14 Luglio 2025

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    Riforma fiscale, Cdm: approvato esame preliminare di due decreti attuativi

    (Teleborsa) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato, in esame preliminare, due decreti legislativi di attuazione della legge di delega al Governo per la riforma fiscale. Lo si legge nel comunicato dopo il Cdm di oggi. Il primo decreto riguarda disposizioni integrative e correttive in materia di Irpef e Ires, di fiscalità internazionale, di imposta sulle successioni e donazioni e di imposta di registro, nonché di modifica allo statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie amministrative e penali, dei tributi erariali minori, della giustizia tributaria e in materia di versamenti e di riscossione. Il testo introduce norme di semplificazione per le persone fisiche e le imprese, in un’ottica – spiega la nota – “di maggiore trasparenza ed equità”. Previste, inoltre, modifiche allo Statuto dei diritti del contribuente con l’obiettivo – prosegue la nota – “di perfezionare il procedimento accertativo e rafforzare le garanzie nei confronti dei cittadini”. In particolare, l’istituto dell’autotutela obbligatoria viene esteso anche agli atti sanzionatori, chiarendo un aspetto la cui interpretazione risultava ancora dubbia. Il secondo decreto riguarda il testo unico in materia di imposta sul valore aggiunto. Il provvedimento, che ha carattere compilativo, trasfonde in un unico testo la vigente disciplina relativa all’Iva e – spiega la nota – abroga contestualmente le disposizioni di riferimento. Il nuovo testo unico, strutturato in XVIII Titoli per complessivi 171 articoli, raccoglie le disposizioni contenute nel d.P.R. n. 633 del 1972 e nel decreto-legge n. 331 del 1993, che disciplinano rispettivamente le operazioni nazionali e intra-unionali, coerentemente alla sistematizzazione della direttiva 2006/112/UE del Consiglio del 28 novembre 2006, relativa al Sistema comune dell’Iva. Inoltre, raccoglie le disposizioni, presenti in molteplici testi, che, nel corso del tempo, hanno integrato e innovato la disciplina Iva, anche in materia d’arte, antiquariato e collezione. “Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi due nuovi provvedimenti in materia fiscale che rafforzano ulteriormente il percorso di riforma intrapreso dal governo Meloni, compiendo un altro passo concreto in direzione di un fisco sempre più moderno” dichiara il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, secondo cui “tassello dopo tassello stiamo realizzando una riforma epocale, che metterà l’Italia nelle condizioni di competere con le maggiori economie mondiali”. “Nel dettaglio – spiega Leo – è stato dato il via libera in prima lettura al sesto testo unico della riforma fiscale, in materia di Iva, e al terzo correttivo Irpef-Ires, con interventi significativi che andranno a modificare l’impianto del nostro sistema tributario”. LEGGI TUTTO

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    Bolaffi sostiene Confinvest nell’acquisto di Dierre per “auspicato consolidamento” settore

    (Teleborsa) – Bolaffi, azionista di riferimento di Confinvest, dà il proprio sostengo all’acquisizione per 7 milioni di euro del ramo d’azienda della società Dierre di Genova. L’acquisizione, si legge in una nota, permetterebbe l’auspicato consolidamento dell’industria dell’oro fisico da investimento, oltre a evidenti economie di scala e sinergie commerciali.Bolaffi ha formalizzato alla società il proprio impegno vincolante a sottoscrivere il futuro aumento di capitale di Confinvest per la propria quota parte in opzione ai soci e ha fornito l’ulteriore impegno vincolante a sottoscrivere l’eventuale capitale inoptato dagli altri soci di minoranza fino a un esborso complessivo di 1,25 milioni di euro. L’aumento di capitale è subordinato all’approvazione da parte dell’assemblea straordinaria degli azionisti di Confinvest, dove Bolaffi esprimerà ovviamente il proprio voto favorevole e auspica che lo stesso venga fatto anche dagli altri azionisti di minoranza. A prescindere dalla loro volontà di sottoscrivere successivamente l’aumento di capitale o meno, Bolaffi confida in un loro voto favorevole, “dal momento che l’approvazione è determinante per questa operazione di M&A con Dierre, da cui tutti i soci di Confinvest ne avrebbero un successivo beneficio”, viene sottolineato.(Foto: flaart / Pixabay ) LEGGI TUTTO

