzi dei prodotti venduti si registra una marcata accelerazione nel biennio 2021-2022 (rispettivamente +7,9% e +20,0%), seguita da una fase di brusco rallentamento (+1,9% nel 2023 e +1,1% nel 2024).I due principali raggruppamenti merceologici, Prodotti vegetali e Animali e prodotti da animali, evidenziano andamenti analoghi nei primi due anni del periodo in esame, facendo registrare una crescita rispettivamente di +9,6 % e +4,5% nel 2021 e di +18,2% e +23,9% nel 2022. Negli ultimi due anni gli andamenti dei due raggruppamenti invece si discostano: da un lato, i Prodotti vegetali nel 2023 diminuiscono sensibilmente (-0,7%) per poi crescere di nuovo (+1,4%), dall’altro lato, il gruppo Animali e prodotti da animali prima mostra un andamento in crescita (+6,9%) e poi di sostanziale stabilità (+0,7%). In particolare, tra i Prodotti vegetali che maggiormente contribuiscono alle variazioni positive dell’indice generale nel 2021 ci sono Cereali (+2,8 p.p.) e Frutta (+1,2 p.p.); nel 2022 sono ancora i Cereali a dare il contributo maggiore alla variazione dell’indice generale (con +4,5 p.p.), seguiti da Ortaggi e piante (con +3,4 p.p.); nel 2023 il sostegno maggiore si deve invece al gruppo Frutta (+1,2 p.p.), mentre i Cereali evidenziano un contributo negativo (-2,8 p.p.). Infine, nel 2024 i contributi più elevati sono quelli diVino (+1,2 p.p.), Ortaggi e piante (+1,2 p.p.) e Olio d’oliva (+1,1 p.p.). Per i prodotti del gruppo Animali e prodotti Animali, negli anni 2021-2023, il sostegno maggiore alla variazione dell’indice è dato dal sottogruppo Animali, mentre nel 2024 il sostegno maggiore alla variazione complessiva dell’indice (+1,1%) deriva dai Prodotti da animali (+0,6 p.p.). LEGGI TUTTO