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    Fondazione FS: verso la riapertura del Museo di Trieste Campo Marzio

    (Teleborsa) – Sarà il secondo grande Museo Nazionale Ferroviario del Gruppo FS dopo Pietrarsa. La storica ed elegante stazione di Trieste Campo Marzio, torna progressivamente agli antichi splendori grazie all’intervento di riqualificazione avviato dalla Fondazione FS Italiane. L’investimento complessivo – fa sapere FS in una nota – ammonta a circa 24,5 milioni di euro, di cui 17.5 milioni finanziati con fondi del Piano Nazionale Complementare e i restanti direttamente dal Gruppo FS (5mln), Ales (1,5mln) e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (0.5 mln).Oggi, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta all’interno dei cantieri alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e del direttore generale della Fondazione FS Luigi Cantamessa, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento dei lavori e, a seguire, una prima visita ufficiale all’interno del complesso. A guidare autorità e giornalisti all’interno del sito, il progettista Sabato Gargiulo, responsabile Infrastrutture e Lavori della Fondazione Fs, che oltre ad aver illustrato nel dettaglio gli interventi posti ad oggi in essere, ha prospettato le azioni che saranno attuate nei prossimi mesi, fino all’inaugurazione prevista tra la fine del 2026 e la primavera del 2027.Un luogo simbolo della città di TriesteLa grande stazione di Trieste Campo Marzio fu inaugurata nel 1906 quale capolinea della Ferrovia Jesenice – Trieste. Nell’immediato dopoguerra a seguito del trattato di Parigi del 1947 e delle vicissitudini che interessarono la Venezia Giulia, il valico di confine fu spostato a Monrupino e, pochi anni dopo, venne progressivamente sospeso il servizio viaggiatori sulla residua tratta ancora in esercizio. Utilizzata per decenni solo per il traffico merci, a partire dal 1984 la stazione di Trieste Campo Marzio, che per le sue pregiate architetture è sempre stata considerata un luogo simbolo della città, fu adibita a museo ferroviario su iniziativa della locale sezione del Dopolavoro Ferroviario. Dal 2018 sono in corso gli interventi di riqualificazione dell’intero complesso per la realizzazione del secondo grande Museo Nazionale delle Ferrovie dello Stato, dopo quello di Pietrarsa, sotto la gestione della Fondazione FS.Gli interventi realizzati ad oggiIl progetto di restauro e valorizzazione del Museo di Trieste Campo Marzio, assai articolato e per certi versi avveniristico, – evidenzia la nota – punta da un lato alla rinascita architettonica del complesso mediante interventi di notevole impatto ingegneristico, tra cui la ricostruzione della maestosa capriata in acciaio e vetro demolita nel luglio del 1942, e dall’altro a trasformare la porzione di territorio urbano ove insiste in una eccellenza sotto il profilo turistico-ricettivo. Dopo gli interventi di bonifica, consolidamento e messa in sicurezza, è stato completato il ripristino delle coperture e solai della testata “Ottaviano Augusto”, mentre il restauro della facciata mare è arrivato al 75% e consentirà la rimozione dei ponteggi entro fine anno. Nell’ala museale “Giulio Cesare” sono in via di definizione le finiture interne e l’installazione degli impianti sottotraccia. Intanto, la nuova struttura in acciaio e vetro destinata a coprire la corte centrale ha già ridisegnando il profilo della stazione.Le fasi finaliEntro la fine del 2025 saranno ultimati i lavori di posa della nuova copertura che, tra le altre cose, ospiterà anche un bar ristorante panoramico. Nell’ala destra è in corso di realizzazione un lussuoso complesso alberghiero a tema ferroviario che disporrà di ben 60 camere. La collezione museale, composta da rotabili storici che saranno sottoposti ad un accurato restauro filologico, da rari e preziosi cimeli salvaguardati nel corso dei decenni e plastici di varie scale, troveranno posto nel piazzale sottostante e nelle sale attigue. Il piazzale di stazione sarà armato con 4 binari di cui 1 elettrificato che consentirà l’arrivo al Museo di treni di lusso come l’Orient Express, ma anche degli storici Elettrotreni del passato quali l’ETR252 l’Arlecchino, le ALe601 ed il mitico ETR302 il Settebello, attualmente in fase di restauro.L’inaugurazione del Museo Nazionale Ferroviario di Trieste Campo Marzio è prevista tra la fine del 2026 e i primi mesi del 2027. LEGGI TUTTO

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    Solvay rivede al ribasso guidance EBITDA dopo secondo trimestre difficile

    (Teleborsa) – Il gruppo chimico belga Solvay ha registrato nel secondo trimestre 2025 il perdurare di un contesto di mercato debole, influenzato dalle continue discussioni sui dazi doganali globali e dalle crescenti tensioni geopolitiche. Ciò ha portato a una progressiva riduzione della domanda e a un rallentamento del portafoglio ordini, si legge in una nota, dove si avverte che la visibilità rimane scarsa e le condizioni di mercato rimarranno difficili per tutta la seconda metà del 2025.Solvay prevede ora un EBITDA sottostante 2025 compreso tra 880 e 930 milioni di euro, ipotizzando gli attuali livelli di cambio per il secondo semestre. Questo dato si confronta con le previsioni precedenti, che prevedevano un valore compreso tra 1,0 e 1,1 miliardi di euro.Solvay conferma che il Free Cash Flow dalle attività operative continuative per gli azionisti Solvay si attesterà a circa 300 milioni di euro, con un massimo di 300 milioni di euro di investimenti, riflettendo l’attenzione del management alla generazione di cassa e alla copertura dei dividendi.Nel secondo trimestre del 2025, Solvay prevede un EBITDA sottostante di circa 230 milioni di euro, incluso un incremento di fatturato una tantum di circa 20 milioni di euro nella business unit Special Chem.(Foto: Priscilla Du Preez su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    CIR acquista oltre 250 mila azioni proprie

    (Teleborsa) – CIR, nell’ambito del piano di acquisto di azioni proprie, ha comunicato di aver acquistato, dal 7 all’11 luglio 2025, complessivamente 254.576 azioni al prezzo unitario medio di 0,5913 euro, per un controvalore pari a 150.542,68 euro.Al 14 luglio, CIR possiede un totale di 41.544.528 azioni proprie, pari al 4,54% del capitale sociale. Le società controllate non possiedono azioni della Società.In Borsa, oggi, piccolo spunto rialzista per la Holding finanziaria, che allunga il passo mettendo a segno un rialzo dell’1,37%. LEGGI TUTTO

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    Ubaldi Costruzioni, backlog di 187,1 milioni di euro al 30 giugno

    (Teleborsa) – Ubaldi Costruzioni, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore delle costruzioni e infrastrutture, ha comunicato che il backlog al 30 giugno 2025 si attesta a circa 187,1 milioni di euro. Il backlog, composto da 55 commesse attive distribuite nel centro Italia, presenta un’elevata diversificazione sia per tipologia di opere sia per natura della committenza, riflettendo la flessibilità operativa della società nei mercati pubblico e privato. Le commesse pubbliche rappresentano circa il 75,2% del totale, mentre il 21,2% è costituito da iniziative private a finanziamento pubblico e il 3,6% da commesse private. Una composizione che conferma il presidio delle aree strategiche del business.Dal punto di vista tecnico, le attività in corso sono così suddivise: opere idrauliche (7,5%), marittime (1,6%), stradali (26,7%), infrastrutturali (30,4%) ed edilizia civile (33,7%), coerentemente con il posizionamento storico della società nei principali comparti delle costruzioni italiane.La pipeline commerciale – intesa come l’insieme delle opportunità in fase di valutazione, offerta o in attesa di aggiudicazione – ammonta a 148,4 milioni di euro. In alcune procedure di gara, la Società partecipa in partnership con primari operatori del settore. Di tale importo, circa 97,6 milioni di euro si riferiscono a gare per le quali Ubaldi Costruzioni ha già presentato offerta e sono attualmente in attesa di esito. La pipeline si concentra su segmenti coerenti con la specializzazione tecnica della società.”I dati aggiornati al 30 giugno 2025 sul backlog e sulla pipeline commerciale confermano la solidità del nostro posizionamento competitivo e la capacità della società di generare crescita sostenibile nel medio-lungo termine – ha commentato l’AD Massimo Ubaldi – L’incremento del portafoglio ordini e l’elevato numero di gare alle quali stiamo partecipando, testimoniano un’attività commerciale dinamica, ben focalizzata sui nostri settori strategici. La recente quotazione ha rafforzato la struttura patrimoniale, consentendoci di accelerare il piano di sviluppo, investire sul capitale umano e cogliere le numerose opportunità di mercato che si stanno presentando”. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, in bozza piano obiettivo 8 milioni di tonnellate

    (Teleborsa) – “Al fine di garantire la continuità operativa di tutti i siti produttivi del Gruppo Acciaierie d’Italia, tutelare i livelli occupazionali e rispondere alle esigenze del mercato nazionale ed europeo, è necessario garantire una produzione fino a 8 milioni di tonnellate annue di acciaio”. È quanto si legge nella bozza del Piano di Decarbonizzazione inviato dal governo ai sindacati poco prima dell’incontro convocato al Mimit, presieduto dal ministro Adolfo Urso, che ha preso il via verso le 18,15. Il Piano di Decarbonizzazione del gruppo in amministrazione straordinaria è la base per la possibile sottoscrizione, al tavolo convocato per domani con il governo e gli enti locali, dell’accordo interistituzionale necessario alla nuova autorizzazione integrata ambientale e sanitaria Aia.Nel dettaglio il piano prevede la costruzione di tre forni elettrici presso il sito di Taranto, per una capacità produttiva complessiva di 6 milioni di tonnellate annue, e un forno elettrico presso lo stabilimento di Genova, con una capacità di circa 2 milioni di tonnellate annue. È prevista inoltre la realizzazione di fino a quattro impianti per il preridotto (dri) necessario ad alimentare i forni elettrici di Taranto e Genova.Al fine di garantire il riavvio entro marzo 2026, la data indicativa per il dissequestro dell’altoforno Ato1 dell’ex Ilva di Taranto, sotto sigilli dopo l’incendio di maggio, è il prossimo 15 settembre. La bozza del piano di decarbonizzazione indica un cronoprogramma per ripristino della marcia a tre altiforni a partire dalla fine del primo trimestre del prossimo anno dopo i lavori in tutti gli impianti. “Vogliamo capire da questo incontro se ci sono le garanzie sul piano occupazionale. Ci interesserebbe capire chi finanzia questo piano e riteniamo che ci debba essere un impegno sulla continuità produttiva, un impegno sulle questioni occupazionali e naturalmente un impegno rispetto anche alle questioni ambientali – ha affermato il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, al suo arrivo al ministero delle Imprese per l’incontro sull’ex Ilva di Taranto –. Il ministero ci deve dire le risorse dove le prende. Mi pare di capire ancora una volta dai fondi di sviluppo e coesione. C’è bisogno di avere un piano chiaro, ci è stata inviata un’ora fa una proposta di piano industriale senza neppure una cifra, senza neppure un numero sul piano occupazionale. Dice tre forni qui e un forno lì, ma non dice quanta gente occupa e quanto costa”.”Penso che per dare certezza ci sia bisogno di un accordo interistituzionale che garantisca la continuità produttiva e occupazionale – ha commentato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, a margine dell’incontro al ministero delle Imprese sull’ex Ilva di Taranto –. Queste sono le basi per poter ragionare insieme al processo di decarbonizzazione che ha bisogno di risorse pubbliche e io credo che non bisogna tornare sui passi del passato. Ripetere gli stessi errori sarebbe un danno per tutti. Quindi oggi sarebbe necessario che un capitale pubblico gestisca la garanzia della transizione verso la decarbonizzazione con le lavoratrici e con i lavoratori”.Per l’ex Ilva di Taranto “vogliamo che, prima di apporre qualsiasi firma a un accordo, ci siano le garanzie che chiederemo oggi. Vogliamo risposte ben precise per quanto riguarda il destino degli stabilimenti ma soprattutto il destino dei lavoratori” ha dichiarato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.”Quello che chiederemo oggi innanzitutto è di governare la transizione con una salvaguardia occupazionale importante” ha affermato il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano . La richiesta di Uliano è “prevedere che nel piano di decarbonizzazione ci siano i forni elettrici, ci siano i preridotti (dri) necessari per far funzionare bene gli impianti dal punto di vista industriale e ridurre l’impatto occupazionale ai minimi termini”. Mentre proseguono in V Commissione del Consiglio regionale pugliese, presieduta da Michele Mazzarano, le audizioni sullo stabilimento ex Ilva in vista della conferenza dei servizi del 17 luglio per il rilascio dell’Aia, associazioni e comitati di Taranto continuano a invocare la chiusura dell’ex Ilva e a chiedere agli enti locali di esprimere contrarietà all’Autorizzazione integrata ambientale. Al centro della discussione, il piano da 6 milioni di tonnellate/anno contenuto nella bozza di accordo di programma. “Restano aspetti – ha sostenuto Giuseppe Bortone, direttore del dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità – ancora incompleti, con incongruenze rispetto ai parametri di rifermento dettati sia delle linee guida dell’Iss sia dalla sentenza della Corte di Giustizia europea. Innanzitutto vanno integrate le valutazioni sullo stabilimento produttivo considerando anche le opere accessorie e connesse, tipo la centrale termoelettrica, valutando quindi l’impatto cumulativo”. Contrari senza riserve al rilascio dell’Aia i rappresentanti di Giustizia per Taranto, Genitori tarantini, Peacelink e Wwf. Genitori Tarantini chiedono “la chiusura definitiva dello stabilimento” e “8 miliardi per le bonifiche”. Giustizia per Taranto boccia un’Aia che “rilancia un modello industriale obsoleto”, con almeno “3mila esuberi stimati”. Peacelink parla di “inganno della decarbonizzazione: si riattivano gli altoforni spenti e si efficientano le cokerie”. Per il Wwf, l’impianto “resta ad alta intensità fossile, in contrasto con gli obiettivi climatici”. Taranto Futura propone invece una soluzione tecnologica alternativa: convogliare le emissioni in condutture per fornire calore ed energia, riducendo l’inquinamento dell’80%, “come già studiato dai Politecnici di Milano e Torino”. 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    Confinvest acquista ramo di azienda Dierre per oltre 7 milioni di euro

    (Teleborsa) – Confinvest, società quotata su Euronext Growth Milan e specializzata nella negoziazione di oro fisico da investimento, ha sottoscritto con Dierre un contratto preliminare di compravendita per l’acquisizione del ramo di azienda della società Dierre adibito all’attività di commercio ed alla compravendita di metalli preziosi (oro, argento, platino e palladio sotto forma di monete, barre, lingotti e lamine) e alla commercializzazione di monete d’oro da investimento. In particolare, Confinvest si è impegnata ad acquistare il ramo a un prezzo minimo pari a 7 milioni di euro e massimo pari a 7,25 milioni di euro.Nel contesto dell’acquisizione si prevede la proposta di sottoporre all’assemblea degli azionisti di Confinvest l’approvazione di: un aumento di capitale sociale inscindibile a pagamento, con esclusione del diritto di opzione, per un importo di 1 milione di euro, riservato a Dierre; un aumento di capitale sociale scindibile a pagamento, per un importo pari a massimi 2,5 milioni di euro, comprensivo di sovrapprezzo, da offrire in opzione agli azionisti della società.La sottoscrizione dell’aumento di capitale in opzione è interamente garantita dall’azionista di riferimento e da un soggetto terzo, si legge in una nota. Resta al riguardo inteso che la società dovrebbe far fronte, con mezzi propri, al pagamento di eventuali ammontari che non fossero infine corrisposti dai summenzionati garanti.Il CdA di di Confinvest ha deliberato di stabilire in 1,671 euro il prezzo di sottoscrizione unitario delle azioni di nuova emissione rivenienti sia dall’aumento di capitale riservato, sia dall’aumento di capitale in opzione.Il ramo d’azienda comprenderà il marchio “Dierre” e 5 dipendenti, di cui due risorse dedicate all’attività commerciale, una alla gestione della compliance, una alla funzione amministrativa-contabile e una alla funzione logistica.L’operazione mira a incrementare i ricavi attraverso l’ampliamento della base clienti e l’ingresso in nuovi mercati, anche esteri. Inoltre, l’integrazione permetterà un miglior presidio del magazzino di oro, ottimizzando la logistica e rendendo più efficiente la gestione delle scorte. L’unione dei due business rafforzerà la riconoscibilità dei brand, favorendo anche attività di cross-selling e up-selling tra le rispettive clientele. Tali sinergie contribuiranno ad aumentare la quota di mercato dell’emittente e una maggiore redditività, con effetti positivi sui margini operativi e sull’EBITDA. LEGGI TUTTO